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Classificare le piante 5: Andrea Cesalpino

 

Andrea Cesalpino

Classificare le piante 5: Andrea Cesalpino

 

Strumenti per organizzare il caos


Nella nostra piccola storia della classificazione delle piante, dal Medioevo di Alberto Magno saltiamo direttamente al Cinquecento. Un secolo in cui l'afflusso sempre crescente di piante dall'Oriente e soprattutto delle Americhe aveva scompigliato le file della botanica: ormai essa assomigliava a un campo di battaglia in cui i soldati non sapevano più in quale ruolo dovevano combattere, tanto che qualcuno finiva nel posto sbagliato. L'immagine non è mia: si deve a Andrea Cesalpino (1524/25-1603), colui che per primo cercò di portare ordine in questo caos. 
Fin dal vecchio Dioscoride, due erano stati criteri seguiti per organizzare le piante negli Herbaria, i libri di botanica: il più comune era l'ordine alfabetico (sulla base dei nomi greci o latini); più raramente, si erano usati criteri empirici privi di ogni rigore, per lo più connessi alle proprietà terapeutiche vere o presunte, proprio come si fa ancora oggi nei testi di erboristeria. Analogamente, nelle aiuole dei nascenti orti botanici i vegetali erano schierati in ordine alfabetico.
Cesalpino decise di seguire una strada che da secoli nessuno aveva più percorso: classificare le piante sulla base delle loro caratteristiche intrinseche. Lo fece armato di due strumenti interpretativi non sempre in accordo tra loro: la logica aristotelica e l'osservazione diretta del mondo vegetale, che aveva appreso dal maestro, il grande Luca Ghini (1490-1556), l’uomo cui probabilmente si deve l’invenzione sia dell’erbario sia dell’orto botanico.

Da Aristotele - e dal suo allievo Teofrasto, i cui testi incominciavano finalmente ad essere di nuovo disponibili grazie a umanisti e filologi – Cesalpino trasse il metodo, i procedimenti logici e molti concetti fondamentali: per classificare i componenti di un insieme, bisogna procedere per somiglianze e differenze, e per farlo in modo corretto occorre distinguere tra somiglianze sostanziali e accidentali (sono i concetti aristotelici di "sostanza" e "accidente").
Quali sono le proprietà sostanziali di una pianta? Quelle che permettono alla pianta di essere pianta, ovvero di esplicare le proprie funzioni vitali. Per Cesalpino, due sono le funzioni essenziali delle piante: il nutrimento e la riproduzione; dunque, saranno gli organi che presiedono a queste funzioni a fornire i criteri di classificazione. La pianta attraverso le radici assorbe il nutrimento, che attraverso il fusto (analogamente alla circolazione del sangue, di cui come medico Cesalpino fu uno dei primi brillanti studiosi) giunge agli organi riproduttivi che grazie ad esso potranno esplicare la funzione più importante di ogni essere vivente: riprodursi.
Poiché, come tutti i suoi contemporanei, Cesalpino ignorava del tutto la riproduzione sessuale delle piante, ne consegue che per lui l'organo da osservare saranno non tanto i fiori, quanto i frutti e i semi. Degli altri organi della pianta (come le radici e le foglie) si terrà sì conto, ma solo per le classificazioni più minute, in particolare per distinguere specie affini. Saranno invece meri accidenti, da scartare come criteri di classificazione, non solo il gusto, l'odore, il colore (che variano in base al luogo in cui cresce la pianta, o addirittura tra piante selvatiche e coltivate), ma anche gli usi che ne fa l'uomo: comprese dunque le proprietà farmaceutiche che da Dioscoride in avanti erano state il criterio di classificazione fondamentale. 
Ma prima di procedere alla classificazione, bisogna definire gli enti da classificare. Ancora una volta Cesalpino ricorre ad Aristotele, da cui riprende i concetti di specie (il singolo oggetto) e genere (il raggruppamento di oggetti che condividono caratteristiche simili). Mentre non usa ancora la parola genere nel significato attuale (i suoi generi sono gruppi molto più vaghi, che piuttosto corrispondono a famiglie o gruppi anche più ampi), egli fu il primo a definire la specie nel significato moderno, fornendo anche un criterio di verifica sperimentale: appartengono alla stessa specie piante che si assomigliano nella totalità delle loro parti, al di là delle piccole differenze accidentali, e queste caratteristiche rimangono invariate nelle piante nate dai semi.

 

 

Cesalpino De Plantis Libri XVI

Il sistema di Cesalpino


Come si sarà notato, il ragionamento di Cesalpino è totalmente deduttivo; procede cioè dall'alto verso il basso, dal generale al particolare, all'opposto del metodo induttivo, che procede dall'osservazione di casi particolari per giungere a conclusioni generali. Ciò significa anche che la sua classificazione ingabbia il mutevole mondo vegetale in una serie di categorie del tutto artificiali, che raramente corrispondono alla realtà: è stato notato che, tra i suoi gruppi, l'unico ad avere una corrispondenza con gruppi reali, confermati dalle ricerche successive, è quello delle Ombrellifere. Ma questo non annulla il valore pionieristico della sua opera: anche la classificazione di Linneo è del tutto artificiale; bisognerà attendere la fine del Settecento, se non l'Ottocento, perché le conoscenze dei botanici siano sufficienti per procedere a una credibile classificazione naturale. D'altra parte, misuriamo la strada intercorsa tra i due nel fatto che Cesalpino credeva che la sua classificazione fosse naturale e corrispondesse all'ordine dato da Dio all'Universo, mentre Linneo era ben consapevole dell'artificiosità della propria.
Torniamo a Cesalpino, che espose i propri criteri di classificazione nei primi due libri del suo capolavoro botanico, De plantis, in sedici volumi (1583), che contiene anche la trattazione di 1500 specie, organizzate per gruppi sistematici. Il procedimento del botanico toscano segue la logica binaria; fu anche il primo a fornire delle chiavi di classificazione basate sull'opposizione dicotomica.

In primo luogo i vegetali sono divisi in due grandi categorie, basate sull'organo che trasporta il nutrimento dalle radici ai frutti: piante legnose (questa categoria raggruppa gli alberi e gli arbusti); piante non legnose (questa categoria raggruppa i suffrutici e le erbacee). All'interno di ciascuno dei raggruppamenti principali, Cesalpino distingue poi cinque sottocategorie, in base al rapporto tra frutto e seme: frutto con un solo seme; semi ripartiti in due loculi; semi ripartiti in tre loculi; semi ripartiti in quatto loculi; semi ripartiti in più di quattro loculi.

Ciascuna sottocategoria può a sua volta suddividersi in raggruppamenti minori, in base all'osservazione di caratteristiche particolari dei frutti e talvolta anche dei fiori, in particolare della posizione dell'ovario, al di sopra o al di sotto degli altri organi florali. In totale, i gruppi sono 32, comprendendone anche uno riservato alle piante senza semi, in cui Cesalpino inserisce funghi, muschi e alghe. Ancora una volta affiancando intuizioni moderne e i limiti della scienza del suo tempo, egli era convinto che gli appartenenti a questo gruppo si riproducessero per generazione spontanea. Non diede invece alcuna importanza alle foglie (per la scoperta della fotosintesi bisogna attendere la fine del Settecento), cui attribuiva una semplice funzione di protezione dei frutti e dei semi.
Il capolavoro di Cesalpino non ottenne il successo che meritava. Anche se un certo interesse per una classificazione sistematica delle piante si ritrova in alcuni sui contemporanei, la strada maestra percorsa dalla botanica del Rinascimento fu quella dei commenti a Dioscoride e degli erbari, destinati a medici e farmacisti, visto che la botanica continuava ad essere ancella della medicina. Oltre a questa situazione oggettiva, contribuì il fatto che il libro era stato stampato senza illustrazioni; le xilografie che avrebbero dovuto accompagnare il testo furono preparate, ma, venuto a mancare lo sponsor, il granduca di Toscana Cosimo, si dovette optare per una pubblicazione a basso costo. Inoltre il linguaggio filosofico di Cesalpino risulta spesso oscuro e ostico. Il suo metodo rigoroso esercitò tuttavia un notevole influsso sui numerosi botanici che nel Seicento ne ripresero la strada; lo stesso Linneo considerava Cesalpino il primo di tutti i botanici e annotò fittamente la sua copia di De Plantis.
A Cesalpino, che nonostante la profonda cultura filosofica non era uno studioso libresco e aveva una notevole famigliarità con le piante, si deve anche uno dei primi e più importanti erbari: quello che approntò tra il 1555 e il 1563 per il cardinale Tornabuoni, il primo in cui le piante sono organizzate secondo criteri sistematici.

 

 

Caesalpinia pulcherrima

Il rebus della Caesalpinia


È davvero ironico che al pioniere della classificazione delle piante sia stato dedicato uno dei generi dalla storia tassonomica più travagliata. La creazione del genere Caesalpinia (che riprende la grafia latina del cognome Caesalpinus) si deve a Plumier e fu ufficializzata da Linneo nel 1753. Da allora si sono susseguite le dispute sui confini e la consistenza di questo genere, che nel corso di 250 anni si è allargato e ristretto come una fisarmonica, tanto che alcune specie nel frattempo hanno cambiato nome più di trenta volte. 
Il gruppo Caesalpinia (una designazione informale proposta nel 1981 da Polhill e Vidal, per comprendere tutte le varie specie affini ora incluse, ora escluse dal genere) comprende alberi, arbusti, rampicanti e qualche erbacea della famiglia Fabaceae (ma si è anche proposto di inserirlo in una famiglia a sé, Caesalpinaceae) presenti nella zona tropicale di tutti i continenti. È anzi proprio questa estensione, insieme alla difficoltà di individuare caratteristiche morfologiche distintive, ad aver determinato questo rebus. Nel senso più ampio, il genere è arrivato a comprendere fino 250 specie.

Nell'ultimo trentennio, gli studi basati sempre di più sulla ricostruzione della storia evolutiva (la filogenesi) attraverso le analisi del DNA, hanno ristretto sempre di più queste cifre. Il primo studio che va in questa direzione è proprio quello di Polhill e Vidal, i quali, nell'ambito di una revisione della tribù Caesalpineae, assegnarono al gruppo informale Caesalpinia 140 specie, distribuite in 16 generi.
Vari studi che si sono susseguiti tra gli anni '90 e l'inizio del nuovo secolo, hanno via via ristretto i confini del genere, fino ad arrivare alla  drastica riduzione operata dallo studio più recente (Gagnon et alii) che restringe Cesalpinia in senso stretto a una decina di specie, tutte americane. E c'è anche una piccola rivincita di Cesalpino che volle classificare le piante sulla base dei frutti: Gagnon e soci affermano infatti: "[In questi gruppo] a livello di genere, i frutti sono altamente variabili e molto più utili dei fiori a fini tassonomici. Molti dei generi che abbiamo determinato qui possono essere differenziati basandosi sulle caratteristiche dei frutti". 
E così, dobbiamo rassegnarci a imparare i nuovi nomi di diverse piante piuttosto conosciute. Tra le specie più note del vecchio genere Caesalpinia, probabilmente l'unica a conservare il suo nome è Caesalpinia pulcherrima, un arbusto originario delle Antille con spettacolari fioriture dal caldo colore aranciato. Diventa invece Erythrostemon gilliesii (= C. gilliesii) uno splendido arbusto molto coltivato anche da noi che molti si ostinano a chiamare Poinciana (uno dei tanti sinonimi che ha assunto nella sua complicata storia tassonomica). Analogamente, il pernambuco o pau brasil, l'albero che ha dato il proprio nome al Brasile, precedentemente C. echinata, viene assegnato a un proprio genere monospecifico con il nome Paubrasilia echinata. Un'altra pianta tintoria abbastanza nota, C. spinosa, diventa Tara spinosa.

 

 

Bibliografia

  

C. Bellorini, The World of Plants in Renaissance Tuscany: Medicine and Botany, Routledge, London & New York, 2016

A. Cesalpino, De plantis libri XVI, Florentiae : Apud Georgium Marescottum, MDLXXXIII [1583]

A. De Ferrari, Cesalpino, AndreaDizionario biografico degli italiani, volume 24, http://www.treccani.it/enciclopedia/andrea-cesalpino_(Dizionario-Biografico)/

M. Flannery, Andrea Cesalpino and Luca Ghini, https://herbariumworld.wordpress.com/2018/03/19/andrea-cesalpino-and-luca-ghini/

E, Gagnon et al., A new generic system for the pantropical Caesalpinia group (Leguminosae), “PhytoKeys 71”: 1-160 (12 Oct 2016), http://phytokeys.pensoft.net/articles.php?id=9203

A. Pavord, The Naming of Names, Bloomsbury Publishing, London, 2010

M. Stewart, Classification of Life, Twenty-First Century Books, Minneapolis, 2008