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L'uomo è davvero speciale?

 

Corvo usa un bastoncino per prendere il cibo

L'uomo è davvero speciale?

 

Valentina Vitali

 

Il primo tratto distintivo dell’uomo è la capacità di dare una forma a bastoni e pietre, per renderli adatti a un determinato utilizzo” affermava convinto Kennet Oakley in un articolo scritto nel 1944; l’antropologo era davvero sicuro di aver individuato ciò che differenziava l’essere umano da tutti gli altri animali, conferendogli un carattere di unicità e specialità. In effetti, alla capacità di utilizzare e creare strumenti era stato già dato molto risalto, nominando addirittura una specie di Homo primitiva vissuta circa 2 milioni e 800 000 anni fa Homo habilis, uomo abile. È stato quindi un duro colpo per l’amor proprio antropico quando Jane Goodall ha dimostrato, insieme ad altri ricercatori, che anche gli scimpanzè erano perfettamente in grado non solo di usare ma pure di creare strumenti, modificando degli oggetti per renderli idonei a particolari utilizzi. L’esclusività umana era stata infranta. Studi successivi hanno provato che in realtà questa caratteristica è condivisa da molti animali, compresi mammiferi, uccelli, polpi, pesci, ragni e insetti, nonostante non sia affatto semplice definire chi davvero utilizza strumenti e chi no. Le formiche tessitrici, ad esempio, costruiscono il proprio nido in modo davvero bizzarro: alcune operaie tengono tra le mandibole le larve che, schiacciate con delicatezza, secernono una secrezione setosa usata per cucire i bordi di due diverse foglie, tenuti accostati da altre formiche. Ancora, i pesci della famiglia Toxotidae, detti pesci arcieri, per cacciare vanno vicini alla superficie e, quando vedono un insetto appoggiato sulla vegetazione, lanciano dalla bocca getti d’acqua potenti e precisi che possono raggiungere persino prede a 1,5 m di distanza le quali, una volta colpite, cadono in acqua e vengono mangiate. È possibile dire che questi animali usano strumenti? Soprattutto l’ultimo caso non rientra nellutilizzo di un oggetto per alterare la forma, la posizione o la condizione di un altro oggetto, di un altro organismo, o dell’utilizzatore stesso, fintanto che esso maneggia o trasporta l’utensile, durante o prima dell’utilizzo” (definizione presa come riferimento), perciò i pesci arcieri non sono da considerare veri e propri utilizzatori. Anche tra gli animali che innegabilmente si destreggiano con vari strumenti la consapevolezza, la raffinatezza e le implicazioni cognitive possono essere molto diverse. Le lontre di mare sono in grado di rompere le conchiglie sbattendole contro incudini di pietra, cioè rocce che trovano nel proprio territorio, oppure colpendole con piccole pietre asportate dal substrato roccioso eppure tale abilità risulta meno complessa di quella presentata dai corvi della Nuova Caledonia. Questi uccelli si cibano di larve che vivono nelle cavità degli alberi e di conseguenza hanno ideato dei sofisticati sistemi di estrazione: utilizzano foglie di Pandanus, che sono coriacee e con margini seghettati, modificandole per uncinare le prede oppure prendono un rametto, eliminano tutte le ramificazioni laterali e modellano l’estremità a forma di uncino. Un recente studio (Compound tool construction by New Caledonian crows, Scientific Reports) ha addirittura osservato che se ai corvi vengono dati bastoncini troppo corti per questo utilizzo, loro sono in grado di ottenere un utensile efficace combinando 3-4 pezzi insieme. È evidente che questo è un caso di creazione di strumenti molto più flessibile e sofisticato. Altrettanto sorprendente è scoprire che un gorilla che deve guadare un corso d’acqua ne testa prima cautamente la profondità con un bastone, che uno scimpanzè davanti ai resti di un fuoco utilizza un bastoncino per cercare di capire di cosa si tratta senza rischiare di subire danni e ancora che i pulcinella di mare tengono rametti tra le zampe usandoli per grattarsi, comportamento osservato fino ad ora solo nei primati e negli elefanti. I delfini non sono da meno considerando che, per non ferirsi mentre sondano il fondale alla ricerca di cibo, proteggono il proprio rostro con una spugna. Oltre a definire quando un animale utilizza concretamente uno strumento, le ricerche stanno soprattutto cercando di comprenderne le implicazioni cognitive. È presente nelle altre specie una precisa rappresentazione mentale dello scopo che si vuole raggiungere con gli strumenti, come accade nell’uomo? Se si mostra a dei ratti che tirando una catenella e muovendo una leva si ottiene cibo e, dopo un po' di tempo, si diminuisce l’appetibilità dell’alimento associato ad una delle due azioni (per esempio perché lo stesso alimento è stato disponibile in grandi quantità prima dell’esperimento), gli animali opteranno solo per l’azione che porta all’altro tipo di cibo, con più valore. Chiaramente i ratti hanno una rappresentazione mentale di ciò che desiderano e usano strumenti per realizzare il proprio obiettivo senza lasciarsi guidare dall’abitudine. Un altro punto da chiarire è se gli animali si basino nella scelta degli oggetti e nella loro modifica solo sulla percezione oppure se ragionino anche sulle loro proprietà fisiche. A lungo si è considerata corretta la prima ipotesi; ad esempio nell’esperimento del tubo trappola (in cui si deve spingere un pezzo di cibo fuori da un tubo trasparente senza farlo cadere in una trappola centrale che lo renderebbe irraggiungibile), gli scimpanzè che superano il compito continuano ad usare la stessa strategia anche quando la trappola non può più catturare il cibo perché il tubo viene girato. C’è però un elemento spiazzante da considerare: anche esseri umani adulti coinvolti nel medesimo esperimento non modificano la propria strategia quando si inverte il tubo. Mettere in atto tecniche basilari non significa quindi non essere in grado di idearne altre più complesse e, inoltre, in natura sono le scelte più rapide ed efficaci a risultare vincenti. In un altro esperimento infatti delle scimmie cappuccino chiamate a scegliere quali pietre usare per rompere delle noci hanno sempre optato per quelle più dense, nonostante fossero state inserite pietre artificiali chiaramente più grandi di quelle vere ma meno pesanti. L’utilizzo di strumenti è connesso ad un altro elemento che a lungo è stato erroneamente considerato proprio solo dell’uomo, la trasmissione culturale. Per molti animali la capacità di selezionare, creare e adoperare strumenti è appresa grazie alle interazioni sociali, come nel caso dei delfini che usano le spugne (trasmissione matrilineare, dalle mamme alle figlie) o nei corvi della Nuova Caledonia, ai quali basta osservare un consimile utilizzare un oggetto per riuscire ad imitarlo. C’è poi un altro interessantissimo risvolto: chi costruisce uno strumento pensato per un certo uso sta pianificando il futuro proiettando la propria mente oltre ciò che è immediatamente percepibile? Ad un gruppo di scimpanzè e oranghi è stato chiesto di selezionare lo strumento adatto per ottenere una ricompensa e subito dopo gli animali sono stati portati fuori dalla stanza test, a cui hanno potuto accedere un’ora più tardi (Apes save tools for the future use, Science); i primati hanno dimostrato di essere in grado di portare fuori dalla stanza lo strumento e di tenerlo con sé nella prospettiva di usarlo successivamente. Quell’ora di attesa è stata estesa a 14 ore e 17 per i corvi imperiali, in un esperimento similare, e gli animali hanno saputo pazientare e proiettarsi nel futuro. Dopo tutte queste sorprendenti scoperte siamo ancora sicuri di essere così speciali?