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Ulivi di Corfù

 

 

Ulivi di Corfù

Ulivi di Corfù

Vincenzo Terreni

 

Dall’alto Corfù appare coperta di verde, distese di un verde uniforme superato da frequenti punte svettanti di cipresso nero. Un bosco immenso di alberi grandiosi. Olivi secolari che risalgono alle piantagioni dei veneziani che dominarono l’isola per più di 400 anni. Gli olivi servivano come riserva di energia per la produzione di olio lampante. Le piante, che non richedevano manutenzione fornivano, e forniscono, una abbondante quantità di piccoli frutti (drupe) non particolarmente invitanti per un uso alimentare. Forse, visto il prezzo raggiunto dalla benzina, l’utilizzazione delle ulive potrebbe essere riconsiderata. Lianolia kerkirias è il cultivar usato dai veneziani e sopravvissuto alla loro presenza fino a formare le attuali distese. La raccolta delle piccole olive (intorno ai 2 g ciascuna) avviene per un lungo periodo mediante la distesa di reti che coprono permanentemente (in molti casi) tutto il terreno scosceso dove le piante continuano a prosperare. Data l’altezza degli alberi che spesso sono molto vicini tra loro e il conseguente spostamento ad altezze sempre più elevate della parte produttiva, non si ricorre alla brucatura a mano, ma periodicamente, si raccolgono le olive cadute. Questo metodo non favorisce certo la qualità dell’olio prodotto che difficilmente raggiunge la classificazione di “extravergine”. La copertura ad olivi rimane intorno al 40% della superficie dell’isola, il numero delle piante è di circa 4 milioni dai quali vengono ricavati 20.000 tonnellate di olio all’anno. Passando attraverso le numerose stradine che compongono la ragnatela viaria dell’isola, spesso la strada passa all’interno di boschi di ulivi altissimi ben oltre i 10 metri che sembrano formare una distesa continua. Ogni tanto il bosco si trasforma in foresta e le piante sembrano abbandonate a se stesse e lo spettacolo prosegue fino ad una interruzione formata da piante dello stesso tipo ed età con un sottobosco controllato, spesso tenuto a freno da distese di reti nere in continuità. E' impossibile non vedere recenti potature massicce di rami alti e talora la potatura interessa l’intero fusto completamente amputato all’altezza di circa 2m. In questi casi viene consentita la crescita di alcuni getti laterali che si rinfoltiscono in fretta grazie all’apparto radicale imponente. C’è da sperare che questo scenario caratteristico e di grande impatto emotivo di enormi distese di ulivi punteggiate da alti e dritti cipressi non venga stravolto da interventi demolitori volti ad aumentare la produzione di un prodotto comunque di qualità non eccezionale. Il danno di immagine sarebbe gravissimo ed irrecuperabile. La magia di forme che si intrecciano in un groviglio mutevole di tronchi formati come da una serie di corde intrecciate che disegnano cavità ed anfratti che seguono un emerge dall'unico disegno ripetuto in tutte le varianti possibili. Tronchi immensi, spesso costituiti da rigetti multipli (2, 3 o 4 fusti indipendenti, con curvatura lievemente centrifuga) formano chiome estesissime che si intrecciano con quelle dei vicini relegando nella perenne penombra il suolo che rimane spoglio. In altre occasioni la luce che riesce ad entrare in zone con piante di altezza inferiore consente la presenza di tappeti rigogliosi di felci. Gli effetti di luce che si creano danno all’insieme un fascino magico con la percezione come di movimenti in uno scenario immobile.