Alla scoperta della flora Canaria 9: nuovi apporti del primo Novecento
Silvia Fogliato
Grazie alle ricerche di Bolle, Christ e molti altri che per brevità ho dovuto trascurare, alla fine dell’Ottocento la flora delle Canarie era forse una delle più studiate e ampiamente descritte. L’inizio del nuovo secolo, fino alla prima guerra mondiale e oltre, fu altrettanto produttivo e portò alla pubblicazione di una serie di opere poi divenute classiche, inclusa l’ambiziosa Les Îles Canaries. Flore de l'archipel di Pitard e Proust, che si proponeva di sostituire come opera di riferimento l’ormai lontana Histoire naturelle des Iles Canaries di Webb e Berthelot. Insieme ai tedeschi Joseph Bornmüller e Oscar Burchard, Pitard va a completare la serie dei nove “sabios” celebrati dai medaglioni della Fuente de los Sabios del Jardín Botánico Viera y Clavijo per l’importanza dei loro contributi alla conoscenza della flora canaria.
Un instancabile cacciatore di piante
L’Ottocento si concluse con il passaggio dalle Canarie della Spedizione Valdivia, nota anche come Deutsche Tiefsee-Expedition (“Spedizione tedesca delle acque profonde”), il cui scopo era esplorare le profondità oceaniche al di sotto di 500 fathom (ovvero 3000 piedi o 914 metri) [Ill.]. Del nutrito staff scientifico faceva parte anche il botanico Andreas Franz Wilhelm Schimper (1856-1901), studioso della correlazione tra distribuzione delle piante e condizioni ecologiche – gli si deve tra l’altro la paternità dei concetti di vegetazione sclerofilla e foresta pluviale tropicale. Egli approfittò degli scali a Tenerife e Gran Canaria per escursioni botaniche; tuttavia il suo soggiorno fu brevissimo: la Valdivia, giunta a Tenerife il 20 agosto 1898, già il 24 faceva rotta per la costa africana. Prima in Camerun poi in Tanzania, Schimper contrasse due volte la malaria e ne morì poco dopo il ritorno in Europa. Nel 1907 le sue osservazioni sulla flora canaria furono pubblicate postume da Heinrich Schenck in appendice al suo Beiträge zur Kenntnis der Vegetation der Canarischen Inseln (“Contributi alla conoscenza della vegetazione delle Isole Canarie”), che consiste essenzialmente in un quadro sintetico delle principali formazioni vegetali delle isole.
Ad inaugurare il nuovo secolo fu il viaggio di un altro botanico tedesco, Joseph Bornmüller (1862-1948), che visitò le Canarie nel 1901. All’epoca, aveva già una lunga esperienza come botanico-viaggiatore, e altre mete avrebbero fatto seguito nei decenni successivi. Egli si era accostato alla botanica come autodidatta quando era ancora studente, quindi frequentò una scuola di giardinaggio a Potsdam. Nel 1886 una grossa eredità gli permise di finanziare i suoi viaggi di ricerca: il primo fu una lunga spedizione botanica attraverso i Balcani fino al Monte Olimpo. Nel 1887 fu assunto come curatore dell’orto botanico di Belgrado, che divenne la sua base per l’esplorazione della flora balcanica. Seguirono spedizioni nell’Anatolia settentrionale (1889-90), in Tracia e in Macedonia (1891), in Persia e in Mesopotamia (1892-93). Oltre a viaggi minori in Europa, fu ancora in Siria e in Palestina (1897) e per la terza volta in Anatolia (1899).
Alle isole della Macaronesia, Bornmüller dedicò due viaggi di cui purtroppo non conosciamo in dettaglio le tappe. Nel 1900 per quattro o cinque mesi fu a Madera; vi ritornò nel 1901, per poi passare nelle Canarie, di cui visitò le isole centrali e occidentali (Tenerife, Gran Canaria, La Palma, La Gomera, El Hierro) [Ill. 2]. Fece estese raccolte che nel 1904 presentò in un importante articolo, costituito, a parte una breve introduzione, dal catalogo sistematico di tutte le piante vascolari viste e raccolte, con la precisa indicazione del luogo di raccolta; fu attento anche alle specie coltivate e introdotte, di cui in alcuni casi registrò la prima attestazione. Anche se si astenne volutamente “dal fornire qualsiasi informazione sulla distribuzione generale o sul grado di frequenza delle singole piante”, convinto che “generalizzare troppo facilmente i dati di localizzazione provoca confusione ed errori”, il suo catalogo ha un notevole valore; di particolare rilievo le raccolte effettuate a El Hierro - per la prima volta esplorata in modo così intensivo - alla cui flora Bornmüller dedicò anche un articolo specifico.
Nella vita di questo avventuroso botanico e cacciatore di piante, i due viaggi in Macaronesia costituirono appena un episodio; già l’anno dopo riprendeva la strada dell’Oriente per una lunga spedizione in Persia durante la quale partecipò alla prima scalata del Demavend. Considerato un’autorità di fama mondiale per la flora del Mediterraneo orientale e del Vicino oriente, da diversi anni aveva stretto un sodalizio con Carl Haussknecht, che, dopo aver viaggiato a sua volta in Oriente, aveva fondato a Weimar un grandioso erbario privato, la seconda collezione di piante orientali per importanza dopo il celebre erbario Boissier. Alla morte di Haussknecht nel 1903, Bornmüller gli succedette come curatore dell’erbario, che ampliò ulteriormente e gestì fino al 1938. Non mancarono altri viaggi, tra cui la partecipazione alla spedizione russa Fedcenko in Turkestan. Ancora nel 1933, quando aveva superato i settant’anni, visitò la Sicilia, la Calabria e il Nord Africa alla ricerca di campioni d’erbario per l’Arnold Arboretum dell’Università di Harvard.
Un grandioso catalogo della flora canaria
Il 23 gennaio 1905, dal postale Hespérides proveniente da Cadice, sbarcarono nel porto di Santa Cruz i francesi Louis-Adrien Proust (1878-1959) e Charles-Joseph-Marie Pitard (1873-1927) [ill. 3]. I due, in un certo senso, erano una coppia improbabile. Proust più tardi sarebbe diventato un magistrato e un uomo politico, sindaco della sua cittadina per più di trent’anni, profondo conoscitore dell’Africa cui dedicò un lungo viaggio, deputato per tre legislature, membro di varie commissioni parlamentari; all’epoca, si era da poco laureato in giurisprudenza ed era alla sua prima esperienza all’estero. Era l’unico tratto comune con Pitard, che si era invece laureato in scienze naturali a Bordeaux, quindi aveva conseguito il dottorato in botanica a Parigi. Non sappiamo con precisione come si conobbero e si prepararono al viaggio. Oliver Frade ipotizza che Pitard, malato di polmoni, consigliato dai medici a trascorrere l’inverno in un clima mite, abbia pensato alle Canarie, all’epoca una delle più gettonate mete del turismo di salute, di cui ben conosceva la ricchezza floristica grazie alle sue ampie letture; con l’intenzione di ridurre le spese, si sarebbe rivolto al Ministero della Pubblica istruzione che lo avrebbe messo in contatto con Proust, che a sua volta desiderava studiare le condizioni socioeconomiche delle Canarie.
Così i due giovani intellettuali francesi si misero in viaggio e nell’arco di quattro mesi (da gennaio a maggio 1905) visitarono l’intero arcipelago, inclusi le isole minori e gli isolotti: prima Tenerife, quindi Gran Canaria, seguita da Fuerteventura, Lobos, Lanzarote, La Graciosa, Montaña Clara, Alegranza, gli isolotti di Roque del Este e Roque del Oeste; il giro si concluse con le isole più occidentali, La Palma, La Gomera e El Hierro. L’incontro con le isole e la loro flora fu entusiasmante per Pitard che presto concepì l’idea di scriverne un catalogo completo. Era un progetto ambizioso: oltre a basarsi sulle sue stesse raccolte, intendeva fare il punto sullo stato delle conoscenze, riepilogando tutto ciò che era stato scritto da Webb e Berthelot in poi. Compito non facile, perché nei decenni intercorsi moltissimi ricercatori si erano interessati della flora canaria e i risultati delle loro ricerche erano dispersi in una moltitudine di erbari e riviste.
Inoltre, se le raccolte effettuate insieme a Proust erano sufficienti per recensire la flora relativamente povera delle isole orientali, non lo erano per quella assai più ricca delle isole centrali e occidentali. Così nel 1906 Pitard trascorse un secondo inverno alle Canarie, questa volta accompagnato dal medico Henri Mattrais. Dedicò dunque il mese di gennaio a Tenerife, quello di febbraio a Gran Canaria, marzo a La Palma e, infine, buona parte di aprile a La Gomera e El Hierro.
Nel 1908 Proust e Pitard pubblicarono a quattro mani Les lles Canaries. L’opera è divisa in due volumi. La prima parte, Description de l'archipel, un tomo di 320 pagine, secondo Oliver Frade, “è una tipica relazione di viaggio dell’epoca, nella quale la descrizione storica e le considerazioni scientifiche si combinano con dettagli e impressioni sulla variopinta realtà delle isole, nonché con un insieme di informazioni pratiche che, in un certo senso, anticipano lo stile delle future guide turistiche”. Troviamo dunque capitoli sulla geografia fisica e politica, la storia, la politica e l’amministrazione, e così via, ma anche aneddoti coloriti e il racconto delle escursioni.
La seconda parte, Flore de l’Archipel, è affatto diversa [Ill. 5]. Anche se anch’essa è firmata da entrambi, a parte alcune notazioni di carattere geografico fu redatta essenzialmente da Pitard, che per generosità volle condividerne la paternità al compagno di viaggio, cui dedicò anche una pianta scoperta insieme a La Gomera, Tolpis proustii [ill. 4]. Il proposito di Pitard era nientemeno che “offrire un panorama più completo possibile della vegetazione di tutte le isole Canarie”. Il grosso del volume (oltre 400 pagine) è occupato dal catalogo sistematico delle piante, preceduto da uno studio sulle condizioni climatiche, geologiche, ambientali dell’arcipelago. A conclusione, 19 tavole di fotografie di paesaggi e piante [ill. 5]. Avendo avuto notizia che Schenck stava per pubblicare il lavoro al quale ho accennato sopra, Pitard decise di anticipare l’uscita di circa un anno, limitandosi alle parti già completate: le fanerogame e le crittogame vascolari, redatte da lui stesso, i muschi, redatti con la collaborazione di Giovanni Negri dell’Università di Torino (che a sua volta visitò le isole nel 1907), le epatiche, redatte in collaborazione con il briologo Louis Corbières. Era previsto un terzo volume, che tuttavia non uscì mai; avrebbe dovuto comprendere le alghe, redatte dai professori italiani Borzì dell’Università di Palermo e De Toni dell’ateneo padovano, e i licheni, redatti in collaborazione con l’abate Harmand. Quest’ultima parte uscì nel 1911, sotto forma di articolo sul «Bulletin de la Société Botanique de France».
Pur con alcune mancanze dovute alla pubblicazione affrettata, il meticoloso catalogo di Pitard, con le sue 1352 specie, 67 delle quali nuove per la scienza, divenne un’opera di riferimento insuperata fino alla pubblicazione di Floristic Botany of the Canary Islands (1960) del botanico olandese Kornelius Lem.
Negli anni successivi, Pitard, divenuto professore alla scuola di medicina e farmacia di Tours, continuò ad associare i soggiorni invernali terapeutici in località dal clima mite con le ricerche botaniche; tra il 1907 e il 1913 esplorò la flora della Tunisia e del Marocco, con la pubblicazione dell’importante Contribution à l'étude de la Flore du Maroc (1931). Negli ultimi 14 anni della sua vita, quando le condizioni di salute gli vietarono il lavoro sul campo, si concentrò sulla botanica sistematica, collaborando alla monumentale opera collettiva Flore Générale de l’Indo-Chine.
Un grande contributo alla fitogeografia delle Canarie
Concludiamo con il terzo “sabio”, il tedesco Oscar Burchard (1863-1949). Mentre per Bornmüller e Pitard l’esplorazione e lo studio della flora delle Canarie furono appena un episodio nell’ambito di una lunga carriera, per lui divennero una ragione di vita. Egli infatti visse alla Canarie per più di quarant’anni, visitò ripetutamente tutte le isole e poté studiare approfonditamente la distribuzione e l’ecologia della loro flora.
Nato ad Amburgo, era laureato in chimica e nel 1904 si stabilì a Tenerife come rappresentante di una ditta farmaceutica. Inizialmente con la moglie Käthe (scrittrice e autrice dell’interessante Unter kanarischem Himmel “Sotto il cielo delle Canarie”) risiedette a Puerto de La Cruz; più tardi la sua abitazione divenne una casa con giardino a La Mocana, nei dintorni di La Orotava. Oltre che di botanica, si interessava di meteorologia, di geologia e vulcanismo; nel 1909 scrisse un articolo sull’eruzione del Chinyero, l’ultima verificatasi nell’isola di Tenerife.
Il suo primo contributo alla botanica risale allo stesso anno; è la pubblicazione di Lotus mascaensis, raccolto nel Barranco di Masca, uno dei più scoscesi e spettacolari di Tenerife. È la prima delle numerose nuove specie che Burchard avrebbe scoperto; sempre con la sua macchina fotografica al collo – era un abile ed appassionato fotografo – non esitava infatti ad esplorare i luoghi più impervi e proprio questo gli permise di segnalare diverse specie fino ad allora sfuggite all’esplorazione botanica. Le sue ricerche, iniziate a Tenerife, presto si estesero all’intero arcipelago: a El Hierro scoprì Cheirolophus duranii; a Fuerteventura e Lanzarote Apteranthes burchardii; a Fuerteventura la più celebre delle sue scoperte, Euphorbia handiensis; a La Palma lo spettacolare Aeonium nobile, scoperto insieme al botanico irlandese Praeger nel 1924 [ill. 6].
Tra il 1909 e il 1913, Burchard pubblicò diverse nuove scoperte in importanti riviste tedesche; ma già progettava un lavoro complessivo sulla biologia e l’ecologia della flora canaria. Nel 1911 ne diede un primo saggio in un articolo pubblicato sulla rivista della società dendrologica tedesca che sotto il modesto titolo Dendrologische Wanderungen auf den Canarischen Inseln (“Escursioni dendrologiche nelle isole Canarie”) nasconde un’analisi già relativamente approfondita della distribuzione della flora delle isole e del suo legame con i
fattori meteorologici, geografici ed ecologici. Continuò poi a lavorarvi negli anni successivi ma lo scoppio della Prima Guerra mondiale interruppe i contatti con la Germania e lo costrinse a posticiparne la pubblicazione, permettendogli al tempo stesso di continuare le ricerche. Infine nel 1929 uscì a Stoccarda uno dei classici della letteratura botanica delle Canarie: Beiträge zur Ökologie und Biologie der Kanarenpflanzen (“Contributo all’ecologia e alla biologia delle piante delle Isole Canarie”). Riunendo le competenze di chimico, geologo, meteorologo, biologo e botanico, Burchard vi discusse approfonditamente l’età, la geologia, il clima dell’arcipelago e l’influenza di tutti questi fattori sulla flora; analizzò poi le peculiarità di ciascuna isola; infine presentò un catalogo sistematico delle specie famiglia per famiglia. Il libro, che in Germania ebbe un notevole successo, era in grande formato ed era illustrato da 78 fotografie dello stesso autore [ill. 7].
Come raccoglitore, Burchard collaborò con molte istituzioni; inviò campioni d’erbario agli orti botanici di Berlino, Kew e altri; tra il 1920 e il 1922 preparò per il Gabinete de Historia Natural del Instituto de Canarias un erbario di 100 piante raccolte a Tenerife, La Palma, Gran Canaria e Fuerteventura; 65 di esse erano endemismi canari. Nel 1926 scoprì in una cava della zona di Adeje (Tenerife) i resti fossili di una tartaruga gigante (Geochelone burchardi). Questa scoperta gli aprì le porte dell’Istituto di Studi Canari, di cui fu nominato anche segretario. Scriveva anche sulla stampa locale, dove nel 1935 pubblicò una relazione sulle piante rare e minacciate. Morì a La Orotava nel 1949.
Bibliografia
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