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Politica e sesso: nasce da qui lo sghignazzo toscano

 

Berlinguer ti voglio bene 

Politica e sesso: nasce da qui lo sghignazzo toscano

Luciano Luciani

La comicità in salsa toscana? Per provare a spiegarla - io, uomo del sud - partirei da lontano e la butterei in politica. Non quella di oggi, ma quella di allora, del tempo dei Comuni. Bellum omnium contra omnes: tutti contro tutti. Guelfi contro ghibellini, Bianchi contro Neri, col papa o contro, viva l’imperatore, abbasso l’imperatore; e poi, proletari versus abbienti, nobili fieramente impegnati a mantenere e incrementare il loro invidiabile status quo, borghesi tesi solo a erodere il potere degli aristocratici. Feroci, poi, le faide comunali: lucchesi contro pisani e fiorentini; pisani contro fiorentini e lucchesi; fiorentini contro il resto della Toscana, con una particolare propensione, però, a prendersela con Siena e i suoi abitanti: a Firenze non si è sempre detto Siena di quattro cose piena: di torri e di campane, di chiese e di puttane? E, per chi non avesse ben capito, un altro modo di dire diffuso da secoli ribadisce il concetto: Vento da Sienaburrasche e puttane. Terra dagli odi forti e duraturi, la Toscana! Una conflittualità secolare ha abituato le comunità della regione, nessuna esclusa, al sarcasmo, all’invettiva, al dileggio, alla derisione dell’avversario: alla negazione, spietata, della sua stessa umanità. Magari partendo proprio dal suo aspetto fisico, che andava alterato, distorto, deformato, bestializzato, allargando un tale sguardo pernicioso alla moglie, ai figli, alla famiglia, agli amici, ai sostenitori... Tanta poesia comico-realistica, giocosa, burlesca, erotica - da Cecco Angiolieri al Burchiello, da Francesco Berni su su fino a Filippo Pananti - amata non solo dagli intellettuali, ma soprattutto dai ceti popolari, parte proprio da qui, da questi elementi. Che probabilmente fin da subito tendono ad appesantirsi, ad abbassarsi, a coinvolgere e trattare soprattutto le tematiche legate alla sessualità. Intesa in maniera rozza, volgare, irriverente: una regressione alla genitalità certo poco fine, ma che piaceva a tutti e faceva divertire letterati e analfabeti, laici ed ecclesiatici, principi e poveri... Una fisicità materiale. corporale che resiste nel tempo e, beffarda e aggressiva, giunge sino ai nostri giorni con il primo Benigni, con Carlo Monni, le feroci burle di “Amici miei”, la compiaciuta coprolalia del “Vernacoliere livornese”... Senza dimenticare il comico livornese Paolo Ruffini che, appena qualche anno fa, non ha esitato a dare della “topa meravigliosa” a un’attempata Sofia Loren, suscitando le ire perplesse dei suoi stessi conterranei Stefania Sandrelli e Paolo Virzì. Ma, si sa, il buon Toscano per essere veramente tale deve dimostrarsi divisivo e grossolano per metafore, ammiccamenti e pesanti doppi sensi erotici...

E pensare che, invece, la canzone popolare della regione, nei suoi stornelli, è capace di offrire piccoli capolavori di grazia e malizia insieme:

 

 

Son nata pe’ bacini e voglio quelli,
come i giovanottini all’amor fanno,
li voglio sulla bocca e su’capelli,
poi chiudo gli occhi, dove vanno vanno.