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Ricordi del progetto ISS

 

Museo "Leonardo da Vinci" Milano

Ricordi del progetto ISS

 

Ruolo del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia (MNST) di Milano “ Leonardo da Vinci”

 

A cura Salvatore Sutera già coordinatore scientifico del Museo

 

Il piano ISS (Insegnare Scienze Sperimentali) ha costituito uno dei progetti educativi più interessanti a cui ha partecipato il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia.

Fin dalla sua nascita, avvenuta nel 1953, questo Museo si è sempre distinto per la sua attività rivolta verso il mondo della scuola: sia verso gli alunni che verso gli insegnanti, al punto da aver aperto un proprio centro per la formazione di docenti di Fisica. Questo in accordo diretto con il Ministero della Pubblica Istruzione (MPI) che non solo partecipava al Consiglio di Amministrazione della Fondazione Museo, ma destinava, al suddetto centro, risorse e personale specifico, tra cui il prof Ettore Orlandini[1] che oltre al citato Centro di Fisica ha anche realizzato molte esperienze di Fisica sparse per le varie sezioni del Museo. Ne ricordiamo alcune: Luce, Acustica, Elettromagnetismo, Motori primi. Tutto ciò succedeva man mano che il Museo si ingrandiva mettendo a disposizione nuovi spazi allestitivi e risorse necessarie a costruire quanto proposto da Orlandini e dai suoi collaboratori. L’attività di Orlandini era ben presente all’interno dell’Associazione Insegnanti di Fisica (AIF) di cui fu animatore ed anche Presidente. Divenne anche Ispettore del MPI e con questa carica continuò a lavorare al Museo di Milano.

Queste brevi note per sottolineare il forte legame del Museo con il MPI a cui faceva riferimento fino agli anni ’80 quando, disgraziatamente, venne inquadrato nel settore del parastato, rischiando di chiudere per mancanza di fondi ma soprattutto di progettualità e di personale. Con l’inizio degli anni  ’90 la situazione lentamente è cambiata, in particolare i servizi educativi e le attività rivolte verso il mondo della scuola sono ripartite e si sono rafforzati i contatti verso le istituzioni scolastiche.

Il Museo di Milano fu infatti il primo in Italia a stabilire un rapporto formale di collaborazione (2002) con la Direzione Regionale scolastica allora diretta da Mario Dutto (2001-2006). In questo clima di collaborazione vennero ristrutturate varie sezioni ponendo studenti e insegnanti al centro di questo rinnovamento: così fu per la mostra sui 100 anni della radio e quella sul centenario dell’auto (1987). 

Sempre per coinvolgere maggiormente le scuole si proposero mostre interattive tipo “Scienza o magia”, “ La stagione dei dinosauri” (1998, per ragazzi delle scuole elementari e medie ). Nel 1997 si avviò un interessante progetto di collaborazione con una scuola media milanese “Rinascita” che aveva promosso una iniziava denominata “Scienza Under 18” con la partecipazione degli alunni delle scuole medie che si proponevano, in collaborazione con i loro insegnanti, in un importante e innovativo ruolo di divulgatori scientifici. Grazie al Museo la manifestazione si sviluppò notevolmente, assumendo il ruolo di interesse cittadino. Così ogni anno per una settimana i due grandi chiostri del Museo si riempivano di ragazzi curiosi che osservavano quelli di Rinascita che di anno in anno presentavano esperienze scientifiche elaborate con i loro docenti. Durante le esposizioni tutti potevano interrogarli e porre loro domande. Come dei bravi divulgatori i ragazzi di Rinascita dovevano rispondere. Durante la manifestazione si promuovevano convegni e incontri sui temi scolastici di maggiore attualità ai quali partecipavano esperti ma soprattutto tanti insegnanti provenienti dalle scuole di Milano e da altri luoghi.

Nel frattempo anche il Museo di Milano cresceva nella sua struttura che doveva essere in grado di accogliere un pubblico scolastico che in quegli anni si avvicinava alle 100.000 unità.

Questo pubblico arrivava da ogni parte d’Italia, in particolare da Milano e provincia. In quel periodo si potenziò la struttura delle guide che dovevano accogliere questi specifici visitatori. Parte di loro si specializzarono nelle visite guidate anche in lingua straniera, altri per diventare esperti nel condurre i laboratori interattivi che con i primi anni ’90 si incominciarono a realizzare (il primo fu dedicato alle bolle di sapone!) e si disseminarono in spazi che di volta in volta il Museo riusciva a mettere a disposizione. Il tutto nel processo di rinnovamento delle sezioni museali. In questo spirito di cambiamento degli spazi espositivi venne recuperato anche un giardino esterno fino ad allora usato come deposito per autobus e altri veicoli ormai in disuso e non più recuperabili. Tutto lo spazio venne reso agibile e attrezzato con esperienze interattive che il pubblico, specie quello scolastico poteva liberamente usare. Ad essi venne dato il nome di “Giardini della Scienza”. Uno specifico spazio venne attrezzato affinché le scuole, nelle stagioni calde, potessero consumare panini e altro cibo. Il Museo disponeva comunque di un bar, ristorante aperto al pubblico o alle scuole che si prenotavano per consumare quanto loro necessario.

Le guide erano giovani studenti universitari che provenivano dalle facoltà scientifiche ma anche umanistiche. Ancora oggi alcuni di essi continuano a lavorare al Museo con ruoli sempre di maggiore responsabilità. Qualcuno (Francesca Olivini, Luciana Tasselli, Claudio Giorgione) ricopre il ruolo di curatore di specifiche sezioni. Uno di loro, Giovanni Crupi, è da anni direttore allo sviluppo del Museo.

Anche iniziative quali “Una notte al Museo”, realizzata alla fine degli anni novanta, aveva il compito di coinvolgere il pubblico scolastico che per una notte, in maniera esclusiva, poteva visitare il Museo e fermarsi a dormire con il sacco a pelo. L’iniziativa  promossa per un numero limitato di persone era un potente veicolo di comunicazione e affermava il ruolo innovativo del Museo nei rapporti con le scuole. Infatti il Museo di Milano fu il primo in Italia a realizzarla seguito, a qualche mese di distanza, da "Città della Scienza di Napoli". Dopo queste prime edizioni tutti i Musei italiani hanno promosso questa iniziativa, molti di essi lo continuano a fare ancora oggi. Lo stesso Ministero dei Beni Culturali la promuove da anni come una sua manifestazione.

Nel frattempo il MIUR nel 1991 istituiva una Commissione per la diffusione della cultura scientifica e varava la prima legge “Iniziative per la diffusione della cultura scientifica”( L. 28 marzo 1991, n. 113.) che invitava i musei scientifici a costituire un sistema in grado di interagire con il mondo produttivo ed il sistema scolastico e destinava  aiuti  economici per i Musei scientifici invitandoli a strutturarsi per affrontare i nuovi compiti. Il Museo di Milano insieme a quello di Firenze e di Napoli e tanti altri musei, sparsi su tutto il territorio nazionale, ricevettero  somme necessarie a sviluppare nuovi allestimenti tra i quali quelli destinati ai servizi educativi.

Il Ministro che avviò questa iniziativa fu Antonio Ruberti che ebbe anche il merito di promuovere ogni anno la settimana della cultura scientifica. I Musei di Milano, Firenze e Napoli furono i principali promotori fungendo anche da coordinatori per le regioni di riferimento. Ruberti replicò questa esperienza anche a livello europeo quando ricopri il ruolo di Ministro della Ricerca scientifica europea.

In questi stessi anni la sezione didattica del Museo iniziò a pubblicare una specifica guida che all’inizio di ogni anno scolastico veniva inviata a centinai e centinaia di scuole, promuovendo così la propria offerta educativa. Oltre alla visita generale venivano descritti i percorsi che si consigliavano ed in particolare i laboratori interattivi. La Guida a colori e ricca di foto riportava anche informazioni su come prenotarsi, cercando di rendere facile il lavoro degli uffici amministrativi delle scuole a cui era demandata l’organizzazione della visita stessa e le modalità di pagamento. Per questo anche il personale amministrativo al pari degli insegnanti per alcuni giorni  di ogni settimana poteva entrare gratuitamente al Museo e rendersi direttamente conto di quanto la guida didattica riportava.

Il Museo si dotò di una specifica struttura di accoglienza e di dialogo con le scuole che ogni giorno telefonavano per prenotarsi.

La Guida, edita da Skirà, fu fondamentale per far crescere il pubblico scolastico che raggiunse alla fine degli anni ’90 oltre le 150.000 unità, facendo diventare  il Museo di Milano quello con un pubblico scolastico tra i più alti in Italia.

La Fondazione Museo della Scienza e della Tecnologia è stata istituita nel luglio del 1999. I soci promotori furono Ministero della Pubblica Istituzione e il Ministero per i Beni e le Istituzioni Culturali. A questi si affiancarono come soci sostenitori la Regione Lombardia, il Comune di Milano, la Camera di Commercio e Artigianato di Milano e provincia.

 

Nel frattempo avveniva un cambio istituzionale fondamentale per lo sviluppo del Museo stesso e cioè il passaggio nel 1999 da Ente pubblico a Fondazione con soci promotori il Ministero della Pubblica Istruzione, e il Ministero per i Beni e le Istituzioni Culturali. A questi si affiancarono come soci sostenitori la Regione Lombardia, il Comune di Milano, la Camera di Commercio e Artigianato di Milano e provincia. Carlo Camerana, in qualità di Presidente del Museo e il Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer furono i protagonisti di questo passaggio.

Questo periodo coincise anche con l’arrivo al Museo del nuovo Direttore Generale Fiorenzo Galli che seppe dare, in primis, una svolta organizzativa a tutta la Fondazione, costringendo i vari Partner ad assumersi le responsabilità istituzionali che ad ognuno competevano. A Carlo Camerana, in qualità di Presidente, succedette Michele Perini, ed anche questo rappresentò un ulteriore elemento di accelerazione dei nuovi compiti che la Fondazione avviò tra i quali la ristrutturazione ed il potenziamento dei servizi che afferivano al Centro Congressi, necessario al Museo per presentare le proprie iniziative ma anche per ospitare quelle di tante aziende o Enti di Ricerca che preferivano gli spazi del Museo invece che le fredde sale di un Centro congressi anonimo. Con questa iniziativa si assistette all’arrivo di tanti Ministri e personalità politiche invitati in vari Convegni che si svolgevano al Museo. Questa iniziativa  costituiva anche una buona attività economica per il bilancio.

In questo periodo era facile vedere al Museo visite del Ministro della Pubblica Istruzione Letizia Moratti accompagnata dal Direttore generale Mario Dutto e dal Direttore e Presidente del Museo.

Su segnalazione dello stesso Ministro L. Moratti  nel 2004 il Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi volle conferire al Museo la medaglia d’oro per la cultura, in particolare per quanto sviluppato dal Museo verso la scuola.

 

In questa nuova realtà il Museo di Milano ricevette dalla Fondazione CARIPLO l’incarico di realizzare un progetto rivolto alle scuole milanesi che promuovesse l’educazione scientifica. La Fondazione aveva da sempre finanziato singole scuole che presentavano i loro progetti. Il ritorno di queste iniziative (che richiedevano comunque un cospicuo investimento economico) spesso non era chiaro e comunque non lasciava segnali tangibili. Così più che continuare a finanziare progetti a pioggia, la Fondazione Cariplo volle provare a seguire nuove strade che gli garantissero un maggior controllo dell’iniziativa stessa. Il MNST presentò così il suo progetto.  Con esso la Fondazione voleva anche verificare se dietro questo lavoro maturasse anche l’interesse di qualche privato a investire energie e ulteriori risorse economiche nello sviluppo della cultura scientifica. A questo progetto che prese il nome di EST (Educare alla Scienza e alla Tecnologia) parteciparono anche il Museo di Storia Naturale di Milano, la Regione Lombardia (assessorato alla Cultura ) e la Direzione Regionale Scolastica. Anche l’Università Bicocca entrò a far parte del progetto con il ruolo di monitoraggio e partecipò fino alla presentazione dei risultati. Il lavoro durò circa tre anni. Per il Museo oltre allo scrivente partecipò con un ruolo sempre più marcato Maria Xanthoudaki che da allora si interessò sempre di più allo sviluppo della sezione didattica e più in generale dei servizi educativi. Oggi ne è Direttrice. In questi anni sempre con maggior coinvolgimento nel settore scolastico ha promosso e sviluppato un osservatorio denominato CREI (Centro Ricerca per l’Educazione Informale ) con lo scopo di promuovere tra gli insegnanti le modalità dell’educazione informale che è oggi la metodologia più usata dal Museo nell’interfacciarsi con il mondo della scuola.

 

Il progetto ISS non arrivò comunque per caso. Tramite una serie di collaborazioni avviate in quegli anni con insegnanti di fisica facenti parte della loro Associazione professionale AIF e di altri docenti universitari, tra i quali Enrica Giordano, che da anni collaborava con il Museo nello sviluppo dei laboratori interattivi, venni a sapere che tutte le Associazioni professionali dei docenti di materie scientifiche stavano cercando una interlocuzione con il Ministero della Pubblica Istruzione per proporre un corso di formazione da loro ideato. Erano anni che tentavano convinti che il loro apporto diretto e autonomo potesse maggiormente incidere nella mentalità dei docenti che spesso non vedevano validi e utili i corsi promossi dal Ministero stesso o da qualche Direzione Scolastica Regionale o strutture create negli anni tipo INDIRE. In tutto questo anche il mio precedente lavoro (durato per oltre 10 anni) di docente di Fisica nelle scuole milanesi mi fu molto prezioso per rapportarmi con il sistema scolastico di cui stiamo parlando.

In questo progetto le Associazioni proposero di coinvolgere i due maggiori musei italiani che da anni lavoravano con le scuole. Fu così che d’accordo con il Ministero, che ben ci conosceva, al Museo di Milano pervenne formale richiesta di partecipare a questo progetto che prese il nome di ISS (Insegnare Scienze Sperimentali). Ad esso vi parteciparono attivamente i presidenti delle varie associazioni: Vincenzo Terreni (e dall’ottobre 2007 Anna Pascucci) per L’associazione Scienze Naturali); Rosaria Carpignano (Società Chimica Italiana) Riccardo Govoni e poi Silvano Sgrignoli (AIF).

Per Città della Scienza di Napoli partecipò oltre il Direttore dei servizi educativi, Luigi Amodio, anche e soprattutto Emilio Balzano che, nell’ambito del suo incarico all’Università Federico II da anni portava avanti alcune sperimentazioni sull’educazione informale in Fisica. Lo affiancava Rossella Parente, mentre per Milano mi affiancò per tutta la durata del progetto il mio collaboratore Giovanni Cella che si occupò di tenere i rapporti con tutta la struttura organizzativa di ISS ma anche di tutta la parte amministrativa e contabile necessaria alla rendicontazione del progetto stesso.

Durante i seminari che si tennero al Museo di Milano furono importanti le figure di Luciana Tasselli, Maria Xanthoudaki, Marco Iezzi[2] che curava la visita al sottomarino Toti ed Enrico Miotto che condussero direttamente le attività di alcuni laboratori nei ruoli di conduttore o discussant. Le tematiche affrontate riguardavano: le trasformazioni chimiche, alcuni fenomeni legati al comportamento della luce e le tematiche legate ai moti della terra. Presentarono ai docenti  soprattutto le modalità con cui il Museo lavorava con le scuole.

Del lavoro fatto rimangono tre volumi che raccolgono le motivazioni per cui nasceva ISS, le modalità di lavoro adottate ed i risultati ottenuti.

Il primo volume si apre con i saluti formali di Giuseppe Cosentino (Capo Dipartimento per l’Istruzione - Ministero della Pubblica Istruzione); Fiorenzo Galli (Direttore Generale Fondazione Museo Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci”di Milano) e di Vittorio Silvestrini (Presidente Città della Scienza di Napoli). Seguirono gli interventi di Paolo Guidoni che è stato l’anima di tutto il piano, stimolando e guidando la riflessione sulla pratica professionale in una dimensione di ricerca/azione[3], con il supporto delle istituzioni coinvolte poi da Vincenzo Terreni e tanti altri relatori, molti dei quali appartenevano al Comitato scientifico che era stato attivato fin dall’inizio del piano ed era composto prevalentemente da docenti appartenenti alle associazioni disciplinari e da docenti universitari che da anni affrontavano tematiche relative ai curricula scolastici relativi alle materie scientifiche. Il volume si chiude con l’intervento di Irene Gatti che, anche se non appare spesso negli interventi ufficiali, è stata la referente operativa che ha garantito, per tutta la durata del progetto, coerenza a tutto il lavoro svolto, a partire dalla stesura del Protocollo d’Intesa, sviluppando e curando, in collaborazione col comitato scientifico e con i referenti degli USR, la documentazione del processo di lavoro, la valutazione dei seminari di formazione, fino alla definizione dell’architettura progettuale, basata sulla formazione dei docenti tutor e sulla costituzione di una rete di scuole coinvolte nella sperimentazione didattica proposta dal Piano ISS (le cosiddette scuole “presidio” che facevano riferimento agli USR, in cui i docenti tutor formati nei seminari nazionali lavoravano insieme ai docenti della rete alla ricerca-azione proposta da ISS).

Altra persona fondamentale è stata Annarosa Cicala, allora Dirigente l’Ufficio formazione personale docente del MPI, che ha riservato alla realizzazione di ISS un lavoro ininterrotto e convinto, sostenendo ogni passo dello sviluppo del progetto. Dall’Ufficio diretto dalla dr.ssa Cicala dipendeva l’attuazione del progetto sotto il profilo amministrativo e “politico” nonché l’operatività del personale MPI coinvolto in ISS e tutti gli atti amministrativi, non ultimi quelli concernenti la spesa necessaria a far funzionare ISS. Era anche la responsabile della rendicontazione di tutto il progetto. Senza il lavoro di queste due figure il progetto non si sarebbe realizzato nelle diverse e ricche forme che lo hanno caratterizzato.

A questo volume ne seguirono altri due che riportano i lavori dei due seminari che si tennero a Città della Scienza di Napoli (Novembre- Dicembre 2006 ) e al Museo di Milano (18 Dicembre-21 Dicembre 2006).

I due corposi volumi riportano tutto il lavoro che è stato fatto con il coinvolgimento di circa 100 persone (con diversi ruoli) che suddivisi per gruppi affrontarono le varie tematiche scientifiche che avrebbero costituito le basi per elaborare i nuovi programmi scolastici e le metodologie d’insegnamento che si volevano introdurre così come tra l’altro indicavano le indicazioni europee che appariva nei risultati della Commissione di controllo sull’insegnamento delle materie scientifiche e sui risultati ottenuti dagli allievi. Quanto pubblicato da questa Commissione poneva l’Italia in uno dei posti inferiore a tante altre nazioni facendo così fare, allo stesso MPIf una pessima figura agli occhi dell’opinione pubblica. La stampa, a vari livelli, interveniva su questa tematica preoccupata che la scuola italiana non fosse in grado di formare personale scientifico necessario a mantenere e sviluppare ulteriormente i settori produttivi che per svilupparsi avevano bisogno di giovani preparati o pronti ad affrontare gli studi universitari.

Nella parte finale dei due volumi sono riportate i nominativi delle persone coinvolte nel progetto [4]. Oltre ai titoli principali dei seminari figurano anche alcune curiosità, frutto di una inchiesta che è stata fatta fra tutti i frequentatori dei due corsi. Tra questi ultimi mi piace ricordare i risultati dell’inchiesta relativa all’organizzazione dei seminari attraverso semplici domande inerenti la qualità degli Hotel dove risiedevano i corsisti, la cortesia del personale dei due musei, la qualità del servizio catering offerto e del servizio ristoranti esterni. Il giudizio ricevuto è stato veramente di ottimo livello, questo a testimonianza di quanto alto è stato l’impegno dei due Musei perché tutti i corsisti  si trovassero a loro agio durante lo svolgimento dei due seminari e conservassero un buon ricordo dei giorni trascorsi a Napoli e a Milano. Per il Museo di Milano Mauro Bonazzoli curò questo lavoro ricevendo complimenti per la bravura e l’accortezza dimostrata nei confronti di tutti. Memore è rimasta nei corsisti  la cena dell’ultima sera, che si svolse nella Sala del Cenacolo alla quale partecipò anche Mario Dutto nella sua carica di Direttore Generale Ordinamenti Scolastici.

Questi particolari, insieme all’impegno diretto di tutto il personale dei due Musei, e alla messa a disposizione di spazi e strutture adatte al lavoro, hanno fatto dei due Musei i luoghi di maggior interesse dove svolgere formazione.

L’augurio finale è quindi che di questa esperienza restino buoni risultati sapendo che l’ambiente scolastico è difficile e lento da modificare. L’importante è dare dei segnali che qualcosa di qualitativamente importante si riesce a fare. Con ISS questo è accaduto

 

PS: quanto scritto è frutto dei ricordi che sono rimasti vivi nella mente dello scrivente, utilizzando la memoria più che i documenti d’archivio. Si sa che questo procedere, per sua natura, qualche approssimazione la può avere. Forse più di una. Me ne scuso anticipatamente con i diretti interessati 



[1] Arrivò al Museo nei primi anni ’60 e vi lavoro per quasi 20 anni. In tutto questo periodo fu nel Consiglio Direttivo AIF, rivestendo anche la funzione di Presidente. I corsi di formazione istituzionali si tenevano al Museo di Milano e anche nelle sedi di Lugo di Romagna e Foligno che erano i tre centri didattici nazionali.

Morì all’improvviso nel 1985 durante un convegno che si teneva a Reggio Calabria

[2]Nel 2005 dopo un avventuroso viaggio dalla Sicilia arrivò al Museo il sommergibile Toti, varato nel 1967 con il compito di controllare i grandi sommergibili russi che entravano nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra. Nel 1997 compie il suo ultimo viaggio e dal 2005 è qui al Museo, e da allora, anche per le sue grandi dimensioni è esposto all’esterno a fianco del Padiglione ferroviario. Le visite al suo interno seguono un particolare percorso e per i visitatori c’è l’obbligo di indossare un casco di protezione, prassi che è stata seguita anche dai partecipati al progetto ISS che lo hanno voluto visitare. Se lo desiderate, si può  salire a bordo per rivivere le emozioni dei marinai durante la navigazione.

[3] Si è individuata nella proposta di ricerca/azione il miglior modo per recuperare l’educazione “informale” dell’insegnante la cui  professionalità è il  prodotto dell’esperienza sul campo, avviando così  un processo collaborativo  generalizzato di riqualificazione,  a cui contribuiscono docenti  ed esperti

[4] Tra questi ricordo  i responsabili dei lavori di gruppo del primo  I Seminario Nazionale Piano ISS:

Leggere l’Ambiente 1 A cura di: Giuseppe Busnardo (conduttore) e Marta Gagliardi (discussant)

Leggere l’Ambiente 2  a cura di: Anna Pascucci (conduttore), Maria Castelli (conduttore) e Clementina Todaro (discussant)

Luce, Colore, Visione 1 a cura di: Annalisa Salomone (conduttore) e Pierluigi Robino (discussant)

Luce, Colore, Visione a cura di: Piera Nolli (conduttore) e Anna Maria Mancini (discussant)

Le Trasformazioni 1 a cura di: Daniela Lanfranco (conduttore) e Maria Xanthoudaki (discussant)

Le Trasformazioni 2 a cura di: Eleonora Aquilini (conduttore) e Rossana Nencini (discussant)

Terra e Universo a cura di: Enrico Miotto (conduttore) e Enrica Giordano (discussant)