Bruco di Limantria
Giorgio Paesani
Ciao! Sono un bruco di Aglais io, la bellissima Vanessa occhio di Pavone che adorna i vostri giardini col rosso delle sue ali. Da bruco mi nutro di ortiche e non do noia a nessuno… No, non è vero, sono un bruco di Limantria. Sono una falena tutto sommato insignificante, invisibile, da bruco defolio principalmente le querce ma mi “accontento” quasi di qualsiasi altra pianta. Non sono urticante, o forse lo sono leggermente, per le pelli più sensibili. Quindi, mi odiate! Quindi, ci massacrate. E va bene! Oh, sì, va tutto bene! Siamo abituati ad essere massacrati in massa. Abbiamo scelto la statistica come strategia difensiva. Se siamo tantissimi la probabilità del singolo di essere predato si abbassa. Voi a capirla ci siete arrivati dopo trentamila anni di evoluzione, noi applichiamo questa regola da milioni di anni. E non ci siamo mai estinti, né noi né le piante che mangiamo.
Questo dovrebbe dirvi qualcosa, o no?! Non siamo belle vanesse, non passeggiamo in punta di piedi senza innervosirvi, ma ho un paio di notizie per voi. Non è colpa nostra se i boschi di Leccio del Mediterraneo crepano. È colpa di un virus. Fossimo scemi! Noi coi lecci ci campiamo, mica li abbattiamo per trenta denari.
Non ammazziamo chi ci fa da cibo. Ce lo prendiamo tutto, e in gran fretta, perché una sfilza di predatori ci sta alle calcagna e dobbiamo fare in velocità. Uccelli, coleotteri, rettili, anfibi, insetti. In particolare, un coleottero specializzato… Oh, si, pure lui lucente e splendido, corre velocissimo e vola…beh, meglio che può, dovreste fermarvi ad osservarlo, invece di gridare terrorizzati! Anche lui ci stermina ma non ci annienta, ci mangia ma ci rispetta. Pure noi, mangiamo tutto, ma lasciamo le gemme.
E se non interviene qualche altro fattore tipo, che so, la siccità indotta dal fatto che voi avete riempito l’atmosfera di anidride carbonica e altre schifezze, un anno o due e poi ci riduciamo al minimo. Senza scomparire, ma restiamo in pochissime, in attesa di un’altra annata di abbondanza. Funzionava così: abbondanza, predatori, riduzione, quie-scenza fino alla prossima abbondanza. Senza odio, senza tempo. Ma voi che ne sapete, avete rotto il giocattolo, lo avete fatto e basta… La seconda notizia per voi è che si, non siamo belle vanesse colorate, ma abbiamo lo stesso diritto di esistere di loro, di quelle belle. Vi piaccia o meno. Detto questo, continuate ad avvelenarci e a sterminarci, è la sola cosa in cui eccellete, evidentemente. A noi interessa poco. A noi interessa veder l’alba, domani.
E domani sono maschi che volano col primo sole guidati dagli odori, schivando i Pigliamosche con manovre diversive, cercando di non cadere nella tela dell’argiope o di finire schiacciati nel baratro rosa della bocca del geco, e femmine che aspettano senza muoversi col ventre pieno di uova e poi, il prossimo anno, bruchi neonati che volano sospesi su un filo e nuove sfide, e temporali, e freddi primaverili e ancora predatori. E vita. Penso questo mentre il vostro bacillo mi distrugge l’intestino, mi chiedo se queste cose le sapete, perché se le sapeste la coscienza che dite di avere dovrebbe dirvi qualcosa all’orecchio, una cosa definitiva e forte, come l’ultrasuono del pipistrello che arriva, vi cerca, vi ha trovato, per lui, ora siete un punto nello spazio. Solo un punto nel suo spazio