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Alla scoperta della flora Canaria 6: il secondo Ottocento

 

Un dagherrotipo del giovane Hooker, qualche anno dopo la spedizione antartica.

Alla scoperta della flora Canaria 6: il secondo Ottocento

 

Silvia Fogliato

 

Nella seconda metà dell’Ottocento, il fondamentale testo di Webb e Berthelot divenne un punto di riferimento per gli studi successivi e rinverdì l’interesse per la flora dell’arcipelago. I contributi maggiori vennero dal tedesco Carl Bolle e dallo svizzero Hermann Christ, ma furono numerosi i botanici di primo piano che in questi anni visitarono le isole, dedicando qualche alla loro flora. Alcuni vi arrivarono per ragioni di salute, in cerca di clima mite per curare la malattia del secolo, la tubercolosi; in effetti, insieme a Madera, le Canarie erano all’epoca una delle mete favorite del «turismo terapeutico», particolarmente alla moda nell’ultimo quarto del secolo. 

 

Visitatori illustri

A ridosso dell’uscita del primo volume dell’Histoire naturelle di Webb e Berthelot, ad aprire la schiera dei visitatori illustri è nientemeno che il celeberrimo botanico britannico Joseph Dalton Hooker (1817-1911). All’epoca però era ancora un semplice aiuto chirurgo ventitreenne, imbarcato con questo ruolo sulla «Erebus», una delle due navi della spedizione Ross in Antartide. Proveniente da Madera, nel novembre 1839 la spedizione fece scalo per appena quattro giorni a Tenerife e il giovane scienziato ne approfittò per raccogliere fauna e flora marina e fare una breve escursione all’interno. Durante l’avventurosa spedizione, egli poté studiare la flora di molte isole – quelle macaronesiche di Madera, Tenerife e Santiago nell’arcipelago di Capo Verde, quelle dell’Atlantico meridionale e quelle antartiche e subantartiche; colpito dalle particolarità costanti che egli ritrovava nelle diverse flore insulari e consapevole della loro fragilità, continuò ad approfondire l’argomento. Nel 1866, quando era succeduto al padre come direttore dei Kew gardens, le sue riflessioni sfociarono in una importante conferenza poi pubblicata su The Gardeners' Chronicle e solo molti anni dopo come monografia. Tuttora considerata una pietra miliare dell’evoluzionismo, fu lodata da Darwin come «la prima enunciazione sistematica dell’importanza delle isole per gli studi evolutivi».

Quasi vent’anni dopo Hooker, un altro illustre visitatore di passo fu il botanico tedesco Hermann Schacht (1814-1864); già apprezzato autore di un manuale di fisiologia vegetale, indebolito dallo studio assiduo si ammalò di tubercolosi e nel 1855 fu inviato in cerca di salute e climi migliori a Madera; vi rimase per un anno e mezzo, approfittando della convalescenza per esplorare la flora dell’isola. Nell’aprile 1857, non essendo riuscito a trovare un imbarco diretto su una delle navi che collegavano Madera con l’Inghilterra, decise di rientrare via Tenerife; vi trascorse circa un mese (11 aprile-18 maggio), quindi si imbarcò su un veliero diretto a Cadice via Gran Canaria, con uno scalo di tre giorni (19-21 maggio) a Las Palmas. Frutto della permanenza a Madera e del più breve passaggio alle Canarie fu un resoconto di viaggio e soprattutto il saggio Madeira und Tenerife mit ihrer Vegetation (1859) in cui Schacht si soffermò soprattutto sulle piante coltivate e su alcune specie caratteristiche del paesaggio canario come Dracaena draco o Phoenix canariensis

La coltivazione dello zucchero da Madeira und Tenerife mit ihrer Vegetation di Hermann coltivazione dello zucchero  

Nel 1877 fu la volta del medico e botanico tedesco naturalizzato statunitense Wilhelm (o William) Hillebrand (1821-1886), che come Schacht giunse a Tenerife reduce di un più lungo soggiorno a Madera. Egli era vissuto per un ventennio alle Hawaii, divenendo il primo esploratore della flora di quelle isole e rendendosi utile in mille modi al governo hawaiano; e in effetti uno degli scopi del suo viaggio in Macaronesia era reclutare lavoratori disposti a trasferirsi alle Hawaii. Ma, come Schacht, anche lui era arrivato a Madera e Tenerife alla ricerca di un clima salutare, non tanto per sé, quanto per la moglie; entrò in contatto con il giardino di acclimatazione di La Orotava e partecipò a diverse escursioni con il capo giardiniere Hermann Wildpret, ma, occupato com’era a completare la sua fondamentale Flora of the Hawaiian Islands, alle piante canarie dedicò solo qualche articolo sporadico.

 

Carl Bolle, un naturalista nel segno di Humboldt

Più incisivo rispetto a queste presenze di breve durata il soggiorno nell’arcipelago del naturalista berlinese Carl August Bolle (1821-1909) che, nel corso di due diversi viaggi, trascorse nelle isole circa due anni, fu il primo naturalista a visitarle tutte – compreso l’isolotto di Lobos -, ma soprattutto dedicò alla fauna e alla flora delle Canarie non meno di una trentina di lavori. Bolle era un naturalista per passione e vocazione; nato in una ricca famiglia di birrai a Schöneberg nei pressi di Berlino, non ebbe mai bisogno di lavorare e poté dedicarsi esclusivamente ai viaggi e allo studio. Nella Berlino della sua giovinezza forte era ancora la presenza di Humboldt, che Bolle conobbe di persona facendone il suo idolo e il suo modello. A esercitare un forte influsso su di lui furono anche il geologo Leopold von Buch e più tardi il botanico Karl Koch. Bolle studiò medicina e scienze naturali alle università di Berlino e Bonn, laureandosi nel 1842 con una tesi sulla vegetazione montana della Germania al di fuori delle Alpi (De vegetae alpina in Germania extra Alpes obvia), ma non esercitò mai la professione.

Interessato soprattutto a botanica e ornitologia, dapprima si concentrò sulle piante e sugli uccelli della regione di Berlino, la Marca di Brandeburgo, ma nel 1851, incoraggiato da von Buch che nel 1814 aveva visitato le Canarie e ne aveva studiato il vulcanismo, e da Webb, che aveva appena dedicato uno studio preliminare alla flora di Capo Verde, decise di farne la meta di un ampio viaggio. Nell’estate visitò le isole di São Vicente e São Nicolau nell’arcipelago di Capo Verde, per spostarsi a Tenerife a novembre. Vi trascorse tutto l’inverno, fino al marzo 1852, quando si spostò nelle isole orientali, le meno studiate dell’arcipelago. Trascorse i mesi di aprile e maggio a Fuerteventura e Lanzarote, visitando anche l’isolotto di Lobos. Rientrato a Tenerife, vi si trattenne fino alla fine di agosto, quando passò a La Palma, dove rimase per tutto il mese di settembre e fu fortemente impressionato dalla Caldera de Taburiente. Come ci informa una lettera a Webb, dovette anche fare una breve puntata a El Hierro. Quindi ritornò a Capo Verde, rimanendovi fino a dicembre per poi rientrare in Europa.

Gli mancavano Gran Canaria e La Gomera, che esplorò nel suo secondo viaggio, tra la primavera e l’autunno del 1856. Partito da Londra a febbraio, a metà marzo era a Tenerife, dove si trattenne fino all’inizio di maggio, per poi dedicare quel mese, giugno e luglio a Gran Canaria, che egli considerava le più feconda delle isole dell’arcipelago. Ritornò quindi a Tenerife e tra ottobre e novembre passò tre settimane a La Gomera, addentrandosi nella laurisilva con una guida: un’esperienza indimenticabile che forse, insieme all’insegnamento di Koch, è all’origine del suo interesse per gli alberi e la dendrologia. Poco dopo ritornò in Germania; forse si proponeva di visitare ancora l’amato arcipelago, ma ciò non avvenne mai. L’interesse per la natura, la storia e i costumi delle Canarie rimase tuttavia una costante della sua ampia produzione scientifica: tra il 1853 e il 1893 uscirono ben 32 lavori di Bolle sull’arcipelago (19 di argomento botanico, 9 ornitologico, 4 etnologico); tra i più significativi, le monografie dedicate alle isole orientali e alla Gomera e studi sulle palme e le felci dell’arcipelago.

   

Bolle scoprì e descrisse per la prima volta decine di specie; tra di esse Ceropegia fusca, una rara succulenta del tutto priva di foglie oggi molto coltivata per il suo aspetto curioso. Spesso dedicava le nuove specie a persone di cui aveva stima o che lo avevano aiutato durante il suo soggiorno nelle isole: così Aeonium manriqueorum (oggi Aeonium arboreum subsp. arboreum) ricorda la famiglia Manrique de Lara di cui fu ospite a Fuerteventura; Asplenium newmanii il naturalista britannico Edward Newman, autore di A History of British Ferns; Lavandula minutolii il diplomatico Julius von Minutoli, console generale della Prussia per la Spagna e il Portogallo, ma anche abile disegnatore, che a sua volta visitò più volte le Canarie. Numerose anche le specie che lo ricordano nell’epiteto, come Aichryson bollei, Rubus bollei, Senecio bollei o Matthiola bolleana. Gli furono anche dedicati due generi, Bollea Rchb.f. e Bollaea Parl., ma entrambi ora sono ridotti a sinonimi.

Bolle non ebbe mai alcun incarico ufficiale né all’università né all’orto botanico, ma era membro di molte associazioni scientifiche e collaborava regolarmente a varie riviste; nel 1857 pubblicò un volume illustrato sulle palme, in collaborazione con B. Seemann. Nel 1867 fu tra i soci fondatori della Società ornitologica tedesca, di cui alla morte del celebre zoologo Alfred Brehme divenne anche presidente. Fece ancora qualche viaggio (anche in Italia), ma il centro della sua vita, la sua passione e la sua missione divenne l’arboreto da lui creato nell'isola di Scharfenberg sul lago Tegel, a nord di Berlino, acquistata nel 1867 dalla famiglia Humboldt.

Bolle fotografato ai piedi di un maestoso abete di Douglas (Pseudotsuga menziesii) nella tenuta di Scharfenberg  

Al momento dell’acquisto, la vegetazione era impoverita e trascurata; Bolle rigenerò la foresta piantando alberi tanto autoctoni quanto esotici non come esemplari isolati, ma in modo di formare macchie il più possibile simili a una foresta naturale. Spesso consultato come dendrologo di vasta esperienza, dal 1877 fu eletto deputato cittadino e come membro del dipartimento di orticoltura ebbe un ruolo importante nella creazione dei parchi e delle alberate della città di Berlino. Importanti anche le sue battaglie per preservare gli esemplari storici e monumentali (un tratto comune con Berthelot, suo amico di lunga data, e entusiasta visitatore di Scharfenberg). L’arboreto, che a un certo punto fu aperto al pubblico, vedeva le frequenti visite di colleghi botanici, che Bolle accoglieva con affabilità e umorismo, ed era una riserva di semi per molti orti botanici. 

In buona salute fino agli ultimi anni, morì ottantasettenne nel 1909 lasciando il suo erbario all’orto botanico di Berlino. Purtroppo esso andò in gran parte distrutto durante la Seconda guerra mondiale; l’isola invece fu venduta dagli eredi alla città di Berlino e fu trasformata in una fattoria scolastica; degli alberi piantati da Bolle oggi rimane molto poco.

 

Christ, il Nestore della botanica svizzera

La Fuente de Los Sabios con i medaglioni dei botanici che più hanno contribuito alla conoscenza della flora canaria.  

Per l’importanza dei suoi contributi alla conoscenza della flora canaria, come Broussonet, Webb e Berthelot, Bolle ha meritato di essere incluso tra i dieci sabios, ovvero studiosi, i cui medaglioni ornano la Fuente de Los Sabios del Jardín Botánico Canario Viera y Clavijo. Lo stesso onore è toccato anche allo svizzero Hermann Christ (1833-1933) che, sebbene abbia visitato l’arcipelago solo per pochi mesi, quasi come «turista naturalistico, ne è ben degno per la straordinaria rilevanza dei due articoli che dedicò alla flora canaria. Rispetto all’epoca dei viaggi di Bolle, o anche di Schacht, quando furono visitate da Christ, le Canarie erano ormai una meta turistica apprezzata soprattutto da anglofoni e germanofoni, che vi avevano anche formato colonie permanenti.

Christ nella primavera del 1884 visitò Tenerife, La Palma e Gran Canaria; stando alla grande attenzione riservata ai dati climatici, anch’egli inizialmente dovette essere attratto dal clima mite tanto apprezzato da un numero crescente di europei benestanti, e come tanti visitatori che lo avevano preceduto (e lo seguiranno) si abbandonò volentieri al fascino delle isole. Un fascino che emerge pienamente nel suo Eine Frühlingsfahrt nach den Canarischen Inseln (“Un viaggio primaverile nelle isole Canarie”) che divenne un classico della letteratura di viaggio.

Questa foto del 1933, l’anno della sua morte, ritrae un patriarcale Christ al lavoro.  
 

Di taglio divulgativo, ricco di dati ma scritto in uno stile narrativo spesso vivace, il libro si rivolgeva a un largo pubblico, e fece molto per aumentare la popolarità turistica delle Canarie. Si rivolgevano invece agli specialisti i due articoli scientifici, uno in tedesco, l’altro addirittura in latino, che Christ pubblicò tra il 1885 e il 1888 sulla prestigiosa rivista «Botanische Jahrbücher fur Systematik». In effetti, per tutta la sua vita adulta Christ riuscì a far convivere due professioni, quasi due personalità, di cui era esponente ugualmente eminente. Nato a Basilea, egli infatti si laureò in legge e per quasi quarant’anni fu legale e notaio di successo nella città natale. Ma durante gli anni universitari scoprì anche la botanica, incominciando dalle piante del suo paese. Difficile nel suo caso parlare di dilettante o di hobby: i suoi testi di botanica sono oltre trecento, spaziano dalla flora svizzera a quella esotica, dalla geobotanica alla sistematica; fu uno dei massimi esperti di felci del suo tempo, autore di due capisaldi come Die Farnkräuter der Erde (1897) e Die Geographie der Farne (1910).

Anche se sono solo un episodio della sua variegata attività botanica, i suoi due articoli sulla flora delle Canarie occupano un posto importante nella conoscenza delle piante dell’arcipelago. Il primo, Vegetation und Flora der Canarischen Inseln, è un ampio saggio in cui, partendo dal quadro tracciato da Berthelot, Christ individuò tre piani vegetazionali – la “regione sotto le nuvole o regione della spiaggia”, la “regione nuvolosa, 700 - 1.600 metri” e la “regione sopra le nuvole o regione sommitale” e ne diede approfondita descrizione analitica. Il secondo, Spicilegium Canariense, è un’ampia lista delle specie vegetali delle isole, che, partendo da Phytographia canaria di Webb, la amplia e attualizza alla luce delle scoperte successive. Entrambi i lavori si collocano dunque in continuità con l’opera di Berthelot e Webb, ma allo stesso tempo ne segnano il superamento.

Autore prolifico e rispettato, Christ ebbe una vita lunghissima che ne fece il Nestore della botanica svizzera. Morì nel novembre del 1933, venti giorni prima del suo centesimo compleanno.

 

Bibliografia

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CHRIST, H. (1886), Eine Frühlingsfahrt nach den Canarischen  Inseln, Georg, Basel.

CHRIST, H. (1888), Specilegium canariense, «Botanische Jahrbücher fur Systematik», 9, pp. 86-172.

GONZÁLEZ LEMUS, N. (2008), Clima y Medicina. Los orígenes del turismo en Canarias, Ediciones Idea, Santa Cruz de Tenerife.

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SARMIENTO PÉREZ, M. (2007), Carl Bolle y su importante aportación a la botánica y ornitología de Canarias, in J. Frade, op. cit., pp. 209-225

SCHACHT, H. (1859), Madeira und Tenerife mit ihrer Vegetation, G. W. F. Müller, Berlin.