I segreti dei profumi
Valentina Vitali
Per molti è proprio “una questione di chimica” come cantano Rettore e Ditonellapiaga e non solo nelle questioni di cuore. Per la maggior parte degli animali, dagli insetti ai mammiferi, il mondo e gli altri organismi vengono esplorati e conosciuti grazie all’olfatto; fa eccezione l’uomo, specie microsmatica che si basa quasi esclusivamente sulla vista relegando gli altri sensi a funzioni poco rilevanti per la sopravvivenza. Gli odori si rivelano per gli animali un mezzo di comunicazione poco dispendioso, abbastanza persistente e soprattutto altamente specifico: sembra impossibile eppure semplicemente annusando una traccia odorosa lasciata da un conspecifico, un esemplare è in grado di determinarne il sesso, la maturità sessuale, lo status sociale, il grado di salute e persino di capire se si tratta di un parente oppure di un estraneo. Particolarmente utili sono delle speciali sostanze volatili la cui esistenza è stata intuita a fine Ottocento dall’entomologo Fabre ma dimostrata concretamente solo nel 1959, quando Butenandt è riuscito a isolare il bombicolo, il primo feromone scoperto, prodotto dai bachi da seta (Bombyx mori). In questo caso il composto volatile viene rilasciato dalle femmine per segnalare disponibilità all’accoppiamento e posizione ai maschi, che riescono a raggiungerle seguendo un gradiente di concentrazione di tale sostanza. Tra le funzioni ricoperte dai feromoni quella sessuale è sicuramente una delle più note e diffuse, declinabile in molte varianti. La prima è evidentemente quella attrattiva, come nel caso del baco e pure di farfalle e falene, ma all’arrivo del partner così richiamato si evidenzia un altro utilizzo dei feromoni poiché avranno un maggiore successo riproduttivo proprio i maschi più profumati. Dietro a questo vezzo estetico si nasconde un vantaggio molto concreto: nelle farfalle regina (Danaus gilippus) e in Utethesia ornatrix ad esempio il feromone maschile, prodotto a partire da sostanze tossiche (alcaloidi) assimilate con l’alimentazione allo stadio larvale, durante il corteggiamento viene cosparso grazie ai coremata (strutture speciali) sulle antenne delle femmine, che diventano così tossiche per i predatori e aumentano la probabilità di sopravvivere. Anche per giraffe, antilopi, cervi, caprioli e in generale tutti gli ungulati queste speciali sostanze voltatili sono fondamentali nella riproduzione, dato che sono utilizzate dal maschio per comprendere se la femmina è vicina all’estro; per riuscirvi si esibisce in una particolare posa, il flehmen, in cui alza il labbro superiore esponendo l’organo di Jacobson o vomeronasale, presente pure nei felini (dalle tigri al gatto domestico), deputato proprio ad analizzare e decodificare la composizione di questi messaggi chimici. Sembra però che i feromoni siano utilizzati anche dalle femmine che riuscirebbero in questo modo a sincronizzare l’estro e quindi le nascite e ad incrementare la probabilità di sopravvivenza dei piccoli (chi nasce in ritardo trova condizioni ambientali più sfavorevoli). È tra gli insetti, in particolare quelli sociali, che i feromoni esprimono però tutte le proprie sorprendenti sfaccettature: la perfetta organizzazione di un alveare ad esempio si fonda proprio sui feromoni che vengono rilasciati dalle api che vi abitano. Il più importante è sicuramente quello mandibolare che viene emesso dalla regina con l’obiettivo di segnalare la propria presenza a tutte le decine di migliaia di api della famiglia, che si sentiranno così rassicurate e protette e svolgeranno al meglio ogni lavoro, compresa la bottinatura. Quando la regina, per anzianità, riduce la produzione di questo feromone oppure l’arnia risulta sovraffollata e quindi il segnale chimico non viene recepito da ogni singolo individuo, allora le operaie costruiscono una cella reale e alla nascita della nuova regina la precedente sovrana, insieme ad un piccolo gruppo di fedeli operaie, dovrà sciamare. Per far circolare con efficacia il proprio segnale mandibolare la regina utilizza delle messaggere: sono le pochissime operaie deputate alla sua cura che prelevano parte dello speciale feromone e lo spargono per l’alveare, trasmettendolo anche alle sorelle attraverso il contatto tra antenne e la trofallassi. Se la regina in carica si dovesse accorgere che le sue operaie stanno iniziando a costruire nuove celle reali cercherà di bloccarle e anche per questo si affida ai profumi: cospargerà la cera di un feromone inibitore che farà desistere le operaie richiamandone l’attenzione. Altri fondamentali profumi sono quelli della covata, che cambiano nel tempo e servono per comunicare alle nutrici il numero, l’età e le esigenze delle larve presenti. Le nutrici in risposta sviluppano ghiandole, come le ipofaringee, utili per questo compito mentre sono inibite nello sviluppo del proprio ovario (deporre è compito esclusivo della regina). Esistono poi i feromoni di allarme, prodotti dalla ghiandola di Koschevnikov localizzata alla base del pungiglione, rilasciati nel momento in cui un’ape punge un potenziale nemico; lo scopo è di chiamare in aiuto tutte le altre operaie a difesa della famiglia. Ci sono pure feromoni di aggregazione utilizzati durante le sciamature, per orientarsi e per trovare il proprio alveare e altri di riconoscimento famigliare: gli ingressi sono sorvegliati dalle guardiane che controllano l’odore impresso nella cuticola di ogni ape che desidera entrare, per verificarne l’appartenenza alla famiglia. Questo speciale profumo è un mix dei feromoni della regina, degli odori dei favi e del microbiota delle api, uguale per tutti gli individui grazie agli scambi durante la trofallassi. Vengono marcati da specifiche tracce odorose persino gli accessi all’alveare, facilitando il riconoscimento della propria casa quando le api tornano dalle varie missioni, e i fiori bottinati per attirare le sorelle verso le fonti di cibo; in questo caso la quantità di feromone è proporzionale al nettare presente per fornire un’indicazione ancora più dettagliata. Formiche e termiti in quanto a segnali chimici volatili non sono da meno. Una delle applicazioni si ha quando una formica trova una fonte di cibo e rilascia feromoni durante il ritorno al formicaio, disegnando una traccia per le sorelle che vengono così guidate velocemente verso le risorse e passando rafforzano il percorso olfattivo. Rintracciarsi anche se ci si trova a kilometri di distanza, coordinare la maturità sessuale, permettere la convivenza pacifica e coordinata di decine di migliaia di individui; magie dei feromoni e della comunicazione chimico-olfattiva, che è forse persino più efficace della via scelta dalla specie umana, basata su cellulari, internet e videochiamate, visto che questa alla convivenza pacifica tra individui ancora non ha portato.