Come è fatto un nome botanico: citazione dell’autore
Silvia Fogliato
Obbligatoriamente nelle pubblicazioni scientifiche, ma talvolta anche in contesti divulgativi, il nome botanico, come già sappiamo scritto in corsivo, è seguito da una sigla o da un nome in tondo, ad esempio: Rosa pendulina L., Rosa altaica Willd., Rosa blanda Aiton. È la citazione dell’autore, ovvero della persona che ha pubblicato per primo quel nome botanico in modo valido, ovvero seguendo le regole del Codice internazionale di nomenclatura. Negli esempi, L. sta per Linneo, Willd. per Carl Ludwig Willdenow, Aiton per William Aiton.
Benché non sia obbligatorio (volendo, si può usare il nome completo), usualmente si usa una abbreviazione standard, il cui elenco aggiornato è contenuto nell’International Plant Names Index. Nessuna abbreviazione può avere meno di due caratteri. La più corta, e la sola che ne ha effettivamente due, è L., corrispondente al papà del sistema binomiale, Linneo ovvero Carl von Linné. Quattro soli autori, tutti importantissimi, hanno il privilegio di averne tre: Augustin Pyrame de Candolle (DC.), Elias Magnus Fries (Fr.), James Edward Smith (Sm.) e Olof Peter Swartz (Sw.). Per tutti gli altri, quattro o più, in genere la prima parte del cognome lo talvolta il cognome intero, ma anche nome e cognome, quando c’è il rischio di omonimie: ad esempio, Juss. è Antoine-Laurent de Jussieu, A. Juss. è Adrien-Henri de Jussieu mentre J. Juss. è Joseph de Jussieu. Padre e figlio possono essere distinti dalla lettera minuscola f. (abbreviazione della parola latina filius): L., come già sappiamo, è Linneo, L.f. è suo figlio, Carl von Linné il giovane; Hook. è William Jackson Hooker, Hook.f. è suo figlio Joseph Dalton Hooker.
Finora abbiamo visto la formulazione più semplice, ma possono presentarsi alcuni casi particolari. In primo luogo, non è raro che il nome sia stato pubblicato congiuntamente da più autori. Se sono due, vengono citati entrambi, uniti dal simbolo & o meno frequentemente dalla parola et: Rosa filipes Reheder & E.H. Wilson. Se sono più di due, è possibile citare solo il primo, seguito dall’abbreviazione et al. (ovvero “e altri”): Pancheria mcphersonii H.C. Hopkins et al., indicato anche come Pancheria mcphersonii H.C.Hopkins, Pillon & J.Bradford.
In secondo luogo, capita spesso che la citazione dell’autore sia formata da due parti, la prima delle quali tra parentesi, come Brugmansia arborea (L.) Sweet. Questa formulazione indica che il nome specifico (nell’esempio, arborea) è stato pubblicato dal primo autore, quello indicato tra parentesi, nel nostro caso Linneo, che lo ha però assegnato a un altro genere (Datura arborea), mentre il secondo, Robert Sweet, lo ha sottoposto a revisione e lo ha trasferito al genere attuale (Brugmansia). Può anche indicare che il revisore ha cambiato il rango dell’epiteto, passandolo ad esempio da sottospecie a specie o da varietà a specie, ecc., come Rosa antonowii (Lonacz.) Dubowik, pubblicato inizialmente da A. Lonaczewski come Rosa klukii var. antonowii e rivisto da Olga Dubowik.
Infine, possiamo avere una formulazione come Rosa abyssina R.Br. ex Lindl. Questo ex significa “da” e indica il fatto che il nome si deve al primo autore (nell’esempio, Robert Brown) che però non l’ha pubblicato in modo tale da soddisfare le regole; è stato poi validato dal secondo autore (nell’esempio John Lindley).
Spero di non avervi annoiato troppo, e che sia tutto chiaro.