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I colori degli animali

 

Germano reale

I colori degli animali

 

Valentina Vitali

 

Servono per rendersi invisibili oppure per attirare l’attenzione, sono usati per mostrare tutto il proprio fascino ma allo stesso tempo sono segnali intimidatori e di pericolo o ancora si divertono a prendersi gioco, come abili illusionisti, di chi li osserva ipnotizzato. Di chi si tratta? Può sembrare un tranello, un enigma irrisolvibile, ma in realtà esiste veramente qualcosa che riveste tutti questi ruoli: i colori degli animali, soprattutto degli uccelli. La colorazione di pelliccia e piumaggio è infatti uno dei canali di comunicazione più utilizzato dalle specie per lanciare messaggi o intercettare informazioni ed è per questo che si sono selezionati molteplici meccanismi che portano alla produzione degli affascinanti colori. Rosso, arancione, giallo, alcune sfumature di verde e le varianti più tenui di nero, grigio, bruno e ruggine derivano dalla presenza di pigmenti, come la melanina (responsabile anche dell’abbronzatura nell’uomo), prodotta a livello endogeno. Vicino ai follicoli delle piume infatti sono presenti dei melanociti, speciali cellule epidermiche, deputati alla produzione di microgranuli di melanina che vengono poi progressivamente trasferiti a piume e penne in formazione. Alle eumelanine si devono nero, bruno e grigio mentre le feomelanine producono sfumature più chiare, ramate, marroncine o giallo ocra; diversi geni ne regolano distribuzione e concentrazione costituendo così il pattern cromatico complessivo del piumaggio. È evidente che questo processo non è influenzato dalle condizioni esterne o dalle abilità dei singoli individui quindi i rispettivi colori non vengono usati per lanciare messaggi sulla prestanza di un maschio e sulla bontà dei suoi geni ma rappresentano perlopiù lo status sociale. Al contrario rosso, arancione e giallo accesi sono dovuti all’alimentazione poiché dipendono dai carotenoidi, assunti da ma invertebrati e piante, che vengono rielaborati e finiscono sempre nel piumaggio in crescita. Un individuo dai colori particolarmente intensi ha un buon patrimonio genetico (l’assimilazione di questi pigmenti è modulata sempre dai geni), è stato in grado di garantirsi una buona dieta ed è anche in ottima salute perché la presenza di virus e infezioni porta a colorazioni più smorte quindi è più probabile che venga scelto come compagno; già negli anni ’90 è stato dimostrato sperimentalmente che le femmine di ciuffolotto messicano preferiscono i maschi con un bel rosso vivo, trascurando il ramato o il giallo spento. Stesso processo pure nei fenicotteri, che del rosa hanno fatto il loro simbolo ma che in realtà sarebbero bianchi. La loro peculiare sfumatura è data dai carotenoidi concentrati nella corazza delle loro prede, i piccoli gamberetti della specie Artemia salina, che a loro volta assumono i pigmenti mangiando delle alghe. I pulli in effetti nascono totalmente bianchi ma vengono nutriti dai genitori con il latte del gozzo, una sostanza altamente nutritiva prodotta nelle ghiandole intestinali e quindi di un sorprendente rosso acceso, e assumonomin breve un bel rosa; solo individui malati o deboli hanno un aspetto scolorito. C’è pure, tra gli uccelli, chi ha manie di protagonismo e non si accontenta dei pigmenti comuni, sostituendoli con altri unici e personali. Si tratta dell’ordine Psittaciforme cioè dei pappagalli, che devono rosso, giallo e arancione alle psittacofulvine che non derivano dall’alimentazione ma sono come le melanine a produzione endogena. 

ghiandaia  

Per quanto il loro piumaggio sia caleidoscopico può anche servire per rendersi criptici e confondersi con l’ambiente, come nel caso dell’Amazzone spallegialle e della Canopea, pianta in cui ama nascondersi. Il rossastro o il bruno dei gufi invece derivano dalle porfirine, pigmenti con dentro il ferro e chimicamente molto instabili che quindi si degradano velocemente se esposti alla luce del sole; per questo vengono utilizzati solamente nelle penne recenti. Alcuni uccelli poi possono addirittura esibirsi in illusioni ottiche degne di un abile prestigiatore: i colori strutturali infatti non dipendono da speciali pigmenti ma dalla struttura stessa delle penne. L’iridescenza di colibrì e del più comune (ma altrettanto affascinante) germano reale si deve ad una disposizione particolarmente ordinata della melanina, che rifrange la luce (scattering coerente) come fosse un prisma, e pure dalla distribuzione della cheratina, che influenza il colore visibile (verde, azzurro e rosso metallici). Se si presta attenzione ci si può accorgere che cambiando l’angolo di osservazione davanti ad un germano, le sue colorazioni variano o addirittura spariscono trasformandosi in nero, perché tutto dipende da come le penne sono colpite dalla luce. Altre penne speciali sono quelle delle ghiandaie, il cui blu elettrico dipende dall’assenza di melanina ordinata e dalla specifica disposizione della cheratina che riflette solo la luce blu. Quest’ultima inoltre è spugnosa, ricca di micro-fori e modificabile: quando questi piccoli fori sono allargati viene riflesso il blu mentre se si restringono c’è una sfumatura più violetta che sconfina nelle lunghezze d’onda dell’ultravioletto, invisibili all’uomo ma assolutamente percepibili dagli uccelli che possiedono nella retina 4 coni, compreso quello dell’UV, e non 3. Pure la disposizione delle biomolecole dipende dalla salute dell’individuo dato che un buon stato nutrizionale garantisce una crescita rapida delle penne e quindi colori più vivaci e spostati verso l’ultravioletto. Se poi mancano proprio tutti i pigmenti ecco che si ottiene il bianco, dovuto alla dispersione in tutte le lunghezze d’onda delle molecole di cheratina (scattering incoerente); questo asettico ed elegante colore è spesso fondamentale per mimetizzarsi nel manto nevoso ma è molto utile anche nella termoregolazione poiché riflette il calore invece di assorbirlo. Con tutti questi abiti variopinti gli uccelli non hanno nulla da invidiare alle sfilate di moda o ai vestiti che ogni giorno la specie umana sceglie di indossare e in fondo l’obiettivo è sempre lo stesso: lanciare un messaggio.