Ma che ci fai al mercatino del venerdì?
Luciana Bussotti
Il “mercatino del venerdì” di Livorno è il classico mercato di banchetti dove puoi trovare di tutto un po’, soprattutto vestiti e scarpe, ma anche casalinghi, tappezzerie, cibo, lane, fili da ricamo e piante, bellissime piante, tutto a prezzo concorrenziale. Ogni città ha il suo, in un giorno stabilito della settimana. Il nostro, come ho detto, è di venerdì ed è situato nella zona dello Stadio. Se siamo vicini a una festa e il tempo è clemente, una fiumana, soprattutto di donne, lo invade.
Venerdì 29 dicembre, dopo mesi di assenza, decido di andare a far spese. Mi sposto con l’autobus, scendo sulla strada che è un pezzo di antica Aurelia nel quartiere La Rosa e raggiungo i banchi tramite uno stradello sterrato che costeggia un campo ex coltivato. Ci separa dal campo una siepe di tamerici e pittospori, ma ancora si possono vedere dei tralci, testimoni di un vecchio vigneto.
Un giorno di primavera la siepe mi regalò il canto e la sagoma di un usignolo, prima che un’upupa traversasse la strada asfaltata per andare a “sbeciare” nel giardino di fronte.
Ai gabbiani siamo abituati, ormai hanno invaso la città, sono i padroni del suo cielo, dei suoi tetti e delle sue strade.
Ma sul piazzale del grande parcheggio non noto solo le sagome bianche degli adulti, grossi, grassi, strilloni: senza battito d’ali volteggia un individuo più scuro, che non è affatto un giovane di gabbiano. Dalla sagoma, dal volo, dai cerchi che compie con calma mi rendo conto che è un grosso rapace. Faccio appello alle mie scarse conoscenze e ripasso le pagine del bel libro del mio amico Giorgio Paesani*: stazza grande, coda corta, ali “rettangolari” con molto chiaro nella parte inferiore, credo di potermi permettere di identificarla come una poiana.
Ma che ci fa una poiana che vola sopra i banche del mercatino, sul piazzale di cemento e sulle vicine costruzioni sportive? Cosa va cercando?
Sono stata un bel po’ a rimirarla, così insolita, così vicina, tentando in tutti i modi di farmi notare perché avrei voluto che anche altri si meravigliassero come me e si godessero uno spettacolo che credo insolito.
Ecco, questo è stato il mio incontro di fine anno 2017. Gli antichi romani ne avrebbero tratto un auspicio; io mi sono goduta questo “incontro ravvicinato del mio tipo” e con questo auguro a tutti un 2018, al meglio possibile.
*Giorgio Paesani, ornitologo fino, diviso tra Livorno e Isola d’Elba, innamorato dei “rapaci” fin da bambino, ha scritto un bel libro dal titolo “Quando lo incontrai… diario di un cercatore di rapaci”