Bullismo a danno dei ricercatori precari
Dopo una letterale decade che denunciamo quotidianamente la pressione psicologica enorme cui sono sottoposti i ricercatori precari, Nature, sempre attenta a pubblicare ricerca di avanguardia, viene a conoscenza di queste problematiche e all'improvviso non siamo più snowflake isterici inadatti a lavorare in un ambiente d'eccellenza, ma viene riconosciuto che, sì, lavorare in accademia è problematico e causa dei danni psicologici gravi a più della metà delle persone coinvolte. La cosa più interessante, però, non è questa. La cosa interessante è che la responsabilità di questa situazione sembra essere sostanzialmente nell'utilizzo di indicatori bibliometrici per "calcolare" la validità di un ricercatore; indicatori che misurano non la competenza, ma la produttività, che è più dipendente da strategie politiche e pratiche che dalla reale qualità della ricerca. Per quanto mi riguarda, è un fatto che, personalmente, dedico alla mia linea di ricerca (diversità ed evoluzione degli anellidi policheti) molto meno tempo di quel che vorrei, ed il motivo è che questa ricerca, che è quel che mi riesce meglio, e mi riesce meglio perché mi appassiona di più, non è spendibile. Non è considerata interessante se non da pochi nerd come me, non prende cinquanta citazioni all'anno, quindi non è nemmeno pubblicabile su riviste di alto profilo. E per sopravvivere al publish or perish uno è costretto a lavorare parallelamente su altri temi, su cui sicuramente è meno competente, ma che al momento sono sulla cresta dell'onda. La conseguenza di questo, come rileva l'articolo, è una complessiva diminuzione della qualità della ricerca, nonostante la competizione spietata tra ricercatori, gruppi di ricerca, dipartimenti e atenei. Non solo perché in genere le persone non danno il meglio di loro stesse se messe sotto l'equivalente psicologico di una pressa idraulica, ma anche perché si finisce per creare un'omogeneizzazione degli argomenti di ricerca e delle metodiche, eliminando linee di ricerca promettenti o semplicemente poco battute perché tirano poco. Queste cose le stiamo dicendo da anni. Fa piacere vederle rilanciate da qualcuno di autorevole. Adesso magari proviamo anche a trasformarle in qualcosa di concreto.
Il 43% dei ricercatori ha vissuto episodi di bullismo: la denuncia di Nature
Stress, ansia, molestie. Un'enorme indagine rivela le pressioni della vita lavorativa degli scienziati, con ambienti competitivi e ostili che danneggiano anche la qualità della ricerca.