Fuori dagli schemi
Un percorso annuale di approfondimento su temi legati al ruolo e alle molteplici implicazioni della scienza nella società contemporanea, con particolare attenzione alle scienze della vita.
Sono gli studenti, coinvolti dai docenti disponibili, i protagonisti attivi di questa esperienza che si articola in varie tappe: lettura approfondita e guidata di saggi scientifici opportunamente selezionati, elaborazione e realizzazione di lavori coerenti con le tematiche proposte, incontri di approfondimento con docenti universitari, presentazione dei lavori (filmati, dialoghi, interviste, recite, tesine.)
Il progetto, che non ha fini di lucro, è mirato a precisi obiettivi:
Stimolare nei giovani il piacere e la curiosità per la lettura
Proporre argomenti nuovi o già trattati nei programmi scolastici in un’ottica più dinamica e di maggiore coinvolgimento
Allargare gli orizzonti culturali oltre i rigidi confini delle singole discipline
Porre l’accento sul metodo, i limiti, il significato della scienza
Evidenziare gli aspetti meno noti e più stimolanti dell’impresa scientifica
Orientare i ragazzi verso scelte universitarie motivate e consapevoli
Leggere la Scienza (2001-2002) ≡ Comunicare la Scienza (2002-2003) ≡ Sperimentare la scienza (2003-2004) ≡ Nuovi scenari disegnati dalla ricerca genetica (2004-2005) ≡ Nel linguaggio della cellula il segreto della vita (2005-2006) ≡ Evoluzione, la storia della vita tra continuità e cambiamento (2006-2007) ≡ Frontiere della conoscenza (2007-2008) ≡ Cultura scientifica, cultura umanistica o la Cultura? (2008-09) ≡ Nel mistero della mente (2009-2010) ≡ Recitare la scienza (2011-2013) ≡ Orizzonti delle neuroscienze nel ventunesimo secolo (2013-2014) ≡ Che cos’è la scienza? (2014-2015) ≡ Reportage dal mondo microbico (2017 - 2019) ≡ Una trappola per i picornavirus ≡ Il filo rosso dei saggi di Carlo Rovelli
Sintesi del percorso dal 2001 al 2015
Leggere la Scienza (2001-2002)
Il libro resiste, rimane una risorsa insostituibile per riflettere, approfondire, arricchirsi.
Incoraggiare il dialogo sotterraneo che si instaura tra lettore e autore durante la lettura di un libro è l’idea guida del progetto leggere la scienza, un percorso di lettura per filoni tematici rivolto direttamente agli studenti delle scuole superiori con l’obiettivo di stimolare nei ragazzi il piacere e la curiosità per una lettura libera da cui ricavare spunti per un lavoro di rielaborazione creativa e sollecitazioni per ulteriori letture di approfondimento.
Agli studenti:
vuoi leggere un buon libro di divulgazione scientifica e ricavarne spunti per una iniziativa a margine? (es. articolo di divulgazione scientifica, dibattito con esperti, ricerca sul campo, intervista all’autore o altra iniziativa che ritieni originale e pertinente…)
Adesioni:
Liceo Classico-Scientifico Ariosto-Spallanzani (sezione scientifica)
docenti referenti: Edgarda Casadio, Ivan Levrini
Liceo Scientifico Aldo Moro- RE
Docente referente: L. Pavarini
ITA Zanelli-RE
docente referente: Mario Ferrari
Sono stati concordati con i docenti referenti alcuni incontri per chiarimenti sugli obiettivi del progetto e sulle modalità di ottimizzazione del percorso di lettura. Gli studenti hanno potuto scegliere gli argomenti da sviluppare e le letture in un’ampia gamma di proposte.
Le proposte
1 . RACCONTI DI SCIENZA E DI VITA
- Elogio dell’imperfezione
di Rita Levi Montalcini, Garzanti, 1987
- A caccia di geni,
di Edoardo Boncinelli, Di Renzo Editore, 1996
- La statua interiore
di F. Jacob, Il Saggiatore, 1988
2. DIALOGHI, INCONTRI, RIFLESSIONI SULLA SCIENZA, SUL MONDO, SULL’UOMO
- La più bella storia del mondo, il segreto delle nostre origini
di H.Reeves, J. De Rosnay, Y.Coppens e D.Simonnet, Mondadori, 1997
- I cinque di Cambridge
di John L. Casti, Raffaello Cortina Editore, 1998
- Navigatori del sapere, dieci proposte per il 2000
di Riccardo Chiaberge, Raffaello Cortina Editore, 1999
- E ora? La dimensione umana e le sfide della scienza
di Boncinelli e Galimberti con Giovanni Maria Pace, Einaudi 2000
3. LE SCIENZE DELLA VITA E LA RIVOLUZIONE BIOTECNOLOGICA: CONQUISTE, PROSPETTIVE, IMPLICAZIONI
- Da dove viene la vita, il mistero dell’origine sulla terra e in altri mondi
di Paul Davies, saggi Mondadori, 2001
- Genoma: la storia e il futuro di una grande scoperta, il codice della vita
di Kevin Davies, Mondadori, 2001
- Il cervello plastico, come l’esperienza modella la nostra mente
di Ian H. Robertson, Rizzoli, 1999
- Gemelli. I geni, l’ambiente e il mistero dell’identità
di Lawrence Wright, Garzanti, 1999
- I nostri geni, la natura biologica dell’uomo e le frontiere della ricerca
di Edoardo Boncinelli, Einaudi, 1998
- Al cuore della vita, il suicidio cellulare e la morte creatrice
di Jean Claude Ameisen, Feltrinelli, 2001
- Biotecnologie della vita quotidiana
di Adriana Bazzi, Paolo Vezzoni, Editori Laterza, 2000
- I geni che mangiamo, la manipolazione genetica degli alimenti
di Daniel Ramòn, Edizioni Dedalo, 2000
- L’orto di Frankenstein, cibi e piante transgenici
di Jean-Marie Pelt, Feltrinelli, 2000
4. SCIENZA, PSEUDOSCIENZA E COMUNICAZIONE DELLA SCIENZA
- Non è vero...ma ci credo! Superstizioni popolari e verità scientifiche
di Hy Ruchlis, Edizioni Dedalo, 1997
- Cattiva maestra televisione
di K.Popper, J.Condry, Donzelli Editore, 1994
- La scienza in pubblico, percorsi nella comunicazione scientifica
di Massimiano Bucchi, Mc Graw-Hill, 2000
- Non sparate sulla scienza
di Robin Dunbar, Longanesi, 1995 (dalla collana La lente di Galileo)
- L’arcobaleno della vita, il mistero dell’universo svelato dalla scienza
di Richard Dawkins, Mondadori, 2001
5. L’UOMO, L’AMBIENTE E IL FUTURO
- L’uomo e l’universo
di Ervin Laszlo,Di Renzo Editore, 1998
- Breve storia del futuro,”da come siamo” a “come possiamo essere” sulla base di scenari rigorosamente scientifici
di Erik Newth, Salani Editore, 2000
- Il sole, il genoma e internet, strumenti delle rivoluzioni scientifiche
di Freman J. Dyson, Bollati Boringhieri, 2000
Risultati:
Liceo Ariosto-Spallanzani:
-testo scritto (un’accurata ricerca bibliografica sulla differenza tra scienza e pseudoscienza; si sottolinea l’importanza della divulgazione scientifica nella scuola e nelle riviste di divulgazione scientifica)
Liceo Moro:
-testo scritto (riflessioni filosofiche immaginate come un dialogo tra le due culture)
-testo scritto (riflessioni filosofiche ed etiche in “viaggio alla scoperta del rapporto uomo-scienza nel mondo odierno”)
ITA Zanelli
-realizzazione di un TG sulla scienza teorica ed applicata
-realizzazione di una trasmissione radiofonica sulla scienza, in collaborazione con una radio locale
-realizzazione di un sito internet, strutturato come un ipertesto, su divulgazione e comunicazione della scienza, aperto al dibattito con possibili destinatari.
I ragazzi hanno presentato i lavori dialogando con:
Nicola Barbieri (ricercatore di Storia della Pedagogia, Università di Padova)
Umberto Bianchi (docente di Genetica, Università di Modena-Reggio Emilia)
Patrick John Coppock (ricercatore di Teoria e Filosofia del linguaggio, Università di Modena-Reggio Emilia)
Graziella Montanari (ricercatrice di Biotecnologie, Università di Bologna)
A completamento dell’esperienza è stata organizzata una visita alla mostra multimediale e interattiva Genoma presso il Science Centre Immaginario Scientifico di Trieste.
Una mostra interessante che ha catturato la curiosità dei ragazzi sulle tematiche legate agli sviluppi della genetica e delle biotecnologie e alle sfide future aperte dal Progetto Genoma.
Immagini e animazioni per raccontare l’avventura scientifica del sequenziamento del genoma umano; tecniche per visualizzare il DNA, per mappare i cromosomi; pannelli sulla sintesi delle proteine. E ancora una sezione dedicata alle malattie e alla terapia genica, agli organismi geneticamente modificati, ai test genetici e una sezione dedicata alla storia della scienza, con le tappe principali della biologia molecolare attraverso i personaggi che ne hanno segnato il percorso.
Alla fine molte domande e curiosità dei ragazzi emerse dal gioco multimediale GENIGMA sui contenuti della mostra.
Comunicare la Scienza (2002-2003)
Confondere la medicina ufficiale con pratiche alternative inefficaci o dannose, demonizzare la scienza e affidarsi alla superstizione e alla ciarlataneria, cadere nelle trappole di una pubblicità ingannevole sono esempi emblematici di una disfunzione del rapporto tra scienza e società, alimentata da uno stato di analfabetismo scientifico diffuso.
Come tracciare itinerari virtuosi per orientare il cittadino comune nella giungla della disinformazione?
Questi temi sono il centro d’interesse nel progetto Comunicare la scienza: un percorso strutturato in due cicli d’ incontri aperti alle scuole e a un pubblico più ampio. Nel primo ciclo si è discusso del rapporto tra scienza e mezzi di comunicazione di massa; nel secondo ciclo si è focalizzata la riflessione sulle scienze della vita e sulle loro implicazioni nella società contemporanea con il coinvolgimento diretto degli studenti.
incontri
primo ciclo
Scienza e mass-media: quale informazione?
Il rapporto tra scienza e società è da riconsiderare alla luce dei continui cambiamenti di prospettiva legati al ritmo incalzante dello sviluppo scientifico e tecnologico. Da qui la necessità di un’informazione corretta su temi che coinvolgano la pubblica opinione.
Qualche riflessione per avviare un incontro a più voci:
-chi dovrebbe fare divulgazione? Con quali strumenti? In quali sedi?
-quale ruolo potrebbero assumere gli scienziati ?
-come è o come dovrebbe essere il rapporto tra esperti della comunicazione e scienziati?
-quali i limiti o i pregiudizi da superare per fare buona divulgazione anche su temi scientifici di una certa complessità e che pure interessano tutti ?
-che cosa chiede il grande pubblico ai mezzi di comunicazione?
-perché sui quotidiani le notizie di scienza sono riportate di solito nelle pagine di cronaca piuttosto che negli articoli di cultura?
-qual è la situazione della divulgazione scientifica in Italia rispetto ad altri paesi?
Punti chiave dagli interventi
- Ermanno Gabbi, infettivologo
Arcispedale S.Maria Nuova (ASMN) di Reggio Emilia
“L’immagine distorta dei temi della salute veicolata dai media”
Nella pubblica opinione vi è un’ansia legata alle malattie infettive e la certezza della loro scomparsa, mentre di fatto vi è un ritorno di vecchie malattie infettive e la comparsa di nuove (malattie emergenti). Sono diffusi dalla pubblicità messaggi devianti sull’uso di detergenti e detersivi che assicurerebbero la disinfezione di oggetti e ambienti e viene trasmessa dai media un’immagine falsa della sanità. Diffusa è la psicosi infondata sugli effetti collaterali delle vaccinazioni; diversi i comportamenti in Africa e nella società occidentale. Un avvertimento sui rischi legati ai viaggi nei paesi esotici.
- Pietro Greco, giornalista e scrittore, direttore del Master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste
“La comunicazione della scienza non più problematica per addetti ai lavori”
E’ fondamentale un’ informazione scientifica corretta nella società del nostro tempo per una serie di ragioni. La scienza rimodella continuamente la nostra visione di noi stessi e del mondo, è la sorgente di conoscenza che alimenta l’innovazione tecnologica e lo sviluppo economico e sociale, influenza i comportamenti dei cittadini che sempre di più sono coinvolti in decisioni che hanno implicazioni scientifiche. Almeno per queste ragioni la comunicazione della scienza non è più una problematica per addetti ai lavori ma è diventata uno dei fattori fondamentali della moderna democrazia.
-Michela Bertolani, allieva del master in Comunicazione della Scienza presso la SISSA di Trieste
Un caso riportato dai quotidiani: la vita “creata” in laboratorio
Dal confronto del grado di affidabilità della notizia riportata da quotidiani diversi sono emersi i punti deboli di alcuni articoli, tra approssimazione, semplificazione, sensazionalismo o criminalizzazione della scienza, e in contrasto l’analisi della notizia riportata da altri articoli scritti con competenza, conformi al rigore e alla cautela richiesti dal metodo scientifico.
- Patrick Coppock, ricercatore in Semiotica e Filosofia del linguaggio
Scienze della Comunicazione, Università di Modena e Reggio Emilia.
“La multimedialità nella comunicazione (della Scienza)”.
I vari sistemi di comunicazione della scienza che si riferiscono al microcosmo multimediale; il potere dell’immagine nella comunicazione. Vantaggi e limiti di questo tipo di messaggio.
Nel dibattito finale si è discusso della necessità di un’ informazione corretta attraverso un processo di educazione permanente della società da affidare agli addetti ai lavori, alla scuola, alle istituzioni.
secondo ciclo
Le scienze della vita nella società contemporanea
1- Antibiotici meno efficaci: che fare contro le malattie da infezione?
Un problema di grande rilievo per la salute pubblica è la difficoltà di contrastare le malattie di origine batterica a causa delle resistenze sviluppate dai batteri nei confronti degli antibiotici. Con approcci diversificati sono state esaminate le cause e le conseguenze dell’antibioticoresistenza.
Si è parlato di utilizzo degli antibiotici nella pratica ospedaliera, d’informazione e documentazione scientifica sui farmaci, di ricerca per lo sviluppo di nuovi antibiotici.
Ermanno Gabbi Arcispedale S.Maria Nuova (ASMN) di Reggio Emilia
“Problemi di resistenza legati all’abuso di antibiotici in ospedale e fuori dell’ ospedale. Conseguenze sul piano terapeutico”
Il relatore, dal suo osservatorio privilegiato di infettivologo ospedaliero, ha tracciato un quadro articolato intorno a questa problematica e alle implicazioni sulla salute pubblica. Ha parlato di antibioticoresistenza in ambito ospedaliero e nella comunità esterna, dei meccanismi molecolari che favoriscono l’antibioticoresistenza dei batteri, dei criteri per l’adozione di nuove molecole, dei costi della Sanità, dell’uso degli antibiotici in ambito veterinario e zootecnico e delle ricadute di questa pratica sulla selezione di batteri resistenti.
La vendita controllata degli antibiotici e la limitazione della pubblicità sono interventi importanti per limitare i danni.
Una riflessione conclusiva sull’uso degli antibiotici nella terapia preventiva e sull’uso dei farmaci antivirali.
Mauro Miselli
Responsabile informazione e documentazione scientifica Azienda Farmacie Comunali Riunite di Reggio Emilia
” L’informazione sugli antibiotici”
L’informazione nel corso del tempo tra false attese e sottovalutazione dei rischi legati al cattivo uso degli antibiotici. E’ necessario studiare interventi efficaci di educazione sanitaria e di responsabilizzazione degli utenti.
Francesco Parenti Direttore scientifico Biosearch Italia S.p.A
“Scoperta e sviluppo di nuovi antibiotici: dal laboratorio alla clinica”
Con un eloquio chiaro e accattivante il relatore ha presentato le tappe del lungo percorso di ricerca e dei rigorosi controlli che precedono il passaggio di molecole con potenzialità terapeutiche dal laboratorio alla pratica clinica.
2- Terapia con le cellule staminali. Le ragioni della scienza, le ragioni dell’etica
Un tema al centro di un acceso dibattito tra esperti con una certa risonanza a livello di pubblica opinione. Gli interventi hanno evidenziato la complessità dell’argomento sul piano scientifico e il terreno sdrucciolevole sul piano etico.
Paolo Avanzini Sezione di Ematologia, Arcispedale S. Maria Nuova, Reggio Emilia
“Impiego clinico delle cellule staminali ematopoietiche”
Attingendo alla sua esperienza professionale di ematologo, Avanzini ha presentato il campo specifico di utilizzo delle cellule staminali ematopoietiche e i risultati, tra dati acquisiti, problemi aperti, limiti e frontiere di questo campo di ricerca.
Fiorenzo Facchini, Vicario Episcopale della Diocesi di Bologna
Docente di Antropologia e Paleontologia, Università di Bologna
“ Cellule staminali: aspetti etici”
Il tentativo di tracciare i labili confini tra scienza ed etica partendo dal dibattito in corso sulle applicazioni delle cellule staminali.
3- Con gli studenti: I temi, i libri, gli incontri
Adesioni
Liceo classico-scientifico Ariosto-Spallanzani (sezione scientifica)
docenti referenti:
Edgarda Casadio; Maura Corradini; Caterina Fiore; Tiziana Fontanesi
Liceo scientifico Tecnologico ITIS Nobili
docenti referenti: Roberta Rozzi, Gioacchino Pedrazzoli
Istituto Magistrale Matilde di Canossa
docente referente: Fulvia Gueli
Il problema ambientale per una nuova coscienza ecologica
-Ecologia Essenziale.20 domande chiave.20 risposte chiare
di John Janovy Jr..Edizioni Ambiente
Libro snello e accessibile, di indubbia utilità per avvicinarsi alle problematiche ambientali. Gli ecosistemi: una
complessa rete di relazioni e di equilibri dinamici.
-Assalto al pianeta. Attività produttiva e crollo della biosfera
di Sandro Pignatti e Bruno Trezza, Bollati Boringhieri
prima edizione, febbraio 2000
L’approccio al problema ecologico, non di tipo riduzionistico ma secondo la logica dei sistemi complessi
Ireneo Ferrari Dipartimento di Scienze Ambientali, Università di Parma
Le logiche dei sistemi viventi nelle interazioni con l’ambiente; il posto e il ruolo dell’uomo nell’economia della biosfera; i problemi legati alla disordinata attività umana e il danno al pianeta terra; la necessità urgente di avviare uno sviluppo sostenibile.
Il relatore ha posto l’accento sulla relazione tra il sistema produttivo e la biosfera.
Il sistema produttivo non fa parte del processo autorganizzante della biosfera, che non è in grado di contenere un sottosistema che superi una certa dimensione.
L’andamento della biosfera e del sistema produttivo attuale non sono allineati. I due sistemi parlano linguaggi diversi e questa diversità genera la disarticolazione della biosfera e compromette l’omeostasi dell’ambiente, da cui dipende la vita sulla terra.
Pericoloso il sorpasso della tecnologia sull’attività della biosfera, che si disorganizza. Da qui gli squilibri (aumento della temperatura a livello globale, isole di calore nelle aree urbane con forte produzione di energia tecnologica, diminuzione della biodiversità ecc.)
Le domande degli studenti:
-Oggi a che punto siamo?
- Vi è il rischio reale di avvicinarci al punto di non ritorno?
- Come avviare un mutamento che inverta la rotta?
La risposta:
Bisogna puntare ad un cambiamento culturale sui temi ecologici. Una nuova teoria integrata deve mirare a cambiare il sistema economico attuale. Utopia?
Anche se nessun rimedio in assoluto è prevedibile, occorre il coraggio dell’utopia a fronte del disastro ambientale inevitabile.
Storie di vita e di scienza nelle autobiografie di personaggi che hanno lasciato il segno
Un genere, l’autobiografia, interessante perché mette in evidenza quello che rimane nascosto dietro le quinte della scienza ufficiale e che, tra luci e ombre, influenza in modo determinante l’impresa scientifica e, tra l’altro, permette di cogliere il profilo umano dei protagonisti che si raccontano, con i loro limiti e i loro pregi.
-Ballando nudi nel campo della mente
di Kary Mullis. Baldini e Castoldi, 2000, Milano
La storia della PCR, un’ invenzione che ha rivoluzionato la biologia molecolare, raccontata da uno degli scienziati più discussi, disinvolti e polemici della nostra epoca.
Lettura divertente e provocatoria da cui potrebbe nascere un dibattito interessante.
- Fisica e oltre. Incontri con i protagonisti. 1920-1965
di Werner Heisenberg, Bollati Boringhieri, Torino, 1984 (prima edizione); 1999 (ristampa).
L’intreccio tra l’avventura scientifica e le vicende umane del grande fisico. Le implicazioni filosofiche, religiose, politiche della nuova fisica. Emerge la figura di uno scienziato appassionato, aperto, capace di confrontarsi senza presunzione, sensibile al fascino della natura e al piacere della conversazione. In questo libro una lezione di metodo e di stile.
-“Sta scherzando Mr. Feynman!”. Vita e avventure di uno scienziato curioso
di Richard P. Feynman, Zanichelli, 1988, Bologna
Uno dei più grandi fisici teorici del 900. Scienziato incline al divertimento e all’ironia, dai molteplici interessi, disinibito, anticonformista.
si raccontano:
Simone Ottonello, Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare, Università di Parma
Cristiano Viappiani, Dipartimento di Fisica, Università di Parma
Gli studenti, sollecitati dalle letture, hanno intervistato gli ospiti per conoscere dalla viva voce le caratteristiche del lavoro di ricerca dentro e fuori del laboratorio.
I relatori hanno descritto il tipo di lavoro a cui si dedicano in laboratorio e gli obiettivi delle ricerche in corso. Attraverso il racconto della loro esperienza personale sono riusciti a trasmettere l’entusiasmo che anima il ricercatore mentre insegue un risultato, mentre analizza i dati raccolti in un percorso di ricerca, mentre valuta l’attendibilità dei risultati…
Altri particolari interessanti hanno catturato la curiosità dei ragazzi, tanto che alla fine dell’incontro alcuni di essi hanno rivolto ai docenti domande precise per un eventuale percorso universitario in fisica o in biologia molecolare.
Il potere insospettabile dei microrganismi che ci circondano
Il nemico invisibile. Storia naturale dei virus
di Dorothy Crawford, Raffaello Cortina
Uno spaccato della biologia dei virus e del loro straordinario potere attraverso il racconto di storie di contagio. In prospettiva il futuro dell’interazione uomo-virus e la perenne lotta per la sopravvivenza come “ motore stesso della vita”.
Intervista degli studenti a Dario Di Luca, Dipartimento di Microbiologia, Università di Ferrara
-In che cosa consiste il lavoro del virologo ?
-Qual è l’origine dei virus? Quando sono comparsi ?
-Quali sono le strategie di sopravvivenza dei virus?
-Abbiamo sentito parlare di retrovirus. Come agiscono? In che cosa si differenziano dai virus?
.
-E i virus emergenti? Da dove vengono? Che influenza potrebbe avere la situazione ambientale sulla loro diffusione?
-Vi è un rischio di pandemia per il futuro? potremmo evitare questo tipo di rischio?
-Ogni anno sentiamo parlare d influenza di origine virale. E’ possibile preparare un vaccino prima che l’influenza “arrivi”?
-La vaccinazione antivaiolosa non è più obbligatoria; come possiamo tutelarci se veniamo in contatto con il virus del vaiolo?
-Perché alcuni virus non sono letali per tutte le persone contagiate?
-Se alcuni virus sono implicati nelle malattie tumorali, perché non è disponibile un vaccino?
-Sulla base della sua esperienza di studioso del virus HIV, può dirci se vi sono novità importanti nella lotta contro l’AIDS?
-Può dirci se vi sono prove certe sulla relazione tra HIV e AIDS? Come mai qualche scienziato mette in dubbio questa relazione?
-Nella lotta dei virus contro l’uomo chi vincerà? I virus sono abbastanza in gamba da sconfiggerci? Riusciremo a dominarli o dovremo arrenderci?
-Abbiamo imparato che i virus sono insensibili agli antibiotici; perché per le malattie di origine virale spesso sono somministrati antibiotici?
–E per l’antibioticoresistenza dei batteri? Abbiamo già trattato quest’argomento. Secondo lei l’era degli antibiotici è veramente finita?
-Ritiene che vi sia bisogno di una migliore informazione su questi temi ? Come è possibile fornire notizie corrette senza generare panico o confusione nella pubblica opinione ?
Risposte chiare ed esaustive da parte del relatore. Vivace la partecipazione dei ragazzi durante il dibattito conclusivo.
Inchiesta sul territorio
Intervista a un gruppo di medici dell’Ospedale di Reggio Emilia
Gli studenti, coordinati dai docenti referenti, hanno organizzato un incontro con alcuni medici dell’ospedale cittadino per rivolgere agli operatori sanitari domande circostanziate sulle caratteristiche del loro lavoro in ambito ospedaliero, sulla possibilità di fare ricerca in ospedale, sui fondi disponibili per l’attività di ricerca, su eventuali rapporti di collaborazione con altre realtà al di fuori dell’ Italia e sulle eventuali differenze, a livello di risultati e di organizzazione del lavoro, tra l’Italia e altri paesi.
I risultati dell’incontro sono stati raccolti in un dossier in cui hanno espresso apprezzamento per la disponibilità dei medici e per la chiarezza delle risposte, contrariamente allo stereotipo diffuso: “i medici sono una casta di persone dotte, perfettamente in grado di comunicare tra loro, ma incapaci di comunicare in modo efficace con la gente comune”.
Un’esperienza che ha suscitato nei ragazzi la riflessione spontanea sull’importanza e il fascino degli studi scientifici e sulla scarsa attenzione che i programmi scolastici dedicano alle discipline scientifiche.
di recente pubblicazione:
La Scienza fa bene (se conosci le istruzioni).
di Luca Bonfanti e Armando Massarenti, Ponte alle Grazie, 2015, Milano
“Finalmente un libro che demistifica le menzogne e i luoghi comuni sulla scienza….
Un libro per tutti, finalmente”.
Sperimentare la scienza (2003-2004)
Operare in un laboratorio di tipo universitario fuori delle aule scolastiche e mettersi nei panni dei ricercatori si è rivelata un’esperienza entusiasmante per gli studenti che hanno aderito al progetto Sperimentare la scienza, progetto strutturato inserito in un percorso di promozione della cultura scientifica, realizzato con la collaborazione di Life Learning Center di Bologna (Fondazione Marino Golinelli).
In via preliminare avevo incontrato varie volte gli operatori del Centro per illustrare le finalità del progetto e per organizzare al meglio l’esperienza che avrebbe coinvolto gli studenti e i docenti interessati.
Gli obiettivi del progetto:
Far “toccare con mano” il percorso articolato del metodo sperimentale
Accendere curiosità e interesse per il lavoro di ricerca
Stimolare la riflessione sul significato di ricerca di base e di ricerca applicata
Adesioni
-Liceo Scientifico Aldo Moro; docente referente: Fulvia Gueli
-Liceo Classico-Scientifico Ariosto-Spallanzani (sezione scientifica); docente referente: Edgarda Casadio
- Liceo Scientifico Tecnologico ITIS Nobili; docenti referenti: Gioacchino Pedrazzoli, Roberta Rozzi
Gli studenti e i loro insegnanti, seguiti da docenti e tutors del Centro, sono stati ospitati presso i laboratori di biologia molecolare, dove hanno potuto sperimentare direttamente il significato di metodo scientifico e le modalità del lavoro di laboratorio: come si imposta e si conduce un esperimento, come si usano le attrezzature, come comportarsi in sicurezza, come si analizzano i dati sperimentali, come si utilizzano le informazioni raccolte dalle prove sperimentali, compresi gli eventuali errori di percorso o i risultati non previsti dalle ipotesi di partenza.
Il tutto integrato da materiale informativo e di approfondimento.
Per i docenti dei licei la possibilità di frequentare corsi di aggiornamento presso il Centro.
Gli esperimenti programmati da Life Learning Center:
-Trasformazione batterica
-DNA Fingerprinting (taglio del DNA con enzimi di restrizione per ottenere frammenti che serviranno a tracciare un profilo genetico)
-Purificazione della proteina GFP (Green Fluorescent Protein)
-Screening di prodotti OGM
- Attività di bioinformatica
Dopo l’esperienza in laboratorio avevo organizzato un incontro aperto presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Modena-Reggio Emilia.
I ragazzi, veri protagonisti dell’iniziativa, hanno presentato e commentato I risultati del loro lavoro alla presenza di alcuni docenti della Facoltà, dialogando con il giovane ricercatore Alessandro Zanetti.
Dopo la presentazione e la proiezione di una batteria di foto è iniziata una conversazione sciolta, non di taglio accademico, ricca di stimoli e di provocazioni, con alcune riflessioni su libertà e limiti della scienza e sugli eventuali rischi legati alla manipolazione genetica o ad altre pratiche riguardanti le scienze della vita.
La discussione si è focalizzata intorno ad alcuni punti cardine: la differenza tra ricerca fondamentale e ricerca applicata, il rapporto imprescindibile tra ricerca di base e applicazioni tecnologiche, la fertile interazione di scienziati di aree disciplinari diverse, la necessità di totale libertà per la ricerca di base, che non prevede risultati immediati o traguardi predefiniti, ma cerca di interrogare la natura per conoscerne il linguaggio e i misteri.Solo da un’ indagine a tutto campo e senza condizionamenti potrebbero arrivare risposte per applicazioni utili alla società o aperture non previste verso territori inesplorati della conoscenza.
Un esempio per tutti: la meccanica quantistica, una teoria bizzarra e controintuitiva, è il campo di studio dei fisici che inseguono con le loro ricerche le particelle elementari, i mattoncini di cui è fatta tutta la materia conosciuta, noi compresi.
I non addetti ai lavori potrebbero chiedersi: a che serve occuparsi di queste particelle?
Se ci guardiamo intorno scopriamo le numerose applicazioni pratiche di questo campo di ricerca: apparecchi elettronici, radio, CD, computer, laser, strumenti per la diagnosi e la terapia delle malattie…
Questo e altro grazie alla ricerca di base sulle particelle elementari.
Gli eventuali rischi sono legati alle scelte, più o meno corrette sul piano etico, di chi utilizza le applicazioni tecnologiche della ricerca fondamentale. Ma questo è un altro discorso.
La conversazione, partecipata e vivace, si è conclusa con un messaggio che i ragazzi hanno ben recepito: la scienza, se usata bene, migliora la qualità della vita.
L’essenza del fare ricerca: non tanto possedere la verità, quanto cercarla, esplorando sempre nuove frontiere, liberi da dogmi e pregiudizi.
(dall’intervista ad Amelino-Camelio, fisico studioso di gravità quantistica, che affiancherà il regista Felice Farina nel docufilm “Conversazioni atomiche”
(Festival della Scienza 2018, Giovedi 1 Novembre, Auditorium dell’Acquario di Genova)
In allegato
- 25 foto degli studenti nei laboratori del Life Learning Center
Lucia Torricelli
Nuovi scenari disegnati dalla ricerca genetica (2004-2005)
Alla base del mistero della vita: l’indagine sempre più approfondita del DNA e dei meccanismi coinvolti nella regolazione dell’espressione genica.
Incontro con Simone Ottonello, Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare, Università di Parma
Nel linguaggio della cellula il segreto della vita (2005-2006)
L’interpretazione di questo linguaggio apre orizzonti sempre più ampi nella ricerca scientifica del nostro tempo.
Incontri
- Neuroscienze: le frontiere della ricerca.( Maria Alessandra Umiltà, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Parma, gruppo di ricerca di Giacomo Rizzolatti)
- Flusso d’informazione nei sistemi viventi. (Simone Ottonello, Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare, Università di Parma- Cristiano Viappiani, Dipartimento di Fisica, Università di Parma
Evoluzione, la storia della vita tra continuità e cambiamento (2006-2007)
È il tema centrale della biologia che ci racconta come da un’origine comune si sia sviluppata tutta la varietà delle forme viventi.
La validità scientifica del darwinismo, rafforzata dai contributi della genetica molecolare, e in contrapposizione creazionismo e disegno intelligente.
Tematiche al centro di un acceso dibattito culturale, con importanti riflessi in ambito sociale.
Incontri
- Il DNA e i segreti dell’evoluzione molecolare (Riccardo Percudani,Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare,
Università di Parma)
- Quale dialogo oggi tra scienza e filosofia? (Riflessioni con Giulio Giorello, filosofo della Scienza, Università Statale di Milano e Edoardo Boncinelli, genetista, Università Vita Salute S.Raffaele, Milano)
Frontiere della conoscenza (2007-2008)
Dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, dai segreti della vita su scala molecolare ai misteri del cosmo, dalla biologia naturale alla biologia modificata in laboratorio o verso la biologia sintetica…
Ad ogni tappa nuovi orizzonti e nuovi sentieri da percorrere, e la sfida tra uomo e natura continua.
Su queste tematiche è stato tracciato un itinerario di riflessione con gli studenti liceali articolato in diverse fasi: presentazione del progetto, proposta di lettura su diversi argomenti coerenti con la traccia del progetto, linee guida per una lettura approfondita, programmazione di alcuni incontri di monitoraggio in classe durante l’anno, invito ad alcuni docenti universitari che presenteranno, nella fase conclusiva, aspetti interessanti di alcune discipline di frontiera di cui si occupano nel loro lavoro teorico e sperimentale.
Apriranno finestre su un mondo nuovo e stimolante per ragazzi che dovranno scegliere il loro futuro.
L’idea di proporre e presentare un gran numero di libri che spaziassero su vari argomenti ha permesso ai ragazzi un’ampia scelta Alcuni hanno letto o consultato anche più di un libro, organizzandosi in gruppi o a livello individuale.
Gli incontri programmati durante la fase di lettura sono stati una buona occasione per discutere, scambiarsi idee, appassionarsi a questo o a quell’argomento, cogliere e commentare il messaggio trasmesso dall’autore. I singoli gruppi si sono confrontati presentando via via le diverse tematiche affrontate nei testi scelti, in modo che ci fosse una visione generale comune.
Durante le discussioni in classe sono state messe in evidenza, di volta in volta, alcune idee chiave che attraversano tutte le letture e che sono il filo conduttore del progetto:
come si fa scienza- la scienza come impresa collettiva- la spinta che guida alla scoperta- il nesso imprescindibile tra ricerca fondamentale e ricerca applicata- l’interazione tra campi disciplinari diversi- i concetti di limite, errore, verità nella scienza- il significato di metodo scientifico- l’influenza del contesto culturale in cui si sviluppa un filone di ricerca e altro ancora.
Hanno partecipato:
Liceo scientifico A. Moro ( 2 classi terze; 3 classi quarte; 1 classe quinta)
docenti referenti: Capra, De Angelis, De Vita, Grassi, Ferrari, Pavarini
Liceo classico-scientifico Ariosto-Spallanzani (2 classi terze; 3 classi quarte)
docenti referenti: Casadio, Corradini, Fontanesi (sezione scientifica) Miselli, Mussini,Segalini (sezione classica)
Biennio Unico Sperimentale (BUS) (1 classe)
docente referente: Seligardi
Proposte di lettura per le classi terze del liceo scientifico e del liceo classico
Dal moscerino all’uomo: una stretta parentela. Che cosa conosciamo oggi dell’evoluzione della vita
di Edoardo Boncinelli e Chiara Tonelli, Sperling Paperback, 2007, pp.114
Evoluzione, la chiave di lettura di tutti i fenomeni biologici. Questo agile volumetto raccoglie sull’argomento i contributi di autorevoli studiosi dell’evoluzione che hanno partecipato alla seconda Conferenza mondiale The future of Science che si è tenuta a Venezia nel settembre 2006.
Dalla collana I mestieri della scienza, Zanichelli editore
Linguaggio accessibile, accattivante in questi agili libretti.
Scienziati di aree disciplinari diverse si raccontano: quali motivazioni hanno guidato la scelta del loro percorso scientifico?
Finestre aperte sul mondo affascinante della ricerca e sui possibili percorsi che un giovane potrebbe intraprendere.
Nella seconda parte del libro gli autori presentano i punti essenziali della loro disciplina. In appendice glossario e indicazioni per ulteriori approfondimenti.
Tra i libretti proposti:
- Piergiorgio Odifreddi- Idee per diventare matematico. Strumenti razionali per la comprensione del mondo
- Margherita Hack- Idee per diventare astrofisico. Osservare le stelle per spiegare l’universo
- Edoardo Boncinelli- Idee per diventare genetista.Geni, genomi ed evoluzione
- Ignazio Marino- Idee per diventare chirurgo dei trapianti. Una corsa tra la vita e la morte
- Gianfranco Pacchioni- Idee per diventare scienziato dei materiali. Dall’invenzione della carta alle nanotecnologie
Dalla collana Chiavi di lettura, Zanichelli editore
Anche questa collana raccoglie piccoli libri scritti con chiarezza e rigore. Scienziati autorevoli affrontano di volta in volta tematiche interessanti oggetto dei loro studi. Spunti di riflessione sull’influenza della scienza e della tecnologia nella nostra visione del mondo.
-Nella mente degli altri. Neuroni specchio e comportamento sociale
di Giacomo Rizzolatti e Lisa Vozza, Zanichelli, Bologna, 2007, pp.108
Scoperta e funzione dei neuroni specchio, una categoria di cellule nervose che “ci aiutano a prevedere, comprendere e imitare quello che fanno, provano e dicono gli altri”.
Biografie, dialoghi. conversazioni: emerge l’intreccio tra il profilo umano e l’avventura intellettuale dei protagonisti
Charles Darwin, Autobiografia (1809-1882), a cura di Nora Barlow, (Nuova introduzione di Giulio Giorello), Einaudi, Torino, 2006, pp. 226
L’avventura umana e scientifica del grande naturalista inglese che ha rivoluzionato la storia del pensiero biologico. Lettura accessibile e significativa.
“Che t’importa di ciò che dice la gente?” altre avventure di uno scienziato curioso
di Richard P. Feynman, Zanichelli, Bologna, 1989, pp. 240
Il profilo di uno scienziato scanzonato, anticonformista, dai molteplici interessi, dalla fine intelligenza, ironico, amante del dubbio. Lettura interessante
Rosalind Franklin. La donna che scoprì la struttura del DNA
di Brenda Maddox, Mondadori,Milano, 2004, pp. 345
Storia degli intrighi che si nascondono dietro le quinte della scienza ufficiale: nessun riconoscimento alla donna scienziato che diede un contributo fondamentale per la scoperta del DNA.
Menti curiose. Come un ragazzo diventa uno scienziato
di John Brockman, Codice Edizioni, Torino, 2005, pp. 227
Una galleria di personaggi che si raccontano e ci spiegano come, tra le altre circostanze casuali, curiosità e passione siano fondamentali per diventare uno scienziato. Lettura scorrevole e interessante.
Le molecole dei viventi
di Max F.Perutz, Premio Nobel per la Chimica, Di Renzo, Roma, 2007, pp. 92
Le vicende umane e la storia appassionante dello scienziato che studiò la struttura dell’emoglobina e che intendeva la sua attività di uomo di scienza come “…impegno politico, civile, morale, volto alla difesa dei valori della cultura, della libertà e della giustizia”
-Perché la Scienza. L’avventura di un ricercatore
di Luca e Francesco Cavalli Sforza, Mondadori, Milano, 2005, pp. 393
Il percorso dei geni lungo l’accidentato cammino dell’evoluzione, l’interazione tra la genetica delle popolazioni e altri campi della conoscenza. I risvolti e le tappe di una brillante carriera scientifica. Storia accattivante raccontata con un linguaggio accessibile.
Per le classi quarte e quinte
-Il supermarchet di Prometeo. La scienza nell’era dell’economia della conoscenza
di Marcello Cini, Codice edizioni, Torino, 2006, pp. 458
Che cosa sta succedendo nel XXI secolo? “…produzione e distribuzione di un bene collettivo e non tangibile: la conoscenza, sia essa l’ultima frontiera della ricerca, piuttosto che l’intrattenimento di massa…”
Intorno a questo tema cruciale si snoda un’interessante analisi critica del presente con “uno sguardo lucido e disincantato sul futuro che ci attende. “Un libro decisamente interessante.
-Le vie della scoperta scientifica. I più grandi scienziati raccontano dove sta andando la scienza a cura di Ivan Amato, prefazione di Enrico Bellone, Editori Riuniti, Roma, 2004, pp. 313
Alcuni tra i più accreditati scienziati presentano gli scenari futuri e l’evoluzione del progresso scientifico in quelle aree disciplinari che potrebbero essere di maggiore impatto nel XX1 secolo.
(planetologia, genoma, malattie infettive, scienza dei materiali, clonazione, scienza delle comunicazioni, fisica quantistica, biologia cellulare, scienze dell’atmosfera, neuroscienze, cosmologia)
-Incontri con menti straordinarie
di Piergiorgio Odifreddi, Longanesi, Milano, 2006, pp. 390
Conversazioni interessanti, nello stile scanzonato e acuto del noto “matematico impertinente” con cinquanta grandi personaggi premi Nobel e medaglie Fields.
Odifreddi nella prefazione: la parola è agli economisti, ai medici, ai biologi, ai chimici, ai fisici e ai matematici: a noi non rimane che, come disse Albert Enstein a proposito dei brani di Johann Sebastian Bach, “ascoltarli e tacere”.
-L’anima della tecnica
di Edoardo Boncinelli, Rizzoli, Milano, 2006, pp. 168
La storia del rapporto uomo-macchina e il rapporto tra naturale e artificiale. Non manca qualche considerazione filosofica. Libretto agile, di facile lettura e con buoni spunti di riflessione.
-Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza
di Benjamin Libet, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2007, pp. 246 (Collana Scienza e Idee, diretta da Giulio Giorello)
Rapporto mente e cervello, coscienza, libero arbitrio.”…Siamo davvero soggetti responsabili, capaci di scegliere? O siamo solo sofisticati automi prodotti dall’evoluzione naturale?” Un tema arduo che va affrontato, secondo l’autore, con gli strumenti della ricerca sperimentale.
-Il cervello del ventunesimo secolo. Spiegare,curare e manipolare la mente
di Steven Rose, Codice Edizioni, Torino, 2005, pp.397
“…se tutte le nostre azioni e intenzioni sono inscritte nelle nostre connessioni neuronali, (...)come possiamo essere liberi? Dove risiede la nostra capacità di agire? “Un tema stimolante, tra scienza ed etica, che l’autorevole neuroscienziato affronta con un linguaggio scorrevole.
-Un solo mondo o infiniti? Alla ricerca di altri universi
di Alex Vilenkin, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2007, pp. 303 (Collana Scienza e Idee)
In questo libro, che sfida il senso comune e la capacità d’intuizione, si parla di un’infinità di universi in cui tutto potrebbe succedere. Una teoria cosmologica, audace e suggestiva insieme.
“…una nuova concezione del mondo, delle sue origini e delle sue affascinanti, bizzarre e al tempo stesso sconvolgenti implicazioni”
Le scelte degli studenti
Gli studenti, in base ai loro interessi e curiosità, si sono orientati maggiormente verso alcune letture:
Idee per diventare chirurgo dei trapianti. Una corsa tra la vita e la morte
Idee per diventare astrofisico. Osservare le stelle per spiegare l’universo
Nella mente degli altri. Neuroni specchio e comportamento sociale
“Che t’importa di ciò che dice la gente?” altre avventure di uno scienziato curioso
Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza
Il cervello del ventunesimo secolo. Spiegare, curare e manipolare la mente
Incontri con menti straordinarie
Un solo mondo o infiniti? Alla ricerca di altri universi
Positivi quasi tutti i giudizi espressi a fine lettura: interessante - molto interessante - mi è piaciuto molto - lettura stimolante e intrigante…
Il convegno
Nella suggestiva cornice dell’Aula Magna dell’Università di Modena-Reggio si è svolto il convegno conclusivo.
In rapida panoramica sono state presentate conquiste e sfide della ricerca fondamentale e applicata nell’ambito di alcune discipline di frontiera di cui i relatori sono autorevoli esponenti.
Dal mondo suggestivo delle particelle elementari, dove i fisici continuano a indagare per carpire i segreti della materia e i misteri dell’universo, alla nanotecnologia e alle macchine molecolari di scala nanometrica dalle diverse potenzialità applicative, quindi il linguaggio molecolare della vita nel dialogo tra i geni e infine i neuroni specchio che aprono interessanti prospettive di ricerca nell’ambito delle neuroscienze.
Interazione di aree disciplinari, approcci e linguaggi diversi per una visione unitaria della conoscenza
In sequenza:
Andrea Perrotta, Fisica delle particelle, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sezione di Bologna
“Fisica di frontiera: la fisica delle particelle elementari”
Vincenzo Balzani, Dipartimento di Chimica G.Ciamician, Università di Bologna
“Dalla chimica alla nanotecnologia”
Simone Ottonello, Biochimica e Biologia Molecolare, Università di Parma
“Luce oltre il genoma?”
Vittorio Gallese, Dipartimento di Neuroscienze, sez.di Fisiologia, Università di Parma
“Capire gli altri. Neuroni specchio ed empatia”
Andrea Perrotta
Dal 1989 è Scientific Associate presso il CERN di Ginevra.
Come fisico sperimentale delle particelle elementari ha partecipato all’esperimento DELPHI, al collisionatore elettrone-positrone LEP del CERN, all’esperimento FAST e attualmente è coinvolto nell’esperimento CMS, che sta ultimando la costruzione presso il collisionatore protone-protone LHC del CERN.
Fra pochi mesi LHC entrerà in funzione e sarà l’acceleratore a maggior energia nel centro di massa esistente al mondo. Ci si aspetta che porterà alla scoperta del bosone di Higgs, l’ultimo tassello mancante del Modello Standard delle particelle elementari e presumibilmente anche evidenze di nuova fisica al di là del Modello Standard.
Negli ultimi anni si è anche occupato di Fisica medica, una delle tipiche ricadute tecnologiche della fisica delle particelle, lavorando in una collaborazione multidisciplinare che ha lo scopo di valutare l’effetto di nuovi radiofarmaci per la cura dei tumori e progettare strumenti per il loro tracciamento nell’organismo.
Vincenzo Balzani
Professore di Chimica Generale ed Inorganica all’Università di Bologna fin dal 1972. Éstato direttore dell’Istituto di Fotochimica e Radiazioni d’Alta Energia del CNR di Bologna e nel periodo 1988-1992 è stato Presidente dell’Associazione Europea di Fotochimica. Si è interessato dell’azione della luce sulla materia sin dai primi anni sessanta. Negli ultimi dieci anni si è occupato di chimica supramolecolare allo scopo di costruire dispositivi e macchine molecolari capaci di svolgere funzioni utili, quali l’elaborazione dell’informazione.
Autore di più di 400 lavori scientifici pubblicati sulle più prestigiose riviste internazionali, di due monografie e di altri lavori di interesse nazionale e internazionale. Ha partecipato su invito a importanti congressi internazionali e a seminari in Università e centri di ricerca di tutto il mondo. Membro di associazioni e accademie scientifiche nazionali e internazionali.
Ha ricevuto importanti riconoscimenti in Italia e all’estero.
Simone Ottonello
L’ambito generale di ricerca riguarda l’espressione genica eucariotica, genomica funzionale, ingegneria proteica e relative applicazioni biotecnologiche.
Ha lavorato presso il laboratorio di K.U Sprague, Institut of Molecular Biology, University of Oregon. Nel 2003 è stato Visiting Scientist della Japanese Society for the Promotion of Science presso l’Università di Tokyo (Department of Biotechnology).
Ha tenuto conferenze in diversi congressi nazionali e internazionali. Svolge attività di referee per diverse riviste internazionali. È impegnato in numerose linee di ricerca di cui sviluppa, quando possibile, le potenziali ricadute applicative, in collaborazione con numerosi ricercatori, dottorandi, borsisti, alcuni dei quali occupano attualmente posizioni di rilievo presso università e centri di ricerca italiani e stranieri.
Vittorio Gallese
Neuroscienziato, ha da sempre incentrato i propri interessi di ricerca sulla relazione tra sistema sensorio-motorio e cognizione nei primati non umani e nell’uomo.
Tra i suoi contributi principali la scoperta, col gruppo di ricerca di Parma, dei neuroni specchio e l’elaborazione di un modello neuroscientifico dell’intersoggettività.
Collabora da più anni con filosofi della mente, psichiatri e psicolinguisti all’elaborazione di un approccio interdisciplinare all’intersoggettività.
Ha svolto attività di ricerca e insegnato presso la Nihon University di Tokyo e la University of California di Berkeley. Ha vinto il premio Grawemeyer per la Psicologia per l’anno 2007.
Sintesi dagli interventi
Andrea Perrotta
“Di cosa si occupa un fisico delle particelle? Studia la struttura della materia alla scala delle particelle elementari per scoprire le forze che le tengono insieme e il loro comportamento. Si vuole capire come sono fatti gli atomi e come vedere oggetti così piccoli”
Perrotta ha spiegato con estrema chiarezza il percorso sperimentale che ha portato alla scoperta dell’atomo e del nucleo atomico, delle loro dimensioni relative, delle loro caratteristiche strutturali, delle forze che tengono insieme protoni e neutroni, costituiti a loro volta da particelle ancora più piccole di cui si occupa la fisica delle particelle elementari.
Ha parlato del suo lavoro come fisico sperimentale al CERN dove sono in corso la messa a punto dell’acceleratore LHC e diversi esperimenti.
Ha illustrato in dettaglio le fasi di un esperimento di fisica delle particelle e il significato di questo tipo di esperimento che fornisce informazioni fondamentali sulla struttura sempre più intima della materia e sull’evoluzione dell’universo, dal Bing-Bang a oggi.
Che cosa succede quando si scontrano in un acceleratore particelle con altissima energia? Danno origine a nuove particelle derivanti da una parte dell’energia che si trasforma in materia dopo l’urto. Un rivelatore vede i risultati dell’urto. Dall’analisi di questi dati si può ricostruire cosa è avvenuto nel momento dell’urto, quali particelle si sono formate, quali le loro caratteristiche, quali le forze in gioco e altri dati importanti.
Tutto questo fornisce informazioni per andare ad esplorare domini ancora sconosciuti, per trovare risposte alle domande di partenza, per porre nuove domande.
La presentazione di un campo di ricerca ignoto ai più che ha catturato la curiosità dei ragazzi, un’avventura stimolante per un ricercatore curioso, attratto da quello che ancora non conosce, un auspicio:
“Ci sarà posto per i fisici del futuro per progettare nuovi esperimenti con nuove idee, tirar fuori nuovi dati dagli esperimenti che abbiamo già e spero che ci sia qualcuno tra voi che voglia intraprendere questa strada per far progredire in avanti la fisica delle particelle”
Nel 2012 al CERN è stato scoperto Il bosone di Higgs
Vincenzo Balzani
Qual è il campo di studio della chimica? Lo studio di associazioni di atomi per formare molecole di dimensione nanometrica. Cosa sono le molecole? Oggetti tridimensionali con una precisa struttura, forma, composizione e proprietà.
Per rendere comprensibile il concetto Balzani ha mostrato e maneggiato i modellini tridimensionali di alcune molecole semplici: la molecola dell’acqua, dell’ammoniaca, dell’alcol etilico, associazioni ben precise di atomi con proprietà diverse.
Bisogna studiare le molecole “per capire come è fatto il mondo, dagli atomi in su”.
Come sono fatte le molecole e come funziona il mondo molecolare?
Con una efficace analogia tra la struttura della materia e la struttura del linguaggio ha evidenziato una sorta di corrispondenza tra lettere dell’alfabeto ed atomi della tavola periodica e i conseguenti livelli di associazione e di significati.
Gli atomi si associano e formano le molecole, come le lettere si associano per formare le parole. Associamo le parole secondo un certo ordine per formare le frasi con un significato che non troviamo nelle singole parole; anche le molecole si associano per formare sistemi supramolecolari con nuove proprietà rispetto a quelle delle singole molecole.
Nuovi concetti associando le parole, nuove proprietà associando le molecole e l’analogia va avanti con sistemi di associazione via via più complessi.
Dalla presentazione della struttura della materia al concetto di nanotecnologia, una tecnologia a livello di miliardesimo di metro che i chimici, come ingegneri molecolari, sono in grado di utilizzare perché sanno costruire sistemi supramolecolari con nuove funzioni manipolando singoli atomi e molecole in opportune condizioni di reazione.
Con un approccio che ha catturato l’interesse e la curiosità di tutti ha mostrato, attraverso una serie di passaggi, come costruire a scala nanometrica una prolunga, o un nanomotore alimentato da luce solare, o una piattaforma che può muoversi su e giù.
E ha continuato a tenere alta l’attenzione citando, a proposito, un aneddoto che sottolinea il significato e le imprevedibili ricadute applicative della ricerca fondamentale: “Qualcuno potrebbe dire: ma a cosa serve tutto questo? Al momento sembra che non serve a niente, ma bisogna stare attenti perché le cose che non servono a niente oggi, un domani potrebbero servire, come quando il primo ministro inglese, visitando il laboratorio di Faraday che si stava occupando di elettricità osservò: a cosa serve questa cosa esotica che chiamate elettricità? A niente per ora, ma un giorno, eccellenza, la tasserete”.
Nell’intervento conclusivo Balzani non ha trascurato gli aspetti etici che accompagnano l’impresa scientifica. Ha stimolato la riflessione sul ruolo sociale della scienza che non si esaurisce nell’acquisizione di competenze specifiche, ma va ben oltre.” La scienza, dice, è poco amata dalla gente e anche dai giovani. Gli scienziati devono “scendere tra la gente.”
Nella società della comunicazione diventa fondamentale l’alfabetizzazione scientifica della società. Gli esperti possono fornire un contributo importante per orientare la gente a non confondere “l’astrologia con l’astronomia, i maghi con gli scienziati, i guaritori con i medici.”
Per finire un appello ai docenti che insegnano scienza e che hanno una grande responsabilità: devono far capire ai giovani “cosa merita di essere fatto con la la scienza. La scienza deve servire per la pace e non per la guerra, per alleviare la povertà e non per mantenere i privilegi, per ridurre le disuguaglianze che ci sono tra ricchi e poveri, per non distruggere questo pianeta e lasciarlo integro per le prossime generazioni”.
Sono temi che l’appassionano e che, come ha precisato, presenta sempre negli incontri a cui partecipa.
Sul quotidiano la Repubblica del 29 Dicembre 2016 (pag 1X, cronaca di Bologna) il Prof. Balzani ha rilasciato un’intervista interessante che merita la lettura (1), (2).
Simone Ottonello
Sono state messe a fuoco le questioni fondamentali che riguardano le conoscenze, i dati acquisiti, i problemi aperti, le potenzialità di una scienza in continua e rapida evoluzione. É la genomica, la scienza che intrecciando biologia, chimica, informatica, studia il genoma, chiamato da alcuni il libro della vita, condiviso da tutti gli esseri viventi, dai microrganismi all’uomo, scritto con lo stesso alfabeto chimico.
Il messaggio importante che Ottonello è riuscito a trasmettere è la complessità di questo libro e l’incalzante ritmo della ricerca finalizzata alla comprensione delle parole scritte in questo libro.
É scritto con lettere che conosciamo, le basi del DNA, il linguaggio fondamentale, ma il genoma si esprime anche con altri linguaggi spesso di difficile interpretazione anche negli organismi semplici. “Si riesce a trascriverlo e copiarlo ma non sempre sappiamo leggere e capire quello che c’è scritto Quando sapremo leggerlo conosceremo il nostro destino biologico.”
Molto si è fatto a livello di copiatura del genoma piuttosto che di comprensione delle parole. Rimangono ancora zone di buio su cui si continua a indagare.
Nell’arco di pochi anni vi è stato uno sviluppo enorme del sequenziamento, lavoro di copiatura piuttosto che di comprensione. Attraverso l’utilizzo di sequenziatori sempre più veloci basati su nanotecnologie si è arrivati alla riduzione dei tempi di sequenziamento e dei costi. Con l’avanzamento della mappatura la possibilità di ottenere un gran numero di sequenze, le parole scritte in un genoma, di costruire i primi genomi individuali e di ricavare informazioni sulle differenze tra un genoma e un altro.
Per capire di più si studia il genoma microbico. La Microbiomica è la scienza che studia il sequenziamento del genoma microbico. Sono stati sequenziati su larga scala genomi di batteri utili e anche patogeni, di virus, di funghi. Questo ha permesso il trasferimento genomico trasversale dai microbi a noi e viceversa. Ampliare la conoscenza del genoma microbico apre la strada ad una maggiore conoscenza del genoma umano e anche ad importanti applicazioni tecnologiche: la produzione di molecole utili come antibiotici e altri farmaci, di enzimi degradativi, la messa a punto di strategie di difesa contro i fitopatogeni, la produzione di vettori virali per la terapia genica, la produzione di vaccini, l’utilizzo di mutanti come modello per capire la funzione dei geni e molto altro.
Dai microrganismi possiamo imparare molto se consideriamo che condividiamo molti geni con tutti i microbi che vivono dentro di noi (milioni e milioni di microrganismi il cui numero supera il numero delle nostre cellule).
Qual’ è l’ultima frontiera?
Negli organismi semplici possiamo leggere, copiare, riscrivere il genoma e anche costruire un microrganismo artificiale in laboratorio Un cromosoma artificiale, costruito in laboratorio, è stato inserito in una cellula microbica vuota per ottenere un microbo artificiale. A quale scopo? Un tale microrganismo potrebbe mangiare l’anidride carbonica e quindi intervenire sul clima o produrre biocarburanti o fare altre cose utili. Una sinergia uomo-microbo, una via molto promettente da percorrere che Ottonello considera una zona di luce della ricerca genomica.
Vittorio Gallese
Un ‘escursione nel campo delle neuroscienze per mettere a fuoco l’interazione mente –corpo e la capacità di stabilire un rapporto con gli altri attraverso il coinvolgimento di un particolare tipo di neuroni che sono stati chiamati neuroni specchio.Una panoramica interessante sulle tappe sperimentali che hanno evidenziato l’attività di queste aree neuronali coinvolte nel rapporto tra noi e gli altri.
Lo studio dei neuroni specchio, fatto sui macachi, ha fornito informazioni importanti per capire come funzionano nell’uomo. Si è visto che sono coinvolte le stesse aree neuronali in chi compie un’azione e in chi la osserva, una sorta di risonanza, osservata già nei neonati, capaci di imitare i gesti a poche ore dalla nascita. E questo indica che siamo equipaggiati per cercare una relazione con l’altro. Come si studia l’intelligenza sociale, l’interazione intersoggettiva?
Per capire l’intelligenza sociale, spiega Gallese, occorre partire dalla corporeità, quindi dal cervello legato a un corpo. Occorre “contestualizzare l’attività di un neurone di un cervello che appartiene a un corpo fatto in un certo modo, adattato a un determinato ambiente”. Sono stati presentati i vari metodi utilizzati per studiare l’attività dei neuroni e delle reti neuronali, del flusso d’informazione che passa nei circuiti neuronali attraverso le sinapsi tra neuroni.Ultimamente attraverso lo studio delle bioimmagini si mette in relazione l’attività di una particolare area neurale con il flusso ematico che arriva in quella zona oppure attraverso lo studio dei pazienti si osserva la relazione tra deficit funzionali e comportamentali e lesioni in determinate aree del cervello.
La scoperta dei neuroni specchio, fatta per caso nei macachi, ha guidato la ricerca verso lo studio di altre competenze dell’area motoria non prevedibili. È stato dimostrato che i neuroni specchio dell’area premotoria non solo servono a farci muovere ma anche a capire cosa fanno gli altri e perché.Non solo si attivano quando si compie un’azione ma anche per imitazione quando si vede la stessa azione compiuta da altri o azioni che si accompagnano a suoni caratteristici. Si è visto che il meccanismo mimetico si attiva anche quando leggo o ascolto descrizioni linguistiche di un’azione.
Risonanza motoria, ma anche risonanza delle emozioni intrecciata alla nostra storia personale che ci mette in contatto con l’altro. Gallese spiega che “sincronizzarsi con l’altro attraverso un rapporto d’empatia crea un ponte interpersonale carico di significati” Riusciamo a capire l’altro non solo esteriormente, ma anche dall’interno perché condividiamo gli stessi meccanismi neurali. Attraverso questi meccanismi di identificazione riusciamo a capire chi siamo e come funzioniamo in ambito sociale.
La sfida futura sarà intensificare il dialogo interdisciplinare e cercare di capire come dall’intersoggettività si vada verso aspetti più sofisticati.
Conclude con una citazione del filosofo Ricoeur: laggiù dove si trova l’altro è un qui possibile del mio corpo, un posto dove io possa andare
Argomenti intriganti che ci riguardano.
Domande e risposte
Domanda. La scienza ha un limite?
Balzani: La scienza sul piano scientifico non ha limiti. Non finirà mai come percorso di conoscenza; ogni scoperta apre più problemi di quelli che chiude. La scienza ha limiti nel senso che non può dare certe risposte: non ci rende più buoni, non può dare risposte a domande di senso, (che senso ha la mia vita? esiste Dio?). La scienza spiega come avvengono i fenomeni, non perché avvengono.
D. Come mai gli scienziati si dichiarano laici, atei?
Balzani: Non so.Vi sono scienziati atei e scienziati credenti. Essere scienziati non contrasta con il fatto di avere una fede. A volte gli scienziati atei si fanno altri idoli, un altro Dio, per esempio la scienza. Éun problema che ognuno risolve a suo modo.
D. Come avviene che la materia diventa energia? Non ho capito bene.
Perrotta: La relazione massa-energia è una relazione relativistica ed è complicato spiegarlo senza conoscere la relatività. Non è un concetto intuitivo. Se si applica la relatività ristretta energia e massa sono trasformazione della stessa cosa. In pratica se una particella e un’antiparticella si urtano, annichiliscono cioè si annullano, si trasformano in energia che a sua volta si trasforma in un’altra massa anche diversa da quella di partenza. Massa ed energia sono due aspetti della stessa cosa con una trasformazione di tipo relativistico. Sto semplificando molto. Come quando avete sentito parlare a scuola di energia potenziale ed energia cinetica che sono due forme diverse della stessa energia.
D. Di fronte alla portata di questi studi sull’infinitamente piccolo, la consapevolezza di non saper rispondere a tutto, sentirsi piccolo, impotente, non provoca un senso di angoscia?
Perrotta: Angoscia no, curioso si. In ogni campo, non solo nella fisica delle particelle abbiamo cose da scoprire.Tutti dobbiamo sentirci piccoli di fronte a quello che c’è intorno, ma cerchiamo di vedere il più possibile e si continua ad esplorare.
D. Le nanotecnologie oggi non servono a niente o meglio oggi si stanno apprezzando sempre di più le potenzialità. Riprendo la battuta del professore. Anche per la fisica delle particelle, e forse è ancora più difficile capire, ci potrà essere qualcosa che alla fine servirà o è spiegabile? Mi rendo conto che non è facile.
Perrotta: La fisica delle particelle è fisica di ricerca fondamentale. Non è vero che non serve a niente. Ha una grande valenza culturale, allarga le conoscenze, fa vedere come le cose evolvono. Se partirà l’acceleratore LHC e si scoprirà il bosone di Higgs, non ci saranno applicazioni pratiche e non si tasserà il bosone di Higgs, ma noi avremo ampliato la nostra conoscenza. Avremo fatto progredire la tecnologia e la scienza per tutti. Faccio alcuni esempi: www è un protocollo per lo scambio d’informazioni tra fisici inventato al CERN e oggi si utilizza per ogni tipo di informazione della vita quotidiana; anche i transistor sono applicazioni della fisica delle particelle. La fisica degli acceleratori è fondamentale in medicina per curare i tumori e così l’uso di traccianti nella radiomedicina deriva dalla ricerca di base sugli acceleratori. All’inizio non si sapeva che gli acceleratori sarebbero serviti anche a questo.
Balzani: Per la nanotecnologia è la stessa cosa. La ricerca scientifica può sempre servire. Serve tutto. La nanotecnologia ha già delle applicazioni, pensiamo, per esempio, ai catalizzatori. Il problema è un altro. Abbiamo poche risorse e problemi sempre più grossi, non possiamo finanziare tutto, quindi bisogna lasciare un margine di fondi per la ricerca fondamentale e finanziare anche ricerche più utili. É un grosso problema. Per esempio il problema dell’energia come lo risolviamo? Questo è un enorme problema anche per voi giovani. Guardate che vi toccherà.
D. Come si può fare divulgazione in Italia e rendere il pubblico italiano più sensibile al tema della ricerca scientifica?
Balzani: gli scienziati devono uscire di più dai laboratori e andare tra la gente, spiegare cosa fanno e decidere con la gente. Naturalmente la società deve essere informata per valutare insieme agli scienziati. Oggi non c’è più lo scienziato nella sua torre d’avorio ( che d’avorio non è).Lo scienziato deve avere un ruolo sociale ed essere impegnato politicamente per capire cosa gli sta intorno.
D. Noi studenti cominciamo a studiare le scienze e il sistema nervoso. Come è nato in lei l’interesse? Come può nascere in uno studente l’interesse per queste cose?
Gallese: Il secondo anno di medicina pensavo di fare psichiatria, mi iscrissi a medicina e pensai di fare un percorso in neuroscienze. Feci domanda di internato nel gruppo di neurofisiologi di Rizzolatti, a Parma. Alla fine non feci più lo psichiatra, ma il
neurofisiologo. Cominciai da lì e ho poi continuato il mio percorso di ricerca.
D. Lei ci ha parlato di Biologia Molecolare, di mappatura del genoma umano, della creazione di microrganismi artificiali come il batterio che ci ha mostrato. Inserendo nell’ambiente questi microrganismi non c’è il rischio di alterazione degli equilibri ambientali con conseguenze che non erano state previste all’inizio? C’è un ramo della ricerca che si occupa degli effetti collaterali della costruzione di organismi artificiali?
Ottonello: È l’ambito della bioetica, se ne occupano gli esperti di bioetica.Hanno ostacolato questo tipo di ricerche. Il dibattito è aperto. Quello che vi ho mostrato è un organismo con un genoma minimo fatto di 500 geni. Sono organismi fragili che non resistono fuori del laboratorio, anche perché in questi vengono inseriti geni che li rendono sensibili agli antibiotici e quindi vengono eliminati comunque. Si può pensare ad applicazioni contenute, come per esempio è già stato fatto per la produzione di tessuti che non si macchiano; in contesti estesi ci vuole cautela. Occorre fare un bilancio costi/ benefici /rischi. Se il rischio è ben gestito e contenuto penso che nel lungo periodo valga la pena. La garanzia poi è che la tecnologia ha un suo limite e oggi non è né previsto né pensabile creare niente di più.
D. Lei ci parlava di empatia.Un danno al sistema limbico può modificare l’attività dei neuroni specchio? Autismo e schizofrenia possono essere in relazione con un’alterazione dei neuroni specchio?
Gallese: Domanda interessante.Vogliamo studiare questo tipo di problema, si cerca di capire la modulazione tra circuiti limbici e circuiti specchio Sembra che nell’autismo ci sia un’implicazione, ma la relazione non è ancora chiara. Per la schizofrenia si sa ancora meno, ma ci sono dei progetti che stanno partendo. Si comincia a indagare in collaborazione con altri centri di ricerca.
Conclusioni
É stato organizzato un incontro con docenti e studenti per raccogliere riflessioni e osservazioni sui risultati dell’esperienza. Stimolanti, a parere unanime, gli interventi dei relatori. Interessanti le letture.
Gli studenti rappresentanti delle singole classi hanno ricevuto buoni libro per la biblioteca scolastica.
I costi (limitati) del progetto sono stati sostenuti dalla Fondazione Studium Regiense,che dal 2001 al 2013 ha finanziato al bisogno l’attività del Laboratorio culturale Vallisneri, nato nel 2001 per la promozione della cultura scientifica nelle Scuole Superiori.
Cultura scientifica, cultura umanistica o la Cultura? (2008-09)
Le due culture per naturalmente
“ …le scoperte della scienza dischiudono nuovi scenari e pongono nuovi quesiti che chiamano in causa le stesse humanae litterae…”
Ivano Dionigi
Il rapporto spesso conflittuale tra cultura scientifica e cultura umanistica è stato il tema al centro di un incontro organizzato dal centro Studi la permanenza del Classico (Università di Bologna; 29 e 30 settembre- 1 ottobre 2005).
Il volume I CLASSICI E LA SCIENZA. Gli antichi, i moderni, noi- a cura di Ivano Dionigi, BUR, 2007- raccoglie i contributi di autorevoli esponenti della cultura classica e della cultura scientifica che hanno partecipato all’incontro (Angeletti, Balzani, Bellone, Bignami, Boncinelli, Cacciari, Cambiano, Canfora, F. Cavalli Sforza, Cosmacini, Dario, Dionigi, Galli, Giardina, Giorello, Hübner, Lo Cascio, Moriggi, Odifreddi, Onofri, Redi, Rossi, Steiner, Vegetti)
È risultato un documento ricco di riferimenti in un percorso articolato tra passato e presente, una sollecitazione per riflettere e discutere su un tema importante nel dibattito culturale del nostro tempo: la necessità di superare la sterile dicotomia tra cultura scientifica e cultura umanistica per un dialogo fecondo tra scienziati e umanisti che con linguaggi diversi interpretano la realtà in cui viviamo, aprendo la strada verso la conoscenza della natura e dell’uomo.
Nel volume vengono analizzate le ragioni e le conseguenze di questa dicotomia e le soluzioni da adottare per abbattere un inutile steccato. E si fa riferimento a opere antiche e moderne a sostegno dell’unità della cultura e della la ricerca delle radici comuni in ambiti disciplinari diversi.
“…Si procede, così, dall’anima secondo Platone e Galeno al DNA, dagli atomi di Lucrezio alla tavola periodica di Mendeleleiev, dalla democrazia dello Pseudo-Senofonte alla teoria delle élites, dagli esordi dello stato sociale al moderno welfare, dalla cura del corpo secondo Ippocrate alle biotecnologie, dalla ratio caelestis di Manilio alla teoria del Big Bang, dagli automi di Erone alla robotica medica….”
Da tutte le riflessioni maturate nel corso del convegno è nato una sorta di manifesto (Due lingue, una cultura) che mette a fuoco alcuni punti chiave del tema trattato:
- per promuovere la necessaria intesa tra cultura scientifica e cultura umanistica, ricercatori e docenti dovranno impegnarsi per migliorare il nostro sistema educativo. Si analizza lo stato “sofferente” della ricerca scientifica in Italia e le cause di tale sofferenza.
-scarsa l’attenzione della classe politica per la ricerca scientifica di base e per la cultura umanistica, mentre si è portati a orientare gli investimenti sui risultati immediati delle applicazioni tecnologiche pilotate dal mercato. Una prova di cecità di un sistema politico che non investe in cultura.
-il rischio che si oscilli tra “paura oscurantista e fideismo scientista” è alimentato dal ritmo sempre più veloce del progresso scientifico e della conseguente rivoluzione culturale. La scienza, che non si identifica con le applicazioni tecnologiche, è per sua natura antidogmatica ed è portata a rivedere di continuo i risultati acquisiti e gli obiettivi da raggiungere. Per questo dovrà dialogare con le “humanae litterae… perché non solo lo scienziato, come riteneva Snow, ma anche l’umanista ha il futuro nel sangue”.
L’inevitabile dialogo tra scienziati e umanisti è basato su un comune metodo di ricerca e di valutazione dei dati, di revisione e correzione dei risultati, di controllo da parte della comunità scientifica, di contaminazione del lessico scientifico da parte della cultura classica….”il paradigma cumulativo delle scienze umanistiche, fondato sulla memoria…può fornire un utile complemento e talora un correttivo al paradigma sostitutivo delle scienze esatte perché esso non si esaurisca nella scoperta dell’ultima ora”.
-le scoperte della scienza e le nuove conquiste della tecnologia ci riportano alle antiche domande della letteratura, della filosofia, dell’arte e ripropongono in una chiave nuova le problematiche che riguardano l’identità umana e il valore della cultura.In tutte le scuole, senza distinzione di indirizzo, occorre insegnare queste due lingue. L’insegnamento classico e l’insegnamento scientifico devono coesistere come momenti di uno stesso processo formativo di tutti gli studenti.
Un itinerario formativo efficace potrebbe essere quello di pensare a nuove figure di insegnanti capaci di intrecciare “…le istanze del presente con le parole, i testi e le idee dell’antico …” L’Università dovrà incoraggiare e favorire una formazione permanente e tutti gli uomini di cultura dovranno impegnarsi per sollecitare una coscienza civica attenta a selezionare una classe dirigente più attrezzata culturalmente.
Il volume I CLASSICI E LA SCIENZA è stato consigliato come testo guida agli studenti di alcuni istituti superiori di Reggio Emilia nell’ambito del progetto leggere…e non solo 2008-2009.
Hanno aderito :
-Liceo Ariosto-Spallanzani, sezione scientifica
Docenti referenti (Edgarda Casadio-Maura Corradini- Tiziana Fontanesi- Chiara Mussini- Patrizia Paini)
-Liceo Ariosto-Spallanzani, sezione classica
Docenti referenti (Angelo Armani-Valeria Zini)
-Liceo Scientifico Aldo Moro
Docenti referenti (S. De Angelis-Giovanna Ferrari-Erminia Grassi)
-Liceo Classico, sezione scientifica annessa, “Rinaldo Corso”, Correggio (Reggio Emilia)
Docenti referenti (Elisabetta Grisendi-Romina Sidoli)
…. Altri testi
-Le due culture di Charles P. Snow, interventi di Giulio Giorello, Giuseppe O. Longo, Piergiorgio Odifreddi, a cura di Alessandro Lanni, Marsilio, 2005
La contrapposizione tra cultura scientifica e cultura umanistica già denunciata da Snow nel 1959.
Testo aggiornato alla luce dei cambiamenti di prospettiva del nostro tempo.
-Il quark e il neurone di Elisa Brune, Edizioni Dedalo, 2008
Il racconto brillante e a tratti ironico di una osservatrice curiosa che assiste ad un dibattito sull’unità della conoscenza; ne discutono fisici, matematici, filosofi, teologi, psicanalisti, poeti.
Un testo agile e ricco di spunti di discussione.
-Proust era un neuroscienziato di Jonah Lehrer, Codice Edizioni, 2008
“… una vera celebrazione del pluralismo conoscitivo in grado di superare i dogmi della terza cultura e offrire spunti e occasioni di riflessione sia al critico letterario, sia allo scienziato”.
Sensibilità artistica e intuizione scientifica si intrecciano nelle opere di Walt Whitman, George Eliot, Auguste Escoffier, Marcel Proust, Paul Cézanne, Igor Stravinskij, Gertrude Stein, Virginia Woolf.
Lettura accattivante
-I cinque di Cambridge di John L. Casti (dalla collana Scienza e Idee), Cortina, 1998
Una “fiction scientifica”; “una serata di buona cucina e buona cultura”.
A cena da Snow, l’uomo delle due culture.
Un pretesto per avviare conversazioni stimolanti tra una portata e l’altra con ospiti come Haldane, genetista; Schrödinger, fisico e biologo; Turing, padre dell’intelligenza artificiale; Wittgenstein, filosofo del linguaggio.
Argomento della conversazione: una macchina può pensare? “ma cosa significa pensare?“
-Penna, pennello e bacchetta. Le tre invidie del matematico di Piergiorgio Odifreddi, Laterza, 2005
“Il matematico impertinente” fa vedere il rapporto della matematica con la letteratura, la pittura e la musica e dimostra che “scienza e arte, cioè le rispettive punte di diamante delle due culture, sono visioni complementari e non contraddittorie del mondo, sia esterno che interno.”
-L’evoluzione della cultura di Luigi Luca Cavalli Sforza, Codice Edizioni, 2004
Evoluzione della cultura ed evoluzione biologica a confronto: analogie e differenze.
Il grande genetista allarga lo sguardo oltre i meccanismi genetici per meglio orientare “i nostri modi di concepire le differenze culturali, la presunta esistenza di razze umane, le culture nazionali e le loro relazioni”.
-Le rivoluzioni scientifiche di Thomas S.Kuhn, il Mulino, 2008
Come procede la scienza nella ricerca della verità?
In una successione di fasi storiche tra scienza normale e rivoluzioni scientifiche.
È la tesi avanzata da Khun nel noto saggio pubblicato nel 1962: “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” a cui seguirono altri scritti sull’argomento.
In questo piccolo saggio Khun spiega cosa intende per scienza normale e per rivoluzione scientifica.
-Idea di natura e 13 scienziati a confronto di Elio Cadevo (a cura), prefazione di Corrado Clini, Marsilio, 2008
“…Nella storia del pensiero le definizioni di natura sono state elaborate per lo più dai filosofi. Oggi molti settori della scienza si apparentano con la filosofia e con l’etica e la ricerca scientifica sta modificando il suo approccio alla realtà”.
Un confronto di posizioni sul tema e a fine saggio gli atti di un dibattito interessante su “I limiti della scienza e le sfide della natura”.
-Il supermarket di Prometeo. La scienza nell’era dell’economia della conoscenza di Marcello Cini, Codice Edizioni, 2006
Che cosa sta succedendo nel XXI secolo? “...produzione e distribuzione di un bene collettivo e non tangibile: la conoscenza, sia essa l’ultima frontiera della ricerca, piuttosto che l’intrattenimento di massa…” .
Intorno a questo tema cruciale si snoda un’interessante analisi critica del presente, con uno sguardo lucido e disincantato sul futuro che ci attende.
Utile per la consultazione (oltre 400 pagine).
-Il momento della complessità. L’emergere di una cultura a rete di Mark C. Taylor, Codice Edizioni, 2005
In un quadro di sintesi le dinamiche della complessità che governano i diversi campi della conoscenza.
“…un’inedita concezione della cultura contemporanea, in grado di abbattere le barriere tra universo fisico, biologico e culturale”
Iter
I ragazzi sono stati invitati a organizzarsi in gruppi di lavoro e a rielaborare gli stimoli ricavati dalle letture in un lavoro creativo coerente con lo spirito del progetto, su supporto cartaceo o utilizzando i nuovi strumenti della comunicazione (sceneggiatura per una rappresentazione, filmati, dialoghi, fumetto, altro….).
Sono state fornite indicazioni per una lettura efficace del testo base e per l’eventuale utilizzo degli altri libri indicati (consultazione, selezione di passaggi significativi, lettura integrale….)
Fase conclusiva
A fine percorso sono stati raccolti i lavori di rielaborazione dei diversi gruppi ed è stato organizzato un incontro con docenti universitari dell’area scientifica e dell’area umanistica dell’Università di Bologna per riproporre con i ragazzi un’analisi integrata dell’argomento.
Interventi:
Vincenzo Balzani, Dipartimento di Chimica G. Ciamician
Federico Condello, Dipartimento di Filologia Classica
Marco Ciardi, Dipartimento di Filosofia
Balzani ci suggerisce una chiave di lettura della realtà confrontando la struttura della materia con la struttura del linguaggio in un continuo richiamo alle analogie tra l’architettura del linguaggio e l’architettura della materia descritta dalla chimica. “Le molecole: parole delle cose”
Condello analizza il problema ponendo l’accento su “Totalità del sapere e specialismo dei saperi: dal modello di Aristotele alle due (e più) culture".
Ciardi propone un viaggio nella storia della scienza per cercare testimonianze di interazione feconda tra formazione umanistica e formazione scientifica.
“Un ponte tra le due culture: la storia della scienza”.
Richiama la figura di Galileo Galilei, scienziato con formazione in larga misura umanistica, di Giacomo Leopardi che ebbe da bambino una formazione in ambito scientifico ma la sua poetica è strettamente intrecciata con la scienza.” Galileo e Leopardi sapevano perfettamente definire il ruolo ed i limiti della conoscenza scientifica ed umanistica, ma mai si sarebbero sognati di metterle in contrapposizione fra loro. Lo stesso discorso potrebbe essere fatto per Kant, e innumerevoli altri scienziati, filosofi e letterati. Uno dei veri problemi, semmai, risiede nella continua ed inevitabile specializzazione di tutte le discipline (sia scientifiche che umanistiche), che conduce ad una progressiva chiusura nei confronti degli altri saperi, e alla incapacità (sempre più diffusa) di stabilire i giusti confini e ambiti di competenze fra cultura scientifica e cultura umanistica. “
L’incontro è stato seguito con interesse e curiosità dagli studenti che hanno avuto un’occasione per arricchire ulteriormente l’esperienza di cui erano stati protagonisti.
Il dibattito ha fornito molti stimoli per una riflessione sulle implicazioni di questa tematica nella scuola e nella formazione.
Dai lavori degli studenti:
-ricerca su supporto cartaceo
-DVD
Amore Impossibile.Quando lo scontro diventa incontro (Liceo Ariosto-Spallanzani, sezione scientifica, docente referente Tiziana Fontanesi)
a cura di Chiara Bruni, Giulia Garimberti, Margherita Menozzi, Elena Montorsi, Daniela Pinotti
Gli studenti producono un DVD nel quale interpretano il ruolo dei protagonisti: Nietzsche e Marie Curie, un terzo interlocutore intervista i protagonisti, un ipotetico regista del film rilascia a sua volta un’intervista.
L’intenzione è quella di rappresentare le due culture in opposizione fino ad una conciliazione finale.
La nota dominante è l’approccio ironico dei dialoghi. I ragazzi recitano la parte improvvisandosi attori comici attraverso un adattamento dell’aspetto, dell’inflessione della voce e del tipo di domande e risposte tra i protagonisti del filmato.
Nonostante Babele. Un incontro possibile tra linguaggi diversi
(Liceo Ariosto-Spallanzani, sezione classica; docenti referenti Angelo Armani e Valeria Zini)
di Elena Guidetti (I A), Francesca Avagliano, Irene Iorio ( II C), Marianna Chierici (III C), Lorenzo Ferrari, Alessandro Zadro( II B)
Dialoghi, riflessioni, interviste immaginarie… Una ricerca tra scienza, filosofia, arte, letteratura e una galleria di immagini.
Selezione di brani di musica classica, a cura di Angelo Armani
Nonostante Babele. Un incontro possibile tra linguaggi diversi
“LEGGERE… E NON SOLO”
Anno scolastico 2008-2009
Liceo Ariosto-Spallanzani
Sezione Classica
“Accontentarsi dell’imprecisione significa privarsi di possibilità, escludere ciò che è puramente umano e impoverire i propri mezzi espressivi” (Wassilij Kandinskij)
Alunni: Elena Guidetti (I A), Francesca Avagliano, Irene Iorio (II C), Marianna Chierici (III C), Lorenzo Ferrari, Alessandro Zadro (II B)
Docenti: Angelo Armani e Valeria Zini
“LEGGERE…E NON SOLO”
Che significato può avere oggi, nell’epoca della comunicazione virtuale, dei messaggi ‘usa e getta’ propri della “società liquida”, come l’la chiamata Bauman, proporre a uno studente di affrontare il problema della lettura, e per di più della lettura di testi scientifici? E ancora: quale possibilità di dialogo esiste tra letteratura in generale e scienza, tra filosofia e sperimentazione nel momento in cui regnano sovrane, anche nel tradizionale ambito “umanistico”, le neuroscienze? Siamo ben lontani dal verdetto kantiano sul tramonto dell’imperio metafisico, e oggi ci troviamo piuttosto in una situazione rovesciata rispetto a quella della vecchia filosofia dogmatica: basti pensare alla tendenza più recente, quella della “x-phi”, che vuole spiegare la creatività della mente in base all’attività neuronale registrata dalla scansione cerebrale sottesa ai processi di pensiero. Agli interrogativi suscitati da questo problema, hanno cercato di rispondere ragazzi della sezione ‘classica’ e di quella ‘scientifica’ dello stesso liceo. Lo hanno fatto con i loro mezzi, con le loro conoscenze di studenti ancora ‘da farsi’, senza pretese di compiutezza ed esaustività, ma accogliendo la proposta come un impegno, come una sfida, o anche come un gioco, da prendere però ‘ sul serio’. Il loro è stato soprattutto un lavoro sui libri e sulle parole, impresa in cui la ricerca dello scienziato e quella dello scrittore, per altro, s’incontrano. Ce lo ricorda, fra tanti, anche se riferendosi a studenti di un’altra generazione, come si può vedere anche solo dai tratti riferiti al loro abbigliamento, Primo Levi, chimico e scrittore:
Ho davanti a me la tabella degli elementi chimici, il “sistema periodico”, e provo nostalgia, come davanti alle fotografie scolastiche, i compagni di scuola col cravattino e le compagne con la vereconda tunica nera; “ad uno ad uno tutti vi ravviso…” Delle lotte, sconfitte e vittorie che mi hanno legato ad alcuni elementi, ho già raccontato altrove; così pure, del loro carattere, virtù, vizi e stranezze. Ma adesso il mio mestiere è un altro, è un mestiere di parole, scelte, pesate, connesse a incastro con pazienza e cautela; e così, per me anche gli elementi tendono a diventare parole, invece della cosa mi interessa acutamente il suo nome e il perché del suo nome. Il panorama è un altro, ma altrettanto vario quanto quello delle cose stesse (La lingua dei chimici, da L’altrui mestiere) Valeria Zini
“Lo spazio vuoto e onnicomprensivo ha spezzato tutti quei serrami immaginari e si dilata tutto all’intorno in una immensa distesa per abbracciare innumerevoli mondi. Al sorgere del sole dell’intelletto svaniscano nel nulla tutti quei motori celesti, generati, come dal nulla, dall’utero di una fantasia sconvolta, assistita dall’ignoranza della cattiva disposizione, educati e cresciuti nelle tempeste di notti tenebrose” (Giordano Bruno )
“Ciò che noi chiamiamo ‘opera d’arte’ è il risultato di un’azione il cui scopo finito è di provocare presso qualcuno degli sviluppi infiniti. Dal che si può dedurre che l’artista è un essere duplice, poiché ricompone le leggi e i mezzi del mondo dell’azione in vista di un effetto che riproduca l’universo della risonanza sensibile” (Paul Valéry)
PREMESSA
“Leggere” secondo le grammatiche è un verbo irregolare.
Ci sono delle voci, nella sua coniugazione, che non seguono le regole generali dei verbi della classe a cui questo appartiene. Ciò ha delle motivazioni di lontane origini, da ricercare in mutamenti morfologici della lingua latina e successivamente italiana.
Ma forse c’è anche una motivazione un po’ meno accademica, diciamo. Più soggettiva, più sognatrice, forse anche più infantile. Il verbo leggere è irregolare perché la stessa azione di leggere, con le emozioni, e i pensieri che questa comporta, gli oggetti dell’azione e gli stessi soggetti che la compiono, sono molteplici, e con infinite combinazioni tra di loro.
Un verbo capace di scatenare una tale quantità di soggettività e di vissuti così differenti tra loro, non può che essere irregolare, non trovate?
Hegel sosteneva che la lettura del giornale avrebbe sostituito per l’uomo moderno la preghiera del mattino. Crediamo si sbagliasse, purtroppo. Oggi, al mattino, si prega poco e si legge ancora meno. La lettura è uscita dalla vita delle persone e a questa si sono sostituti i telefoni cellulari, i film, le serie televisive, i quiz, la palestra e mille altre occupazioni.
Una volta il tempo libero coincideva spesso con lo studio, la lettura. Soprattutto quando da bambini ci si immedesimava nelle storie fantastiche dei romanzi di avventura. Nell’antica Roma l’“otium” era il tempo per lo svago e per lo più coincideva con lo studio; la “skolè” greca era letteralmente il tempo che ciascuno teneva per sé.
Verrebbe naturale pensare che nel corso dei secoli le accezioni di questi termini (“ozio” e “scuola”) siano state stravolte.
Chi è oggi che trova nella lettura la strada per evadere dalla realtà? O invece per comprenderla in modo più profondo? Pochi.
Ma per fortuna pochi non vuol dire nessuno. C’è ancora chi trova un rifugio costante e fedele nei libri, un’oasi, se si accetta un termine iperbolico, dove chiudere le porte a inquietudini, a paure, ansie della vita quotidiana. Oppure per affrontarla in modo più consapevole e critico.
Non parliamo solo dei racconti o delle storie per bambini, ma anche di romanzi, più o meno impegnativi, e anche, perché no, testi di carattere specifico, per riflettere, per apprendere, per allontanare di un poco la linea dell’orizzonte della nostra comprensione, limitata, tanto più limitata, quanto più ci illudiamo del contrario.
Leggere, conoscere, apprendere sono per noi sinonimi acquisiti di avere sete. Sete di andare avanti, sete di sapere, sete come tensione verso il futuro, e contemporaneamente verso il passato e dentro di noi. Leggere è dissetarsi, è ancora cercare altra acqua, contemporaneamente assimilando il fiume di parole che abbiamo bevuto oggi, pensandoci, anche inconsciamente, facendone tesoro, riscoprendole più avanti nei nostri ricordi, tornando a un testo non capito tempo fa, e ora così chiaro ai nostri nuovi occhi, grazie ai concetti che abbiamo bevuto prima.
Leggere con ansietà e passione, una pagina dopo l’altra.
Riteniamo il titolo di questo progetto quanto mai appropriato: “leggere e non solo”.
Infatti letteratura è non solo evasione, è superamento dei propri limiti, di stereotipi e pregiudizi, è il raggiungimento di una nuova maturità, è conoscenza: per dirlo con le parole di Umberto Eco, non dobbiamo nutrirci solo di “opere consolatorie”, ma dobbiamo essere affamati di quelle opere che ci mettono in discussione, che creino lacerazioni e scontri, ovvero opere d’arte, nel senso autentico del termine (l’ “ars” latina): opere nate dal fare intelligente dell’uomo, e capaci di comunicare ed agire nel tempo. Francesca Avagliano, Irene Iorio
“L’etica della conoscenza, creatrice del mondo moderno, è la sola compatibile con esso, la sola capace, una volta compresa e accettata, di guidare la sua evoluzione” (Jacques Monod)
Dialogo tra l’anima della letteratura e quella della scienza
Tema: le due culture
Letteratura: è tutto merito mio!
Scienza: Ma cosa dici, è merito mio se hanno fatto tanti progressi.
Letteratura: le voci dei poeti che mi hanno servito, che sono state il mezzo per veicolare la mia essenza, hanno nutrito la loro anima.
Scienza: ma la tua cosiddetta arte non fa altro che alimentare chimere.
Letteratura: sogni, non chimere. I sogni fanno crescere.
Scienza: Ah certo, sogni. Forieri di menzogne, che allontanano dalla via della conoscenza, quella dei fatti, delle dimostrazioni. Sogni che per secoli hanno fatto credere a funamboli perdigiorno di poter raggiungere l’apice della conoscenza. Ma questa cultura di cui tanto ti vanti ha riempito le menti degli uomini di dubbi, rendendoli insicuri rispetto a ciò che li circonda.
Letteratura: sbagli, la storia ha dato all’uomo la coscienza di chi è stato, e quindi di chi deve essere, di chi diventerà.
Ha dato un metro di paragone per orientarsi nel mondo, e non ripetere gli errori, serbare la memoria dei grandi e piccoli eventi del proprio ieri. La filosofia ha dato agli “animali razionali” il modo di scoprire le proprie facoltà intellettuali, rendendo il genere umano consapevole delle potenzialità illimitate del suo lume naturale e della libertà del suo giudizio critico.
Scienza: cosa dire invece della scienza, che si è accollata per tanto tempo l’ingrato compito di risvegliare gli uomini dalle illusioni che i tuoi “uomini di cultura” hanno piantato nel terreno fertile della loro mente? La scienza crea ordine e metodo dove la letteratura porta disordine e superstizioni. Galilei, grande scienziato, ha addirittura sostenuto la tesi secondo cui l’intelletto umano, pur essendo limitato rispetto a quello divino, può raggiungere in ambito fisico e matematico la perfezione grazie, appunto, al linguaggio geometrico che è univoco e manifesto a differenza di quello letterario. Lo stesso Bacone privilegiava le arti meccaniche per il loro aspetto di ricerca progressiva e collettiva, in contrasto con la speculazione che con un uomo solo nasce e con lui muore.
Si avvicina Cartesio: forse dimentichi che oltre a uomini di scienza siamo stati anche grandi filosofi. Proprio non capisco il vostro continuo battibeccare, secoli di cultura non vi hanno insegnato che non esistono due universi separati, due opposte schiere di intellettuali; non vi hanno insegnato che, quando si è voluta creare una dicotomia fra le due figlie di una medesima tensione verso la conoscenza, l’edificio del sapere è stato minato nelle fondamenta e ha rischiato inevitabilmente di crollare?
Galilei non si è forse mostrato in questo un ottimo maestro? Non avete imparato da lui che scienza e letteratura sono due facce della stessa medaglia, due linguaggi di un’unica cultura, di un’unica verità?
Io stesso e altri prima di me, e molti ancora dopo, abbiamo cercato di mettere a punto un metodo nuovo, semplice, unitario, applicabile ad ogni campo del sapere, valido sia per la natura esterna sia per quella interna all’uomo, un metodo che permettesse quindi di studiare anche le affezioni del nostro animo.
Pensate semplicemente alla Grecia antica, ai grandi sapienti del passato le cui conoscenze spaziavano dall’astronomia alla filosofia, dalla matematica alla poesia: l’eco pitagorica risuona ancora nella geometria moderna e nello stesso tempo Platone non avrebbe potuto fare a meno di Pitagora filosofo.
Inoltre, non è certo solo nel passato che si trovano esempi degni di ammirazione. Non cadiamo nella tentazione di elogiare il passato dimenticandoci del presente, di quello che ci circonda. La realtà contemporanea è piena di novità, e di spunti di riflessione.
Per esempio, Edoardo Boncinelli, un esperto genetista ed evoluzionista, spinto da una grande passione ha tradotto nuovamente ben 365 poesie di lirici greci, e ha spiegato che si è limitato a disporre le parole secondo l’ordine naturale, proprio come fa uno scienziato con gli elementi della sua analisi.
Ha espresso anche un’idea molto stimolante, soprattutto perché viene da un uomo di scienza che si accosta con tanta passione e tanto rispetto alla letteratura, ed è la seguente: una teoria scientifica in quanto tale deve mantenere degli elementi di dubbio, perché “se spiegasse tutto non si tratterebbe di una teoria scientifica, sarebbe una professione di fede”…
proprio come la letteratura, quindi, che indaga i sentimenti e i pensieri degli uomini e si riserva di diritto un grosso margine di errore, così fa anche la scienza, entrambe per rispondere alla curiosità di coloro che si mettono al servizio di queste due muse.
Capite dunque che voi, anime della scienza e della letteratura, dovete essere alleate, compagne, dovete completarvi vicendevolmente, fruire ambedue del meglio che ciascuna sa offrire, le generazioni future devono poter stabilire le proprie fondamenta su un bagaglio culturale che sia frutto della vostra collaborazione per potersi trovare “sul confine tra due terre, con lo sguardo rivolto sia avanti che indietro” (Petrarca)
Francesca Avagliano, Irene Iorio
aiwn paiV esti paizwn, pesseuwn. paidoV h basilhih
(“Il tempo è come un bambino che gioca lanciando i dadi; il suo regno è il regno di un bambino”, Eraclito)
“Il tempo non è l’eternità, né l’eterno ritorno. Ed esso non è più solamente irreversibilità ed evoluzione (…) il tempo non è nato con il nostro universo: il tempo precede l’esistenza, e potrà far nascere altri universi” (Ilya Prigogine)
M. C. Escher, Torre di Babele (1928)
“L’universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone di un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente (…) L’uomo, questo imperfetto bibliotecario, può essere opera del caso o di demiurghi malevoli; l’universo, con la sua elegante dotazione di scaffali, di tomi enigmatici, di infaticabili scale per il viaggiatore e di latrine per il bibliotecario seduto, non può essere che l’opera di un dio” (Jorge Luis Borges)
“Si è soliti paragonare la sequenza lineare del DNA a quella delle lettere alfabetiche, che si succedono anch’esse l’una all’altra, secondo certe combinazioni, per formare un testo. Ora, la specificità di un libro o di un cromosoma dipendono dall’ordine nel quale si succedono le unità di base (lettere alfabetiche o radicali nucleici) (…) Il testo genetico è continuamente rimaneggiato, modificato, corretto, adattato nel modo più vario alle condizioni della riproduzione” (François Jacob)
Dialogo tra un matematico e un giocatore di scacchi
Un uomo solitario seduto, un parco di una metropoli non troppo offuscata dal grigio fumoso delle grandi città, di fronte ad un tavolino. Una scacchiera appoggiata, i pezzi che lentamente si collocano nelle loro case, pronte alla gara di ogni giorno. Ed ecco una seconda figura di passaggio, apparentemente interessata a quel consueto e bizzarro spettacolo, fermarsi ad osservare l'affaccendarsi del primo con occhio calcolatore. E quello alza lo sguardo, osservando il curioso e insolito spettatore.
Sono uno scacchista.
- E io un matematico.
I primi raggi del sole colpiscono la superficie legnosa della scacchiera, e riflettono strane armonie di luci ed ombre sugli abitanti del piano casellato.
Lei, passa spesso da queste parti? Non l'ho mai vista, la mattina presto.
- Quando non sono impegnato in calcoli differenziali, o nella dimostrazione di teoremi, mi piace passeggiare per questo parco. A volte, mi piace ritrovare pezzetti del mio lavoro nei fiori, nelle foglie, nella natura in generale; oltre che negli elementi antropici, senz'altro.
Amico mio, lei crede di portarsi il suo lavoro sempre a spasso! Dove ritrova le sue creazioni, i suoi calcoli, qui, in mezzo a questa fiorente natura?
- In ogni struttura naturale vi sono rapporti fra elementi appartenenti ad uno stesso oggetto di una certa specie: qui trovo i miei modelli matematici, qui posso trovare la sezione aurea, il pi greco, la sequenza di Fibonacci; per non parlare poi delle strutture geometriche, delle figure spaziali che in ogni cosa si possono evidenziare, a volte anche complessissime ma in realtà ripetizioni infinite della stessa classe di figure, in ogni loro particolare...Più passeggio in questo parco, più mi trovo d'accordo con Galileo: la natura è un grande libro scritto in lingua matematica.
Non fatico a credere che la geometria si trovi in ogni foglia, in effetti; ma da qui a pretendere che tutto sia matematicamente scritto...mi pare un po' difficile da credere. A partire dall'origine. Ma rispetto l'opinione, e ti risponderò, compagno mattutino, con la mia:
“L'eternità è un fanciullo che gioca, muovendo i pezzi sulla scacchiera: di un fanciullo è il regno” così diceva Eraclito. Mi concederai, nella pochezza delle mie credenze, di non poter contraddire questo filosofo e di immaginarmi un giocatore di scacchi assoluto che, di fronte alla sua scacchiera, si confronta con se stesso – immaginiamo, per comodità e per scongiurare il rischio di blasfemia, che ve ne sia solo uno – e gioca questa grande partita, muovendo i pezzi su questo cosmo-scacchiera. Qui su questa superficie vi sono due principii, il Bianco e il Nero, in contrasto fra loro. Il sovrano è Polemos, sotto il cui segno si svolge tutto il gioco. E così io vedo il mondo, dominato da questa lotta fra i suoi elementi che però è anche strumento di coesione indispensabile, non solo di distruzione e separazione. Ed è tutto così apparentemente casuale, arbitrario, dipendente dal Giocatore che spinge i pezzi su questa tavola di mogano e palissandro...
- ma in realtà non lo è: il giocatore applica una certa logica, nello scegliere le sue mosse.
Solitamente, fa questo: le mosse sono normalmente conseguenza di ragionamenti secondo criteri di utilità, cercando il più delle volte il vantaggio – nessuno, penso, giocherebbe apposta per perdere. Ma nel caso il nostro scacchista assoluto stesse giocando, non so, anche su altre scacchiere? Avrebbe poco tempo per pensare, mi sembra ammissibile. Non potrebbe affidarsi all'istinto, e svolgere la prima mossa che gli viene in mente? Anche i computer, almeno i primi programmi creati per giocare a scacchi, quando avevano esaurito i criteri decisionali che portavano a una vittoria forzata, sceglievano le mosse “a caso”.
- Ne è passato di tempo da allora! Ma al giorno d'oggi, visto che il computer ha ormai dimostrato la sua superiorità computazionale rispetto all'uomo, come puoi ancora sostenere l’aspetto ludico- nel senso del “Polemos” di cui parlavi prima- di un gioco come gli scacchi? Tutti si preparano con il computer, e le prime fasi della partita sono spesso già decise e calcolate in partenza...
Le sorprese sono sempre alle porte, però...non nego, tuttavia, che il computer abbia rivoluzionato le cose nel mondo degli scacchi, e che alcuni di noi pensino che sia stata inferta una grossa, grossissima ferita. Ma questo gioco va avanti, acciaccato dai colpi dell'età e dell'informatica...
- Oltre che della matematica: Zermelo, nel 1912, ha dimostrato che deve per forza esistere una sequenza di mosse che conduca ad un risultato determinato, la vittoria di uno dei giocatori o il pareggio, e che conoscendo l'albero del gioco degli scacchi un giocatore potrebbe avere saldamente la partita in mano già dalle primissime mosse...questo porterebbe ad uccidere il gioco, a distruggere quella piccola finestra sull'universo che tu credi esso sia.
Ne ho sentito parlare: ma non posso fare a meno di sorriderne...mi sono informato su questo tentativo di snaturare il gioco, e ho scoperto che le possibili variazioni da calcolare per sfruttare questo teorema sono superiori di gran lunga al numero degli atomi dell'universo conosciuto!
- Non sono riuscito a farti paura, mi sembra: eppure, quello che volevo dimostrare, è che questo gioco che si svolge su questa scacchiera non è altro che una sequenza logica, sebbene indescrivibilmente complessa, di mosse determinate; insomma, nel tuo microcosmo, che è necessariamente finito, sul quale questo giocatore assoluto passa il suo tempo a spingere pezzi, esistono regole conosciute e conoscibili dalle quali non può assolutamente derogare. E anche i criteri valutativi sono certamente permeati da grandi ragionamenti logici, legati anche alla geometria della scacchiera e dello spazio che sopra vi si delinea...
Quindi tu pensi che solo perché l'inizio è sempre lo stesso, anche il seguito, pressapoco, debba essere lo stesso. Questo mio mondo ha quindi uno sviluppo determinato, e sai già dove andrà più o meno a parare; ti basta calcolare le mosse, e valutare via via le posizioni, per capire chi è in vantaggio, e come si concluderà la partita.
- Precisamente.
Ebbene, mio sterile scienziato, osserva: questa è una scacchiera, e i pezzi sono disposti in quest'ordine preciso; hai già giocato a questo gioco, vero?
- si, mi sono già cimentato davanti a questa scacchiera, e con risultati discreti.
Molto bene: abbiamo ricordato prima le possibilità che da questa posizione derivano.
- sì, un numero finito ma comunque grandissimo di possibilità. Devo calcolarle tutte quante?
E rovinare tutto il gusto del gioco? No, ti chiedo solo di tenere a mente quello che ti dirò: ecco, abbiamo questi pezzi, ognuno nella sua casella di partenza; tutto è normale, tutto è ordinato secondo il regolamento degli scacchi: la regina è sulla casa del proprio colore, il re nella casella accanto, le torri negli angoli, e via dicendo, così per ogni colore.
Ma se io prendo questi pezzi e li distribuisco nelle case della prima traversa in ordine casuale, e faccio questo anche per l'altro colore, in maniera ovviamente simmetrica, ora ho creato un gioco parallelo agli scacchi normalmente intesi, “ortodossi”, ma in cui non esiste preparazione teorica, non quella basata sui libri che puoi trovare facilmente in commercio, almeno.
- Hai cambiato la base. Vuoi dire che cambierà anche il gioco, insomma?
Non completamente: il regolamento, dopo tutto, non è poi così differente; l'arrocco, per esempio, si può attuare solo se si verificano le stesse condizioni per le quali vale negli scacchi ortodossi. Quello che voglio dimostrarti è che così abbiamo creato una specie di microcosmo secondario e alternativo, un altro mondo possibile, dove, è vero, valgono le stesse regole...ma l'evoluzione, lo spirito della partita, dipendono solo dalle condizioni iniziali, che sono assolutamente casuali!
- hai abbattuto il Teorema di Zermelo riguardo agli scacchi assoluti, quindi. Lo trovo già un risultato adeguato, per un gioco che poteva dichiararsi finito di fronte all'era del computer.
Ho solo posto qualche ostacolo in più...diciamo un altro numero inimmaginabile di possibilità da calcolare. Magari questo scoraggerà qualche informatico troppo poco romantico.
- Questo non cambia di molto le cose, tuttavia... questo, diciamo, “mondo” che hai creato risponde a delle regole fissate, che sono le stesse di una consueta partita a scacchi. Gli obiettivi sono gli stessi, i movimenti dei pezzi, le norme a cui sono sottoposti non hanno subito modificazioni...
Siete così poco sognatori, voi matematici! Qui Fischer, l'ideatore di questa variante degli scacchi, ha avuto un lampo di genio: voleva eliminare quella preparazione a tavolino che ormai è caratteristica della professione scacchistica, e lasciare spazio al puro talento e all'amore e alla comprensione del gioco! Le regole sono le stesse, sì, ma bisogna conoscere le finezze, le norme e le eccezioni che sono peculiari di certe situazioni, così come si deve stare attenti a distinguere i comportamenti di un corpo in caduta libera o immerso in acqua! Sono quadri ben differenti fra loro, e per destreggiarsi abilmente bisogna avere intuizioni adeguate!
- Intuizioni? Nulla di più lontano dall'intelletto, mio caro artista funambolo tra le nuvole. La ragione ricerca forme e formule, i concetti al di sotto della realtà fenomenica, le rappresentazioni intellegibili di questa realtà. Noi cerchiamo l'oggettivo, l'ossatura logica dietro le cose; e questa struttura, se è determinabile matematicamente, può essere evidenziata mediante assiomi, teoremi, attraverso calcoli ed analisi geometriche, semplificando via via ogni cosa. Le nostre formule, i nostri grafici, in realtà sono riduzioni estreme di dati fenomenici del mondo, nel percorso di ricerca per trovare quell'assioma, quell'equazione che sta davvero alla base delle leggi della Natura.
E qualcuno è mai riuscito a descrivere il mondo essenzialmente con poche formule? Non mi pare...allora perché sei così sicuro che sia possibile? E se fosse tutto casuale?
- E' proprio perché scienziati come noi impiegano la vita per cercarle: è questa la prova della nostra fede in un mondo matematico.
Non mi convinci ancora: le tue teorie possono spiegare, forse, la natura delle cose, ma non puoi provare che sia univocamente così! E gli scacchi sono una prova, non è tutto determinato, non c'è un'unica geometria, ma tante geometrie relative, dipende tutto dalla struttura dei pedoni, dalla disposizione dei pezzi...e ogni volta è diverso! Non può esistere una spiegazione matematica di tutto...
- Prendi la tua scacchiera: essa è composta da otto colonne di otto caselle verticali, e così vale anche per le righe orizzontali. E' un quadrato, uno dei poligoni regolari. E all'interno, i pezzi seguono regole definite; questo pezzo – il Cavallo, ad esempio – può muoversi solo secondo la funzione che gli è stata originariamente assegnata, e rimane ordinatamente legato a questi movimenti, dentro questo piano diviso in caselle. Questo è un sistema, apparentemente casuale, perché dipendente dall'arbitrio dei giocatori, ma in realtà non è altro che un grande tavolo dove si disputa una contesa che ha alla base un assioma fondamentale, la posizione iniziale dei pezzi, e i suoi corollari, quegli stessi movimenti legali, logici, dei pezzi, e un certo numero di teoremi, che rappresentano le posizioni terminali delle partite, ad esempio uno scacco matto. Un microcosmo, posso accettarlo, come tu dici, che può anche rispecchiare il mondo in cui noi viviamo; ma esso non può esulare dalle regole prefissate, dalle norme stesse che governano il gioco, così come il mondo, pur apparentemente casuale, è in realtà dominato da sistemi di leggi non solo fisiche, ma anche matematiche.
Ma perché allora proprio questa forma? Queste regole, questi pezzi, questa modalità di gioco? Sono determinate queste regole, è vero, ma da chi, per primo?
- Da colui che si fece pagare, furbescamente, gran matematico, con un chicco di riso sulla prima casella, due sulla seconda, quattro sulla terza...
Mi riferivo a qualcosa di più metafisico, non alla creazione del Chaturanga; che, per inciso, è una rappresentazione dell'ordine sociale umano sulla scacchiera...
- Oh. ...matematicamente, non sono sicuro di poter azzardare una risposta logica.
Non conosciamo, dunque, questo giocatore. Per lo meno, possiamo dire che non gioca a dadi. Una partita?
Il matematico siede ora di fronte allo scacchista. Bianchi contro Neri. Una foglia mossa dal vento ha appena illuminato la casella sulla quale il primo pedone è stato posato, suggellando l'inizio di una nuova partita. Nuova? Chissà se quei due, in un nodo del teorema di Zermelo applicato alla vita, non abbiano in realtà già giocato in una mattina solare come questa...
Marianna Chierici
BIBLIOGRAFIA:
- Friedrich Dürrenmatt, Una partita a scacchi con Albert Einstein, Diogenes, 1979 (trad. di Andrea Micher, edizioni Casagrande, 2005)
- Emanuele Franz, “Filosofia e scacchi – per un'introduzione ad una filosofia degli scacchi” da Noumenologia, Bastogi Editrice, 2004
- John D. Barrow, Perchè il mondo è matematico?, Edizioni Laterza, 1992 (lezioni italiane, 4)
- Piergiorgio Odifreddi, Il computer di Dio – pensieri di un matematico impertinente, Raffaello Cortina editore, 2000
- Roberto Lucchetti, Di duelli, scacchi e dilemmi – la teoria matematica dei giochi, Bruno Mondadori, 2008
- saggio di Marco Di Paolo, Scacchi e Filosofia – la metafora degli scacchi, pubblicato online il 5/6/2007
- lectio magistralis “Scacco alla matematica” - conferenza del 17/03/2007 coordinata da Piergiorgio Odifreddi fra il campione mondiale di scacchi Boris Spassky e il Premio Nobel per la Fisica Zhores
Alferov
Pablo Picasso, Les Demoiselles d’Avignon (1907)
New York, Museum of Modern Art
“Per intuito intendo non la mutevole certezza dei sensi e il giudizio fallace di un’immaginazione che compone male il proprio oggetto, bensì la concezione di uno spirito puro e attento” (Cartesio)
“La visione non è una certa modalità del pensiero, o presenza a sé: è il mezzo che mi è dato per essere assente da me stesso, per assistere dall’interno alla fissione dell’Essere, al termine della quale soltanto mi richiudo su di me. I pittori l’hanno sempre saputo. L’occhio compie il prodigio di aprire all’anima ciò che non è anima” (Maurice Merleau-Ponty)
Intervista doppia: il pittore Pablo Picasso e il matematico Euclide
NOME?
- Pablo Picasso.
- Euclide.
QUANDO SEI VISSUTO?
• Dal 1881 al 1972.
- Nel III secolo a.C.
COSA FAI NELLA VITA?
- Il pittore.
- Lo studioso di geometria.
DEFINISCI IL TERMINE “ARTE”
- L’arte è l’espressione pura nella sua forma più autentica. Trasmette emozioni e svela un mondo immateriale, ma non per questo irreale. L’arte non si limita a copiare o seguire
schemi prefissati: l’arte crea.
- L’arte è il saper accostare forme, linee e piani; è la mimesi studiata ed elaborata secondo canoni prestabiliti, senza i quali diventerebbe illogica e fine a se stessa.
DEFINISCI IL TERMINE “GEOMETRIA”
- La geometria è la scomposizione di piani, il ritorno all’essenziale; rappresenta un mezzo molto importante per esprimere l’arte (e non solo), ma rimane sempre uno strumento che per acquistare valore necessita di essere impiegato in un’altra disciplina: non può essere utile ed autonoma contemporaneamente.
- La geometria è la ricerca di una realtà effettiva. Spiega e perfeziona concetti altrimenti approssimativi. Vi è geometria e proporzione in ogni cosa; la si può pertanto ritrovare in qualsiasi arte o tecnica: senza geometria non avremmo canoni.
QUANTE SONO LE DIMENSIONI?
- Lunghezza, larghezza, altezza e tempo; la quadrimensionalità nel cubismo è delegata ad una ricomposizione mentale delle varie vedute. Io dipingo ciò che percepisco, non necessariamente ciò che vedo; il fatto che io non veda il tempo non significa che non lo percepisca, e neppure che esso non sia reale.
- Lunghezza, larghezza e altezza. Secondo il mio quinto postulato vi è una sola parallela passante per un punto esterno ad una retta data, pertanto lo spazio non può essere iperbolico.
COSA INTENDI PER BELLEZZA?
- La bellezza è una concezione relativa. Il bello assoluto non esiste, vi è una bellezza diversa in ogni cosa. Non necessariamente l’arte deve essere bella da guardare, bensì bella da osservare e da cogliere, poiché nel primo caso la concezione di bellezza di una forma si arresta ad un livello superficiale, nel secondo caso si tratta di una bellezza compresa a fondo.
- La bellezza di ogni cosa sta nelle linee, che costituiscono i contorni della cosa stessa e che si ottengono mediante riga, compasso e squadra. Tali cose, infatti, non sono belle in maniera relativa o soggettiva, ma per loro propria natura, in se stesse. La bellezza è qualcosa di assoluto, e l’unica manifestazione della bellezza assoluta è proprio la geometria perfetta e canonica delle forme, colte nelle loro divine proporzioni.
QUALI SONO GLI STRUMENTI NECESSARI PER SVOLGERE IL TUO MESTIERE?
- Emozioni da cui poter attingere, colori, pennelli, matita, squadra, riga e compasso, ma soprattutto la giusta ispirazione.
- Precisione, calcolo, squadra, riga e compasso, uniti ad una grande immaginazione.
COS’E’ L’INFINITO?
- L’infinito è lo spazio-tempo occupato da un corpo che compie un gesto dinamico, perciò la quarta dimensione è infinita. Il tempo stesso è infinito.
- L’infinito è un susseguirsi di punti illimitati, e tra due punti di questa sequenza ve ne è sempre un terzo. La retta è l’esempio più appropriato di “infinito”.
QUAL È IL TUO PARERE A PROPOSITO DELL’OTTICA E DELLA PROSPETTIVA?
- L’ottica e la prospettiva rappresentano due concetti geometrici fondamentali, che sono essenziali nella rappresentazione di un soggetto attraverso il disegno. Ciò non toglie che io non mi limiti a riprendere la realtà nel modo più verosimile possibile, ma anzi cerchi di mostrare contemporaneamente più punti di vista di un corpo o di un oggetto. Possiamo dire che cerco di distribuire un solido su una tela bidimensionale. La prospettiva è di certo il concetto geometrico che influisce di più, tra i due, sul mio mestiere: secondo la prospettiva si deve considerare la tela come una finestra dalla quale si vede con un solo occhio il mondo esterno.
- L’ottica è stata sempre per me oggetto di molti studi, che ho raccolto in una teoria completa codificata nell’ “Ottica”. Le più importanti delle mie considerazioni stabiliscono che gli oggetti determinano un cono di raggi rettilinei convergenti nell’occhio, avente come base il contorno dell’oggetto.
La percezione della grandezza dell’oggetto è determinata dall’angolo sotteso: in particolare, quando l’oggetto si allontana diventa sempre più piccolo, fino al cosiddetto punto di fuga, in cui scompare.
Nella percezione due rette parallele appaiono perciò convergenti, e viceversa due rette convergenti vengono intese come parallele. L’ottica determina quindi il cono della visione rispetto ad un occhio; la prospettiva, al contrario, si occupa dell’intersezione di questo cono con un piano, pensato come una tela su cui rappresentare l’immagine vista dall’occhio.
QUAL È LO SCOPO DELLA TUA VITA?
- Trasmettere un’emozione attraverso l’intensità espressiva di un’immagine studiata per mostrare più di quanto l’occhio sia in grado di vedere ed ottenuta mediante l’utilizzo di un accurato metodo geometrico.
- Perfezionare e definire posizione e proprietà di ogni corpo presente nello spazio.
Elena Guidetti
“Da tempi immemorabili l’umanità è soggetta al processo dell’incivilimento (…) Dobbiamo ad esso il meglio di ciò che siamo diventati e buona parte dei nostri mali” (Sigmund Freud)
“Finché odio, sospetto e paura dominano i sentimenti degli uomini, non possiamo sperare di sfuggire alla tirannia della violenza e della forza bruta (…) Desidereremo che il nostro paese sia grande nelle arti della pace, eminente nel pensiero e nella scienza, che sia magnanimo e giusto e generoso. Desidereremo che porga il suo aiuto all’umanità sulla strada verso un mondo migliore, di libertà e di concordia internazionale che dobbiamo creare” (Bertrand Russel)
Una storia e qualche domanda
La stanza era un luogo buio e chiuso quasi su se stesso, senza finestre, apparentemente cupo e tetro, solo in parte era rischiarata da una luce che si posava morbidamente su un viso d’uomo barbuto.
Se ne stava seduto su una poltrona, fumando al lume di una candela colata completamente su un tavolo tarlato.
Il braccio destro, con la sigaretta fra l’indice e il medio, rimaneva sospeso mentre il gomito poggiava sul bracciolo color rosso scuro, che si scorgeva appena e che era avvolto dall’inevitabile ombra della sagoma umana.
Un pesco si ergeva dal suo vaso rettangolare al centro della stanza, illuminato dal largo tronco fino ai rami che si stagliavano come braccia tese al cielo.
Le sue foglie, piccoli capolavori di un’arte senza tempo, coprivano l’arbusto intero.
L’uomo fissava questo miracolo naturale con occhi attenti e vigili, pronti a osservare ogni piccolo accrescimento della pianta, quasi a voler cogliere il tempo.
Che cos’e la vita?
L’alberello cresceva a poco a poco e l’uomo, sapiente ma non saggio, proiettava nella sua mente le varie fasi che avevano preceduto quell’istante.
Vedeva il seme, nucleo unitario del creato, che, dopo avere germogliato, plasmava il nulla per ottenere la vita, della quale poi gioiva accrescendosi e perfezionandosi.
Un avvicendarsi di fasi che ciclicamente si ripeteva dall’alba dei tempi, immutato, nato immune dall’imperfezione e ora considerato dall’uomo un semplice e comune procedimento.
L’essere umano, convinto sempre più di poter sfruttare un così bel dono, parlava a se stesso, cercando di capire in che modo dominare l’esile arbusto.
Nella naturalità e semplicità della nascita e dell’evoluzione del vegetale che gli stava accanto, l’uomo osservava con il lume a sua disposizione tutte le caratteristiche della pianta, rimanendo ammaliato da tanta potenza di creazione.
Ma al contempo si preoccupava di come potere ottenere un simile risultato, alimentando questa idea tracotante.
Pensava a come sfruttare per i propri interessi l’innocente naturalità dell’essere vivente.
Così, fiero e cieco, contemplava ciò di cui mai sarebbe stato padrone ma piuttosto schiavo.
La vita, per l’uomo, consisteva nel dovere scegliere se convivere con il pesco nutrendosi dei suoi frutti o se piegare ad un assurdo progetto di dominio tutto ciò che in così grande abbondanza gli veniva offerto.
Quale verità?
Il lume con cui l’essere pensante si faceva luce, si consumava sempre più e la cera cadeva inevitabilmente sulla pianta osservata.
Così, al contatto con questa sostanza, le foglie dell’albero ingiallivano e morivano per il caldo soffocante che le opprimeva.
L’uomo, senza timore di usare il lume che millenni di esperienza gli avevano fornito, continuava ad osservare la pianta che a poco a poco moriva sotto i duri colpi di una curiosità così aggressiva.
Il povero arbusto, esausto per quella attenzione mortale, gridava silenziosamente riempiendo la stanza di un sordo rumore, che l’udito dell’uomo non riusciva a percepire.
La terra del vaso sembrava ritirarsi sempre più, quasi come se scappasse da una forza malvagia e resa impermeabile a causa dello strato di cera che, colando dalla candela, non permetteva alle radici di nutrirsi.
Così l’uomo incuriosito calmò la sua cieca volontà di potenza e, posato il lume, si rimise a sedere.
Solo più tardi vide ciò che stoltamente aveva provocato. : il pesco, privo di foglie, piangeva lacrime di resina, sfinito e ormai sopraffatto.
Che cos’è la morte?
Il cero si era quasi totalmente sciolto.
Rimanevano pochi minuti di fievole luce e l’uomo se ne stava lì, seduto sulla comoda poltrona, a fissare il vuoto, angosciato dal buio che lo avrebbe circondato.
L’alberello, ormai privo di soffio vitale, accoglieva ciò che il duro destino gli aveva riservato con la calma rassegnazione di chi avrebbe continuato, nell’ombra, a rigenerarsi.
L’arbusto, figlio di natura perfetta, era consapevole che avrebbe reso il terreno più ricco con la sua morte e che avrebbe dato così nuova vita ad alcune delle sue gemme che si erano salvate dall’irresponsabile aggressione.
Il suo morire non segnava la sua fine.
Negli ultimi istanti che lo avrebbero condotto alla morte, l’uomo, invece, si disperava per l’effimero tempo trascorso nella stanza, urlando contro il nero ed oscuro soffitto.
La candela, fonte di ragione, si spense, avvolgendo di un buio totale la figura umana immobile come un fantoccio di cera.
Altre domande, senza risposta
Immaginando un dialogo fra uno scienziato e la natura e parlando in termini più scientifici, si aprono numerose questioni di carattere etico che non potranno certo essere sviscerate in poche pagine.
Scrivere riguardo a problemi così vasti potrebbe risultare presuntuoso o comunque, sicuramente, noioso; vogliamo pertanto impostare il lavoro con l’ausilio di domande aperte, in modo che il lettore non si senta intrappolato dalla “prigione di parole” di un testo e si possa così sentire libero poiché nulla gli viene imposto nella lettura.
O.g.m ?
Riguardo a tale tema lo scienziato, favorevole o contrario a inserire modificazioni a livello del patrimonio genetico, risponderà sempre che l’obbiettivo che ci si prefissa quando vengono elaborate queste nuove tecniche è quello di salvaguardare la natura da nuovi possibili scenari drammatici causati in parte dall’uomo.
La natura, fonte di inesauribile saggezza, replicherà probabilmente con convinzione che non occorre far mutare di proposito un suo elemento per cercare di farlo adattare alla vita degli altri esseri viventi, ma occorre piuttosto che gli stessi individui imparino a convivere con tutto ciò che li circonda.
E’ meglio dunque accettare che la tecnologia, costruita per molti aspetti su basi di arrogante dominio, progredisca permettendoci una qualità della vita migliore oppure lasciare che le persone comincino a capire cosa realmente è importante per la salute propria e per quella dei figli che verranno?
Crediamo forse che ciò che ci circonda sia una fonte costante ed inesauribile di risorse a vantaggio dell’uomo?
È, insomma, l’uomo che si deve adattare alla natura o è l’ambiente naturale che si deve adattare ai suoi dominatori?
La scienza ci ha messo tra le mani le armi più potenti che abbiamo mai avuto, eppure sembriamo immaturi e non pronti a riceverle, quasi come se ad un bambino un po’ maldestro il genitore desse un coltello da cucina.
Crediamo, infatti, di essere sufficientemente saggi da poter modificare a nostro piacere, uso e consumo, l’ambiente che ci sta attorno e che ci accompagna dalla notte dei tempi.
L’esempio più caratteristico è quello degli “organismi geneticamente modificati”, riguardo ai quali si discute da diversi anni.
Un difensore della natura sosterrebbe che l’integrare geneticamente quel “qualcosa in più” aggiunto al vegetale significhi stravolgere l’intero ecosistema, alterando in modo irreversibile la biodiversità e rischiando di non risolvere il problema dell’equilibrio tra popolazione e risorse, ma anzi rendendolo più grave.
È infatti noto che se alle piante si fornisce una protezione tramite procedimenti di mutazione del patrimonio genetico, l’agente patogeno si adatta con il tempo a tale modifica, ricominciando la sua opera di distruzione.
Un sostenitore dell’applicazione dell’ingegneria genetica direbbe, invece, che le nuove tecniche possono incrementare e migliorare la produzione di materie prime indispensabili per sfamare i miliardi di uomini del pianeta.
È dunque meglio seguire l’esempio della natura, la quale, se potesse avere parola in questa sede, sarebbe d’accordo con la sospensione di ogni mutamento da parte della mano dell’uomo, oppure cercare rimedio alle carenze alimentari con queste nuove tecniche?
Nucleare ?
L’energia nucleare, quella per usi civili (escludendo a priori ogni forma di guerra atomica o attacco mirante a mettere fine a vite innocenti), è un altro problema del nostro tempo, ancora troppo superficialmente affrontato in ogni paese del mondo.
Se da un lato ha portato benefici a milioni di persone attraverso la produzione di energia elettrica, dall’altro ci ha posto davanti il problema, di difficile soluzione, delle scorie.
Infatti, gli scarti delle reazioni del nocciolo nucleare suscitano problemi di collocazione e smaltimento per la loro pericolosa capacità di contaminare gravemente l’ambiente e gli esseri viventi che vi vivono attorno.
Fino a qualche anno fa si pensava che per liberarsi dalla “scocciatura” delle scorie sarebbe stato meglio farle affondare negli abissi marini dei due poli glaciali.
E’ dunque lecito pensare di risolvere un problema in questo modo, nascondendo “la polvere scomoda” sotto il tappeto dei ghiacciai, senza preoccuparsi che la questione possa “riemergere” nell’arco di pochi anni mettendo a dura prova il mondo dei nostri figli?
Non è forse meglio sfruttare ciò che la natura di suo ci offre con le energie rinnovabili, impiegando capitali nazionali e privati nella diffusione di queste nuove frontiere e così evitare l’eccessivo e indiscriminato inquinamento dell’ecosistema?
La risposta pare scontata, ma dato che l’uomo contribuisce sempre più a peggiorare condizioni non solo legate allo smaltimento delle scorie nucleari ma anche alle innumerevoli emissioni di anidride carbonica, non ci sembra poi così ovvia.
Anche in questo caso, il quesito fondamentale è se l’uomo debba cercare di rispettare la natura adattandosi al suo fragile equilibrio, oppure la natura debba assoggettarsi all’uomo.
Il dramma dei cambiamenti climatici
Il fenomeno più evidente che segnala l’inquinamento atmosferico è il cambiamento del clima che ci circonda, spesso e volentieri ricordato assieme al fenomeno dell’”effetto serra” quale principale causa dello scioglimento dei ghiacciai.
Spesso ci soffermiamo su aspetti secondari, specialmente legati ai danni economici o fisici più immediati, e restiamo pressoché insensibili alle situazioni realmente drammatiche della nostra realtà; sappiamo tutto delle ultime scoperte riguardo ai danni apportati dal telefono cellulare al sistema nervoso, ma non ci rendiamo conto che in pochi anni il continuo innalzamento dei mari provocherà seri danni a decine di milioni di persone che si troveranno a dover emigrare oltre che a diverse altre specie animali.
Non sarebbe dunque auspicabile che scienziati, tecnici ma anche politici si applicassero a questioni così fondamentali oppure si deve abbandonare una materia così complessa e delicata al gioco delle opportunità che prevalgono di volta in volta?
La natura riuscirà a vincere con reazioni più forti la prepotenza umana?
E’ giusto che l’uomo continui a danneggiare il suo stesso pianeta per gli innumerevoli interessi economici che stanno dietro determinate scelte di politica energetica ed ambientale?
Cosa direbbe la natura, stravolta e vinta, riguardo all’operato delle sue creature più raffinate?
Noi possiamo continuare a fare l’unica cosa che ci è possibile, ovvero porci domande, consapevoli che ciò che riserverà il domani sarà la risposta.
Alessandro Zadro e Lorenzo Ferrari
“L’esperienza più bella che possiamo fare è quella del mistero della vita. È il sentimento originario da cui ha origine ogni vera arte e ogni scienza. Quando non lo si conosca, quando non si sappia più stupirsi, meravigliarsi, è come se si fosse morti, come se il nostro sguardo fosse spento” (Albert Einstein)
“Studiando l’arte giapponese, si vede un uomo indiscutibilmente saggio, filosofo e intelligente, che passa il suo tempo a far che? (…) a studiare un unico filo d’erba. Ma questo unico filo d’erba lo conduce a disegnare tutte le piante, e poi le stagioni, e le grandi vie del paesaggio, e infine gli animali, e poi la figura umana” (Van Gogh)
“E qual maggior sciocchezza si può immaginare di quella che chiama cose preziose le gemme, l’argento e l’oro, e vilissime la terra e il fango? E come non sovviene a questi tali che, quando fusse tanta scarsità della terra quanta è delle gioie o de i metalli più pregiati, non sarebbe principe alcuno che volentieri non ispendesse una somma di diamanti e di rubini e quattro carrate di oro per aver solamente tanta terra quanta bastasse per piantare in un picciol vaso un gelsomino o seminarvi un arancino della Cina, per vederlo nascere, crescere o produrre sì belle frondi, fiori così odorosi e sì gentili frutti?” (Galileo Galilei)
Testi musicali (a cura di Angelo Armani):
BACH, L’arte della fuga
DEBUSSY, Pagodes
FRESCOBALDI, Fantasia 1
LIGETI 1
MESSIAEN, Danse de la fureur
Nel mistero della mente (2009-2010)
Una rielaborazione dal saggio Proust era un neuroscienziato di Jonah Lehrer, Codice Edizioni, 2008 e a seguire libere letture tra arte e scienza. Creatività e immaginazione nei lavori di rielaborazione degli studenti.
Recitare la scienza (2011-2013)
L’idea guida del progetto Recitare la scienza: adattare un testo scientifico ad uno spettacolo teatrale e proporre a un gruppo di studenti del liceo classico di diventare protagonisti di questo esperimento.
Recitare la scienza è stato sviluppato in due tappe: nella prima tappa (2011-2012) lettura e adattamento del testo allo spettacolo teatrale, nella seconda tappa (2012-2013) approfondimenti delle tematiche sfiorate nello spettacolo.
Il saggio
la più bella storia del mondo. Il segreto delle nostre origini
di Yves Coppens, Reeves Hubert, Joel Rosnay e Dominique Simonnet, Mondadori, Oscar saggi ( marzo 1999, fuori catalogo)
Y. Coppens, paleontologo, scopritore di Lucy
H. Reeves, astrofisico, docente di cosmologia a Montrèal e a Parigi
Joel Rosnay, un’autorità in chimica organica
D.Simonnet, redattore capo dell’Express
FASE 1 Spettacolo teatrale
Siamo figli delle stelle
Dal libro la più bella storia del mondo. Il segreto delle nostre origini prende forma lo spettacolo costruito in tre brevi atti in cui gli studenti, con ironia e freschezza, interpretano il ruolo di un chimico (Joel Rosnay), di un astrofisico (H. Reeves), e di un paleontologo (Y. Coppens), intervistati da un giornalista curioso e vivace (Dominique Simonnet).
La curiosità si fa strada tra le domande alla scoperta dell’origine dell’universo, del mistero della vita fino alla comparsa di Homo sapiens.
Attraverso il lungo cammino della conoscenza percorriamo con stupore le tappe che nascondono il “segreto delle nostre origini”.
Scopriamo di essere “figli delle stelle”. Un unico scenario, un lungo cammino a tappe, dall’immensità del cosmo fino a noi.
Interpreti
Fabia Maramotti
Nicolò Chiesi
Pietro Setti
Caterina Stamin
Alessandro Bazzoli
Andrea Menozzi
Regia, sceneggiatura, costumi: Jessika Catellani
Docente referente del liceo classico: Valeria Zini
Reggio Emilia, 13 maggio 2012-Teatro S.Prospero
Le riflessioni del docente referente e di alcuni “attori”
La reazione iniziale, quando l’amica Lucia mi ha invitata a far rappresentare a un gruppo di miei allievi uno spettacolo tratto da un testo scientifico, è stata di incertezza, di perplessità. Come far diventare complesse questioni di biologia, paleontologia, astrofisica materia di azione scenica, come evitare il rischio dell’erudizione noiosa, oppure quello di un superficiale dilettantismo, e soprattutto in che modo motivare all’argomento studenti di liceo classico, abituati ad associare il teatro ai testi di Sofocle, di Shakespeare, di Beckett, ma non certo di Darwin o di Hawking?
Ho deciso comunque di accogliere la sfida e di “lanciare” ai ragazzi la proposta. Hanno aderito, in modo assolutamente libero, studenti e studentesse della terza e della quarta classe del mio corso, rispettivamente al primo e al secondo anno dello studio della filosofia (e solo in parte già avviati alla fisica, ma non ancora all’astronomia). Il risultato è stato sorprendente anche per me. Non solo per il risultato finale – quello di una bellissima serata a teatro, alla presenza di tanti giovani, di professori, di famiglie, tutti entusiasti- ma per l’interesse e la vivacità che gli “attori” hanno mostrato per tutto il tempo della lettura-assimilazione del testo e delle prove. Non si è trattato di una sottrazione di energie alla quotidiana attività in classe, ma al contrario di un potenziamento e un arricchimento del lavoro comune.
Ecco, a distanza di qualche anno, la testimonianza di alcuni di loro:
Valeria Zini
La partecipazione al laboratorio teatrale "Siamo figli delle stelle" è stata una piacevolissima esperienza che ha dato la possibilità a me e ai miei colleghi-attori di avvicinarmi al tema della divulgazione scientifica con la serietà di un progetto liceale e con la leggerezza di una attività di teatro. Credo che sia stato proprio questo connubio a favorire in primis la buona riuscita dello spettacolo e chiaramente del progetto più ampio di sensibilizzazione e di formazione che era sotteso. Per la mia esperienza, non posso che consigliare attività che come questa, a partire da solidi presupposti di ricerca (sia scientifica che umanistica), si servono dei mezzi del teatro e dello spettacolo per la diffusione del sapere; si tratta di una sorta di didattica aperta alla cittadinanza, che, in questo caso, riveste il ruolo -attivo- di pubblico dello spettacolo e quindi di fruitore del messaggio. (Andrea)
Per me lo spettacolo ha costituito un’esperienza molto formativa dal punto di vista scientifico, poiché, da studente del classico, ho affrontato materie che non sono quelle caratterizzanti per eccellenza l’indirizzo scolastico che seguivo e ho scoperto nuovi particolari e storie affascinanti, dalla nascita dei primi esseri viventi fino all'uomo. Questa esperienza mi ha in parte orientato anche rispetto alla scelta successiva degli studi universitari.
La cosa fondamentale che mi ha permesso però di recitare è stato il divertimento, perché sono stati momenti davvero belli ed emozionanti (si rideva parecchio durante le prove) ed è stato un bellissimo modo per uscire dalle giornate di studio e dalla routine quotidiana. Inoltre mi ha dato tantissima soddisfazione vedere un’opera, per la realizzazione della quale abbiamo lavorato alcuni mesi, essere così apprezzata dai compagni, dalle famiglie e dai professori (Pietro)
Aver avuto l’opportunità di studiare e recitare la storia della scienza, dell’astronomia e della nascita del mondo durante lo spettacolo Siamo figli delle stelle è stata una delle esperienze più emozionanti e costruttive che io abbia vissuto durante i miei anni al liceo classico. Raccontando la nascita della terra e il modo in cui scienziati di tutto il mondo per secoli hanno studiato, interpretato e scoperto l’origine dell’universo, mi sono resa conto di quanto ci possano arricchire attività che svolgiamo a margine del nostro percorso di studi. Questo spettacolo non solo mi ha spinto a pormi tante domande, a leggere nuovi testi, ma anche ad osservare cose a cui prima non facevo abbastanza caso: ad esempio mi ha fatto guardare con occhi diversi il sorgere del sole e il suo tramonto e mi ha fatto stare a naso in su per guardare il cielo ed esplorare le stelle nelle notti d’estate. La consapevolezza del carattere infinito dell’universo, nello spazio come nel tempo, mi ha consentito poi di comprendere il vero senso del motto socratico “so di non sapere”. La fine della lettura di un libro, di un viaggio intrapreso, così come di un ciclo scolastico sono solo l’inizio di una nuova grande avventura. Così è stato per me lo spettacolo “Siamo Figli delle Stelle”: fonte di altri interrogativi, di curiosità e di voglia di capire, all’interno di una ricerca che resta inesauribile.
(Fabia)
In omaggio agli studenti-attori
-L’Universo spiegato ai miei nipoti
di Hubert Reeves, Dalai editore, Milano, 2011
Ritroviamo l’astrofisico Reeves, già incontrato nel saggio, in un dialogo immaginario e accattivante con un bambino. Un dialogo pieno di curiosità sull’universo e i suoi misteri mentre osservano insieme il cielo notturno.
Libro accessibile, di piacevole lettura, tra scienza e poesia.
-La teoria dell’evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica
di Telmo Pievani, il Mulino, Bologna, 2006
L’autore presenta la teoria dell’evoluzione arricchita dal contributo della ricerca di oggi fino alla comparsa di Homo sapiens,” un ramoscello del cespuglio periferico degli ominidi”.
-Homo sapiens.La grande storia della diversità umana
di Luigi Luca Cavalli Sforza,Telmo Pievani, codice edizioni
(catalogo della mostra di Roma, novembre 2011-febbraio 2012)
FASE 2: Approfondimenti
Un ciclo di incontri con docenti universitari per avviare un percorso di approfondimento e di riflessione sulle tematiche che hanno fatto da sfondo allo spettacolo teatrale.
Hanno partecipato:
-Liceo Ariosto-Spallanzani (sezione classica e sezione scientifica)
-Liceo scientifico Aldo Moro
Consigli di lettura in preparazione degli incontri:
-Osservare l’universo di Paolo de Bernardis, il Mulino, 2010 (dalla collana Farsi un’idea)
A grandi linee il percorso che la scienza ha fatto e continua a fare per indagare sul mistero dell’universo.
-Cosa è la vita? Una nuova indagine nell’era della biologia artificiale, di Ed Regis, Zanichelli, 2011 (dalla collana Chiavi di Lettura)
La vita rimane un “esperimento non finito” mentre la scienza continua ad esplorare e a sperimentare.
-I marziani siamo noi. Un filo rosso dal Big Bang alla vita, di Giovanni F. Bignami, Zanichelli, 2011 (dalla collana Chiavi di Lettura)
Citazioni
…L’evoluzione si comporta come un bricoleur che nel corso di milioni e milioni di anni rimaneggia lentamente la sua opera, ritoccandola continuamente, tagliando da una parte, allungando da un’altra, cogliendo tutte le occasioni per modificare le vecchie strutture in vista delle nuove funzioni (Francois Jacob)
…Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti (Charles Darwin)
…Non c’è bisogno di cercare un progetto intelligente diverso dalla selezione naturale, che è sufficiente a spiegare tutto quello che riteniamo caratteristico della vita.Cercarlo altrove vuol dire non aver capito la selezione naturale, o la vita. (Luigi Luca Cavalli Sforza, il caso e la necessità. Ragioni e limiti della diversità genetica pag 103)
…Nel campo dell'osservazione, il caso favorisce soltanto la mente preparata (Louis Pasteur )
…L’universo non stava per partorire la vita, né la biosfera l’uomo. Il nostro numero è uscito alla roulette: perché dunque non dovremmo avvertire l’eccezionalità della nostra condizione, proprio allo stesso modo di colui che ha appena vinto un miliardo? (Jacques Monod,il caso e la necessità, pag.141)
…i germi chimici della vita sono semplici prodotti della chimica dello spazio.Ovunque nello spazio è presente “polvere vitale” (Christian de Duve, Come evolve la vita. Dalle molecole alla mente simbolica, pag. 59)
…che cosa accadrebbe se, da qualche parte nell’universo esistessero esseri intelligenti simili a noi, persino superiori? Quale probabilità abbiamo di riuscire, un giorno a scoprire qualcosa in proposito? (Christian de Duve, come evolve la vita. Dalle molecole alla mente simbolica, pag. 360)
…caso non vuol dire assenza di cause (…) In realtà il caso indica soltanto la nostra ignoranza del sistema di cause. (Luigi Luca Cavalli Sforza, il caso e la necessità. Ragioni e limiti della diversità genetica, pag. 73)
….ogni ripetizione del film condurrebbe l’evoluzione su una via radicalmente diversa da quella intrapresa in realtà (….) La via divergente della ripetizione sarebbe altrettanto interpretabile, altrettanto spiegabile, a posteriori, quanto la via reale (…). Ogni via procede passando per migliaia di fasi improbabili (…). L’essenza della storia, il suo nome è contingenza, e la contingenza è una cosa a sé, non un’attenuazione del determinismo attraverso il caso.
(Stephen Jay Gould, La vita meravigliosa, pag. 47)
…In biologia i sistemi sono ordinati a causa delle connessioni e disordinati in quanto plastici e armonicamente variabili per quello che abbiamo chiamato “disordine benevolo”
(Marcello Buiatti, Lo stato vivente della materia, pag. 157)
…la parte più essenziale di una cellula vivente, la fibra dei cromosomi, può veramente dirsi un cristallo aperiodico (….) La chimica organica (…) studiando molecole via via più complesse, è giunta molto più vicina a quel cristallo aperiodico che, secondo la mia opinione, è il portatore della vita…)
(Erwin Schrodinger, che cos’è la vita? pag.20)
INCONTRI
-29 ottobre 2012
Origine ed evoluzione della vita. Il contributo della Biologia Molecolare
-Ernesto Di Mauro, Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin, Università La Sapienza –Roma
-Simone Ottonello, Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare, Università di Parma
gli argomenti e i quesiti per avviare una riflessione con i relatori:
Mentre l’evoluzione della vita e l’origine comune di tutti gli esseri viventi sono un fattoormai accertato dalla mole di dati disponibili e convergenti - e la biologia molecolare ha fornito contributi notevoli in questo itinerario di ricerca- l’origine della vita rimane un problema aperto.
Come è nata la vita? Da dove viene? Quali contributi può fornire la ricerca scientifica del nostro tempo per far luce su questi temi?
I tentativi di creare la vita in laboratorio, fino ad ora, non hanno dato risultati convincenti, nonostante gli annunci anche recenti. Sembra che a tutt’oggi gli scienziati non siano riusciti a costruire una cellula vivente partendo da zero con un’operazione di assemblaggio molecolare, così come è avvenuto sulla terra primitiva.
Creare la vita in laboratorio: quali sono i punti critici da superare in questa impresa che almeno per ora sembra un limite invalicabile per la scienza?
Venter (lo scienziato imprenditore che nel 2000 annunciò di aver sequenziato il genoma umano) ha annunciato di aver creato un batterio in laboratorio sostituendo il genoma batterico con un cromosoma sintetico.
Si può parlare di “creazione” di un batterio o piuttosto di “modifica” di un batterio vivente per trapianto di un cromosoma sintetico?
Biologia sintetica e ricerca della vita su altri pianeti potrebbero essere itinerari di ricerca utili per indagare sull’origine della vita sulla terra?
Di Mauro ha parlato in dettaglio dei meccanismi chimici che avrebbero portato nella terra primitiva alla plausibile formazione delle prime molecole prebiotiche e alla loro successiva evoluzione e selezione per arrivare a molecole informazionali che caratterizzano la vita.Ottonello si è soffermato maggiormente sulle molecole informazionali e sulla regolazione genica.
Argomenti intriganti dalle molteplici implicazioni che hanno portato a un dibattito conclusivo vivace e partecipato con molte domande e molta curiosità da parte dei ragazzi e dei docenti presenti.
-21 marzo 2013
Oltre il bosone di Higgs? Viaggio nel mondo delle particelle elementari
-Lara Albanese
Osservatorio Astrofisico di Arcetri
Uno sguardo all’universo e una veloce escursione nel mondo delle particelle elementari, i mattoni di costruzione di tutto ciò che è intorno a noi, dalla materia inanimata agli esseri viventi.
Anche noi siamo fatti della stessa materia dell’universo.Per questo possiamo considerarci figli delle stelle.
L’esistenza del bosone, ipotizzata nel 1964 dal fisico inglese Peter Higgs, è stata confermata e annunciata nel luglio 2012, presso il CERN di Ginevra.
Una gigantesca impresa scientifica che ha coinvolto migliaia di fisici di tutto il mondo e tra questi 600 fisici italiani.
Molto resta ancora da capire. La scoperta del bosone è un ulteriore contributo per cercare di scoprire come funziona e come evolve l’universo.
Lara Albanese ha trattato il tema con un approccio vivace, rigoroso e accessibile. E’ riuscita a catturare la curiosità dei ragazzi che hanno seguito la conversazione senza distrarsi minimamente, affascinati da quanto veniva loro spiegato.
Alla fine hanno rivolto parecchie domande sulle caratteristiche dell’universo primordiale, sulla sua evoluzione e sugli ipotetici scenari futuri.
A che serve studiare il bosone di Higgs? Alla domanda è seguita una riflessione argomentata sulla ricerca fondamentale che, libera da condizionamenti, potrebbe aprire la strada a molteplici applicazioni tecnologiche.
E per concludere la conferenza in chiave poetica ho letto qualche passaggio da: L’Universo spiegato ai miei nipoti di Hubert Reeves, Dalai editore, 2011
“La contemplazione della volta celeste e la percezione della nostra presenza in mezzo agli astri suscitano un sentimento condiviso di saperne di più su questo misterioso cosmo in cui viviamo” (pag.7)
(…) Le stelle, pur così lontane, non ci sono estranee. Hanno giocato un ruolo importante nella nostra esistenza. Senza di loro, non ci sarebbero atomi, dunque nessun cervello per formulare domande! (…) Parlandoci dell’universo, la scienza ci parla di noi stessi. Cerca di portare alla luce tutti gli eventi che si sono succeduti nel cielo e sulla terra e che hanno condotto alla nostra esistenza… Ci racconta la nostra storia”.
(pag. 28)
“Nonostante tutti i progressi della scienza contemporanea, l’Universo resta per noi profondamente misterioso. Forse lo resterà indefinitamente. Dobbiamo prepararci a questa eventualità. Ma chi può dirlo?”.
(pag. 85)
a integrazione:
-L’universo è un luogo complesso e intricato; sintesi a pag.46 (Le Scienze, gennaio 2013)
-C’è vita nello spazio? Ci sono pianeti gemelli della terra? La sonda Keplero sta indagando (La repubblica, 7 febbraio 2013)
-Ricerca di vita fuori della terra. Non siamo unici (intervista a Sasselov, astronomo) -tuttoscienze, 5 dicembre 2012)
-Il bosone di Higgs. Interrogativi e sfide. Articolo di Guido Tonelli, tra i protagonisti delle ricerche sul bosone di Higgs (tuttoscienze, 23 gennaio 2013)
-Il bosone di Higgs: meeting a la Thuile: “le scoperte che ci aspettano” (tuttoscienze,13 marzo 2013 )
-9 maggio 2013
Noi e i microbi.Una storia infinita.
Marco Ventura
Dipartimento di Genetica, Biologia dei Microrganismi, Antropologia, Evoluzione
Università di Parma
I microbi, o meglio i microrganismi, costituiscono l’universo invisibile in cui siamo immersi. Milioni e milioni di microrganismi di specie diverse abitano nel nostro corpo e affollano l’ambiente esterno.
Avversari o collaboratori nella vita di tutti i giorni, ne siamo assolutamente condizionati.
Sono i grandi dominatori del pianeta da sempre. Abilissimi, furbissimi, velocissimi nei ritmi riproduttivi, in grado di adattarsi a condizioni estreme, con capacità sorprendenti. Indispensabili perché la vita sulla terra possa continuare.
Sono nostri lontani antenati. Un filo rosso si snoda dai microrganismi fino a noi: lo stesso materiale di base per esseri viventi diversissimi, le infinite forme in cui si esprime la vita.
Tutto ciò è possibile perché la natura è in grado di insegnare nuovi trucchi a vecchi geni, come spiegò Francois Jacob escogitando la brillante metafora del “bricolage evolutivo”.
A seguire la conversazione con Marco Ventura che ha posto l’accento sul ruolo della flora batterica intestinale, argomento di cui si occupa nel suo lavoro di ricerca. Ha definito il microbioma un vero organo che influenza in maniera determinante il nostro stato di salute. Ha descritto le caratteristiche e le dinamiche che ne regolano i rapporti con l’intero organismo.
E questa è stata una scoperta e una sorpresa per quanti sottovalutano o non conoscono affatto il ruolo della flora batterica intestinale nell’equilibrio generale dell’organismo.
Nel dibattito conclusivo molte le domande su questo mondo microbico così invasivo e così poco noto ai più:
il rapporto tra microbi utili e microbi patogeni, le situazioni in cui prevalgono i microbi pericolosi, il ruolo fondamentale
dei microrganismi nel ciclo della materia, il problema dell’antibiotico-resistenza e l’analisi delle cause, dei rischi, dei rimedi.
per approfondire:
-Occhio ai virus. Se li conosci, sai come difenderti di Giovanni Maga, Chiavi di lettura, Zanichelli, 2012
Una presentazione chiara e accurata per capire il potere inimmaginabile di queste particelle sfuggenti che ci circondano.
-I buoni e i cattivi. Come sopravvivere in un mondo dominato dai batteri di Jessica Snyder Sachs, Bollati Boringhieri, 2012
Un equilibrio dinamico tra i batteri e il nostro organismo. Come in una continua partita a scacchi con vincitori e perdenti.Chi perde? Chi vince? Dipende dalle strategie di attacco e di difesa sui due fronti.
-Il nemico invisibile. Storia naturale dei virus di Dorothy Crawford, Raffaello Cortina (Scienza e Idee), Milano, 2002
Uno spaccato della biologia dei virus e del loro straordinario potere attraverso il racconto di storie di contagio. In prospettiva i futuri sviluppi dell’interazione uomo-virus e la perenne lotta per la sopravvivenza come “motore stesso della vita”.
-I virus non aspettano. Avventure, disavventure e riflessioni di una ricercatrice globetrotter di Ilaria Capua, Marsilio, 2012
Una ricercatrice intraprendente e coraggiosa si racconta. Libro divertente, pieno di ironia e autoironia.
Orizzonti delle neuroscienze nel ventunesimo secolo (2013-2014)
Percorso di lettura e riflessioni sul tema.
A integrazione visita a Milano della mostra multimediale Brain.Il cervello.Istruzioni per l’uso
Incontro
- Neuroni specchio. Leggere nella mente degli altri Maria Alessandra Umiltà, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Parma
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Che cos’è la scienza? (2014-2015)
Elaborazione dal saggio: Che cos’è la scienza.La rivoluzione di Anassimandro di Carlo Rovelli
“la scienza è l’avventura umana che consiste nell’esplorare i modi di pensare il mondo, pronti a sovvertire qualunque certezza abbiamo avuto fin qui: è una fra le più belle delle avventure umane”
Anassimandro?
“Un gigante del pensiero di tutti i tempi [… ] Egli apre il processo di ripensamento dell’immagine del mondo: il percorso di ricerca della conoscenza basato sulla ribellione contro certezze che appaiono ovvie. In questo, egli rappresenta una delle principali radici del pensiero scientifico”
A fine lettura Intervista degli studenti a Giorgio Dieci, Dipartimento di Bioscienze, Università di Parma
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Reportage dal mondo microbico (2017 - 2019)
Siamo immersi in un universo invisibile di miliardi di microrganismi di specie diverse. Batteri, virus, funghi affollano l’ambiente esterno e abitano dentro di noi. Preziosi collaboratori o temibili avversari, ne siamo assolutamente condizionati.
Virus e batteri, forse i gruppi più rappresentativi e intriganti di questo variegato universo, collocati sullo stesso piano nell’immaginario comune, sono del tutto diversi per ordine di grandezza, storia evolutiva, modalità d’azione.
Un po’ di acido nucleico protetto da una guaina proteica, in bilico tra vita e non vita, dall’origine ancora incerta: è l’identikit dei virus, particelle inerti prive di potere infettivo fino a quando rimangono nell’ambiente esterno, temibili aggressori nel momento in cui, attraverso diversi stratagemmi, riescono a penetrare in una cellula vivente di cui assumano il controllo. La totale mancanza di autonomia li rende parassiti obbligati della cellula bersaglio a cui ordinano di mettere a disposizione tutto l’apparato metabolico ed energetico per fabbricare nuovi virus. In alcuni casi, da abilissimi trasformisti, depongono le armi e adottano trappole intelligenti per assicurarsi la sopravvivenza nell’organismo, fino a quando questa convivenza funziona.
Cellule con metabolismo autonomo i batteri, in gran parte innocui, capaci di sofisticate strategie di adattamento anche in ambienti estremi e di grande versatilità metabolica, protagonisti di una storia lontana iniziata nella terra primitiva, quando cominciava ad affacciarsi la vita.
Non saremmo qui se i microrganismi non avessero creato le condizioni per la vita, né la vita, così come la conosciamo, potrebbe continuare senza il costante intervento dei microrganismi nel ciclo della materia.
Un’escursione in questo mondo invisibile riserva molte sorprese. Scopriremmo che sono i microbi i veri dominatori della Terra.
Notiziario Le Scienze
- Quel batterio letale che vive sulla nostra pelle (redazione le Scienze, 29 novembre 2018)
Il nostro rapporto d’alleanza con i batteri può incrinarsi se cambiano le condizioni. Staphylococcus epidermidis, un batterio innocuo che ospitiamo sulla nostra pelle, può diventare un pericoloso aggressore se l’organismo si trova in un momento di fragilità. http://www.lescienze.it/news/2018/11/29/news/batterio_epidermide_rischio_infezioni-4209116/-
- L’influenza della flora intestinale sulla mente (redazione le Scienze, 06 febbraio 2019)
La flora intestinale è un vero organo che agisce a livello dell’intero organismo. Sembra che il dialogo e lo scambio di informazioni tra intestino e cervello influenzino anche lo stato di benessere o di malessere della mente. La ricerca continua.
- Un batterio contro l’effetto serra (redazione le Scienze, 20 marzo 2019)
Sfruttare la versatilità metabolica dei microrganismi potrebbe risultate una carta vincente per affrontare il riscaldamento climatico da gas serra. Al centro di questo promettente percorso di ricerca alcuni gruppi di batteri diffusi in molti ambienti, capaci di utilizzare nel loro circuito metabolico monossido di azoto, precursore del biossido d’azoto, un potente gas serra. Alla fine si ottiene azoto gassoso, un gas innocuo.
.http://www.lescienze.it/news/2019/03/20/news/batterio_consuma_ossido_nitrico-4341815/
Letture
Il nemico invisibile.Storia naturale dei virus
di Dorothy Crawford
Raffaello Cortina, Milano, 2002
Uno spaccato della biologia dei virus e del loro straordinario potere attraverso il racconto accattivante di molte storie di contagio. In prospettiva il futuro dell’interazione uomo-virus e la perenne lotta per la sopravvivenza come “motore stesso della vita”.
I motori della vita. Come i microbi hanno reso la terra abitabile
di Paul G.Falkowski
Bollati Boringhieri, Torino, 2016
L’importanza dei microbi per la vita. Primi abitanti del pianeta che hanno trasformato l’ambiente e reso abitabile la terra. Il ciclo della materia e la convivenza dei microrganismi con Homo sapiens attraverso la lunga storia dell’evoluzione.
I batteri della felicità. Perché i microbi del nostro corpo sono la chiave per la salute e il benessere
di Alanna Colle
Hoepli, Milano, 2017
Una sollecitazione per rivedere il nostro posto nella gerarchia della vita: “Siamo umani soltanto al 10 per cento. Per ogni cellula che forma quel recipiente chiamato corpo, ce ne sono altre nove che, da autentici impostori, scroccano un passaggio […] Nel corso della vita quotidiana ospitiamo così tanti microbi che il loro peso equivarrebbe a quello di cinque elefanti africani, perché in realtà non siamo individui ma colonie”.
Il virus buono. Perché il nemico della salute può diventare il nostro migliore alleato
di Guido Silvestri
Rizzoli, Milano, 2019
Non sempre il rapporto con i virus è negativo. In molti casi il nemico può diventare un collaboratore, come racconta l’Autore di questo libro. “In medicina, come nella vita, non esiste una strategia vincente a priori; in alcune circostanze è meglio lottare, in altre è più saggio e lungimirante scendere a patti”.
Il filo rosso dei saggi di Carlo Rovelli
Lucia Torricelli
“La scienza prima di essere esperimenti, misure, matematica, deduzioni rigorose, è soprattutto visioni. Il pensiero scientifico si nutre della capacità di «vedere» le cose in modo diverso da come le vedevamo prima.
La natura del pensiero scientifico è critica, ribelle, insofferente a ogni concezione a priori, a ogni riverenza, a ogni verità intoccabile. La ricerca della conoscenza non si nutre di certezza: si nutre di una radicale mancanza di certezze”.
Questa idea di scienza è la chiave di lettura di una nuova immagine del mondo disegnata nei primi decenni del ventesimo secolo da Albert Einstein, Max Planck, Niels Bohr, Werner Heisenberg , Wolfgang Pauli, Erwin Schrödinger e da altri geni della fisica. Una rivoluzione del pensiero che ha generato la teoria della relatività e la meccanica quantistica, tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. La realtà deterministica descritta dalla fisica di Newton cede il passo a una realtà di flessibilità, indeterminazione, probabilità.
Nell’incandescente confronto delle idee cominciano a sgretolarsi le “certezze” della fisica classica, mentre si va rielaborando una diversa interpretazione del tempo, dello spazio, della gravità, del rapporto tra materia ed energia, dell’ architettura del cosmo…
Il fermento, le conquiste, i dubbi e gli orizzonti aperti da questa rivoluzione sono i nodi concettuali dei saggi di Carlo Rovelli, fisico teorico e divulgatore di successo che riesce a ricreare nei suoi scritti l’atmosfera elettrizzante dell’avventura intellettuale di quella stagione. Emerge il profilo di uno scienziato visionario, attratto dall’ignoto, un po’ poeta, un po’ filosofo, che ama immaginare viaggi verso territori sconosciuti per andare a vedere quello che si nasconde “oltre la collina”.
Scrive pagine piene di entusiasmo, di riflessioni profonde sul fascino della scienza, sul senso della nostra presenza in un universo sconfinato, sulla voragine della nostra ignoranza di fronte alla realtà profonda in cui siamo immersi, «perché la scienza ci mostra come meglio comprendere il mondo, ma ci indica anche quanto vasto sia ciò che ancora non sappiamo».
Con leggerezza e rigore scientifico cattura la curiosità del lettore, intrecciando i misteri della fisica di frontiera con divagazioni suggestive di grande impatto.
Lo spazio concepito da Newton è un rigido contenitore vuoto in cui si muovono gli oggetti lungo «traiettorie precise » , sotto l’azione di una misteriosa forza di gravità. Lo spaziotempo di Einstein è qualcosa di dinamico che si incurva come « un gigantesco mollusco flessibile ». Nasce una nuova teoria della gravità, conseguenza della curvatura dello spaziotempo sotto l’azione delle masse. In questo radicale cambio di prospettiva anche il tempo si incurva; passa più veloce in montagna e più lento vicino alla terra.
« Un mondo colorato e stupefacente, dove esplodono universi, lo spazio sprofonda in buchi senza uscita, il tempo rallenta abbassandosi su un pianeta, e le sconfinate distese di spazio interstellare s’increspano e ondeggiano come la superficie del mare (…) uno sguardo verso la realtà, un po’ meno velato di quello della nostra offuscata banalità quotidiana. Una realtà che sembra anch’essa fatta della materia di cui sono fatti i sogni, ma pur tuttavia più reale del nostro annebbiato sogno quotidiano ».
Tutta la materia conosciuta è fatta da un numero limitato di particelle descritte dalla meccanica quantistica. «Come le tessere di un LEGO gigantesco» queste particelle elementari interagiscono e creano la realtà variegata del mondo in cui viviamo. Anche noi siamo tessere di quel lego.
Entriamo nel mondo dei quanti, un mondo strano e affascinante, a struttura granulare, dove un oggetto esiste solo se interagisce con qualcosa, dove nulla è prevedibile, tutto è indeterminaziome , probabilità, interazione tra eventi.
«Per adesso, questo è quello che sappiamo della materia. Una manciata di tipi di particelle elementari, che vibrano e fluttuano in continuazione fra l’esistere e il non esistere, pullulano nello spazio anche quando sembra non ci sia nulla, si combinano assieme all’infinito come le venti lettere di un alfabeto cosmico per raccontare l’immensa storia delle galassie, delle stelle innumerevoli, dei raggi cosmici, della luce del sole, delle montagne, dei boschi, dei campi di grano, dei sorrisi delle ragazze alle feste, e del cielo nero e stellato la notte» .
La meccanica quantistica è la base di tutta la tecnologia di cui disponiamo, ma presenta ancora oggi aspetti incomprensibili.
«che cos’è la teoria dei quanti a 100 anni dalla nascita? Uno straordinario tuffo profondo nella natura della realtà? Un abbaglio, che funziona per caso? Un pezzo incompleto di un puzzle? O un indizio di qualcosa di profondo che riguarda la struttura del mondo e che non abbiamo ancora ben digerito? ». Se lo chiedono fisici e filosofi , ma la risposta ancora non c’è.
Il divario tra i nostri limiti e il mistero che ci avvolge si coniuga con la consapevolezza che siamo parte del mondo e non spettatori che guardano il mondo dall’esterno. «Siamo fatti degli stessi atomi e degli stessi segnali di luce che si scambiano i pini sulle montagne e le stelle nelle galassie. Nel mare immenso di galassie e di stelle, siamo un infinitesimo angolo sperduto; fra gli arabeschi infiniti di forme che compongono il reale, noi non siamo che un ghirigoro fra tanti.La nostra conoscenza del mondo continua a crescere. Ci sono frontiere, dove stiamo imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere.Sono nelle profondità più minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura del tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero. Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato ».
La teoria dei quanti e la teoria della relatività funzionano perfettamente, governano la realtà del mondo, ma non si parlano. La teoria della relatività parla di uno« spazio curvo dove tutto è continuo », la teoria dei quanti parla di uno « spazio piatto dove saltano quanti di energia».
Il tentativo di superare questa schizofrenia è nella gravità quantistica a loop, campo di ricerca di Rovelli e della la comunità dei fisici a livello internazionale.Una sfida elettrizzante, un nuovo territorio da esplorare, un salto verso una nuova visione della realtà che potrebbe aprire spazi inimmaginabili per guardare sempre più lontano.
«Qui, sul fronte, oltre il bordo del sapere attuale, la scienza diventa ancora più bella. Nella fucina incandescente delle idee che nascono, dei tentativi, delle strade intraprese e poi abbandonate, degli entusiasmi. Nello sforzo di immaginare quello che ancora non è stato immaginato ».
I saggi
- Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi, 2014
Un agile volumetto rimasto a lungo ai primi posti nella classifica dei libri più venduti. Un approccio originale, poche pagine per disegnare un quadro sintetico e accessibile dei grandi temi che hanno cambiato l’immagine del mondo.
- La realtà non è come ci appare.La struttura elementare delle cose, Cortina, 2014
Crediamo di conoscere la realtà in cui viviamo, ma Il nostro sguardo è offuscato, avvolto dalla nebbia.
Non siamo in grado di percepire la realtà a scala microscopica descritta dalla meccanica quantistica.
«Da quando abbiamo imparato che la terra è rotonda e gira come una trottola pazza, abbiamo capito che la realtà non è come ci appare: ogni volta che ne intravediamo un pezzo è un’emozione. Un altro velo che cade »
- L’ordine del tempo, Adelphi, 2017
La natura del tempo resta il mistero forse più grande, sostiene Rovelli «Strani fili lo legano agli altri grandi misteri aperti: la natura della mente, l’origine dell’universo, il destino dei buchi neri, il funzionamento della vita ».Il tempo che fa parte della nostra esperienza è solo un’approssimazione. Nella visione della fisica moderna Il tempo non scorre, si sfalda, si frantuma in una miriade di tempi diversi; nei buchi neri non esiste più; s’intreccia con lo spazio nello spaziotempo. Una rete flessibile e dinamica di eventi che s’influenzano a vicenda forma la trama di una realtà cosmica su cui ci affacciamo dal nostro piccolo angolo di mondo.
- Helgoland, Adelphi,2020
Helgoland, un’isola ventosa del mare del Nord, dove, in assoluta solitudine e in preda a delirio creativo, Werner Heisenberg, giovane fisico tedesco ventitreenne, «ha trovato un’idea che ha permesso di rendere conto di tutti i fatti recalcitranti e di costruire la struttura matematica della meccanica quantistica, la teoria dei quanti. Forse la più grande rivoluzione scientifica di tutti i tempi».
- Buchi bianchi. Dentro l’orizzonte Adelphi,2023
«Se arrivato in fondo alla sua corsa un buco nero rimbalza e ripercorre indietro nel tempo la sua storia precedente, come un pallone da basket che rimbalza, allora…si è trasformato in un buco bianco». Un viaggio immaginario nell’abisso di un buco nero per vedere con gli occhi della mente e con stupore quello che succede.