Realtà o illusione?
Valentina Vitale
Evidenza: ciò che non si può negare, che è indiscutibilmente vero perché visibile in modo chiaro e immediato. Da una sola parola si intuisce quanto il concetto di verità e realtà oggettiva sia legato a doppio filo alla vista, il senso più importante per una specie microsmatica come l’uomo; in effetti gli esseri umani non possono di certo contare su un eccezionale olfatto o su un udito sviluppato e quindi la maggior parte delle informazioni legate al mondo esterno dipende proprio dagli occhi e dalle immagini che continuamente forniscono. In sostanza, anche la conoscenza e ciò che crediamo vero dipende da retina e cristallino (per quanto nemmeno la nostra vista sia speciale o più potente rispetto a quella di altri animali). Eppure questo senso è davvero così infallibile? Pensiamo alle illusioni ottiche. In certi casi ci si può rendere conto che ciò che vediamo non corrisponde alla realtà o che tendiamo sempre ad interpretare le informazioni ottenute e il cortocircuito che accade a questo punto nel cervello è interessantissimo da studiare da un punto di vista psicologico e cognitivo, per comprendere come funziona la mente umana. E le altre specie animali? Anche loro percepiscono e vengono tratte in inganno dalle illusioni ottiche? E’ ovviamente molto difficile rispondere a questa domanda e impostare degli apparati sperimentali che siano adatti e non inficino il risultato. Alcuni test in passato sembravano ad esempio aver dimostrato che cani, galli e piccioni percepivano l’illusione di Ebbinghaus (nella quale due cerchi di uguale dimensione vengono visti diversi perché circondati l’uno da cerchi più piccoli e l’altro da cerchi più grandi) in modo opposto all’uomo e che i babbuini non cadevano nel tranello. In un’indagine del Royal Melbourne Institute of Technology è però emerso un dato interessante: solo api libere di muoversi nello spazio riescono a vedere tale illusione, riprodotta in proporzione per loro, mentre quelle bloccate ad una certa distanza di osservazione non ci riescono. Questo risultato suggerisce che è possibile che molti esperimenti abbiano fornito dati inesatti perché la situazione ricreata non era adatta o non coinvolgeva ecologicamente i soggetti; alla luce di questo, molte più specie potrebbero essere in grado di vedere le illusioni ottiche. In un esperimento, dei pulcini domestici sono stati divisi in due gruppi allevati in modi diversi: una metà trovava il cibo dietro uno schermo che rappresentava un disco grande arancione e l’altra dietro uno schermo con un disco piccolo. Dopo aver creato la connessione tra le risorse e la dimensione del cerchio i pulcini sono stati testati sull’illusione e si è verificato che gli individui abituati al disco grande si rivolgevano al cerchio illusoriamente più grande e viceversa. Ugualmente, esemplari di Xenotoca eiseni (pesci d’acqua dolce) sono stati abituati a riconoscere il tunnel che conduceva all’arena di sperimentazione in base alle dimensioni dei dischi posti vicini all’ingresso e al momento del test anche loro hanno dimostrato di vedere l’illusione ottica.
Un altro inganno visivo indagato èquello di Muller-Lyer (due linee uguali sono percepite diverse in base all’orientamento dei segmenti posti alle loro estremità) che risulta visibile per i cebi, i macachi e sempre per gli Xenotoca eiseni. Ci sono poi le figure soggettive (dove si vedono linee e superfici che non esistono) che vengono percepite da macachi, scimpanzè, polli, piccioni e gufi. Per questi ultimi l’esperimento ha richiesto che gli individui imparassero a beccare il tasto A quando vedevano un triangolo e il B davanti ad un quadrato; successivamente sono state proposte figure soggettive con le stesse forme geometriche ma illusorie e, con convinzione, i gufi hanno premuto i tasti in base all’apprendimento precedente. Uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences ha poi dimostrato che persino i moscerini della
frutta cadono vittime delle illusioni di movimento come i serpenti rotanti, insieme a primati, gatti, pesci e leoni; nel 2019 proprio a 3 leoni che vivevano in cattività è stata proposta un’immagine con questa illusione e due di loro hanno interagito come fosse una preda viva, mordendola e trascinandola nel recinto. Sembra che le finte predazioni basate sugli inganni visivi abbiano aumentato il benessere degli esemplari, rendendo più attive le loro giornate. Se già questo è sorprendente stupisce ancora di più scoprire che gli animali non solo vedono le illusioni ma persino le utilizzano consapevolmente! I maschi degli uccelli giardinieri costruiscono, per attirare le attenzioni di una partner, dei complessi pergolati costituiti da un tunnel di rametti che sfocia in un’arena, dove il maschio si posiziona per mostrare gli oggetti da lui raccolti; le pietre, le conchiglie o gli elementi usati per la pavimentazione non sono però disposti in modo casuale, come ci si aspetterebbe, ma secondo un preciso gradiente dimensionale crescente che crea uno strano effetto di prospettiva forzata. In sostanza, tutti gli oggetti sembrano essere di uguale dimensione (secondo la prospettiva invece ciò che è più lontano è più piccolo) e questa inattesa omogeneità cattura l’attenzione della femmina. Inoltre l’arena finale appare di dimensioni ridotte rispetto alla realtà e il maschio, che vi si trova al centro, di conseguenza più imponente. La capacità di padroneggiare tale illusione allunga i tempi di permanenza della femmina nel pergolato e quindi aumenta il successo riproduttivo del maschio; per questo se i ricercatori mescolano gli oggetti gli esemplari si affrettano a ricostituire l’ordine. Ancora rimane tanto da scoprire ma è evidente come ci sia un’altra caratteristica che accomuna la specie umana, i primati, gli uccelli e persino insetti e pesci, tassonomicamente molto distanti. Convergenza evolutiva o carattere omologo?