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Morire per vivere

 

Opossum in tanatosi

Morire per vivere

 

 

Valentina Vitali

 

A volte in pochi secondi ci si gioca tutto. Quando un rospo comune si accorge di essere stato avvistato da una natrice o da qualche uccello acquatico ha solo quei pochi secondi per prendere la decisione giusta, per adottare la strategia migliore e continuare a vivere. Che fare? Fuggire, correre via il più rapidamente possibile? Questo è forse ciò che ci si aspetterebbe ma il rospo fa qualcosa di sorprendente: si gira supino, irrigidisce le zampe e si immobilizza. Apparentemente una totale resa, che agevolerà il predatore; in realtà la tecnica vincente nella maggior parte dei casi. Il rospo ha infatti deciso di puntare sulla tanatosi (dal greco thanatos cioè morte) che consiste nel fingersi morto proprio per continuare a vivere.

Persino nella comunicazione animale intra e inter specifica, che si basa sui segnali onesti per scambiare informazioni, a volte si è quindi costretti a fingere e ad inviare un messaggio (sono morto) che è tutt’altro che vero, ma che risulta credibile proprio grazie all’alta affidabilità che solitamente le comunicazioni tra animali hanno. In effetti la tanatosi, o immobilità tonica, può essere praticata da moltissimi animali ma solo in casi estremi, quando ci si rende conto che tentare la fuga o lottare non avrebbe alcun senso e l’unica concreta possibilità di sopravvivenza consiste nel sembrare un cadavere, che i predatori, tranne i necrofagi, evitano perché consapevoli del fatto che la materia organica in putrefazione può essere tossica. Per risultare credibili alcuni animali non si limitano a immobilizzarsi ma hanno evoluto strategie sempre più raffinate e stupefacenti.

Tra i più abili c’è l’opossum (Didelphis virginiana) che addirittura entra in una sorta di coma: rimane coricato a terra con le zampe tese verso l’alto, la bocca aperta, gli occhi sbarrati e la lingua a penzoloni emettendo dall’ano un liquido verde che emana un odore simile a quello di un corpo in decomposizione. In questo stato il marsupiale può rimanere per varie ore prima di riprendersi. È evidente che non si tratta solo di una finzione comportamentale ma che la tanatosi in questo caso richiede pure modifiche fisiologiche importanti, proprio come accade per la natrice dal collare

Tanatosi nella natrice  

(Natrix natrix). Il Colubride, se attaccato, si gira mostrando il ventre, rilascia dalla cloaca una sostanza maleodorante ma in aggiunta riesce a rompere alcuni capillari (autoemorrea) così da far fuoriuscire un po' di sangue dalla bocca che rimane aperta. La tanatosi è però molto diffusa pure tra gli insetti: Darwin stesso ha osservato uno scarafaggio fingersi morto per ben 23 minuti ma le larve del formicaleone (Euroleon nostras) sanno fare di meglio, detenendo il record di 61 minuti. I record però possono essere stabiliti non solo in termini di durata ma anche di numero di individui coinvolti. In un’isola vicino all’Australia (Kangaroo Island) sono stati collocati numerosi nidi artificiali destinati a opossum pigmeo e varie specie di pipistrelli ma al controllo i ricercatori li hanno trovati occupati da colonie di formiche Polyrhachis femorata, apparentemente tutte morte; dopo poco uno degli insetti si è inaspettatamente mosso e a seguire tutti gli individui si sono risvegliati. Semplicemente avevano finto una morte di massa per non essere attaccati. Lasciarsi cadere a terra assumendo pose scomposte per poi immobilizzarsi è ciò che fanno pure gli insetti stecco se toccati da un predatore o le falene appena percepiscono gli ultrasuoni emessi dai pipistrelli, così da fuggire rapidamente senza lasciare tracce sonore. E poi c’è il martin pescatore (Alcedo atthis) che contrae i propri muscoli fino a sembrare rigido e quindi morto; può ad esempio capitare durante un inanellamento che questo meraviglioso uccello adotti tale tecnica credendosi in pericolo e rimanga per un po' nelle mani degli esperti fermo immobile, a pancia in su e con gli occhi aperti, per poi risvegliarsi e volare via fulmineo. La tanatosi non viene però adottata solo a scopo difensivo. Nei ragni, ad esempio, dopo l’accoppiamento in molte specie la femmina mangia il maschio, che cerca di sopravvivere attuando particolari e spesso bizzarre strategie (diverse in base al taxon), tra cui figura la morte apparente. I maschi dei Pisauridae tessono una matassa contenente insetti già morti e poi vi si attaccano fingendosi preda tra le prede; quando la femmina trova il pacchetto con l’infiltrato lo trasporta in un luogo tranquillo e inizia a consumare il cibo ed è in questo momento di distrazione che il maschio si riattiva e tenta l’accoppiamento. C’è poi persino chi utilizza questo inganno per attaccare. I pesci ciclidi africani vanno sul fondo dei piccoli laghi in cui vivono e si girano su un fianco, nella tipica posa di un pesce morto. Appena un saprofago si avvicina pensando di aver trovato una carcassa da consumare, il ciclide apre la bocca e mangia l’inconsapevole presa. Una strategia simile viene adottata dalle volpi: si coricano a terra immobili allo scopo di attirare un uccello opportunista o necrofago, come corvi e cornacchie, che si avvicina confidente e si trasforma invece in vittima. A volte per sopravvivere o procurarsi del cibo bisogna rischiare e disattendere le aspettative di chi si ha davanti e non investire le proprie energie in un impossibile tentativo di fuga. Stupire paga (quasi) sempre.