Lontano dai nidi!
Maria Castelli
“Taglierò l’Olivo!”.
“Quando tagliamo l’Olivo?”.
“Sabato prossimo!”.
“Finalmente!” E si è arrivati ai primi di maggio, ben più tardi del solito.
A potatura quasi ultimata, vengo consultata sul da farsi: nascosto da un intrigo di rami e foglie c’è un nido con cinque ovetti chiari a macchie grigie. Che si fa? Si sospende per il momento la potatura, lasciando intorno al nido almeno tutto ciò che si è salvato al momento dell’avvistamento.
Il nido non è troppo in alto e adesso è ben visibile e raggiungibile: una bella occasione per qualche ripresa da condividere con i bambini a scuola.
A covare è una capinera, che forse si alterna al maschio. Non è facile distinguerli, rapidi e guardinghi come sono. Aspetto che il nido sia incustodito e osservo con cautela. Non vengo mai colta in castagna dai proprietari del nido e mi godo tutte le fasi di crescita di cinque capineri, fino alle penne sulle ali, fino ad una sera di vento gelido, come capita talvolta anche a maggio inoltrato, che accompagna un forte temporale e un’intensa pioggia.
Dalla mattina successiva, fredda e luminosissima, nessuno torna più a riscaldare i piccoli, che muoiono in poche ore.
E’ rimasto il dubbio che la potatura in ritardo abbia avuto una parte di responsabilità nel compromettere la riuscita della covata che non sarebbe stata riposta di certo su un Olivo già tagliato.
Fra i grossi rami del gelsomino bianco (Rincosperno), ogni anno i merli costruiscono nidi ben nascosti, sul tetto del portico. Insolitamente ne abbiamo trovato uno nell’angolo più riparato e buio, sotto il portico, ben visibile salendo con una scaletta. La femmina aveva deposto quattro uova e andava e veniva con una certa confidenza, come se il nostro passaggio a piedi e in macchina non la disturbasse.
In sua assenza, avevo seguito la cova, che stava proseguendo regolarmente con i piccoli già grossetti.
Forse avevo preso confidenza anch’io e una volta, pensando la femmina lontano dal nido, sono salita a guardare. Incrociando invece il suo sguardo, immediatamente me ne sono andata. Mi era sembrato un grave errore, ma perdonabile per via dell’abitudine ad incontrarci.
Non è stato così: avrei pianto di mortificazione quando, ritornando a casa più tardi, davanti alla porta sotto il portico, ho trovato un merlino davanti allo zerbino. Non poteva esserci rimprovero più brusco.
Ma il peggio è venuto dopo, perché uno alla volta, anche gli altri tre hanno subito la stessa sorte.
Lontano dai nidi! Non succederà più che mi lasci prendere dalla curiosità.