L’esplorazione floristica del Sudafrica
8. Harry Bolus e la fondazione dell’erbario Bolus
Silvia Fogliato
In paese che vanta la maggiore concentrazione di biodiversità vegetale, gli erbari sono uno strumento di studio imprescindibile. Mentre gli esemplari raccolti dai primi raccoglitori sono conservati nei grandi erbari europei, primo fra tutti quello dei Kew Gardens, man mano che aumentavano i raccoglitori e i botanici residenti, incominciarono a formarsi i primi nuclei delle collezioni che oggi costituiscono i diversi erbari del Sudafrica. Il primo nucleo in assoluto è rappresentato dai 325 esemplari che il danese Christian Friedrich Ecklon (1795-1868) depositò presso il South African Museum, istituito nel 1825 nel vecchio giardino nella VOC. La vera fondazione del South African Museum Herbarium (SAM) viene però fatta risalire al 1855, quando il museo venne ricostituito e la collezione fu affidata a Pappe al quale, come abbiamo visto nell’articolo precedente, come primo botanico governativo toccò anche il compito di creare un erbario nazionale. Alla sua morte nel 1862, le sue raccolte e quelle di Zeyher andarono a costituire l’erbario del Governo del Capo (Cape Government Herbarium), che era ospitato nella stessa stanza dell’erbario del museo. Alla fine del secolo, sotto la gestione del botanico governativo Peter MacOwan, le due collezioni furono gradualmente fuse e nel 1910 il Governo del Capo cedette ufficialmente il proprio erbario al Museo. Dal 1956 è ospitato in un apposito edificio presso l’orto botanico di Kirstenbosch, di cui ha assorbito l’erbario, e porta il nome di Compton Herbarium, in onore di R. H. Compton, il secondo curatore del giardino; con l’assorbimento di altre collezioni, è oggi il secondo erbario del Sudafrica per numero di esemplari (circa 750.000 mila).
La collezione maggiore, con oltre 1 milione di esemplari, è infatti quella dell’Erbario nazionale, ospitato nell’orto botanico di Pretoria e parte integrante del SANBI (South African National Biodiversity Institute), che è anche il più vasto del continente. La sua fondazione risale al 1903, quando venne creato dal Governo del Transvaal con compiti agronomici e di botanica applicata. Ma per la sua storia e l’importanza nello studio della flora sudafricana, qui ci interessa il terzo per ricchezza di collezioni, con 350.000 esemplari: l’erbario Bolus (Bolus Herbarium), che fu fondato nel 1865 e, anche se fu preceduto dall’erbario del Museo, fu di fatto il primo a entrare in funzione.
Elaborare il lutto raccogliendo piante
Alla sua origine troviamo un imprenditore, botanico per passione, Harry Bolus (1834-1911). Nato a Nottingham, arrivò in Sudafrica nel 1850, apprendista sedicenne di William Kensit, un commerciante di Grahamstown, nella Provincia del Capo orientale. Lavorò per lui per due anni, quindi divenne contabile di una ditta di Port Elizabeth. Nel 1855, dopo una breve visita in Inghilterra, si stabilì a Graaf-Reinet, dove sarebbe vissuto 19 anni, divenendo una figura di riferimento della comunità locale. Tra l’altro, fu segretario del comitato per l’immigrazione, del teatro filodrammatico, della società agricola, membro del consiglio municipale, fondatore e segretario della Midland Fire Assurance and Trust Company. I suoi affari, a dire la verità, conobbero alti e bassi: fondò una società commerciale presto sciolta con il fratello Walter, tentò di creare una fattoria modello che andò incontro al fallimento, fu redattore e uno dei proprietari del giornale locale Graaff-Reinet Herald, per qualche tempo insegnò stenografia. Nel 1857 sposò Sofia Kensit, sorella del suo primo datore di lavoro, da cui ebbe tre figli e una figlia.
Furono un incontro e un lutto a imprimere una svolta alla sua vita. Egli strinse amicizia con il matematico e botanico inglese Francis Guthrie (1831-1899) che insegnava matematica al College e nel 1862 tenne una serie di acclamate conferenze pubbliche sulla botanica. Nel 1864, quando il primogenito di Bolus Walter Alfred morì di difterite a poco meno di sei anni, fu lui a consigliare allo sconsolato amico di studiare botanica per elaborare il lutto. Bolus, che era interessato alle scienze naturali fin da ragazzo, seguì il consiglio e nell’aprile 1865 iniziò a creare un erbario, trovando grande sollievo in questa attività che richiedeva precisione, concentrazione, metodicità. Era la scoperta di una passione che non lo avrebbe più abbandonato.
Presto iniziò anche a corrispondere con Hooker a Kew e Harvey a Dublino. Importante fu il sodalizio con Peter MacOwan (1830-1909) che all’epoca viveva a Grahamstown, a sua volta appassionato raccoglitore e corrispondente dei botanici britannici e dello statunitense Asa Gray. MacOwan lo coinvolse nel Consiglio dell’orto botanico di Grahamstown e nella fondazione della South African Botanical Exchange Society, che si riprometteva di incrementare le raccolte coinvolgendo il maggior numero possibile di raccoglitori e di creare un erbario nazionale scambiando duplicati con erbari di altri paesi. Nel 1869 Bolus pubblicò sul South African Magazine il suo primo articolo di botanica: una recensione della seconda edizione di Genera of south African plants di Harvey, in cui fece il punto sullo stato dell’esplorazione della flora del Capo e ne delineò le future linee di sviluppo.
Nel 1875 decise di trasferirsi a Cape Town, dove insieme al fratello aprì un’agenzia di intermediazione azionaria. L’anno successivo lui e Guthrie, che nel frattempo era diventato professore di matematica al South African College di Cape Town, visitarono per la prima volta Kew, portando con sé un gran numero di esemplari di identificare. Furono giorni memorabili, che Bolus definì «quaranta giorni di felicità». Nell’ottobre 1876, la nave che li riportava a casa naufragio sugli scogli della Dassen Island, con la conseguente perdita dell’erbario e dei diari di campo.
La perdita non scoraggiò Bolus che continuò ad alternare le raccolte botaniche agli affari, che, grazie alla nuova congiuntura aperta dalla scoperta delle miniere di diamanti, ora prosperavano. Il fratello era tornato in Inghilterra e egli diresse da solo l’agenzia, divenendo uno degli uomini più ricchi del paese. Mentre quando viveva a Graaf-Reinet aveva raccolto soprattutto nei dintorni, ora, oltre ad esplorare la penisola del Capo insieme a Guthrie, allargò il suo raggio d’azione. Tornò più volte nella Provincia orientale del Capo, talvolta accompagnato dalla figlia Ethel, che purtroppo morì a soli 24 anni nel 1890. Aveva incominciato ad accompagnare e ad assistere il padre già adolescente, come ricorda lo stesso Bolus nella dedica della delicata orchidea Bartholina etheliae (oggi Holothrix etheliae), scoperta tra i cespugli di Kalk Bay nel dicembre 1883 dalla diciassettenne Ethel.
A partire dagli anni ’80, le spedizioni si moltiplicarono. Nel 1883 Bolus visitò il Namaqualand; nel 1886 raggiunse in nave Lourenço Marquez (Maputo) in Mozambico e da qui rientrò via terra a Cape Town attraverso Barbeton e Pretoria; tra il dicembre 1893 e il gennaio 1894, insieme a Henry George Flanagan e sua moglie Florence, partecipò a una memorabile e fruttuosa spedizione nello Stato libero d’Orange, che culminò nell’ascensione del Mont-aux-Sources; nel 1897 fece raccolte nei dintorni di Clanwilliam e Wupperthal insieme a MacOwan e A. A. Bodkin; nel 1904 fu la volta del Transvaal, che visitò nuovamente l’anno successivo sulla via dello Swaziland.
Una nuova strada per la botanica sudafricana
Alla raccolta sul campo, Bolus affiancò un’intensa attività pubblicistica. Dopo il trasferimento a Cape Town, aveva sviluppato un grande interesse per le orchidee; nel 1882 pubblicò sul Journal della Linnean Society (a cui era stato ammesso fin dal 1873) una lista delle specie del Capo fino ad allora pubblicate e Notes on some Cape orchids. Nel 1888 fu la volta di The orchids of the Cape Peninsula, in cui descrisse 117 specie con illustrazioni di sua mano; era infatti un eccellente artista botanico. Era il preludio alla grande Icones Orchidearum Austro-Africanarum extratropicarum in tre volumi (1893-1896, 1911, 1913), l’ultimo dei quali uscito postumo a cura dell’assistente Louisa Kensit Bolus e con alcune tavole del figlio Frank.
Bolus fu anche attento alla diversità e alla distribuzione geografica delle piante sudafricane. Sketch of the flora of South Africa, pubblicato nel 1886 nell’Official handbook of the Cape of Good Hope di John Noble contiene una descrizione delle regioni botaniche del Sudafrica, di cui sottolinea la grande diversità di specie. A list of the flowering plants and ferns of the Cape Peninsula (1903), in collaborazione con A.H. Wolley-Dod, è il primo tentativo di una flora regionale.
Nel 1894, insieme al vecchio amico Guthrie, fu incaricato di scrivere la sezione Ericaceae di Flora Capensis (la gigantesca opera iniziata da Harvey nel 1859, che sarebbe terminata solo nel 1933); dopo la morte di Guthrie nel 1899, continuò da solo, riuscendo a terminare nel 1905 la descrizione delle 469 specie di Erica endemiche del Sudafrica; poi l’età e problemi di salute lo costrinsero a rinunciare; degli altri membri della famiglia dovette occuparsi il tassonomista di Kew N.E. Brown.
Membro di innumerevoli società scientifiche, Bolus ebbe anche un grande ruolo nel consolidare lo status scientifico della botanica sudafricana. Come scrivono Glen e Germishuizen, egli «inaugurò una nuova era di raccoglitori residenti, enfatizzando i vantaggi dei residenti locali rispetto ai viaggiatori». Organizzò e finanziò spedizioni, incoraggiò il lavoro di raccoglitori e ricercatori, di cui divenne il mentore e il mecenate. Ne abbiamo già incontrati due come suoi compagni di spedizione. Henry George Flanagan (1861-1919) gestiva un agrumeto nel distretto di Komga (Provincia orientale del Capo); inviò le sue prime raccolte a MacOwan che lo aiutò e lo incoraggiò a continuare. La spedizione del 1893-94 con Bolus fu forse la più fruttuosa, ma fece raccolte anche nella Provincia del Capo settentrionale e nello Stato libero, si interessò di alghe e nel 1906 fece un viaggio in Zimbabwe. Nella sua tenuta creò un giardino con alberi esotici e sudafricani, arbusti e succulente, che lasciò in eredità allo stato; trapiantato a Pretoria, costituisce il Flanagan Arboretum dell’Union Building. Bolus gli dedicò un raro endemismo, Greyia flanaganii, raccolto dallo stesso Flanagan nelle montagne del distretto di Konga.
L’inglese Alfred Arthur Bodkin (1847-1930) era invece arrivato in Sudafrica come professore di matematica della Bishop’s School, dove più tardi insegnò anche scienze naturali. Strinse amicizia con Bolus e lo accompagnò in escursioni in varie aree della Provincia del Capo; talvolta con loro c’era anche la moglie Ada Marie Shaw, che ritrasse le piante raccolte dal marito in due libri di acquarelli. Nel 1902 Bodkin tornò in Inghilterra e divenne organista. Anche a lui Bolus dedicò diverse specie, tra cui l’orchidea Pachites bodkinii.
Era invece destinato a diventare un botanico professionista di fama il tedesco Rudolf Schlechter (1872-1925); giovanissimo, aveva lavorato come aiuto giardiniere all’orto botanico di Berlino che nel 1891, diciannovenne, lo inviò in Sudafrica a caccia di piante. Nel gennaio 1892 Bolus lo assunse come assistente part-time nel suo erbario. Fu un’esperienza formativa per il giovane tedesco, con il quale nel 1894 pubblicò un saggio sul genere di Orchidaceae Acrolophia. Vero erede dei grandi cacciatori di piante tedeschi dell’Ottocento, Schlechter divenne un grandissimo raccoglitore che, prima da solo e poi con il fratello Max, che lo raggiunse nel 1896, fu protagonisti di grandi spedizioni in Sud Africa e in Mozambico. Importantissime anche le sue spedizioni in Nuova Guinea. Fu l’inizio di una grande carriera di botanico, autore di almeno 300 pubblicazioni, dal 1921 curatore del Museo botanico di Berlino-Dahlem. Come il suo primo mentore, la sua passione erano le orchidee, oggetto del suo libro più importante Die Orchideen. Bolus gli dedicò il genere Schlechteria (sin. di Heliophila) e diverse specie, come Erica schlechteri. Il fratello Max invece si stabilì in Namaqualand e ancora negli anni ’20 del Novecento raccoglieva esemplari che vendeva a varie istituzioni, compreso l’Erbario Bolus, uno degli acquirenti dei suoi Mesembryanthemum.
Un altro importante raccoglitore che fu incoraggiato da Bolus è Ernest Edward Galpin (1858–1941), la cui storia è in qualche modo simile alla sua. A causa di problemi familiari, Galpin dovette lasciare la scuola a 14 anni; poi divenne impiegato di banca e quando venne trasferito al Capo incominciò a tenere un erbario come hobby. La passione si fece più seria quando, come direttore di banca, fu trasferito prima a Grahamstown poi a Barbeton nella provincia di Mpumalanga, un'area la cui flora era praticamente sconosciuta. Avviò una corrispondenza e scambi con importanti botanici in Sudafrica e all’estero, incluso Bolus. Nel 1892 fu trasferito a Queenstown, dove rimase fino alla pensione nel 1917. Lo stesso anno si sposò con Marie Elizabeth de Jongh, un’abile disegnatrice botanica, che da allora condivise le sue avventure, a partire dall’esplorazione delle montagne della Provincia orientale del Capo; nel 1897 un lungo viaggio lo portò da Port Elizabeth a Cape Town e si concluse con una lunga visita all’Erbario Bolus. Da allora Galpin non smise mai di raccogliere; alla sua morte lasciò non meno di 16.000 esemplari all’Erbario nazionale di Pretoria. È ricordato dal genere Galpinia e da innumerevoli specie, alcune delle quali, come Euryops galpinii, gli furono dedicate da Bolus.
Tra i protetti di Bolus, non possiamo dimenticare C. Louis Leipoldt (1880-1947); figlio di due missionari renani, era stato educato in famiglia, ricevendo un’educazione informale ma assai ampia e variegata. Ragazzino, conobbe Rudolf Schlechter che nel 1894 e nel 1896 raccolse a Clanwilliam. Così, iniziò egli stesso a raccogliere esemplari e nel 1895 ne inviò alcuni all’erbario del Capo. Nel 1897 accompagnò i fratelli Schlechter in Namaqualand e nell’Orange River. Lo stesso anno si immatricolò all’Università del Capo, quindi divenne giornalista e incominciò anche a essere noto come poeta; desiderava però studiare medicina in Europa. A finanziare questo sogno fu Harry Bolus, grazie al quale Leipoldt fu ammesso al Guy’s Hospital di Londra. Continuò i suoi studi presso diverse altre università europee, inclusa Bologna, specializzandosi in pediatria. Nel 1909 divenne membro del Royal College of Surgeons, quindi accompagnò Bolus e la sua assistente Louisa Kernit in un lungo viaggio in Europa. Durante il soggiorno europeo, che si protrasse fino al 1914, fece da tramite per l’acquisto di molti libri di botanica per la biblioteca di Bolus. Al suo ritorno in Sudafrica, divenne un medico rinomato, ma anche una delle figure più rappresentative della letteratura afrikaans, come poeta e drammaturgo. Almeno negli anni ’20, continuò anche a raccogliere piante; anche lui è ricordato da diverse specie e dal genere Leipoldtia, dedicatogli da Louisa Bolus.
Da Harry a Louisa, piccola storia dell’erbario
Come abbiamo visto, in molte di queste attività Bolus collaborò attivamente con Peter MacOwan, che nel 1881 si era trasferito a Città del Capo come direttore dell’orto botanico e curatore dell’erbario governativo. Nel 1884 egli lo coinvolse nella pubblicazione di centurie di esemplari d’erbario sotto il nome Herbarium normale austro-africanum; Bolus collaborò alla preparazione delle prime 14 centurie, fino al 1892, quando l’impegno per Icones Orchidearum divenne soverchiante. Nel 1889 donò circa 1300 esemplari all’erbario del Natal e molte piante rare all’Albany Museum di Grahamstown. Fu generoso di doni anche con l’erbario di Kew. Manifestò il suo mecenatismo anche con borse di studio, come quella che permise a Leipoldt di studiare in Europa, e nel 1902 finanziò l’istituzione di una cattedra di botanica al South African College, che dal 1917 prese il nome Harry Bolus Chair of Botany. Il primo titolare fu il botanico inglese Harold Welch Pearson, che prima di traferirsi in Sudafrica aveva lavorato all’erbario di Cambridge e a Kew.
Ma il suo lascito maggiore rimangono la biblioteca e l’erbario. Bolus investì notevoli somme del suo cospicuo patrimonio personale nell’acquisto dei più rari e costosi libri di botanica, in particolare le prime opere sulla flora sudafricana, inclusi i resoconti dei primi viaggiatori. Quanto all’erbario, era andato via via crescendo grazie agli esemplari raccolti durante le spedizioni cui aveva partecipato o aveva promosso e agli invii di molti corrispondenti. Anche se ne concedeva generosamente la consultazione, era un erbario privato, ospitato via via nelle case che abitò successivamente a Rosebank, quindi a Rondebosch, infine dal 1887 a Kenilworth. Bolus se ne occupò dapprima con l’aiuto dei figli, prima Ethel e dopo la sua morte Frank, che era anche un eccellente artista botanico. Come abbiamo visto parlando di Schlechter, occasionalmente stipendiò anche degli assistenti. Nel 1902 trovò un’assistente stabile in Harriet Margaret Louisa Kensit (1877-1970), figlia di un figlio di William Kensit e bisnipote di sua moglie Sofia. Louisa si era trasferita a Cape Town per completare gli studi e incominciò a dare una mano all’erbario, ma anche ad assistere il prozio nel completamento di Icones orchidearum e della monografia sulle Ericaceae. Anche se era laureata in filosofia e letteratura, divenne un’abile tassonomista e tra il 1907 e 1909 poté affiancarlo anche nell’identificazione dei generi più difficili che aveva donato all’erbario del Museo di Albany.
Nel 1911 Bolus morì, lasciando in eredità la biblioteca, l’erbario e gran parte del proprio patrimonio al South African College (dal 1918 Università di Cape Town), a condizione che Louisa ne rimanesse la curatrice vita natural durante. Inizialmente le collezioni furono ospitate nella sede universitaria, ma dopo la fondazione dell’orto botanico di Kirstenbosch ne fu deciso il trasferimento in un edificio apposito costruito nel 1924 nei pressi del giardino; purtroppo, il clima di Kirstenbosch, particolarmente umido d’inverno, si rivelò il meno adatto, soprattutto per le delicate succulente. Così nel 1938 fu disposto un ulteriore trasferimento a Rondebosch in un nuovo edificio situato nel campus universitario.
In ottemperanza alle ultime volontà del prozio, Louisa Kensit curò l’erbario per oltre 40 anni, fino al pensionamento nel 1955; ma ora si chiamava Louisa Bolus, avendo sposato Frank Bolus nel 1912. Ad affiancarla come custode il prof. Harold Welch Pearson. Louisa Bolus è considerata la più prolifica delle botaniche: nella sua lunga carriera scientifica ha pubblicato circa 2500 specie, inizialmente sugli Annals of the Bolus Herbarium, di cui fu curatrice dal 1925 al 1928. All’inizio i suoi interessi botanici ricalcarono quelli del prozio-suocero, con lavori sulle orchidee e le eriche. Poi si specializzò nello studio del vasto e complesso genere Mesembryanthemum e dei generi associati, di cui divenne un’autorità mondiale. Ad essi dedicò numerosi studi, pubblicati tra il 1929 e il 1969 in diverse riviste, ma mai riuniti in una pubblicazione complessiva, in cui descrisse molte nuove specie e nuovi generi e indicò le chiavi di identificazione di generi e gruppi.
Era molto attiva nelle iniziative educative e amava guidare lei stessa i gruppi di bambini che visitavano il giardino; scrisse anche un manuale scolastico di botanica e molti articoli divulgativi sulla flora e la fauna di Kirstenbosch. La sua concezione della ricerca botanica era però piuttosto conservatrice; si considerava la custode e la continuatrice dell’eredità di Harry Bolus e non amava i cambiamenti; perciò è accusata di aver attirato pochi collaboratori. Un’eccezione di rilievo è Neville Stuart Pillans (1884-1964); figlio di un giardiniere di Cape Town, aveva già attirato l’attenzione di Harry Bolus per le sue raccolte del genere Stapelia e generi affini. Fu assunto come assistente all’Erbario Bolus nel 1918 e mantenne questa posizione per 35 anni, nel corso dei quali divenne una delle figure leader della botanica sudafricana, con all’attivo numerose pubblicazioni, molte spedizioni, soprattutto nella Provincia settentrionale del Capo, e la scoperta di diverse nuove Stapelieae, incluso il genere Stapeliopsis. È ricordato da molte specie e dal genere Pillansia, che gli fu dedicato da Louisa Bolus.
Si deve a Louisa Bolus almeno una importante novità: al contrario del fondatore non sapeva disegnare, mentre buoni disegni botanici sono quanto mai utili per l’identificazione e la descrizione delle succulente, il suo principale oggetto di studio, particolarmente difficili da conservare. Nel 1915 Louisa incontrò la pittrice inglese Mary Maud Page e, colpita dalla precisione e dalla freschezza delle sue illustrazioni botaniche, la assunse come artista botanica dell’Erbario Bolus; la pittrice la accompagnava anche nelle escursioni botaniche e i suoi disegni divennero un aiuto indispensabile per studiare il difficile genere Mesembryanthemum. La sua morte precoce nel 1925 fu un duro colpo per l’erbario; nel 1926 fu sostituita da Beatrice Orchard Carter che lavorò all’erbario fino alla morte nel 1939. Prima di morire Page aveva fatto in tempo a trasmettere parte della sua arte a Louise Guthrie, figlia di Francis Guthrie, assistente botanica all’Erbario Bolus dal 1918 al 1927, anno in cui andò a vivere con un fratello a Caledon, dove dipinse una magnifica serie di illustrazioni della famiglia Proteaceae.
L’Erbario Bolus è tuttora una delle maggiori istituzioni botaniche del Sudafrica. Nel 2021 è fortunatamente sfuggito di misura a un vasto incendio che ha distrutto edifici e collezioni universitarie. La biblioteca ospita opere rare, a volte uniche, e una collezione pressoché completa delle più antiche opere sulla flora sudafricana. L’erbario è probabilmente il più completo al mondo per quanto riguarda la flora delle Province del Capo; gli esemplari sono conservati in moderni armadi in acciaio. I più preziosi sono i circa 11.500 esemplari tipo, risalenti alle raccolte di Harry e Louisa Bolus, Pillans e altri. Una sezione speciale didattica è specificamente dedicata alla flora della Penisola del Capo. Metà degli esemplari sono stati digitalizzati (inclusi tutti gli esemplari tipo) e sono accessibili on line, come le magnifiche illustrazioni di Page e Carter.
Il prestigio di Harry Bolus e il suo ruolo centrale nella storia della botanica sudafricana sono testimoniate dalla dedica di innumerevoli specie e di ben cinque generi: Bolusia, Bolusafra, Neobolusia, Bolusanthus e Bolusiella, tutti attualmente accettati. A Louisa Kensit Bolus sono stati dedicati i tre generi Kensitia, Bolusanthemum e Phyllobolus, tutti ridotti a sinonimo. La ricordano però diverse specie, come Morea luisabolusiae e Conophytum bolusiae.
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