INVALSI: rapporto sugli apprendimenti 2009
La normativa vigente riguardante l’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) ha
previsto che le verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti si svolgessero nei seguenti tempi: nell’anno
scolastico 2008-09 la somministrazione delle prove doveva riguardare (come in effetti è stato) le classi seconda e quinta della scuola
primaria; nell’anno scolastico 2009-10 si aggiungono la classe prima e terza della scuola secondaria di primo grado (per la terza classe della secondaria di primo grado si tiene conto della valutazione degli apprendimenti cui sono sottoposti gli studenti in occasione della Prova nazionale dell’esame di Stato al termine del primo ciclo); nell’anno scolastico 2010-11, con il coinvolgimento nella rilevazione anche delle classi seconda e quinta della scuola secondaria di secondo grado, il sistema entrerà a regime.
Le prove 2008-09, svoltesi il 26 e il 28 maggio scorso, hanno riguardato l’Italiano e la Matematica nelle classi seconda e quinta primaria.
L’indagine ha coinvolto 5303 Istituzioni scolastiche. Dalla lista di tutte le scuole primarie sono state individuate circa 1100 scuole
campione presso le quali la somministrazione della prova è avvenuta alla presenza di un osservatore esterno.
Il Rapporto Invalsi sui risultati dei test è stato reso noto in questi giorni. Quali gli elementi più significativi in esso contenuti?
Una buona notizia, si sottolinea nella relazione, è che per nessuna delle prove sottoposte a controllo emergono significative evidenze di
comportamenti anomali o opportunistici (leggi: insegnanti che suggeriscono le soluzioni), tanto da non rendere necessaria
l’applicazione di alcuna metodologia di correzione dei dati.
Le sorprese non finiscono qui.
Mettiamo a fuoco l’Italiano. La suddivisione per livelli degli alunni di II primaria vede al livello 1 (corrispondente a “molto basso”) il 7,4%
degli alunni del Nord a fronte dell’11,2% di alunni del Sud. Al livello 6 (“molto alto”) troviamo l’8,7% di alunni del Sud a fronte del 12,4%
del Nord.
E adesso la Matematica. La quota delle eccellenze tra i bambini meridionali è più elevata che nel resto del Paese: se al livello 1
(“molto basso”) troviamo l’8,8% di alunni del Nord e l’11,6% di alunni del Sud, al livello 6 (“molto alto”) è situato il 10,6% di alunni del
Sud contro il 7,5% dei coetanei del Nord.
La Matematica, tuttavia, resta la bestia nera della scuola italiana. Il Rapporto evidenzia infatti, dopo avere mostrato i dati disaggregati e le aree di preparazione con più errori, che «già al termine della seconda classe della scuola primaria esiste un divario preoccupante tra i
livelli di apprendimenti attesi, che informano la costruzione delle prove, e i concreti risultati ottenuti».
Nella classe V primaria, le linee di tendenza sembrano rovesciarsi: ma non è così.
In Italiano il Sud supera il Centro-Nord sia nei risultati “molto bassi”, che in quelli “molto alti” (le eccellenze sono pari all’11,4%
nelle regioni meridionali contro il 9,5% delle regioni settentrionali, anche se quasi 1/3 degli alunni meridionali si assesta sui risultati più
modesti), mentre in Matematica le eccellenze le troviamo questa volta al Nord (10,2% contro 9,6%).
Il Rapporto osserva che l’andamento dei punteggi in Italiano e in Matematica «si avvicina a quello riscontrato nelle inchieste
internazionali sugli apprendimenti scolastici, PIRLS e TIMSS».
Le riflessioni complessive del Rapporto risuonano di antichi dolori: «In tutti i modelli analizzati si nota uno svantaggio statisticamente
significativo inferiore ad un punto percentuale sia per l’Italiano che per la Matematica per gli allievi del Centro rispetto a quelli del Nord, mentre gli alunni del Sud mostrano una differenza statisticamente significativa di oltre cinque punti percentuali in meno per l’Italiano e di solo mezzo punto percentuale per la Matematica».
A ciò si aggiunge che la varianza dei risultati tra scuole mette in luce «una sostanziale uguaglianza tra la variabilità complessiva dei punteggi normalizzati di Italiano e Matematica nel Nord e nel Centro, mentre la variabilità complessiva del Sud risulta considerevolmente maggiore».
Questo indica che, pur trattandosi di prove della scuola primaria, i risultati tra le scuole sono molto più differenti al Sud di quanto non
avvenga al Centro-Nord.
Ecco la conclusione del Rapporto: «I suddetti risultati sembrano dar conto di un fenomeno fino ad ora poco esplorato per la scuola primaria italiana e che paiono mettere in luce in termini di equità una forte disparità del sistema educativo di base in alcune aree del Paese».
Aggiungiamo una considerazione: la scuola primaria tiene, ma non alla stessa maniera dappertutto. Anziché sedersi sugli antichi allori (o
miti) occorre capire cosa va e cosa no. E di mezzo ci sono sia la professionalità docente, che implica un modo per favorire l’apprendimento degli alunni, sia la valutazione esterna delle scuole.
Sono questi i due nodi fondamentali per l’innalzamento della qualità della istruzione.