A 100 anni dalla scomparsa
Jack London, tra socialismo e superomismo
Luciano Luciani
La fine
21 XI 1916. Glen Ellen, California, ore 7,00 del mattino. Il servitore giapponese del famoso scrittore Jack London, avverte la moglie Charmian che il marito non sta per niente bene. Arriva il medico e lo trova in uno stato di narcosi. Per terra due flaconi vuoti: solfato di morfina e solfato di atropina. Nonostante la somministrazione di antidoti e una vigorosa lavanda gastrica, per lui non c1è più niente da fare: London non riprende conoscenza e muore a poco più di quarant'anni. Sul suo tavolo un block notes con alcuni calcoli che indicavano la dose letale di droga. Con quelle medicine ha cercato di lenire i dolori indotti dall1intossicazione uremica che lo tormentava? Si è suicidato, avvelenandosi con la morfina? C'è un mistero irrisolto intorno alla morte di quello che era uno degli scrittori tra i più tradotti, letti e popolari del suo tempo. Un enigma che riemergerà, immaginiamo, in occasione del prossimo centenario della sua scomparsa.
L'inizio
Al mistero della morte dello scrittore, bisogna aggiungere anche il mistero della sua nascita. Ovvero, mater semper certa est, pater numquam... 12-1-1876: Jack viene al mondo da tale Flora Wellman, una donna di circa 30 anni, non particolarmente attraente. Chi l'ha conosciuta la descrive con gli occhiali, una parrucca nera e riccioluta perché il tifo l'aveva privata dei capelli e delle ciglia, un naso importante, orecchie grandi, nessun gusto nel vestire e fervente spiritista. Cinque anni prima si era allontanata dalla famiglia e negli ultimi due anni si era accompagnata con un certo prof. Chaney, conosciuto a Scottle, biblista, esperto di storia e di astrologia che sopravviveva tenendo conferenze a pagamento. Le cronache dei giornali raccontano che il sedicente professore, una volta appresa la gravidanza, avrebbe sollecitato Flora ad abortire e lei, per reazione, tentato il suicidio. Chaney sparisce e un anno dopo aver messo al mondo il bambino Flora sposa John London, un brav'uomo tuttofare, vedovo con un discreto numero di figli pregressi: la maggiore Elisa, 8 anni, sarà per Jack sorella maggiore, madre, amica per tutta la vita. Sarà lei a seppellirlo 40 anni dopo sulle colline che sovrastano la valle della Luna. Una famiglia, i London, tipica del proletariato americano: povertà al limite della miserabilità, poca o scarsa istruzione, lavori persi e trovati a ripetizione. Il piccolo Jack lascia la scuola alla fine delle elementari e inizia a lavorare a 11 anni: strillone; contadino col padre; gelataio; raddrizzatore di birilli al bowling; razziatore di ostriche; marinaio al porto e d'alto mare fino al Giappone; addetto alla lavanderia; operaio in uno jutificio e in ferrovia a 10 centesimi l'ora, un dollaro al giorno; cercatore d'oro nel Klondike e cacciatore di foche.
In mezzo
I libri, la lettura, la scrittura Cosa contraddistingue London dai tanti suoi coetanei poveri e costretti a esistenze precarie e avventurose? I libri, le letture oltre a una formidabile, imperterrita volontà di emergere, costi quel che costi. Legge e studia: inglese e storia; geografia e il pensiero politico passato e presente; chimica e matematica fino a 19 ore al giorno. Letture appassionate e grande frequentazione delle biblioteche pubbliche di Oakland in California per divorare i libri di viaggi, di avventure, di mare, di scoperte. Poi arrivano Stevenson, Kipling, Melville, Zola, Darwin, Spencer, i socialisti utopisti, Marx e anche Tolstoj e Flaubert. Una spugna. Legge, assorbe, rielabora sulla base della propria personale esperienza di vita. Comincia a scrivere: mai meno di 1000 parole al giorno, mai meno di un litro scotch al giorno. Racconti per riviste letterarie, di viaggi, d'avventura: le riviste pagano poco, pochissimo, a volte non pagano, ma ogni racconto pubblicato è la conferma di una vocazione. Sono storie di ambienti naturali, estremi, di mare o di terra; di fame e paura, amicizia e solidarietà; di uomini rudi, duri e animali che hanno successo tra i lettori, un po' meno per la critica che rimprovera al giovane scrittore la crudezza degli argomenti e uno stile poco curato. Eppure, i suoi romanzi sono capolavori assoluti. Tutti noi li abbiamo letti e hanno accompagnato la nostra formazione e la costruzione del nostro immaginario: Il richiamo della foresta, (1903); Il popolo dell'abisso, (1903); Zanna bianca, (1906); Il tallone di ferro, (1907); Martin Eden (1909).
London socialista?
Uno così non poteva che essere istintivamente socialista: si avvicina al movimento proletario organizzato e diviene “il ragazzo socialista”. Dibatte, discute, picchia e viene picchiato, convinto che l'idea vada diffusa anche con i pugni. Socialista Jack London, ma di che tipo? Non si discute la sincerità della sua passione politica, il suo disinteresse e la generosità: scrive sui giornali socialisti, tiene conferenze, finanzia e sottoscrive sempre di più a mano a mano che diventa ricco e famoso; una volta sistemato e agiato ospiterà e manterrà legioni di compagni socialisti e anarchici tra cui la celebre Emma Goldman. La lotta di classe, i destini del proletariato, i modi per contrastare e confliggere col capitalismo sono perennemente al centro dei suoi interessi e delle sue riflessioni, ma il suo socialismo è ambiguo, è inquinato. Materialista convinto, trova con Nietzsche la conferma degli inganni e delle ipocrisie religiose: la religione è per lui, come per il filosofo tedesco, la peggiore nemica dell'umanità ed è proprio Nietzsche, a suo parere, il pensatore che scava la tomba del Cristianesimo. Ma Nietzsche gli passa anche la teoria del superuomo: che è più grande, più forte e più saggio di tutti i suoi simili, è capace di abbattere tutti gli ostacoli e di guidare la massa degli schiavi. E siccome Jack si considera un superuomo capace di piegare ogni ostacolo, un gigante che avrebbe finito per guidare le masse, aderisce, oltre che al socialismo, anche a tale filosofia: il socialismo è per le masse, deboli e bisognose di protezione, l'individualismo superomistico lo vedeva per sé, reputandosi animale superiore.
Dall'individuo alla razza superiore
London pensava e scriveva che “il socialismo non è un sistema ideale creato per la felicità di tutti gli uomini; esso è nato per la felicità di alcune determinate razze. Esso è stato inventato per dare più forza a queste razze, prescelte affinché possano sopravvivere all'estinzione di quelle inferiori e più deboli ed ereditarne la terra”. Non è più Marx, è Nietzsche per bocca di Kipling: la “bestia bionda” erediterà il mondo e dominerà sui neri, sui gialli, sui rossi. Un'appartenenza al socialismo, la sua, agitata da innumerevoli polemiche, accuse, attacchi soprattutto quando divenne un uomo di successo, ricchissimo che guadagnava 75.000 dollari l'anno e ne spendeva 100.000. All1interno di questo quadro mosso e contraddittorio va detto, però, che i socialisti lo proposero per ben tre volte come candidato nelle proprie liste: l1ultima nel 1907 e nientemeno che a presidente degli Stati Uniti. Jack rifiutò perché con la seconda moglie Charmian voleva compiere il giro del mondo a bordo dello Snark, un'imbarcazione di 43 piedi che gli era costata parecchie decine di migliaia di dollari: uno dei tanti “buchi neri” dei suoi bilanci dissennati.