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Herbert Giorge Wells

 

 

Herbert Giorge Wells

A 150 anni dalla nascita del grande scrittore.

 

Herbert George Wells: la science fiction e il socialismo, la guerra e la pace

 

di Luciano Luciani

 

 

 

Scrittore di fantascienza perché socialista e socialista perchè scrittore di fantascienza.
Tra tutti gli scrittori che tra l’Ottocento e il Novecento per raccontare il loro presente si cimentarono con le tematiche avveniristiche, per consapevolezza filosofica, per passione argomentativa, per forza di stile e capacità d’evocazione spicca l’inglese Herbert George Wells, il celeberrimo autore della Macchina del tempo, 1895, dell’Uomo invisibile, 1897, della Guerra dei mondi, 1898, solo per citare i suoi libri più letti e famosi… 
Ma Wells non fu solo uno scrittore amato e popolare: perennemente scontento del mondo in cui viveva, per quasi mezzo secolo - tanto si prolungò la sua attività letteraria - cercò sempre di incitare gli uomini a cambiare, mostrando loro il male sociale e individuale, suggerendo sempre le soluzioni, anche pratiche, per una ricostruzione ragionevole del consorzio umano. 
Operando in tale direzione Wells non poteva che riconoscersi e incontrarsi con le ragioni della pace e del socialismo, nella profonda convinzione che fosse assolutamente necessario rifare il mondo del suo tempo in termini di giustizia sociale e solidarietà tra gli uomini. 
Dunque, Wells fu pacifista e socialista in quanto scrittore di fantascienza e romanziere della storia futura proprio in quanto socialista e pacifista. Lettore in gioventù dei Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, dell’Utopia di Tommaso Moro e delle teorie di Robert Owen, ancora studente era un assiduo frequentatore dei circoli della Fabian Society, ovvero quel movimento politico - culturale di orientamento socialista che era stato fondato nel 1883 da E. Pease, dove si potevano ascoltare e incontrare economisti come Sidney e Beatrice Webb, il drammaturgo George Bernard Shaw, il poeta e pittore preraffaellita, William Morris, tra i primi a porre il problema del rapporto tra arte e industria. A sua volta autore di un romanzo utopistico, Notizie da nessun luogo, Morris criticava la prima grande globalizzazione nel segno dell’Impero britannico, il mercato mondiale e ipotizzava una Nuova Era postindustriale nei modi di un’Utopia sostanziata di lavoro onesto, buoni propositi e libero amore. 
Insofferente nei confronti della monarchia, della chiesa e della morale corrente, socialista premarxista, ma non per questo meno appassionato e convinto della necessità di un profondo e radicale mutamento sociale, Wells si iscrisse alla Fabian Society nel 1903, ma, ben presto con l’ardore che sempre caratterizza i neofiti, assunse da subito un atteggiamento critico e polemico nei confronti dei vertici dell’organizzazione. Il romanziere, infatti, avrebbe voluto che i fabiani si dessero una struttura più solida, promuovendo un’ampia campagna di reclutamento e aprendo sezioni in tutto il Paese: per Wells, uno scienziato prestato alla letteratura e alla politica, la Fabian Society avrebbe dovuto farsi promotrice di un socialismo di tipo nuovo, fondato sull’assimilazione delle scienze moderne e della loro applicazione alla soluzione dei problemi sociali.
Nel 1905 appare Una moderna utopia, pagine in cui Wells suppone la creazione di un ordine tra il guerresco e il religioso, i cui componenti, a metà strada tra i samurai giapponesi e sacerdoti zelantissimi, erano dediti al compito esclusivo di riorganizzare il consorzio umano e a vigilare sui suoi destini: per alcuni anni Wells tentò di ristrutturare la Fabian Society in questo senso. Le sue idee, in fondo, non erano dissimili a quelle di George Bernard Shaw e dei coniugi Webb, ma, come dichiarerà più tardi, lo scrittore si sentiva oppresso dall’idea fabiana di “socialismo amministrativo”: ovvero evitare ogni mutamento politico e, come causticamente affermava il romanziere, “accostarsi furtivamente al socialismo”. Contro questa prospettiva di un “socialismo che ha dimenticato cos’è il socialismo” mosse l’iniziativa di Wells contro la “vecchia cricca fabiana”, come lui la definiva, che, a suo parere, andava sostituita con nuovi dirigenti più aggressivi, più determinati. Di qui violenti contrasti, anche personali, con i “padri fondatori” della Fabian Society che favorirono il progressivo allontanamento di Wells da quella organizzazione, anche se per lui il socialismo rimase sempre il sistema sociale più giusto e razionale, la più moderna forma di umanesimo, la sola veramente conforme alle migliori qualità dell’uomo. 

Pace e/o guerra: Wells e la guerra che avrebbe messo fine a tutte le guerre.
Altrettanto complesso e contraddittorio il rapporto dello scrittore inglese con la grande questione della pace e/o della guerra che si pose drammaticamente all’opinione pubblica europea nella terribile estate di Sarajevo. La guerra che metterà fine alla guerra, 1914, è il titolo del saggio wellsiano che verrà adottato come formula riassuntiva delle posizioni dell’interventismo democratico europeo, conferendo al conflitto un carattere antimilitarista ed emancipatorio. Ma Wells era troppo esperto della vita e delle cose per non rendersi conto che anche quella guerra, pur se combattuta con intenzioni di libertà, finiva per incoraggiare i peggiori istinti dell’uomo; ed era artista troppo sensibile per non cogliere le voci degli uomini che si levavano da entrambe gli schieramenti auspicando la cessazione di quello spaventoso massacro. 
Così, nel 1915, dichiarandosi pacifista e insofferente nei confronti del militarismo, rifiutò di visitare il fronte di guerra europeo. Cosa che fece invece l’anno successivo, ricavandone un libro di impressioni e ricordi, Italia, Francia, Inghilterra durante la guerra, pubblicato nel 1917. Ma la fase del ripensamento intorno alle ragioni del conflitto è ormai avviata: nel 1916 appare Il signor Britling ci va a fondo, “il libro migliore, più coraggioso, veritiero e umano, scritto in Europa durante questa maledetta guerra” (M. Gorkij). La storia di un piccolo borghese inglese di mezza età che non lesina discorsi intrisi di patriottismo, scrive in favore delle guerra, si impegna sul ‘fronte interno’, convinto fino in fondo degli ideali che avevano portato centinaia di migliaia di giovani inglesi nel fango delle trincee di mezza Europa… Tutto questo sino a quando Hugh, il figlio del signor Britling, è richiamato, parte per il fronte e muore. Il lutto del protagonista si va così ad aggiungere a quello sempre più largo di un intero popolo, di tutti i popoli europei. Allora, le parole della propaganda si trasformano in vite umane, carne e sangue: un rilevante esempio di letteratura antimilitarista, “un libro forte, pieno di verità, commovente. Non solo il miglior libro di Wells, ma anche il miglior libro sulla guerra in generale” lo definì a caldo il “Chicago Tribune”.