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SCUOLA e POTERE

 

Italia tagliata 

SCUOLA 

POTERE

 

      

Giorgio Porrotto

 

 

 

 

  Tutto è accaduto in data 10 Febbraio 2019, per giunta di Domenica, e cioè con la probabilità di un po’ di lettori in più per la stampa nazionale quotidiana. Il fatto hanno dovuto occhiarlo e va­lutarlo un po’ tutti nel corso della giornata, trattandosi di vicenda polemica a sorpresa, senza pre­cedenti e di portata politico-scolastica indubbiamente rilevante. Nel vasto mondo della scuola, fe­sta o non festa, e tra amici o non amici accanto, prima della data domenicale del 10 febbraio 2019, pochi o nessuno, in precedenza o di recente, avevano probabilmente immaginato quel che il mini­stro Mario Bussetti stava per dire. Dopo aver taciuto per mesi, e certamente studiato tutto il suo nuovo ma predisposto obiettivo, il leader ha espresso tacitamente un parere che nessuno si aspet­tava. Per meglio dire, uno spunto che risultò imprevisto e rilevante per la portata, e di contro espresso con pochissime ma sferzanti parole: “Più impegno dai prof del sud. Come a dire, implicitamente ma perentoriamente, che altro non c’è di fatto da segnalare, nell’Italia del Sud, che l’insufficienza formativa. La cui portata è l’unico giudizio che può essere caratterizzato come fondamentale di tutta l’area del sud del paese ... Di più: la contestazione da parte del Ministro vuole essere non un impegnativo indice di sviluppo per le scuole del Sud, ma, al contrario – e in termini di risoluto distacco operativo e culturale – una separazione fondata esclusivamente su se stessa. L’obiettivo finale di un implicito processo di preparazione non si ferma qui: il legame palesemente espresso tra le aspirazioni di isolamento scolastico della Lombardia e della Venezia Giulia e le opinioni in merito, ripetutamente dichiarate dal leader attuale Matteo Salvini, non possono non far pensare ad un imminente tentativo di scuole – Italiane ma non troppo – diversamente sparse per tutto il paese. ACHTUNG! Due consigli informativi. Il primo: le pubblicazioni da parte di ciascuno dei giornali interessati agli articoli riguardanti il brevissimo, ma nel contempo rilevantissimo, intervento del Ministro Mario Bussetti, sono state garantite tutte dai giornali nazionali, in pagina intera e in aperta relazione con i rispettivi e diversi orientamenti culturali e politici. Data unica: Domenica 10 febbraio 2019. IL secondo: poiché la lettura del quotidiano, nella stragrande maggioranza dei casi, si ferma ad una sola copia, si ritiene opportuno offrire ai lettori volenterosi anche alcuni articoli non presenti nel quotidiano preferito.

 

 

 

Domenica 10 Febbraio 2019 Corriere della Sera – a pagina 9: IL MINISTRO BUSSETTI Le frasi sui prof e l’ira del sud - Non li ho offesi - (di Valentina Santarpia) “Più impegno dei prof del Sud”: la frase del ministro Mario Bussetti scatena la polemica. “Parole inaccettabili”. Lui si difende: “non sono antimeridionale ma sbagliato chiedere solo risorse”. A pagina 14: “Più impegno dai prof del sud”. Polemica su Bussetti Le frasi sul gap con gli istituti del Nord. I presidi: parole inaccettabili”. I sindacati: basta stereotipi”. IL CASO = Il ministro dell’istruzione Bussetti ha detto che non darà più fondi al sud invitando a un maggiore impegno “per colmare il divario col Nord” = Le frasi hanno fatto arrabbiare i presidi, mentre il vicepremier Di Maio ha bollato le parole del ministro come una “fesseria” = Marco Bussetti, 56 anni, è ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca nel governo Conte = Consegue la laurea specialistica in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive adattate alla Cattolica di Milano. Dei due articoli di commento dedicati da Valentina Santarpia alle affermazioni del ministro, è il primo a fornirci i passaggi di maggior significato politico e culturale. Segnaliamone alcuni. “Venire in una delle aree di maggiore difficoltà d’Italia a dire che per ridurre il gap nelle scuole del Sud “vi dovete impegnare di più farebbe girare le scatole anche ad un asceta” (Luigi Di Maio). “Questo Governo sta facendo tantissimo per la gente del Sud, investendo in soldi e uomini, dalla sicurezza alla scuola, dalla pen­sione al reddito … i fatti sono più forti di qualsiasi polemica” (Matteo Salvini). “Forse il ministro ignora che in molte aree del sud le scuole sono l’unico avamposto dello Stato e che gli edifici sco­lastici (spesso mal ridotti)… evitano ogni giorno che tanti ragazzi cadano preda della criminalità” (I Presidi). “L’istruzione al Sud ha bisogno di maggiori risorse, dalle materne alle università, alle accademie di alta formazione” (Cgil). “Vogliamo credere che il ministro Bussetti nell’auspicare maggiore impegno da parte del Sud sottintendesse quanto siano stati finora straordinari proprio l’impegno, il lavoro e il sacrificio di tutti gli operai della filiera scolastica e universitaria del meridione, eroi civici (Lorenzo Fioramonti e Salvatore Giuliano).

 

 

 

         

 

Domenica 10 Febbraio 2019 la Repubblica – a pagina 15: La polemica “I prof del Sud si impegnino” Bussetti provoca, lite con i 5S – Salvo Intravaia : Niente soldi. Per rilanciare la scuola meridionale occorrono più impegno e sacrificio da parte dei docenti e dei dirigenti che vi lavorano. È la ricetta dei ministri dell’istruzione, Marco Bussetti, che ieri ha determinato un mezzo terremoto politico. Fino in serata quando è intervenuto il vicepremier Luigi Di Maio: “Se un ministro dice una fesseria sulla scuola, chieda scusa. Punto”. E Bussetti replica: “Leggo post e commenti infiammati sulle mie parole ad Afragola. Un video decontestualizzato che sta girando sul web viene usato per rappresentare un ministro ostile al Mezzogiorno, alle sue donne e ai suoi uomini. E io non lo sono. Sarebbe pericolo pensarlo”. La frase che ha creato un mezzo terremoto

 

Politico all’interno della stessa maggioranza è dell’altro ieri. A chi chiedeva se per riequilibrare la disparità Nord-Sud sarebbero arrivati più soldi nelle scuole meridionali, l’inquilino di via Trastevere rispondeva: “No. Più sacrificio, più lavoro, più impegno. Vi dovete impegnare forte”. E giù un diluvio di polemiche. …  COMMENTO “ma la scuola ha bisogno anche di soldi”, di Chiara Saraceno Per i bambini che crescono nel Mezzogiorno le risorse educative pubbliche sono inferiori a quelle disponibili ai loro coetanei nelle altre regioni. Difficilmente hanno la possibilità di frequentare un asilo nido, dato che questi sono molto rari, soprattutto in Campania, Sicilia, Calabria, dove non coprono neppure il 10 % dei bambini. Anche le scuole materne funzionano spesso a tempo parziale. L’offerta di tempo pieno nelle scuole dell’obbligo è molto ridotta. Ci sono anche più scuole prive di palestra, meno biblioteche scolastiche e non, meno spazi attrezzati per lo sport e il gioco, specie nei quartieri più poveri. Queste carenze accentuano gli svantaggi, anche nello sviluppo cognitivo, dei bambini e ragazzi in condizione di ristrettezze economiche – una esperienza molto più diffusa tra i bambini del Mezzogiorno che in altre zone del paese.  È noto, infatti, che una esperienza educativa formale precoce e un ambiente scolastico dove si possono fare anche attività extra-curriculari sono elementi cruciali per compensare gli svantaggi di chi cresce in condizioni di povertà. D‘altra parte, in altri quartieri periferici del Mezzogiorno la scuola (e talvolta l’oratorio) è quasi l’unico spazio educativo disponibile. Con buona pace del ministro Bussetti, le peggiori performance medie nei test nazionali e internazionali degli studi del Mezzogiorno non sono causati da un minor impegno loro e dei loro insegnanti ma dalla maggiore concentrazione di povertà a fronte di una minore disponibilità di risorse anche pubbliche, nella scuola e fuori dalla scuola. Sono causate dallo scarso investimento che lo Stato fa nei confronti dei suoi cittadini più giovani e più vulnerabili, salvo occasionali dispiegamenti di polizia ed esercito quando ragazzi lasciati a se stessi cercano riconoscimento e potere nella violenza. Il governo giallo verde ha persino dimezzato il piccolo e sperimentale Fondo di contrasto alla povertà educativa, senza che, al suo posto, si sia iniziato a lavorare per un piano di lungo respiro. Anzi, nel pasticciaccio Reddito di cittadinanza, non vi è neppure un accenno ad iniziative mirate per i bambini e i ragazzi, per arricchire il curri­culum di coloro che si trovano in povertà. Persino i loro bisogni alimentari e di consumo sono valutati minori di quelli di un adulto. Cominci ad impegnarsi, signor ministro. Gavosto (Fondazione Agnelli) Il vero gap è tra le famiglie Ilaria Ventura

 

“Le generalizzazioni irritano”. Andrea Gavosto, direttore della fondazione Agnelli, si smarca dalla polemica, non dal problema del divario tra Nord e Sud nella scuola. Cosa servirebbe per colmarlo? “Intanto non si può ridurre il problema facendo credere che al Sud i docenti siano lavativi e al Nord no: ci sono insegnanti eccezionali o inadeguati ovunque. … L’invito del ministro Bussetti all’impegno, se lo si vuole cogliere in positivo, deve valere per tutti. Le risorse? Sarebbero utili più soldi dati in modo intelligente, ma non c’è un’emergenza fondi”. Dove sta il problema allora? “Nell’attenzione che le famiglie rivolgono alla scuola. Al Nord hanno maggiormente capito che l’investimento in istruzione è fondamentale per i loro figli. Questo avviene in misura minore al Sud dove conta di più il titolo formale che non quanto si è effettivamente imparato. Sottotraccia non vede il tema politico: la regionalizzazione della scuola sulla quale la Lega sta spingendo?” È il punto vero. In astratto un grado maggiore di autonomia potrebbe funzionare. In concreto il rischio è che aumenti il divario tra Nord e Sud. Sono molto preoccupato per questo federalismo dell’abbandono dove solo le regioni più ricche si avvantaggerebbero nella gestione autonoma della scuola”.

 

 

 

Domenica 10 Febbraio 2019 LA STAMPA – a pagina 12: POLITICA – Bussetti attacca i professori del Sud. L’ira dei Grillini – Il ministro: “Non servono più fondi, ma più impegno” Il carroccio lo di­fende. Di Maio: ha detto una fesseria …. Passiamo la parola  alla titolare del testo: Flavia Amabile Roma : … “lavoro”, “impegno” e “sacrificio”. Sono le tre parole che il ministro dell’Istruzione Mario Bussetti, in quota Lega, scandisce perché risultino ben chiare agli interlocutori, come appare anche in un video. Un giornalista gli chiede “che cosa arriverà di più” alle scuole del sud per colmare il divario rispetto a quelle settentrionali. È li che scatta la reazione del ministro. Altro che fondi. “Ci vuole l’impegno del Sud, vi dovete impegnare forte: questo ci vuole!”. Il giornalista prova ad insistere. Più fondi? Il ministro sorride con una espressione di scherno: “No, impegno, lavoro e sacrificio”. Lo ripete due volte e va via. Le reazioni. Era dai tempi della … Gelmini, che il mondo della scuola meridionale non si trovava di fronte ad un attacco cosi forte. … La polemica in poco tempo sale al punto da far capire ai Cinque Stelle … che ha nel Sud la sua base elettorale … interviene Luigi di Maio: “Se un ministro dice una fesseria sulla scuola, chiede scusa. Punto. Venire in una delle aree più in difficoltà d’Italia a dire … che per ridurre il gap nelle suole del Sud “vi dovete impegnare di più” farebbe girare le scatole anche a un asceta. Figurarsi agli insegnanti. Caro Marco … dobbiamo impegnarci sempre di più. Soprattutto sulla scuola, che richiede interventi storici per le condizioni veramente indegne in cui versano tante strutture”, scrive su Facebook. Il dietrofront. Il ministro Bussetti prova a precisare meglio le sue parole: “Non disprezzo il Sud, è ridicolo pensarlo. Una mia frase è stata estrapolata per farla sembrare un attacco”. È la Flc-Cgil a sottolineare quello che si nasconde dietro le parole del ministro Bussetti: “Il tentativo, finalmente scoperto, di dare corpo, senso e concretezza a quel progetto di regionalismo differenziato che tante sciagure porterà all’Italia intera, non solo alle Regioni meridionali”.

 

 

 

Domenica 10 Febbraio 2019 – IL FATTO QUOTIDIANO - a pagina 8: politica – Scuola, gaffe contro il Sud E il Nord chiede l’autonomia Il ministro Bussetti: “Altro che fondi, serve impegno”, poi ritratta. Intanto, nei piani di Lombardia e Veneto c’è la gestione regionale   ”Virginia Della Sala: La dichiarazione non può essere ignorata, tanto che il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, deve poi pubblicare una precisazione nel pomeriggio che suona più o meno così: non volevo dire che al sud i docenti sono scansafatiche, ma che da soli i soldi non bastano, da nessuna parte, e soldi ce ne sono già abbastanza e sono stati stanziati anche per il Sud, quindi bisogna usarli bene e sono solo polemiche vuote. Una precisazione d’ufficio, poi avallata anche da Salvini. Non farla avrebbe significato ammettere di essere un ministro dell’Istruzione che pensa che al Sud si lavori poco e che le scuole siano di secondo livello e una zavorra per il Paese. Intanto, però, quel suo “Impegno, lavoro, sacrificio” ripetuto per due volte come risposta al giornalista di Nano Tv che, in provincia di Napoli, gli chiedeva se fossero previsti misure e fondi per ridurre il gap con le scuole del Nord insieme a quel ”ci vuole l’impegno del Sud, vi dovete impegnare forte, questo ci vuole” aveva fatto infuriare tutti, ma proprio tutti, per tre motivi.

 

UNO: ERANO parole pronunciate da un Ministro scelto dalla Lega. Due: erano state pronunciate da un Ministro dell’Istruzione che dovrebbe comprendere e spiegare la complessità del tema e del suo ruolo. Tre: arrivano in un momento in cui le Regioni del Nord si stanno muovendo verso l’autonomia differenziata (in prima fila Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) che include anche il tentativo di portare il controllo dell’istruzione a livello locale, con annessa ipotesi di gestione localistica del personale, dei suoi stipendi, delle sue graduatorie. Insomma, una uscita infelice, che ha generato richieste di dimissioni da parte delle opposizioni, condanne dalle associazioni di insegnanti, studenti e presidi, scontento dei sindacati, e la presa di distanza dei Cinque Stelle…. 

 

La Preside/ deputata dei Cinque Stelle “Pregiudizi imbarazzanti su chi si impegna il triplo” “A me e a molti colleghi e docenti non sono piaciute le parole del Ministro in visita ad Afragola, uno dei territori più devastati dalla criminalità e da malgoverno: sono parole dette con superficialità”. Virginia Villani è una deputata del M5S ma anche dirigente scolastico, gli ultimi anni a Sarno, in Campania…. Un dirigente scolastico del Sud occupa almeno una metà del suo tempo a risolvere problemi con le amministrazioni locali, troppo spesso inadempienti. Mancano strutture, servizi, risposte ai bisogni della collettività. Scuole spesso fatiscenti, edifici senza certificazioni, mancanza assoluta di asili nido e di tempo pieno… Uno studente di Napoli accumula in differenza di ore di lezione circa un anno e mezzo di scuola in meno del suo coetaneo di Milano mentre un docente o un dirigente del Sud per raggiungere livelli di eccellenza deve impiegare il triplo di energie e sacrifici. È avvilente lo sforzo da fare per avere garantito il minimo indispensabile.

 

La Preside/ Ex responsabile scuola di Forza Italia “Non c’è alcuna differenza con la periferia di Milano” “Da dirigente scolastica so che l’impegno dei docenti e dei dirigenti per far funzionare le scuole è enorme in tutta Italia. Ci sono scuole di frontiera e di periferia in cui gli studenti non hanno le stesse opportunità. Purtroppo il fattore socio-economico delle famiglie incide sia a Nord che a Sud” Elena Centemero è stata la responsabile della Scuola per Forza Italia fino alla scorsa legislatura, oggi dirige l’istituto Comprensivo di Villasanta, Monza-Brianza (due scuole infanzia, due primarie e una media) e l’Istituto Superiore Vanoni. Sono 2500 studenti….”Abbiamo bisogno di più investimenti nell’edilizia scolastica e di più risorse per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica… La mancanza di mezzi per comprare libri, l’abbonamento dell’autobus, la mensa. È in questo che mi aspetto un impegno concreto. E la povertà educativa c’è anche nelle periferie di Milano. Ci sono studi che evidenziano come l’indice di stato socio-economico dei genitori determini il futuro e il successo formativo. E’ questo che va rotto. Al Nord la discriminazione è fra scuole del centro e scuole di periferia”.

 

 

 

Domenica 10 Febbraio 2019 – Avvenire - a pagina 11: POLITICA – BUSSETTI scivola sul sud

 

Di Maio: deve chiedere scusa - Gianna Santamarta Roma -   … Stavolta sono le parole del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti sulle scuole del Sud che si devono impegnare, non fare solo affidamento sui fondi statali, a fare insorgere il M5s (e non solo). E a far tornare in risalto le polemiche sull’antimeridionalismo della Lega, finite sotto traccia da quando il partito ha sposato una linea nazionale fino a togliere la parola “Nord” dal simbolo. Il vice premier penta-stellato Luigi Di Maio prende il ministro in quota leghista di petto e gli chiede di scusarsi per aver detto una “fesseria”. È il governo, dice, che si deve impegnare sempre di più per le condizioni “indegne” in cui versano molti istituti. Il parigrado leghista blinda il ministro, ricorda che il governo giallo-verde sta facendo per il Sud “quello che non aveva mai fatto nessuno” in sicurezza, scuola, pensioni, reddito, lotta alla mafia e difesa dell’agricoltura. “I fatti sono più forti di qualsiasi polemica”, conclude. Bussetti - avvicinato l’altro ieri ad Afragola, dove era in visita a un istituto scolastico, da una troupe che gli ha chiesto se per le scuole del Mezzogiorno ci volessero più fondi – ha risposto che  “no, ci vuole l’impegno del Sud, vi dovete impegnare forte, questo ci vuole”. Non maggiori risorse, quindi, ma “impegno, lavoro e sacrificio”. Dichiarazioni che hanno sollevato un putiferio. …

 

Bussetti parla di “video decontestualizzato” usato “per rappresentare un ministro ostile al Mezzogiorno” … Le critiche a Bussetti arrivano sia dal mondo politico che da quello della scuola. Veemente la reazione del M5S. Partono i consiglieri regionali campani che parlano di “offesa a tutto il Sud e agli insegnanti.” Intervengono anche molti parlamentari M5s … Più sfumata la posizione dei penta-stellati al Miur … danno per sottintesa, nello sprone di Bussetti, la valorizzazione del lavoro “eroico” della filiera scolastica al sud. Insorgono le anche le opposizioni che annunciano interrogazioni parlamentari …

 

  

 

Domenica 4 Febbraio 2019 – IL MESSAGGERO  a pagina 4: Primo Piano–  UN CASO NEL GOVERNO Soldi alle scuole del Sud? No, impegnatevi di più. È rivolta conto Bussetti  La ricetta del ministro per colmare il gap dell’istruzione scatena le polemiche Levate di scudi da professori e presidi. Di Maio: Una fesseria. E lui chiarisce. … IL VIDEO In un video che ieri girava su siti di informazione e social, Bussetti rispondendo a un giornalista che chiedeva se per recuperare il gap della scuola del Sud, avrebbe mandato più fondi, si vede il ministro che risponde che non servono affatto più fondi, “no”, basta “l’impegno, lavoro, sacrificio”. La risposta ha prima scatenato le polemiche in Campania, con Luigi De Magistris che su Facebook ha ripubblicato il video e ha scritto che “è un ministro dell’ignoranza. Tono e sguardo evidenziano il suo disprezzo per le nostre terre. Provo vergogna per come sta cadendo in basso il nostro paese”. Poi i consiglieri regionali del M5s che in una nota hanno scritto che Bussetti, “oltre a offendere la Campania e l’intero Sud, ledono profondamente la dignità di una categoria, quella dei docenti della nostra terra, che da decenni rappresentano una risorsa preziosa proprio per le regioni del Nord”. … La guerra sugli stipendi dei prof che rischia di spaccare il paese. LO SCENARIO - ROMA

 

È la scuola il nodo cruciale della partita che si sta giocando sull’autonomia regionale. Lombardia e Veneto vogliono aumentare gli studenti per adeguarli al costo della vita ma il problema non esiste solo a Milano e Venezia: il costo della vita a Roma, ad esempio, non è molto più basso che nelle regioni del Nord. IL PROBLEMA E allora il vero problema sta nella carriera dei docenti e in quegli stipendi ancora troppo bassi rispetto alla media europea, tanto da far scappare via chiunque abbia altre prospettive di lavoro. Ed è quello che accade soprattutto in regioni del nord come la Lombardia e il Veneto dove le cattedre restano vuote e vengono assegnate ai docenti del Sud. Ma anche la Capitale, più di tantissime altre città, riceve ogni giorno migliaia di pendolari che arrivano alla stazione dopo ore di viaggio, tra loro tantissimi sono impiegati nelle scuole come docenti, dirigenti, bidelli e addetti alla segreteria. … Gli stessi … una volta avuto il ruolo cercano poi di tornare a casa, nella regione di origine … per tagliare tutti i costi di trasferta. È inevitabile che accada, anche perché i costi per i fuori sede sono decisamente pesanti.

 

 

 

Domenica 10 febbraio 2019 – IL TEMPO a pag.7 -Frequenza, tempo pieno e sicurezza sono una chimera da Roma in giù.

 

Ma i dati danno ragione al Ministro. Scuole al Mezzogiorno da maglia nera

 

 

 

……..

 

“Prendiamo l’abbandono scolastico, iniziamo da qui. Al Sud è un problema serio, molto più serio che nel resto d’Italia. Le ultime rilevazioni Istat fotografano una situazione da “bollino rosso”, laddove il dato regione per regione mostra che nelle due isole, Sardegna e Sicilia, la quota di giovani che abbandona prematuramente gli studi supera il 20%. Poco sotto il 20% anche Campania (19,1%) e Puglia (18,6%). Quasi tutte le regioni del Meridione si trovano sotto la media italiana del 14%. Che serve un impulso dall’interno del mondo scolastico non fa una piega. Ancora. Al Centro e al Nord un bambino su due, secondo i dati del Miur, può frequentare la scuola anche al pomeriggio ed essere seguito nei compiti. Al Sud la percentuale scende all’11,7%, in Sicilia e Sardegna addirittura al 4,2. “Al Sud le mamme lavorano meno e non usufruiscono del servizio, che comunque poche scuole offrono”, fa notare Orazio Niceforo, docente di Sistemi scolastici contemporanei all’Università di Roma Tor Vergata. L’evidenza, del resto, è sotto gli occhi. I risultati dei test Invalsi, per dirne un’altra, a luglio scorso rilevarono come 6 studenti su 10, dalla Sicilia alla Campania, abbiano ottenuto risultati inferiori alle attese. Nonostante le punte di eccellenza in territori problematici. A testimonianza che le potenzialità e gli strumenti al Sud esistono, ma non sono omogenei come al Nord e non vengono sfruttati nel migliore dei modi. E certo non solo per i pochi investimenti, che comunque va da sé che vadano incrementati. Il tema si associa a quello dei controlli latenti negli edifici, sempre al netto delle risorse investite. I gravi ritardi nell’adempimento alle norme e alle certificazioni, compresa quella sismica, previste dalla legge, scattano un’istantanea sugli edifici scolastici del Sud che impressiona. E’ solo l’1% delle scuole in Puglia, Abruzzo e Sicilia – secondo l’ultimo Rapporto sulla sicurezza delle scuole italiane di Cittadinanza-attiva – ad aver adottato il Piano di gestione del rischio alluvione, pur trovandosi in aree particolarmente interessate al problema. Anche la verifica della vulnerabilità sismica è una chimera. In Calabria solo il 2% degli istituti l’hanno effettuata. E se si pensa che un edificio scolastico su 7 è stato costruito prima del 1945 e, su poco più di 42mila scuole prese in esame, il 55% è stato edificato prima del 1974, anno dell’entrata in vigore della normativa antisismica, si comprende come le scuse non possano essere contemplate. A mancare, al Sud, è un mix di programmazione e di innovazione. Accanto alle risorse serve “cultura della pianificazione”, saper utilizzare mezzi e qualità, serve uno scatto di reni”. (Val. Con)

 

 

 

Domenica 10 febbraio 2019 – IL GIORNALE – a pag. 10 Cari insegnanti ora vi tocca studiare di Massimiliano Parente “So già che quello che sto per dire susciterà polemiche e indignazioni, perché se c’è una categoria di cui non si può parlare senza che venga giù il mondo sono gli insegnanti. L’ultima volta mi permisi di toccare il tema delle lunghissime ferie rispetto a altre categorie, e fui subissato da un centinaio di lettere di protesta. Degli insegnanti, ovviamente. Più suscettibili ci sono solo i tassisti. Stavolta c’è l’eterno ritorno di una discussione: spesso gli insegnanti in Italia non sono poi così preparati, o quantomeno non si danno tanto da fare, e c’è chi risponde perché non sono abbastanza pagati. Mettiamo pure fosse vero, è davvero solo questione di denaro? Ci sono ottimi ricercatori pagati molto poco (e dovrebbero esserlo molto di più), i quali fanno lavori talmente eccellenti da essere chiamati all’estero, la famosa fuga dei cervelli. E una volta all’estero difficilmente ritornano, perchè mica sono scemi. Tuttavia il livello delle scuole del Sud è inferiore a quello del Nord, sebbene il potere d’acquisto dello stipendio sia superiore, e quindi come la mettiamo? Di conseguenza grande scandalo per le parole del Ministro Bussetti, il quale ha invitato gli insegnanti del Sud a impegnarsi di più. Non l’avesse mai detto. Considerazione non priva di fondamento. Alla quale ne aggiungerei un’altra, a prescindere da Nord e Sud: un controllo culturale più severo del corpo docente, più corsi di approfondimento, e magari anche l’obbligo, non solo formale, di dover dimostrare di essere aggiornati, ciascuno nel proprio campo, e magari non solo nel proprio campo. Perché il ruolo dell’insegnante è a trecentosessanta gradi (o a trecentosettanta, secondo il nuovo angolo giro della ministra Lezzi). È successo a me anche recentemente, dopo aver spiegato a mia figlia di sei anni per sommi capi l’evoluzione, e lei è stata ripresa in classe per aver detto che le balene, per esempio, hanno ancora nel proprio scheletro le dita di quando erano mammiferi terrestri. Cosa faccio, irrompo in classe e mi metto a insegnare all’insegnante? Perché rispetto a mia figlia sarebbe diseducativo anche mettere in discussione l’insegnante, e però l’insegnante prima di rispondere che una cosa non è vera dovrebbe studiarla e verificarla. Se gli insegnanti fossero veramente preparati e costantemente aggiornati, dipendesse da me, gli darei anche più poteri e più soldi, mentre oggi, altro problema, è difficile per uno studente essere bocciato, e un insegnante severo rischia di essere bocciato dai genitori. Da una parte ci vorrebbero professori bravi, dall’altra studenti che studiano, e se non studiano ripetono, ma oggi è persino peggio del Sessantotto. Qui però si apre un’altra problematica, perché chi dovrebbe controllare la qualità dell’insegnamento? In un paese in cui per vigilare sui concorsi universitari si nomina un conduttore televisivo delle Iene? Oppure diamo un incarico pubblico a un attore comico, dove un vicepresidente del Consiglio non laureato e con molti problemi con l’italiano confonde l’Unicef con l’Unesco? Dove passa questo messaggio: ”basta con questi plurilaureati, io porterò un sorriso”. Insomma, penso che l’istruzione andrebbe riformata, ma non so proprio chi oggi potrebbe farlo. Non vorrei nominassero un’apposita commissione e che a dirigerla ci mettessero Alvaro Vitali”.