Prima della Rivoluzione russa
Flagellanti e altri settari
Luciano Luciani
Vigorosi movimenti settari, di natura non esclusivamente ma prevalentemente endogena, squassano la Russia prerivoluzionaria. Nascono soprattutto dall’ingiustizia sociale e dall’oppressione religiosa a cui erano state forzate le masse popolari contadine. Moltitudini che attendono con fiducia l’avvento di un Salvatore, insieme terreno e spirituale, capace di restaurare la giustizia e la vera religione, i diritti dei meno fortunati e quelli dell’anima. Un risveglio religioso che si può rappresentare come un pentolone ribollente in cui le sette si incrociano e si contaminano vicendevolmente.
Gli skopci, i “castrati”
A partire dalla metà del XVIII secolo agiscono gli skopci, i “castrati”, un movimento ascetico estremo fondato attorno al 1755 dal clyste Kondrati Selivanov. Questi, in conformità a un passo dal significato oscuro del Vangelo di Matteo -“Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e ci sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli”- predicano e praticano la mutilazione sessuale: l’asportazione dello scroto (detto “piccolo sigillo”) oppure dell’intero pene (“grande sigillo” o “sigillo imperiale”), mentre per le donne era prevista l’amputazione dei capezzoli, delle mammelle, delle piccole e delle grandi labbra o la clitoridectomia. Persuaso che il sesso fosse l’origine di ogni male, Selivanov sosteneva che il rapporto con Dio si poteva conseguire con la flagellazione e l’autocastrazione secondo l’esempio di Origene (185 – 254). Per gli skopci, Dio aveva creato gli esseri umani privi di attributi sessuali, “bianchi” come angeli e pronti, così, a entrare di diritto nel Regno dei Cieli. Solo più tardi Satana aveva immesso in loro pensieri libidinosi e mutati in maniera mostruosa i corpi, dotandoli degli attributi sessuali. Il pene, soprattutto, andava estirpato perché ricordava il serpente tentatore. Diffusa a Mosca e San Pietroburgo, nella Russia centrale sino alle estreme zone del Caucaso e della Bessarabia, la setta conobbe un momento di popolarità quando negli anni settanta del XIX secolo si diffuse la convinzione che Selivanov, dopo la sua dipartita, si fosse reincarnato nel sarto Kuzma Fedoseyev Lisin: questo, entrato nei “castrati”, si era evirato nella forma del “grande sigillo”, privandosi di pene e testicoli. In forza di questo sacrificio eroico, Lisin affermava che lo zar lo avrebbe presto chiamato presso di sé a San Pietroburgo e che avrebbe liberato tutti gli skopci incarcerati durante la repressione poliziesca del 1874. Fu invece proprio Lisin a essere arrestato e deportato in Siberia.
I clisty, i “flagellanti”
Millenaristi sono anche i “flagellanti”, clisty, apparsi in Russia nel XVII secolo negli anni tormentati e feroci dei primi Romanov: una setta fondata da Danila Filippov, un contadino visionario che aveva lasciato scritto “Tenete segrete le mie leggi, non confidatele né a vostro padre né a vostra madre, siate coerenti e tacete anche sotto la frusta e il fuoco”. I suoi seguaci si autodefiniscono Christy, cristiani, oppure Boschij Ijudi, “gente di Dio”, e vivono in un clima di perenne esaltazione mistico-ascetica che fa del segreto e del mistero uno dei suoi punti di forza: e poi, rigore, povertà, visioni, predizioni, ideali che animano l’esistenza di questi settari, ne moltiplicano le capacità espansive, ne corroborano lo spirito di resistenza nei confronti della Chiesa ufficiale e dei suoi protettori istituzionali.
Gli stundisti
Operose, poi, nell’opera di proselitismo e fidelizzazione le comunità stundiste, costituite prevalentemente da immigrati di origine tedesca chiamati dalla zarina Caterina II (1762 – 1796) per coltivare e popolare le terre ucraine. Di confessione luterana, sensibili alle sollecitazioni del movimento pietista che aveva rinnovato profondamente il protestantesimo nei secoli XVII e XIX, questi coloni risultarono in genere ben accetti alle popolazioni locali per la moralità dei costumi e il rispetto delle leggi locali. Dediti alla preghiera, allo studio delle Scritture e al canto degli inni in comune, privi di strutture clericali e abituati alla valorizzazione dei laici, uomini e donne alla pari, gli stundisti (dal tedesco stunden, ore, da essi dedicate alla attività religiose), tra cui non mancavano i mennoniti, pacifisti radicali non violenti, e gli anabattisti, ribattezzatori che negavano ogni valore al battesimo dei bambini, finirono per rappresentare una seria concorrenza nei confronti della Chiesa ortodossa, la cui reazione non si fece attendere. Approfittando del mutato clima politico a seguito dell’attentato nichilista che aveva spezzato l’esistenza dello zar Alessandro II (1855 – 1881), contro le comunità stundiste si inaugurò una triste stagione d’odio e di persecuzioni. Alle vessazioni che andavano da pesanti multe sino al divieto di riunirsi per pregare, fino a veri e propri atti di sobillazione a opera dei pope locali contro di loro, corrispose una radicalizzazione delle posizioni dei discendenti degli antichi coloni tedeschi giunti in Russia per mettere a coltura le fertili “terre nere” ucraine. Così gli stundisti cominciarono a giudicare la Chiesa ortodossa e lo Stato che la sosteneva come una sentina di idolatria pagana, creata dal Demonio con lo scopo preciso di dannare gli uomini dabbene. Manifestavano fede solo nel Vangelo, ma i più zelanti tra loro dichiaravano di obbedire soltanto a Dio, che amavano interrogare nell’arcano mistero del loro cuore.
I duchobory, i “lottatori dello spirito”
Ortodossi fondamentalisti sono i duchobory, i “lottatori dello spirito”: pacifisti, vegetariani, vivono in comunità agricole autosufficienti. Iconoclasti, ostili agli apparati religiosi della Chiesa russa, dalla gerarchia alla liturgia, dalla stretta alleanza tra Chiesa e Stato alla lettura della stessa Bibbia, privilegiano la relazione diretta con Dio e la sua rivelazione interiore. Nata in Ucraina durante il regno della zarina Anna (1730 – 1749) questa setta conosce anche una “leggenda nera”: quella secondo la quale la sua guida spirituale, un mercante di stoffe, Ilarion Pobirokhin, autoproclamatosi incarnazione di Cristo, fosse solito reprimere i dissensi interni al suo movimento facendo ricorso ai servizi di dodici “angeli della morte” che non avevano particolari scrupoli a ricorrere anche all’omicidio. Quando nel 1825 il nuovo zar Nicola I pretese da tutti i suoi sudditi un giuramento di fedeltà, i “lottatori dello spirito” lo rifiutarono, resistendo eroicamente per oltre mezzo secolo a prepotenze e rappresaglie. Pesanti pressioni che protrattesi per oltre mezzo secolo finirono col dividere il movimento settario in un troncone moderato, favorevole ad accettare le leggi zariste, e uno radicale disponibile a sottomettersi solo ai precetti divini. Anima della resistenza, Piotr Vasilievich Verigin, successore di Pobirokhin e per questo condannato a quindici anni d’esilio in Siberia. Verigin, però, riuscì a mantenere la guida del movimento e a orientarlo verso una clamorosa manifestazione di dissenso contro l’istituzione più delicata del potere zarista, l’esercito: il 29 giugno 1895, per ordine di Verigin, migliaia di duchobory organizzarono un pubblico rogo delle loro armi. Durissima la repressione zarista: centinaia di “lottatori” furono uccisi e circa 10.000 di loro esiliati. Una reazione brutale alla quale si oppose pubblicamente lo scrittore Leone Tolstoj che, in contatto epistolare con Verigin e con l’aiuto dei quaccheri inglesi e nordamericani, negli anni tra il 1898 e il 1905, favorì l’emigrazione in Canada di oltre 8.000 duchobory, promettendo loro terre libere da coltivare e l’esenzione dal servizio militare.
I molokanye, i “bevitori di latte”
Nati dal dissenso con la Chiesa ortodossa al tempo della riforma liturgica voluta dal patriarca Nikon (1653 – 1656), i molokanye, “bevitori di latte”, derivano il loro nome dalla abitudine di trasgredire le 200 giornate annue di digiuno previste dalla Chiesa ufficiale, bevendo, appunto, latte. Iconoclasti, ostili alla gerarchia ecclesiastica, alla venerazione dei santi e delle reliquie, osteggiano le imposizioni sociali compreso il servizio militare e si costituiscono in setta religiosa durante il regno della zarina Caterina II (1762 – 1796). Il loro fondatore, Semen Uklein, un sarto ambulante della città di Tambov a sud-est di Mosca, già appartenente ai duchobory, arrestato e obbligato ad abiurare, era comunque riuscito a convertire al suo verbo settario oltre 5000 seguaci. All’inizio del XIX secolo, inviati insieme ai “lottatori per la fede” nei territori caucasici per ripopolarli, i molokanye fiduciosi nel ritorno di Gesù, finirono spesso per essere guidati da personaggi ambigui, come Ivan Grigoriev che mescolava motivi religiosi settari, ideali comunistici e spregiudicate pratiche sessuali.
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