Una nuova biologia più vicina alla descrizione del funzionamento del DNA
1. La casualità dell’espressione genica
Nel numero della rivista “Science” del 16 agosto 2002 ci fu un articolo che fece scalpore.
Lo stesso gene, in cellule identiche, nello stesso ambiente, non si esprime allo stesso modo. Questo è il risultato di un fondamentale comportamento variabile risultante dai meccanismi cellulari casuali, un comportamento che ora abbiamo la tecnologia per conoscere bene e quindi accettare.
Pensavamo che l'ordine apparente su larga scala (il "miglior funzionamento" dell'organizzazione) provenisse da un ordine di piccola scala, ordine dato dalle istruzioni fornite dal programma.
L'espressione genica casuale seguita da fenomeni selettivi ci porta ormai a pensare ad un ordine su larga scala (quella di popolazione) dato da variazioni disordinate tra moltitudine di piccole dimensioni. Il carattere stocastico, l’aleatorietà dell'espressione genica è stata dimostrata e confermata. Questo comporta ripercussioni fondamentali per il destino cellulare.
Per comprendere il funzionamento delle cellule, e più in generale lo sviluppo armonico dell’intero organismo, i modelli meccanicistici, riduzionisti e ultradeterministici del ruolo dei geni hanno gradualmente ceduto il passo a una biologia probabilistica, dove il caso e la selezione naturale entrano nel cuore stesso delle cellule. Per forzare i tratti e il ruolo del cambiamento di prospettiva, si potrebbe dire che "il DNA funziona come un generatore casuale di proteine sottoposte a vincoli selettivi imposti dall’ambiente (Science No. 385, novembre 2009, pag. 90).
Il quotidiano francese di divulgazione scientifica dettero risalto a questa nuova biologia e le sue conseguenze (Il Research, ottobre 2009, Per la Scienza, novembre 2009 Pour La Scienza numero speciale
Dicembre 2013).
Articolo completo in lingua originale
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