La “popolarità” della teoria dell’evoluzione: una prospettiva storico-sociale

Maria Turchetto

Al suo nascere, la teoria dell’evoluzione gode di un’incredibile popolarità, nel bene e nel male: tanto le posizioni a favore quanto quelle contrarie sono  oggetto di un dibattito che va ben oltre gli addetti ai lavori. La teoria è oggetto di conferenze rivolte a un pubblico vasto, di discussioni accese, di pubblicazioni divulgative come di feroci pamphlet. Non rimane confinata in ambiti scientifici: entra nei “salotti” e nel “circo mediatico” – come testimoniano le caricature dell’epoca.

Eppure gli anni della prima circolazione dell’opera di Darwin rappresentano un’epoca di incredibili rivoluzioni scientifiche: nel campo della chimica, il Primo Congresso Internazionale di Chimica (tenutosi a Karlsruhe nel settembre 1860) vara la teoria atomico-molecolare, consegnandoci la chimica come oggi la conosciamo; nel campo della biologia assistiamo alla piena e matura affermazione della teoria cellulare (a partire dall’opera di Virchow Cellularpathologie, del 1858). Ed è il caso di menzionare anche la nascita della psicologia sperimentale (la prima pubblicazione scientifica in questo campo è Elementi di psicofisica di Fechner, del 1860); o l’enunciazione delle leggi dell’ereditarietà da parte di Mendel, sempre nel 1860 (ma sappiamo che furono “riscoperte” trent’anni più tardi…). (articolo completo pdf)