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Piante in viaggio

 

Protea neriifolia

Piante in viaggio

 

Silvia Fogliato

 

Quali piante fiorite rallegreranno il vostro balcone la prossima estate? Se gode di molto sole, probabilmente nelle balconette non mancheranno piante dal portamento ricadente come gerani, ovvero Pelargonium, petunie e loro cugine Calibrachoa, verbene, forse portulache, oppure piante più cespugliose: tageti, Catharantus roseus (che forse conoscete come vinca); a mezz’ombra o all’ombra lobelie, Impatiens, begonie e begoniette. Se il balcone è grande forse ci sarà spazio per arbusti ricadenti o rampicanti come MandevillaLantana, il candido Solanum jasminoides e il viola Lycianthes rantonnetii, l’azzurra Plumbago auriculata, l’esotica Bougainvillea. Esotica, ma non più delle altre: tutte queste piante fanno parte della legione straniera delle specie giunte a rallegrare i nostri balconi e i nostri giardini dai quattro angoli del mondo. Senza di loro i nostri spazi verdi sarebbero molto diversi. In questa serie vi racconterò alcune storie di “piante in viaggio”: sarà un modo diverso per fare il giro del mondo insieme ai cacciatori di piante che le hanno scoperte e introdotte in Europa. La prima tappa ci porterà in Sudafrica, da dove giunse tra Seicento e Settecento la prima grande ondata di piante esotiche, inclusi PelargoniumLobelia erinus e Plumbago auriculata: tutte provenienti da una delle grandi zone floristiche del pianeta, quella del Capo di Buona Speranza.

 

 
L’esplorazione floricola del Sudafrica. 1. Primi contatti • L’esplorazione floricola del Sudafrica 2. Un giardino al Capo  L’esplorazione floricola del Sudafrica 3. Sotto l’egida del governatore Tulbagh  4. Un terreno di gioco per botanici: Sparrman, Thunberg e Masson in Sudafrica • 5. William John Burchell, botanico, esploratore ed artista  6. Johann Franz Drège, il padre della fitogeografia sudafricana  L’esplorazione floristica del Sudafrica _7 • L’esplorazione floristica del Sudafrica 8  L’esplorazione floristica del Sudafrica 9 • L’esplorazione floristica del Sudafrica 10

 

Joseph Burtt Davy, l’agrostologo inglese che creò il primo nucleo del futuro erbario nazionale  

L’esplorazione floristica del Sudafrica

  

10. L’erbario nazionale di Pretoria

 

 Silvia Fogliato

 

Con circa 1.200.000 esemplari, il National Herbarium di Pretoria è il maggiore erbario del Sudafrica, nonché il quarto per numero di esemplari dell’emisfero sud. Ufficialmente il nome incominciò ad essere usato nel 1918, ma la sua origine si fa risalire al 1903 quando la neonata Divisione di botanica del Dipartimento di agricoltura del Transvaal assunse come botanico e agrostologo, ovvero esperto di graminacee, l’inglese Joseph Burtt Davy (1870-1940), che, quando giunse in Sudafrica, vantava un notevole curriculum. Nato in una famiglia quacchera del Derbyshire, si era formato ai Kew Gardens, quindi per ragioni di salute si trasferì in California dove si laureò a Berkley e fu assunto come botanico della Stazione sperimentale di agricoltura, divenendo un esperto di graminacee e ciperacee; infine lavorò come assistente curatore all’erbario del Dipartimento di Agricoltura di Washington.


 

Il prof. Henry Harold Welch Pearson, fotografato nel 1913, l’anno di fondazione del giardino  

L’esplorazione floristica del Sudafrica

 

9. L’orto botanico nazionale di Kirstenbosch

Silvia Fogliato

 

L’orto botanico di Kirstenbosch è considerato uno dei più belli del mondo. Universalmente rinomato per la sua collezione di piante della flora del Capo, sorge in uno splendido scenario naturale sulle pendici orientali della Table Mountain. Fondato nel 1913, fu il primo orto botanico nazionale del Sudafrica, del resto costituito formalmente come dominion all’interno del Commonwealth con il nome Unione sudafricana pochi anni prima, ovvero nel 1909, al termine delle guerre anglo-boere.

Non era però il primo giardino botanico sudafricano in assoluto, anzi nel suo appello per l’istituzione di un orto botanico nazionale H. H. W. Pearson, il primo titolare della cattedra di botanica istituita grazie al mecenatismo di Harry Bolus, sottolineava che nel paese non mancavano giardini, designati variamente come pubblici, municipali o anche botanici; nella sola Provincia del Capo ce n’erano non meno di venti. 

 


  

Harry Bolus in una fotografia pubblicata poco dopo la sua morte nel secondo volume di Icones OrchidearumL’esplorazione floristica del Sudafrica

8.Harry Bolus e la fondazione dell’erbario Bolus

 Silvia Fogliato

 

In paese che vanta la maggiore concentrazione di biodiversità vegetale, gli erbari sono uno strumento di studio imprescindibile. Mentre gli esemplari raccolti dai primi raccoglitori sono conservati nei grandi erbari europei, primo fra tutti quello dei Kew Gardens, man mano che aumentavano i raccoglitori e i botanici residenti, incominciarono a formarsi i primi nuclei delle collezioni che oggi costituiscono i diversi erbari del Sudafrica. Il primo nucleo in assoluto è rappresentato dai 325 esemplari che il danese Christian Friedrich Ecklon (1795-1868) depositò presso il South African Museum, istituito nel 1825 nel vecchio giardino nella VOC. La vera fondazione del South African Museum Herbarium (SAM) viene però fatta risalire al 1855, quando il museo venne ricostituito e la collezione fu affidata a Pappe al quale, come abbiamo visto nell’articolo precedente, come primo botanico governativo toccò anche il compito di creare un erbario nazionale. Alla sua morte nel 1862, le sue raccolte e quelle di Zeyher andarono a costituire l’erbario del Governo del Capo (Cape Government Herbarium), che era ospitato nella stessa stanza dell’erbario del museo. Alla fine del secolo, sotto la gestione del botanico governativo Peter MacOwan, le due collezioni furono gradualmente fuse e nel 1910 il Governo del Capo cedette ufficialmente il proprio erbario al Museo. Dal 1956 è ospitato in un apposito edificio presso l’orto botanico di Kirstenbosch, di cui ha assorbito l’erbario, e porta il nome di Compton Herbarium, in onore di R. H. Compton, il secondo curatore del giardino; con l’assorbimento di altre collezioni, è oggi il secondo erbario del Sudafrica per numero di esemplari (circa 750.000 mila).


  

Carl Wilhelm Ludwig Pappe, il primo botanico ufficiale della Colonia del CapoL’esplorazione floristica del Sudafrica

 

7. Carl Wilhelm Ludwig Pappe o l’istituzionalizzazione della botanica sudafricana

 

 Silvia Fogliato

 

 

 

Nei precedenti articoli, abbiamo seguito le vicende dell’esplorazione floristica del Sudafrica dal suo timido inizio nel Cinquecento e nel Seicento, per arrivare ai grandi cacciatori di piante del Settecento e della prima metà dell’Ottocento. A questo punto, i raccoglitori, tanto professionisti quanto dilettanti, si fanno così       numerosi che diventa impossibile darne conto nello spazio limitato di questa rubrica. Basti pensare che entro il 1850 risulta abbiano raccolto esemplari della flora sudafricana più di 170 persone; dopo questa data il numero cresce rapidamente, anche per il determinarsi di alcune circostante favorevoli.

 

La rapida industrializzazione del paese, in seguito alla scoperta dei diamanti nei pressi di Kimberley nel 1867 e all’apertura delle miniere d’oro di Mpumalanga e del Witwatersrand, richiama in Sudafrica una grande massa di immigrati. 

 


  

Fotografia di Johann Franz Drège in tarda età

L’esplorazione floristica del Sudafrica

6. Johann Franz Drège, il padre della fitogeografia sudafricana

Silvia Fogliato

 

Con la caduta di Napoleone e il ritorno della pace, si risvegliò anche l’interesse per la ricca flora sudafricana. Tra i primi a muoversi Joseph Banks, il direttore ufficioso dei Kew Gardens, che già nel 1814 decise di inviarvi il “raccoglitore del re per i Kew Gardens” James Bowie (ca. 1789–1869), mentre il suo compagno Allan Cunningham avrebbe raggiunto l’Australia. I due si imbarcarono insieme alla volta di Rio de Janeiro, con l’ordine di proseguire quasi subito per Cape Town; tuttavia la flora brasiliana era a sua volta così ricca e promettente che loro sosta in Brasile si protrasse più del previsto. Bowie così arrivò in Sud Africa solo alla fine del 1816.

Riprendendo la routine già sperimentata da Thunberg e Masson, si organizzò in modo da dedicare alla preparazione e alla spedizione delle raccolte il periodo di stasi delle fioriture, ovvero i mesi estivi caldi e asciutti (ricordiamo che ci troviamo nell'emisfero sud, con stagioni invertite); all'inizio dell'autunno, partiva per una spedizione di raccolta nell’interno, rientrando all'inizio dell'estate successiva. Dal 1816 al 1820 se ne susseguirono quattro, tutte molto produttive. Eppure al suo rientro dall’ultima scoprì che era stato richiamato in Inghilterra e il suo incarico era stato soppresso; il motivo? erano morti sia Banks sia il suo protettore Giorgio III, e al nuovo sovrano non interessavano né la botanica né i giardini reali, a cui erano stati drasticamente tagliati i fondi.

  


 

Clivia nobilis, una delle centinaia di specie scoperte da Burchell, in un dipinto di Marianne North

L’esplorazione floristica del Sudafrica

 

5. William John Burchell, botanico, esploratore ed artista

 

Silvia Fogliato

 

Lo straordinario successo dei viaggi di Masson ravvivò l’interesse per la flora sudafricana anche al di fuori dei Paesi Bassi e del Regno Unito. Nell’intento di emulare la splendida collezione dei Kew Gardens, nel 1786 l’Imperatore Giuseppe II inviò a Città del Capo due giardinieri di Schönbrunn, Franz Boos e Georg Scholl. I due fecero brevi escursioni nei dintorni del Capo in compagnia del Colonnello Gordon e di Francis Masson, che proprio quell’anno era ritornato in Sudafrica, e qualche escursione più lunga all’interno, di cui non conosciamo i dettagli. Nel 1788 Boos, che aveva anche trascorso qualche mese nelle isole Mascarene, ritornò a Vienna con raccolte così ricche da trasformare d’un colpo il giardino viennese nel più importante d’Europa per le piante sudafricane.

Non tutto aveva potuto essere caricato; Scholl rimase in Sudafrica con il resto, ma la guerra lo bloccò nel paese: ne sarebbe ripartito solo nel 1799. Nel frattempo, la situazione politica della Colonia del Capo era profondamente mutata. Nel 1795, dopo che la Repubblica delle Province unite era stata occupata dai francesi e trasformata in Repubblica batava, truppe inglesi invasero e occuparono la Colonia, il cui controllo, come principale porto di rifornimento delle navi dirette nell’Oceano Indiano, era di decisiva importanza strategica. Formalmente restituita agli olandesi nel 1802 con la pace d’Amiens, nel 1806 nell’ambito delle guerre napoleoniche venne nuovamente invasa e definitivamente annessa al Regno Unito.

Anche se occasionalmente naturalisti, imbarcati su vascelli diretti altrove, continuavano a farvi scalo e ad esplorare almeno le zone più vicine alla città (come fece, ad esempio, Robert Brown nel 1801, in viaggio per l’Australia), queste vicende segnarono indubbiamente una battuta d’arresto nell’esplorazione della colonia. Con un’unica, ma notevolissima eccezione: le spedizioni di William John Burchell (1781-1863), che avvennero proprio negli anni napoleonici.  


 

 

Stapelia pulvinata (oggi S. hirsuta var. hirsuta), dipinta e descritta da Masson in Stapeliae novae

L’esplorazione floristica del Sudafrica

 

Silvia Fogliato

 

4. Un terreno di gioco per botanici: Sparrman, Thunberg e Masson in Sudafrica

Quasi contemporaneamente, due eventi diedero nuovo impulso all’esplorazione naturalistica del Sudafrica. Al ritorno della sua prima spedizione intorno al mondo, per circa un mese (15 marzo-15 aprile 1771) il capitano Cook fece scalo a Cape Town. I due botanici dell’Endevour Joseph Banks e Daniel Solander, che si erano ammalati durante lo scalo a Batavia, non erano in condizione di approfittare di quella lunga sosta. Solander stava così male che rimase quasi sempre confinato a bordo, mentre Banks dovette accontentarsi di visitare il giardino della VOC e gli immediati dintorni della città; fu però così impressionato dalla ricchezza floristica del Capo che l’anno dopo inviò in Sudafrica il primo raccoglitore ufficiale dei Kew Gardens, Francis Masson (1741-1805).

Nel frattempo, Linneo era finalmente riuscito a realizzare il vecchio sogno di avere al Capo uno dei suoi apostoli; anzi, ben due. Sempre nel 1771, il capitano Carl Gustav Ekeberg riuscì a convincere le autorità olandesi a permettere la visita di un naturalista svedese; in accordo con Linneo, la scelta cadde sul medico e chirurgo Anders Sparrman (1748-1820) che in precedenza aveva già viaggiato con Ekeberg alla volta di Canton. 

 

 


 

 

Fynbos

L’esplorazione floricola del Sudafrica. 1. Primi contatti

 

Silvia Fogliato

 

Nel regno della biodiversità vegetale

 

In base alla distribuzione delle specie vegetali, gli studiosi di fitogeografia suddividono la superficie del globo in sei regni floristici, di estensione molto diseguale, ciascuno dei quali è caratterizzato da una flora relativamente omogenea. Il più vasto è il regno oloartico, che copre l’intero emisfero boreale al di sopra del 30° parallelo; ne fanno parte l’America settentrionale fino al Messico, l’intera Europa (inclusa ovviamente l’Italia), il Nord Africa mediterraneo, larga parte dell’Asia. Il più piccolo, ma anche quello con una maggiore concentrazione di endemismi, è il regno capense (o sudafricano): l’unico compreso nei confini di una singola nazione, il Sud Africa, e il solo formato da una singola regione floristica, quella del Capo (Cape Floristic Region, CFR) con circa 9000 specie di piante vascolari, 69% delle quali endemiche, ovvero presenti solo qui, distribuite su una superficie di 78,555 km² (grosso modo quella della Repubblica Ceca). È la massima concentrazione di biodiversità vegetale al di fuori dei tropici.

 

 


 

Tre pisane in trincea

L’esplorazione floricola del Sudafrica 2. Un giardino al Capo

 

Silvia Fogliato

 

L’insediamento olandese di Table Bay

 

Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, le navi inglesi e olandesi in viaggio per le Indie orientali presero a fare scalo sempre più regolarmente al Capo di Buona Speranza, non solo per rifornirsi di acqua e cibo fresco, ma anche per far riprendere i marinai colpiti da scorbuto. Ad esempio, nel 1627 il navigatore olandese David de Vries scrive: “Questo Capo di Buona Speranza è un eccellente luogo di ristoro: noi abbiamo portato a terra in tenda 75 malati e tutti dopo tre settimane sono tornati a bordo sani, grazie alle erbe che qui si trovano, trifoglio e acetosella”. Decisiva per convincere la Compagnia olandese delle Indie orientali (Verenigde Oostindische Compagnie, d’ora in avanti VOC) a stabilirvi un insediamento permanente, magari prima che ci pensassero i concorrenti inglesi o francesi, fu la disavventura della Haarlem, che tornando dalle Indie con un carico di spezie il 25 marzo 1647 si arenò sulla spiaggia di Blaauwberg. Il carico e buona parte dell’equipaggio furono imbarcati su altre navi, ma una sessantina di persone dovettero rimanere a terra. Recuperati solo un anno dopo, se l’erano cavata brillantemente costruendo un forte con il materiale recuperato dal relitto, coltivando ortaggi e acquistando bestiame dai nativi. Tornati in Olanda, i capi del gruppo presentarono ai "Diciassette signori”, ovvero al direttivo della VOC, una dettagliata relazione per illustrare i vantaggi di un insediamento permanente al Capo. Di conseguenza, la VOC decise di inviare al Capo una piccola flotta di tre navi, al comando del mercante Johann van Riedebeeck; sbarcato il 7 aprile 1652 a Table Bay, egli provvide in primo luogo alla costruzione di un forte per proteggere l’insediamento. Pochi giorni dopo il giardiniere Hendrik Boom, che era stato ingaggiato proprio a questo scopo, nei pressi del forte dissodò il terreno per un orto dove sarebbero state prodotte le verdure fresche per rifornire le navi della Compagnia di passaggio, incluse piante che si erano dimostrate efficaci contro lo scorbuto.


  

Nerine undulata, una delle prime piante della Provincia del Capo orientale ad arrivare in Europa

L’esplorazione floricola del Sudafrica 3. Sotto l’egida del governatore Tulbagh

  

Nel 1707, il governatore Willem Adriaan van der Stel, accusato di utilizzare uomini e materiali della VOC a fini privati, venne destituito. Poco dopo il capo giardiniere Jan Hartog fu traferito a Ceylon. Iniziò così un periodo di stagnazione in cui il giardino della Compagnia sembra aver perduto il proprio ruolo propulsivo; anche se la colonia conobbe una notevole espansione territoriale, per vari anni i diversi governatori che si succedettero non organizzarono più spedizioni esplorative nell’interno. Anche i raccoglitori di passaggio sembrano diradarsi. Certo, molte navi continuavano a fare scalo al Capo, ma solitamente si fermavano pochi giorni, il tempo sufficiente per rinnovare le scorte di acqua e viveri; inoltre la VOC riservava solo a se stessa e ai propri dipendenti le raccolte naturalistiche e non permetteva agli stranieri di visitare l’interno. Anche se occasionalmente qualche pianta raggiungeva l’Europa, per questi anni ci sono noti i nomi di pochissimi raccoglitori. Uno di essi è un certo George Bell, corrispondente di Sloane, che sulla via di Canton fece raccolte al Capo tra il marzo e il maggio 1730.

 

Un governatore interessato alle scienze naturali

 

A portare nuovo dinamismo fu nel 1751 la nomina a governatore di Rijk Tulbagh (1699-1771), che avrebbe esercitato l’incarico per un ventennio. Tulbagh era entrato nella VOC sedicenne ed era arrivato in Sudafrica nel 1716 come impiegato subalterno, ma aveva saputo scalare rapidamente i vertici amministrativi. Già nel 1723 era impiegato capo e nel 1725 segretario del Consiglio di polizia; in 1739 fu nominato Secunde (il secondo più alto grado amministrativo) e il 27 febbraio 1751 appunto governatore.