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Il primo violinista

 

Il primo violinista

Il primo violinista

 

Valentina Vitali

 

Sarà stato concepito a Cremona oppure a Brescia? Il primo a definirne le caratteristiche attraverso le proprie abili mani è stato Andrea Amati o Gasparo da Salò? Come spesso accade con le invenzioni particolarmente geniali e durature nel tempo, per le quali più nomi si contendono la paternità, è difficile stabilire chi tra i due celebri liutai abbia effettivamente intagliato il primo violino della storia, fissandone la forma e il timbro che tuttora vengono rispettati. Eppure ben prima del Cinquecento qualcun altro era già arrivato a produrre un suono strofinando un archetto sopra a delle corde esattamente come accade con il violino, dimostrandosi il legittimo inventore di questo strumento. Le foreste di Ande, Colombia ed Ecuador sono l’areale di distribuzione di una particolare specie di uccello in cui il maschio ha le ali nere e bianche, il corpo ramato e una vistosa macchia rossa sulla testa mentre la femmina risulta meno appariscente, di un verde oliva sfumato di giallo e cannella. Ciò che rende davvero strano il manachino delizioso (Machaeropterus deliciosus) si nota però solo quando i maschi si riuniscono nei lek (arene dove ci si esibisce in comportamenti ritualizzati allo scopo di trovare una partner) e iniziano a suonare, non a cantare. Nonostante Darwin e altri naturalisti avessero già capito che il loro canto in realtà non viene prodotto dalla siringe ma attraverso le penne delle ali, solo grazie alle telecamere ad alta velocità si è riusciti a comprendere esattamente il meccanismo. La quinta e la sesta remiganti secondarie e la prima terziaria di ogni ala sono profondamente modificate; in particolare hanno tutte il rachide ingrossato, la quinta è piegata nella parte terminale di 45° verso il corpo e le altre due hanno delle sporgenze (in particolare la sesta è zigrinata). Durante il corteggiamento il manachino abbassa il petto, alza le ali e fa oscillare le strane penne alternativamente verso l’interno e poi verso l’esterno. Così facendo la quinta secondaria viene strofinata sulla zigrinatura della sesta proprio come l’archetto si fa scorrere sulle corde di un violino e per stridulazione si ottiene un suono con un’altezza e un timbro ben definiti. Il movimento è rapidissimo poiché avvengono 100 oscillazioni al secondo ma il suono prodotto raggiunge addirittura una frequenza di 1500 Hz cioè circa 14-15 volte superiore! Questo effetto si ottiene grazie al movimento coordinato delle speciali penne e soprattutto alla zigrinatura della sesta remigante: i solchi sono 7 e vengono colpiti dall’archetto due volte (andata e ritorno) quindi bisogna moltiplicare per 14 la frequenza di oscillazione del movimento per ottenere quella del suono. In pratica i manachini si sono dotati anche della cassa di risonanza. Le loro peculiarità non si limitano però al solo piumaggio, come è stato scoperto analizzando l’intera anatomia delle ali. L’ulna è più corta, quattro volte più larga e con un volume tre volte maggiore rispetto allo stesso osso di tutte le altre specie di uccelli, presenta una superficie deformata da solchi e protuberanze per favorire l’inserzione dei legamenti e soprattutto non è cava. Quest’ultima è l’anomalia più sorprendente considerando che l’ulna cava è un carattere comparso evolutivamente nei dinosauri teropodi e non è mai stato modificato da nessun’altra specie ornitica perché ottimale per il volo. È quindi molto probabile che le variazioni nell’anatomia alare, necessarie per produrre lo speciale suono, abbiano ridotto l’efficienza nel volo e, come corollario, le capacità di sopravvivenza dei maschi di manachino; e tutto questo solo per rispondere ai criteri estetici e ai gusti delle femmine. Le caratteristiche di questa specie sembrano infatti avvalorare la teoria, apparentemente anti-darwiniana ma in realtà proposta da Darwin stesso, secondo cui oltre alla selezione naturale esiste un’altra forza evolutiva altrettanto potente cioè la selezione sessuale e che, in alcuni casi estremi, quest’ultima possa vincere portando ad anatomie pensate per attirare il partner piuttosto che per aumentare la sopravvivenza e il grado di adattamento al proprio ambiente. Dal momento che nel manachino delizioso sono le femmine a selezionare quali maschi potranno riprodursi in pratica è stato il gusto femminile a plasmare l’evoluzione della specie. Concetto ovviamente inaccettabile da un punto di vista sociale a fine Ottocento (questa teoria è esposta da Darwin in “L’origine dell’uomo e la selezione sessuale” del 1871) ed è forse per questo che nel tempo è stato dimenticato a favore della selezione naturale e solo recentemente riconsiderato da alcuni naturalisti come Richard O. Plum. Proprio quest’ultimo spiega come il caso del manachino delizioso evidenzi l’inesattezza della teoria dell’handicap originale di Zahavi (messa a punto per spiegare evoluzioni inefficienti nel solco della selezione naturale) che vedrebbe l’anatomia alare modificata come un handicap con cui solamente i maschi migliori riuscirebbero comunque a sopravvivere e quindi come un segnale onesto di qualità rivolto alle femmine, escludendo il ruolo del gusto individuale. Se questo fosse vero le femmine non dovrebbero presentare nessuna modifica mentre anche la loro ulna, seppur parzialmente cava, ha la stessa forma anomala. Ciò significa che pure le femmine pagano i costi delle loro scelte sessuali. Da esemplari grigi e un po' noiosi che rimangono sempre in secondo piano rispetto ai più appariscenti e rumorosi maschi a regine dell’evoluzione della specie. Un bel riscatto sociale vero?