Alla scoperta della flora Canaria 10
Eric Sventenius e la nascita del Jardín Canario
Silvia fogliato
Per concludere il nostro ormai lungo viaggio sulle tracce dei botanici che fino alla metà del secolo scorso hanno maggiormente contribuito alla conoscenza della flora delle Canarie, non c’è figura migliore dello svedese Eric Sventenius, non solo per la sua instancabile esplorazione dell’intero arcipelago, ma soprattutto per aver finalmente realizzato il sogno di José de Viera y Clavijo: riunire in un unico luogo, in un unico giardino, a disposizione di studiosi, cittadini e visitatori, la ricchezza vegetale delle Canarie.
Come lo svedese Erik Svensson arrivò in Spagna e divenne Eric Sventenius
Eric Sventenius (1910-1973) nacque come Erik Ragnar Svensson nel villaggio di Skirö nella Svezia meridionale. La sua era una famiglia molto modesta (il padre era operaio in una segheria) ed egli non poté accedere agli studi superiori; dopo aver terminato la scuola primaria con i voti più alti della classe, tra il 1924 e il 1925 frequentò un corso di perfezionamento incentrato sul giardinaggio. Lavorò poi per qualche tempo come bracciante agricolo, poi come aiuto giardiniere; fece anche domanda per essere ammesso in una scuola di orticoltura, ma probabilmente non poté frequentarla. Nel 1930, a vent’anni, si trovava a Erfurt, in Germania, dove probabilmente lavorò in uno dei numerosi vivai della zona (forse il celebre Kakteen-Haage) e studiò tassonomia e fisiologia vegetale con il medico e agronomo Wilhelm von Roeder, un appassionato di Cactaceae che potrebbe aver orientato il suo interesse verso le succulente. Svensson rimase in Germania due anni; quindi si trasferì a Lugano dove rimase tre anni, studiò tra l’altro geobotanica e si mantenne creando un giardino di piante tropicali. In questo periodo di formazione, che conosciamo molto imperfettamente, dovette anche entrare in contatto con il botanico ceco Alberto Vojtech Fric e forse fu per qualche tempo a Praga per imparare da lui come preparare le Cactaceae per gli erbari.
Nel 1934 si accingeva a tornare in Svezia per adempiere al servizio militare, quando ricevette un’offerta di lavoro da Carl Faust, il proprietario del giardino botanico Marimurtra di Blanes, nella Costa Brava in Catalogna. Faust era un industriale tedesco che, dopo aver fatto fortuna a Barcellona, si era ritirato dagli affari e aveva investito il suo denaro nella creazione di questo splendido giardino, affidandone la progettazione ad alcuni dei migliori architetti paesaggisti del tempo. Lo svizzero Zenon Schreiber (1904-1989) era rimasto al suo servizio come capo giardiniere; tuttavia Faust desiderava dare un contenuto scientifico alla sua fondazione e decise di assumere un botanico con una buona esperienza di piante succulente. Forse proprio su suggerimento di Fric, la sua scelta cadde su Svensson che, nonostante la giovane età, vantava un’ampia formazione in orticultura, botanica sistematica, fisiologia vegetale e genetica.
Lo svedese accettò e nella primavera del 1934 arrivò a Blanes e si inserì nei lavori di allestimento del giardino. Dopo un anno di prova fu assunto come botanico e poco dopo fu inviato in Marocco a cercare piante e semi per allestire roccere di piante africane. Alla fine del 1935, in seguito alla partenza di Schreiber per gli Stati Uniti (dove sarebbe diventato un celebre architetto paesaggista), Svensson fu nominato giardiniere capo e direttore scientifico di Marimurtra. Oltre a curare il giardino e il suo erbario, egli fondò un periodico, «Acta Mar y Murtra», dedicato alla fisiologia e alla tassonomia delle piante tropicali, e per la prima volta entrò in contatto con le piante della Macaronesia, di cui il giardino possedeva una notevole collezione [Ill. 1].
Sperava di visitare le Canarie per esplorarne la flora di persona; tuttavia, nel giugno 1936 scoppiò la guerra civile. Faust era lontano (sarebbe tornato in Spagna solo alla fine della guerra, nel 1939). Svensson cercò di difendere il giardino come poteva e vi issò una bandiera svedese per mostrare che era terreno neutrale. Nel 1937 tornò per breve tempo in Svezia per vedere la madre malata, andò a Praga ad incontrare Fric, e al suo ritorno creò a Marimurtra un orto di sussistenza per fare fronte alla fame dilagante (scelta che, a quanto pare, spiacque a Faust). Nell’aprile 1938 l’ambasciata di Svezia gli affidò la direzione della Colonia Sueca Catalana de Teià, che accoglieva bambini figli e orfani di combattenti; Svensson si trasferì a Teià e svolse il suo compito con enorme dedizione, salvando la vita a molti bimbi; a Marimurtra trascorreva solo un giorno alla settimana. Alla fine del gennaio 1939 i franchisti occuparono Teià e poco più di un mese dopo Svensson fu costretto a dare le dimissioni. Anche la sua relazione con Faust, che vivendo lontano non aveva un’esatta comprensione di ciò che avesse comportato la guerra civile, si era andata sempre più guastando, finché nel settembre 1940 il suo contratto fu sciolto. Forse di mezzo c’erano anche questioni finanziarie; per più di un anno, lo svedese non aveva ricevuto alcun salario, anzi aveva provveduto di tasca sua alle spese vive del giardino.
Ormai era scoppiata la Seconda guerra mondiale e Svensson, che rischiava di essere arruolato nell’esercito, non voleva tornare in Svezia. Per qualche tempo visse a Blanes presso amici, che poi lo misero in contatto con il monaco benedettino Adeodat M. Marcet (1875-1964), un appassionato naturalista che aveva raccolto un imponente erbario della flora di Montserrat. Come impiego provvisorio, la comunità benedettina di Monserrat, di cui il fratello di Marcet era abate, gli offrì vitto e alloggio in cambio della sua collaborazione alle ricerche del monaco-naturalista. Nonostante la differenza d’età, tra i due botanici si stabilì un’intesa perfetta, anzi un’amicizia; essi percorrevano insieme le montagne e lavoravano fianco a fianco all’erbario di Monserrat [ill. 2]. Quella vita austera piacque talmente allo svedese che si convertì al cattolicesimo e nel 1942 fece istanza al re di Svezia per cambiare nome: da Erik divenne Eric, e da Svensson Sventenius, in latino, lingua di cui si era innamorato. Furono poi le relazioni dei fratelli Marcet a procurargli un lavoro nell’amministrazione pubblica; fu così che nel 1943, dopo tre anni trascorsi a Monserrat, Sventenius fu nominato collaboratore dell’Instituto de Investigaciones Agronómicas di Madrid e inviato a Tenerife come botanico del Jardín de Aclimatación de la Orotava.
Alla scoperta della flora canaria
Sventenius arrivò a Tenerife all’inizio del 1943 e si stabilì a Puerto de la Cruz, dove sarebbe vissuto 27 anni, cioè fino al 1970, quando si trasferì a Gran Canaria per assumere la direzione dell’orto botanico di cui, come vedremo, fu l’ideatore e il fondatore. Tornò in Svezia solo per due brevi viaggi, il primo nel 1960 in occasione della morte della madre, l’ultimo nel 1972, poco prima della sua stessa morte. Nei trent’anni in cui visse alle Canarie percorse instancabilmente ogni angolo dell’arcipelago, prima per documentarne la flora ancora per nulla o poco conosciuta, poi per cercare le piante per il “suo” giardino. Gli si deve la scoperta di non meno di 100 piante nuove per la scienza, pubblicate in una serie 26 tra libri e articoli tra il 1946 e il 1971.
Iniziò il lavoro sul campo fin dai primi giorni della sua permanenza a Tenerife. Il giardino di acclimatazione della Orotava dipendeva dall’istituto agronomico di Madrid ed era diretto da ingegnere agronomi che tendevano a privilegiare l’acclimatazione di piante di uso agricolo o industriale ed in genere erano poco interessati alla flora locale. Per fortuna, l’allora responsabile del giardino Jorge Menéndez Rodríguez, benché anch’egli ingegnere di formazione, faceva parzialmente eccezione e diede mano libera alle ricerche di Sventenius; anni dopo, lo svedese lo avrebbe ringraziato dedicandogli una delle sue scoperte, Dendriopoterium menendezii, oggi Sanguisorba menendezii [ill. 3].
Con il beneplacito del direttore. Sventenius si diede il compito principale di dotare il giardino di un erbario che rappresentasse in modo più completo possibile la flora dell’arcipelago. Lo fondò lo stesso anno del suo arrivo; inizialmente battezzato con l’acronimo TEN (da Tenerife), fu poi rinominato ORT (da Orotava). Oggi è il più vasto delle Canarie, con circa 45.000 esemplari; 30.000 furono raccolti di persona da Sventenius nell’arco di un trentennio. Egli iniziò le sue esplorazioni dall’isola di Tenerife, spesso accompagnato da alcuni amici tra cui l’entomologo Augustìn González Padrón, il medico Celestino González Padrón e il geologo Telesforo Bravo. Già nel 1946 fu in grado di pubblicare uno studio completo della flora delle Cañadas del Teide, un’area ricca di endemismi ma anche minacciata dallo sfruttamento pastorale (all’epoca, vi vagavano liberamente migliaia di capre). Il suo lavoro dimostrò che diverse specie descritte da botanici precedenti non esistevano più e altre, un tempo abbondanti, erano ora ridotte a così pochi esemplari da farne temere prossima l’estinzione. Così, a mano a mano che studiava la flora dell’arcipelago, aumentava la sua coscienza della sua fragilità e dell’urgenza di proteggerla.
Negli anni successivi avrebbe esteso le sue esplorazioni all’intero arcipelago, non solo ritrovando diverse specie non più segnalate, ma anche scoprendo numerose specie nuove che andò via via pubblicando in vari articoli. Forse il suo contributo più importante è Additamentum ad Floram Canariensem; Sventenius lo scrisse nell’amata lingua latina e vi descrisse 34 nuove specie, 2 sottospecie, 22 varietà e 5 ibridi; le 37 illustrazioni sono opera sua. Molti saggi successivi furono pubblicati nel catalogo dei semi del Giardino di La Orotava, che Sventenius iniziò a pubblicare a partire dal 1969 [ill. 4].
Vi furono anche alcune spedizioni al di fuori delle Canarie. Nel maggio 1953, insieme a Telesforo Bravo, Celestino González e il capo giardiniere di La Orotava Juan Israel Bello (eccellente raccoglitore, lo affiancò in molti dei suoi viaggi), Sventenius visitò le Ilhas Selvagens, il piccolo arcipelago posto quasi a metà strada tra Madera e le Canarie, che tornò ad esplorare diversi anni dopo, nell’aprile 1968. Nel 1962 fu la volta di Madera, che visitò insieme a Bello e ad Antonio González, un chimico vegetale interessato ai metaboliti secondari di alcune piante, ed in particolare dell’endemica Isoplexis sceptrum. Vi sarebbe tornato verso la fine degli anni ’60 ancora con González, che sarebbe stato suo compagno anche in una difficile spedizione a Capo Verde, forse del 1970, che diede scarsi risultati. González, a sua volta un importante scienziato nonché docente e rettore dell’Università di La Laguna, anni dopo avrebbe ricordato la sua amicizia con Sventenius nel commosso La botánica, Sventenius y yo.
La nascita del Jardín canario
Le spedizioni alle Selvagens, a Madera e Capo Verde si inquadrano nel progetto di Sventenius di creare un orto botanico dedicato alla flora non solo delle Canarie, ma dell’intera Macaronesia. Come ci informa proprio la biografia di González, il botanico svedese concepì l’idea fin dai suoi primi anni a Tenerife, preoccupato per l’estrema fragilità della flora unica delle Canarie e per la totale indifferenza delle autorità alla sua conservazione. Pensava che il luogo ideale per quello che allora definiva “Jardín de Endemismos Macaronésicos” fosse la costa settentrionale di Tenerife, con il suo clima mite e protetto, e riuscì a coinvolgere un gruppo di amici e di persone dalle idee aperte e illuminate. Tra i sostenitori più decisi l’industriale German Reimers e il genero Celestino González Padrón che insieme ad altri fondarono una società per azioni e un piccolo vivaio specializzato nella coltivazione di piante tropicali, e ne affidarono la direzione a Sventenius. Si pensava così di raccogliere una somma sufficiente a finanziare i suoi viaggi e soprattutto l’acquisto del terreno adatto al futuro giardino. Il vivaio (esiste ancora oggi e si chiama Orquideria Lycaste) era il primo a produrre e commercializzare questo tipo di piante, e ottenne un certo successo, ma il denaro raccolto era insufficiente. Si pensò allora di richiedere il finanziamento delle autorità locali, che però si mostrarono tiepide e tergiversarono.
Se a Tenerife Sventenius continuava a scontrarsi con troppi “sì, però”, “non adesso”, “non è il momento”, trovò interlocutori molto più interessati a Gran Canaria. Avuta notizia del suo progetto, il governo (Cabildo Insular) di Gran Canaria decise di inviare a La Orotava il consigliere Graciliano Morales Ramos per incontrare Sventenius e sondare la sua disponibilità a creare il giardino non a Tenerife, ma a Gran Canaria. Sventenius accettò e andò a Las Palmas a incontrare il dinamico presidente del Cabildo insular de Gran Canaria Matias Vega Guerra che abbracciò il progetto con entusiasmo. Per dirla con le parole di Jaime O'Shanahan, il capo della sezione forestale che divenne il suo più stretto collaboratore, “Si trattava di raccogliere tutta la ricchezza botanica delle isole in un solo luogo. Esporla così com’è in natura, evitando il più possibile ogni artificiosità e facendo in modo che le piante stesse si sentano comode senza dissonanze con il luogo di origine”.
Sventenius e O'Shanahan esplorarono insieme l’isola alla ricerca del luogo più adatto. Poiché gli habitat naturali di molte piante della flora canaria sono anfratti rocciosi, dirupi e scogliere, cercavano un sito che comprendesse una scogliera o un barranco (burrone). Alla fine la scelta cadde sul Barranco de Guiniguada, un burrone circondato da colline e terreni agricoli a circa 7 km a sud-ovest di Las Palmas, tra le due piccole comunità di Tafira Alta e Almatriche. L’area iniziale era di 20 ettari; oggi, in seguito a ulteriori acquisti, ne misura 27 ed è il più esteso della Spagna.
I lavori per ricreare i vari ambienti naturali (la pineta, la laurisilva, il palmeto, le scogliere, la steppa arbustiva) iniziarono subito e le prime piante furono piantate nel 1952. Anche se continuava a mantenere il suo lavoro al Jardín de Aclimatación e fare la spola tra le due isole, Sventenius si gettò anima e corpo nella creazione del giardino, di cui curò con minuzia ogni particolare, dalla scelta delle piante alla loro disposizione, ai sentieri, al disegno degli edifici alla creazione della Fuente de los Sabios, il monumento collettivo ai botanici che più hanno contribuito alla conoscenza della flora canaria. Frequenti furono anche le spedizioni botaniche in tutto l’arcipelago alla ricerca delle piante significative per popolarlo, in particolare degli endemismi in pericolo di estinzione [ill. 5]. Oggi quelli coltivati nel giardino sono circa 500. Anche se era ben lungi dall’essere completato (del resto, Sventenius sosteneva che nessun giardino, come organismo vivo, è mai completo), il Jardín Botánico Canario Viera y Clavijo fu inaugurato nel 1959; porta il nome di colui che per primo aveva sognato di raccogliere in un solo giardino le piante di tutto l’arcipelago.
I problemi da superare erano enormi e non mancarono i momenti di disillusione e sconforto, soprattutto dopo che Vega Guerra fu trasferito a Barcellona e il suo successore Federico Díaz Bertrana si dimostrò poco interessato al giardino; in seguito a serie di contrasti, nel 1965 Sventenius giunse persino a presentare le dimissioni, che però furono respinte dal Cabildo. Rallentò per altro la sua presenza, finché finalmente nel 1970 arrivò la nomina ufficiale a direttore del Jardín Canario. Poté così lasciare il Jardín de Aclimatación e trasferirsi a Gran Canaria, riprendendo con entusiasmo il lavoro per lo sviluppo del giardino. Il 23 giugno 1973 un tragico incidente mise fine alla sua vita: morì travolto da un’automobile davanti all’ingresso del giardino. Egli riposa nel Jardín Canario, in una tomba posta nel boschetto di Lauraceae accanto a una pietra dove amava sedersi a meditare, a raccogliere le idee, a disegnare e ad ascoltare il canto degli uccelli. Nel 2002, in occasione del cinquantenario della fondazione del giardino, in un’area nuova dedicata ai cinque continenti è stata collocata in suo onore una statua bronzea di Ana Luisa Benítez che lo ritrae seduto su una panchina mentre disegna su un taccuino [ill. 6].
L’anno successivo la morte di Sventenius, fu chiamato a succedergli il botanico inglese David Bramwell che avrebbe diretto l’orto botanico per quasi quarant’anni (1974-2012). Con lui il Jardín Canario si consolidò come centro di ricerca, conservazione ed educazione ambientale, con la costruzione di nuovi laboratori, un erbario, una biblioteca e un vivaio per la moltiplicazione delle piante vive. Ma questa è già un’altra storia che esula dai limiti cronologici del nostro breve percorso sulla scoperta della flora canaria.
Bibliografia
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O'SHANAHAN BRAVO DE LAGUNA, J. (1977), Don Enrique Sventenius y los primeros años del Jardín Botánico "Viera y Clavijo", «Botánica Macaronésica», 3, pp. 9-16.
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SVENTENIUS, E. R. (1960), Additamentum ad floram Canariensem, Instituto Nacional de Investigaciones Agronomicas, Madrid.
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