L'incendio del Monte Serra
Vincenzo Terreni
Se ne sono occupati tutti i mezzi di informazione dall’inizio fin quando non si è spento qualche giorno dopo.
Il bilancio finale risulta di circa 1.550 ettari andati a fuoco, ancora da definire il numero delle abitazioni completamente bruciate. Un dato è certo: nessuna vittima e nessun ferito. I paesi toccati dall’avanzare delle fiamme sembrano sostazialmente salvi. Anche la Certosa è salva! Un paio di filari di ulivi vicini al muro di cinta hanno subito l’ondata di altissimo calore, ma non si sono incendiati e l’edificio è rimasto integro a proteggere i suoi tesori. Il Museo di Storia Naturale e Il Museo della Certosa sono intatti e i visitatori sono accolti senza alcuna limitazione.
Sicuramente i soccorsi sono stati pronti ed efficaci, le amministrazioni, purtroppo allenate dall'annoso ripetersi di questi attentati all’ambiente e alle persone, hanno mostrato sangue freddo ed una organizzazione efficiente che ha consentito di limitare il danno.
Il vento furioso che ha richiamato all’azione piromani, a lungo in attesa della situazione propizia, non ha consentito l’immediato uso dei mezzi volanti che sono intervenuti quando ormai le fiamme si erano propagate su un fronte vastissimo che ha interessato tutta la parte superiore del monte.
Le squadre di volontari a terra, che bene conoscono il territorio e la dislocazione delle abitazioni a rischio spesso nascoste tra i boschi, sono riuscite ad avvertire gli occupanti e a farli sfollare in tempo per concentrarsi nei punti di raccolta. Una notte in palestra e poi, quando anche la cenere non è più calda a coprire nuove insidie, sono andati a vedere se la loro abitazione esisteva sempre.
Allora tutto bene? Certo poteva andare molto peggio con morti e feriti, ma la situazione può ulteriormente peggiorare anche senza il fuoco: sul suolo indurito dal calore dell'incendio rimane uno strato di cenere impermeabile e nei successivi anni la pioggia penetra poco scivolando sulla cenere. In caso di piogge prolungate e torrenziali scendono a valle colate di detriti che provocano la caduta di massi e, in alcuni casi, frane distruttive.
Sul Monte Serra non è certo la prima volta che accadono fenomeni di questo tipo, l'ultimo è senza precedenti per estensione e forza distruttiva e viene da fare una banale riflessione: perché non si tenta di migliorare il lavoro di prevenzione non solo nella tenuta dei boschi e nella costante sorveglianza, attività già praticate che sicuramente hanno contribuito al rapido spegnimento e alla mancanza di vittime umane? Forse è possibile intensificare l’attività investigativa per tentare di individuare i colpevoli dello scempio di pari passo con una sempre più intensa attività di educazione ambientale in modo da sensibilizzare e informare di più la popolazione di disastri ambientati come quello che è stato perpetrato a danno di tutta la collettività.
Il Monte Pisano, come lo chiamano i geologi, è una formazione antichissima che ha percorso tutto il meridiano dall’estremo sud fino alla posizione attuale portandosi dietro centinaia di milioni d’anni di storia geologica (come è ben documentato dalla galleria all’interno del Museo di Storia Naturale) è un ambiente unico anche per l’ecosistema che ospita: ci sono endemismi che ora rischiano di sparire per sempre. La Terra è un pianeta vivo con il quale abbiamo cominciato a convivere senza tentare grossi e inutili cambiamenti: i sismi continueranno ad esserci, ma i danni potranno essere sempre meno distruttivi grazie alle nuove tecnologie, anche le alluvioni potranno non incidere più sulle nostre abitazioni se queste saranno costruite in posti idonei. Ma il fuoco provocato dai piromani si deve poter combattere partendo dalla individuazione di questi soggetti sforzandosi di mettere a punto strumenti idonei per farlo. Dire che si tratta di una impresa troppo difficile non è una risposta accettabile in questa situazione di degrado generale dell’ambiente e di un rischio di incendi sempre maggiore grazie al riscaldamento globale.
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