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Un fornaio importante della Roma repubblicana: Marco Virgilio Eurisace

 

tomba monumentale di Eurisace

Un fornaio importante della Roma repubblicana: Marco Virgilio Eurisace

 

Luciano Luciani

 

Collocata davanti a Porta Maggiore nel quartiere Prenestino-Labicano, la tomba destinata a contenere le spoglie del fornaio Marco Virgilio Eurisace e di sua moglie Atitia è un’importante opera d’arte e costituisce anche una significativa testimonianza della rilevanza economica e sociale rivestita dai panificatori romani al tempo di Cesare e Cicerone: una professione importante e diffusa, la loro, anche se non godeva, forse, della rilevanza sociale che i grandi fornai rivestivano nell’Atene di Pericle quando Tearione, maestro nell’impastare e cuocere il pane, era definito da Platone “ammirevole terapeuta dei corpi”. Comunque, al tempo di Augusto si contavano a Roma ben 329 panetterie.

Ma torniamo a Eurisace. Orgoglioso della propria professione e a essa riconoscente, questo panificatore romano volle che il sepolcro di famiglia fosse decorata con gli elementi caratteristici del suo lavoro: a partire dall’urna contenente le spoglie della sposa, realizzata a forma di panarium, ovvero il canestro atto a contenere il pane. Nell’epigrafe, scritta in un latino arcaico, si legge: Fui Atistia uxor mihei, femina opituma vexisit, quoius corporis reliquiae, quod superant, sunt in hoc panario (Fu Atistia a me moglie; visse da donna eccellente; i resti del suo corpo, quanti ne rimangono, sono raccolti in questo paniere).

Nel bassorilievo in alto, distinto in tre parti, che gira intorno al monumento a mo’ di fregio, sono rappresentate tutte le fasi del procedimento di panificazione: pesatura e molitura del grano, setacciatura della farina, preparazione dell’impasto, pesatura, infornata e vendita del pane. Su tre lati del monumento funebre, in basso, ripetuta tre volte compare l’iscrizione Est hoc monimentum Marcei Vergilei Eurysacis pistoris, redemptoris, apparet(oris)... (Questo sepolcro appartiene a Marco Virgilio Eurisace fornaio, appaltatore, apparitore), da cui risulta che il nostro fornaio, probabilmente un liberto, era anche un appaltatore che lavorava per lo Stato, al quale forniva i suoi prodotti, oltre a svolgere la funzione onorifica di apparitore di qualche autorità civile o religiosa.

 

 

I modi di dire più diffusi sul pane

 

Mangiare pane e veleno: vivere in maniera infelice per l’invidia che non permette di gustare neppure i piaceri più semplici

 

Dire pane al pane e vino al vino: parlare chiaro

 

Non è pane per i tuoi denti: un compito superiore alle possibilità

 

Buono come il pane: una persona mite e alla mano


Rendere pane per focaccia: contraccambiare una cattiveria con un’azione ancora peggiore

 

Croce col pane, ben si porta: una volta assicurati i bisogni primari si è in grado di sopportare tutto

 

Mangia’ ‘l pa’ a tradimet: mangiare il pane senza guadagnarselo

 

Pane e vino, fa bel bambino: garantisci l’essenziale a un fanciullo e questo fiorirà

 

Non c’è cibo da re più squisito del pane

 

Essere come pane e cacio: andare pienamente d’accordo

 

Pan leggero e grave formaggio, prendi sempre se sei saggio: in latino Panem probato levem, gravemque caseum

 

Levarsi il pane di bocca: sacrificarsi per gli altri

 

Bastonate e pane fanno i figli belli: un’idea severa dell’educazione familiare

 

Trasà ol pà: sprecare il pane. Un peccato gravissimo che un tempo si doveve confessare al prete

 

Non si vive di solo pane: oltre al cibo e alle esigenze materiali è importante dare soddisfazione anche a quelle spirituali

 

Chi ha denti e non ha il pane e chi ha pane e non ha denti: chi ha aspirazioni spesso non ha i mezzi per realizzarle e chi possiede i mezzi non ha più aspirazioni

 

Pane e feste. Dal latino panem et circenses (Giovenale, Satira X, 81) riferito alla plebe romana di età imperiale che non desiderava altro che “pane e giochi del circo”. Ovvero, ai nostri giorni, governare in maniera demagogica, dando soddisfazione alle pulsioni più basse del popolo

 

L’uomo non vive di solo pane. Oltre ai bisogni primari delle persone è importante soddisfare anche le loro esigenze emotive e spirituali. Corrisponde all’inglese Man shall not live by bread alone. Insomma, bread and roses, il pane e le rose